Perso un terzo del potere d’acquisto delle pensioni

 -33% del potere d’acquisto tra il 1996 e il 2011, e il trend al ribasso del potere di acquisto delle pensioni degli italiani non sembra voler rallentare, anzi, a causa della riforma Fornero e le nuove tasse la situazione continuerà a peggiorare.
► Reintroduzione della pensione con 15 anni di contributi

Sono questi i dati presentati dallo Spi-Cgil che mettono in evidenza come siano i pensionati a subire maggiormente le conseguenze della crisi. Infatti, se il potere di acquisto delle pensioni si è ridotto di un terzo in quindici anni, anche il valore delle stesse è calato per una percentuale pari 5,1%.

Secondo lo Spi-Cgil è un crollo vertiginoso del reddito da pensione rispetto all’andamento dell’economia reale, peggiorato anche dal fatto che le tasse e le tariffe continuano ad aumentare: nel 2013 la loro incidenza sull’assegno pensionistico sarà di 2.064 euro a testa, il 20% in più rispetto al 2012.

► 6 milioni di pensionati non godranno della rivalutazione delle pensioni

Oltre a questo c’è anche da considerare il blocco della rivalutazione pensionistica annuale introdotto con la riforma Fornero che avrà come effetto la perdita di 1.135 euro nel biennio 2012-2013 per 6 milioni di pensionati. Nello specifico un pensionato che riceve un un assegno di 1.200 euro netti ha perso nel 2012 28 euro al mese e nel 2013 ne perderà 60; per le pensioni di 1.400 euro netti la perdita mensile per il 2012 è stata di 37 euro al mese e nel 2012 sarà di 78 euro.

Chi ha diritto all’indennizzo per cessazione di attività commerciale

 L’indennizzo per il termine dell’attività commerciale è contemplato, dietro presentazione di una domanda, per coloro che sono iscritti alla gestione autonoma dei commercianti che decidono di cessare definitivamente l’attività nel periodo che intercorre tra il primo gennaio del 2009 e il 31 di dicembre del 2011.

Chi ha diritto all’indennizzo

Possono fare domanda per ottenere l’indennizzo:

– i titolari o coadiutori di attività commerciale al minuto in sede fissa, anche abbinata ad attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande;

– i titolari o coadiutori di attività commerciale su aree pubbliche;

– gli esercenti attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande;

– gli agenti e rappresentanti di commercio.

Requisiti richiesti per ottenere l’indennizzo

L’indennizzo può essere ottenuto nel caso in cui il richiedente possegga i seguenti requisiti:

– Il richiedente deve aver compiuto 62 anni di età, se uomo, o 57 anni di età, se donna;

– Il richiedente deve essere iscritto, al momento della cessazione dell’attività commerciale, per almeno 5 anni, come titolare o coadiutore, nella Gestione speciale commercianti.

Al fine di poter ricevere l’indennizzo l’assicurato deve terminare definitivamente l’attività commerciale e riconsegnare al Comune l’autorizzazione necessaria all’esercizio dell’attività commerciale al minuto e/o per l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande.

Cancellazione

Il titolare dell’attività deve, oltretutto, aver portato a termine la cancellazione dai seguenti registri:

– cancellazione dal registro delle imprese presso la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura;

– cancellazione dal registro degli esercenti il commercio presso la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura per l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande;

– cancellazione dal ruolo provinciale stabilito presso la Camera di commercio,industria, artigianato e agricoltura per gli agenti e rappresentanti di commercio.

Domanda per ottenere l’indennizzo

Come fare domanda per ottenere l’indennizzo dopo la cessazione dell’attività commerciale? La richiesta deve essere presentata, entro il 31 dicembre 2012, presso la sede Inps territorialmente competente per residenza, utilizzando il modulo appositamente predisposto (Mod. IND COM/207-448), direttamente o tramite uno degli Enti di patronato riconosciuti dalla legge che assistono gratuitamente i lavoratori; ovvero inviata per posta a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento.

Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione, la quale testimonia a tutti gli effetti:

– l’avvenuta cessazione definitiva dell’attività di tipo commerciale;

– l’avvenuta riconsegna dell’autorizzazione ai fini dell’esercizio dell’attività commerciale al minuto. Occorre riconsegnare anche l’autorizzazione necessaria per l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. E’ necessario consegnare entrambe nel caso in cui si è di fronte ad un’attività abbinata.

– l’avvenuta cancellazione del titolare dell’attività dal registro degli esercenti attività di commercio (registro che prende il nome di “REC”) nel caso in cui l’attività si riferiva alla somministrazione al pubblico di alimenti e bevande;

– l’avvenuta cancellazione del titolare dell’attività dal ruolo degli agenti e rappresentanti di commercio.

Indennizzo di cessazione attività commerciale: quando spetta

L’indennizzo ha una decorrenza che va dal primo giorno del mese successivo al mese in cui viene presentata a tutti gli effetti la domanda per ottenerlo, nel caso in cui risultino in regola tutti i requisiti minimi richiesti di cui sopra (ivi compresa la cancellazione definitiva dal registro dell’attività commerciale).

La corresponsione terminerà poi dal primo giorno del mese successivo alla ripresa dell’attività lavorativa, subordinata o autonoma.

Indennizzo di cessazione dell’attività commerciale: quanto spetta

L’indennità é uguale al trattamento minimo di pensione contemplato per gli iscritti alla gestione commercianti.

Caratteristiche

Ci sono alcune peculiarità da tenere in considerazione, soprattutto nel momento in cui si parla di indennità. L’indennità è compatibile con ogni tipo di pensione diretta (pensione di anzianità, assegno ordinario di invalidità, inabilità) e anche con la pensione ai superstiti. Per quanto concerne l’identità non è contemplato, in questo caso,  il pagamento di trattamenti di famiglia.

Chi può usufruire della pensione ai superstiti

 Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla pensione ai superstiti.

A chi spetta la pensione ai superstiti

Le seguenti opzioni chiariscono a chi spetta la pensione ai superstiti:

– al coniuge superstite, anche nel caso in cui è separato: qualora il coniuge superstite sia separato con addebito, la pensione ai superstiti spetterebbe a lui, a patto che gli sia stato riconosciuto dal Tribunale il diritto agli alimenti;

– al coniuge divorziato, nel caso in cui è titolare di assegno divorzile;

– ai figli: la pensione ai superstiti spetta ai figli, siano essi legittimi o legittimati, adottivi o affiliati, naturali, riconosciuti legalmente o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio dell’altro coniuge, nel caso in cui alla data della morte del genitore rispecchino uno dei seguenti status quo:

– minorenni;

– inabili;

– studenti;

– universitari;

– figli a carico alla data di morte del genitore;

– ai nipoti minori: sono equiparati ai figli se sono a totale carico degli ascendenti (nonno o nonna) alla data di morte degli stessi.

Eccezioni

In assenza del coniuge, dei figli e dei nipoti la pensione ai superstiti spetta:

– ai genitori d’età non inferiore a 65 anni, non titolari di pensione, i quali alla data di morte del lavoratore e/o pensionato sono a carico dello stesso.

In assenza del coniuge, dei figli, dei nipoti e dei genitori la pensione può essere invece emessa:

– ai fratelli celibi inabili e sorelle nubili inabili, i quali non devono essere titolari di pensione, che alla data di morte del lavoratore nonché pensionato sono a carico dello stesso.

Requisiti per ottenere la pensione ai superstiti

Il lavoratore defunto, non pensionato, deve aver perfezionato, in alternativa:

– minimo 780 contributi settimanali: si ratta dei requisiti contemplati dalla legge per ottenere la pensione di vecchiaia prima dell’entrata in vigore del D.lvo 503/92);

– minimo 260 contributi settimanali; tra questi almeno 156 devono essere ottenuti nel quinquennio che precede la data di morte.

Indennità per la scomparsa del superstite

Il superstite del lavoratore assicurato al 31 di dicembre del 1995 e scomparso senza aver raggiunto i requisiti amministrativi previsti, può richiedere l’indennità per morte, nel caso in cui:

– il lavoratore defunto non aveva ottenuto la pensione diretta;

– non sussista per nessuno dei superstiti il diritto alla pensione indiretta per via dell’assenza di perfezionamento dei requisiti previsti;

– nei 5 anni antecedenti la data di morte risulti versato almeno un anno di contribuzione.

La richiesta per ottenere l’indennità in parola deve essere presentata, a pena di decadenza, entro un anno dalla data del decesso del lavoratore assicurato.

Indennità una – tantum

Il superstite di lavoratore assicurato successivamente al 31 di dicembre del 1995 e scomparso senza aver perfezionato i requisiti amministrativi richiesti, può richiedere l’indennità una-tantum, nel caso in cui:

– non sussistano i requisiti assicurativi e contributivi ai fini della pensione indiretta;

– non abbia diritto a rendite per infortunio sul lavoro o malattia professionale, in conseguenza della morte dell’assicurato;

– sia in possesso di redditi non superiori ai limiti previsti per la concessione dell’assegno sociale.

Come fare richiesta per la pensione ai superstiti

La richiesta per ottenere la pensione ai superstiti può essere effettuata esclusivamente tramite via telematica mediante uno dei canali seguenti:

Domanda via Web: servendosi dei servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell’Istituto http://www.inps.it

Domanda via telefono: chiamando al numero 803164 il contact center integrato. Il numero è gratuito da rete fissa. Inoltre, è possibile chiamare il numero 06164164 da rete mobile. Il numero è a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico

Domanda nei patronati e presso tutti i centri intermediari dell’Istituto, avvalendosi dei servizi telematici offerti dagli stessi

Pensione al superstite: quando spetta

La pensione ai superstiti decorre dal primo giorno del mese che segue al mese del decesso del lavoratore ovvero del pensionato, a prescindere dalla data di presentazione della richiesta.

Pensione al superstite: quando spetta

L’importo che spetta ai superstiti viene determinato tramite un calcolo fatto sulla base della pensione dovuta al lavoratore defunto ovvero della pensione in pagamento al pensionato scomparso, applicando le percentuali previste dalla L. 335/95:

60%, solo coniuge;

70%, solo un figlio;

80%, coniuge e un figlio ovvero due figli senza coniuge;

100% coniuge e due o più figli ovvero tre o più figli;

15% per ogni altro familiare, avente diritto, diverso dal coniuge, figli e nipoti.

 

Chi ha diritto all’assegno ordinario di invalidità

 L’assegno ordinario di invalidità altro non è che una prestazione economica, emessa a domanda, erogata in favore di coloro i quali hanno una capacità lavorativa interpretata come diminuita a meno di un terzo per via di infermità di natura fisica o di natura mentale.

Chi ha diritto all’assegno ordinario di invalidità:

A chi spetta il ricevimento dell’assegno ordinario di invalidità? Coloro che hanno a tutti gli effetti diritto a ricevere l’assegno di invalidità sono i seguenti tipi lavoratori:

Lavoratori dipendenti

Lavoratori dipendenti autonomi: parliamo, in questo caso, di artigiani, commercianti, coltivatori diretti,coloni e mezzadri, che hanno una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo a causa di infermità di natura fisica oppure a causa di infermità di natura mentale;

Lavoratori dipendenti iscritti presso alcuni fondi pensioni sostitutivi ed integrativi dell’assicurazione generale obbligatoria.

I presupposti necessari all’ottenimento dell’assegno ordinario di invalidità

Quali sono i requisiti richiesti dalla legge al fine di erogare ai lavoratori di cui sopra l’assegno ordinario di invalidità?

– Ai lavoratori deve essere certificata una diminuzione della capacità lavorativa a meno di un terzo, la quale deve essere dovuta ad inferrmità oppure difetti fisici o mentali;

– I lavoratori devono aver perfezionato almeno 260 contributi settimanali. Si tratta in altri termini di un tempo di cinque anni di contribuzione e assicurazione. Di questi 156 contributi settimanali, pari a tre anni di contribuzione e assicurazione, devono essere stati perfezionati nel quinquennio che ha preceduto la data di presentazione della domanda.

– Ai lavoratori non viene richiesta la cessazione dell’attività lavorativa.

Come presentare la domanda per ottenere l’assegno ordinario di invalidità

Ecco come va presentata la domanda necessaria al fine di ottenere l’assegno ordinario di invalidità per coloro che sono in possesso dei requisiti richiesti dalla legge e che dunque hanno diritto ad entrare nel range.

Tale domanda può essere inoltrata solo ed esclusivamente attraverso via telematica, utilizzando uno tra canali che riportiamo di seguito:

Domanda via Web: la domanda necessaria all’ottenimento dell’assegno ordinario di invalidità può essere presentata via internet, servendosi dei servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino mediante PIN. Nello specifico può essere presentata consultando il portale dell’Istituto  http://www.inps.it;

Domanda via telefono: la domanda necessaria all’ottenimento dell’assegno ordinario di invalidità può essere altresì presentata telefonando al numero del contact center integrato, che è 803164. Questo numero è gratuito da rete fissa. In alternativa si può chiamare al numero 06164164 da rete mobile. Questo numero è a pagamento in base alla tariffa del proprio gestore telefonico;

Domanda presso i patronati e tutti gli intermediari dell’Istituto: la domanda necessaria all’ottenimento dell’assegno ordinario di invalidità può essere altresì presentata recandosi ai patronati nonché presso i centri intermediari dell’istituto Inps. Una volta arrivati in una di queste sedi sarà dunque possibile usufruire dei servizi telematici offerti dagli stessi centri. Anche in questo caso, dunque, la domanda sarà fatta in via telematica.

Allegati

Occorre allegare alla domanda una certificazione medica, in base al mod. SS3.

Assegno ordinario di invalidità: quando spetta

La decorrenza dell’assegno ordinario di invalidità parte dal primo giorno del mese successivo a quello in cui viene presentata la domanda domanda nel caso in cui tutti i requisiti richiesti, tanto quelli sanitari quanto quelli amministrativi, risultino soddisfatti.

Una volta ottenuto il nulla osta per la decorrenza, occorrerà tenere in considerazione che l’assegno sarà compatibile con l’attività lavorativa ed avrà validità di tre anni.

L’assegno potrà essere rinnovato su domanda presentata dall’interessato entro la data di scadenza.

Al termine di tre riconoscimenti consecutivi, l’assegno di invalidità sarà confermato automaticamente, qualora restassero invariate le facoltà di revisione.

Assegno ordinario di invalidità e pensione

Una volta raggiunto il compimento dell’età pensionabile e in presenza di tutti i requisiti richiesti dalla legge, l’assegno ordinario di invalidità verrà trasformato d’ufficio in pensione di vecchiaia.

Assegno ordinario di invalidità: quanto spetta

Per determinare l’importo dell’assegno ordinario di invalidità occorre mettere in atto un ben preciso sistema di calcolo:

calcolo misto: si calcola una quota con il sistema retributivo e una con il sistema contributivo;

calcolo contributivo: si usa questo sistema qualora il lavoratore abbia iniziato l’attività lavorativa successivamente al 31 dicembre del 1995.

Pensione di anzianità

 Quando si ha diritto alle pensione di anzianità? Le ipotesi e i casi presi in considerazione appaiono diversi tra loro, ragion per cui occorre fornire una panoramica ben precisa.

Per quello che concerne il diritto relativo alla pensione di anzianità occorre riferirci dal punto di vista cronologico alla situazione disciplinata entro la seguente data: 31 dicembre 2011. Occorre sottolineare che il diritto alla pensione di anzianità, dunque, si esplica successivamente al raggiungimento di una quota fornita dall’unione tra l’età anagrafica minima richiesta e un tempo che deve essere pari ad almeno 35 anni di contributi versati. Vediamo, nello specifico, quando spetta il diritto alla pensione di anzianità tenendo in considerazione le diverse opzioni lavorative.

Il diritto alla pensione di anzianità per i lavoratori dipendenti

Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti e i lavoratori che sono iscritti ai fondi pensione sostitutivi ed integrativi, a partire dal 1° gennaio 2011, occorre avere raggiunto quota 96 con almeno 60 anni di età. Nello specifico, ecco i requisiti richiesti per ottenere in questo caso il diritto alla pensione di anzianità sono:

quota 96: 60 anni di età più 36 anni di contributi oppure 61 anni di età + 35 di contributi.

Il diritto alla pensione di anzianità per i lavoratori autonomi

Per quanto riguarda i lavoratori autonomi occorre avere conquistato invece quota 97 con almeno 61 anni di età. Nello specifico, ecco i requisiti richiesti per ottenere in questo caso il diritto alla pensione di anzianità sono:

– quota 97: 61 anni di età più 36 anni di contributi oppure 62 anni di età + 35 anni di contributi.

In caso di anzianità contributiva pari ad almeno trentacinque anni di contributi versati

Il presupposto minimo di contributi pari a 35 anni al fine di raggiungere la quota deve essere perfezionato senza tenere in considerazione la contribuzione figurativa determinata da disoccupazione ordinaria e malattia.

In caso di anzianità contributiva pari ad almeno quaranta anni di contributi versati

Appare dunque possibile andare in pensione a prescindere dall’età nel caso in cui il lavoratore sia a tutti gli effetti previsti dalla legge in possesso di  un’anzianità contributiva pari ad almeno 40 anni. In questo caso specifico, se è stato raggiunto il requisito minimo dei 35 anni di contribuzione effettiva, si può utilizzare anche la contribuzione figurativa relativa a disoccupazione e malattia. Un’opzione che, come abbiamo visto, non è prevista nel caso in cui il requisito minimo richiesto nel caso dell’opzione quota 96 e quota 97.

Quando spetta il diritto

Per quanto concerne i lavoratori che, a partire dal primo gennaio del 2011, hanno conquistato i requisiti anagrafici richiesti, occorre dire che costoro potranno accedere alla pensione di anzianità con le seguenti modalità di “differimento“:

12 mesi dalla data di perfezionamento dei requisiti nel caso in cui la pensione venga liquidata a carico del Fondo Lavoratori Dipendenti e dei fondi pensioni sostitutivi ed integrativi dell’Assicurazione Generale Obbligatoria;

18 mesi dalla data di perfezionamento dei previsti requisiti nel caso in cui la prestazione venga liquidata presso una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Parliamo in questo caso di coltivatori diretti, coloni e mezzadri, artigiani e commercianti.

Decorrenza della pensione

Per quanto riguarda le modalità di decorrenza della pensione i tempi sono i seguenti: la decorrenza parte dal primo giorno del mese successivo a quello in cui scadono i mesi di differimento contemplati dalla legge.

Eventuale ripresa dell’attività lavorativa

Alla data di decorrenza della pensione è prevista la cessazione di qualsiasi tipo di attività lavorativa alle dipendenze di terzi. Nel caso in cui si verifichi un’eventuale ripresa dell’attività lavorativa dipendente da parte del lavoratore che ha raggiunto la pensione di anzianità, occorre considerare la seguente opzione: l’eventuale ripresa non può in nessun caso coincidere con la data di decorrenza del trattamento pensionistico.

Non è, al contrario, prevista la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratore autonomo.

Aumento contributi per la gestione separata

 La circolare in questione è la n. 27 del 12 febbraio 2013 con la quale l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha messo nero su bianco le modifiche apportate alle aliquote contributive previste per i professionisti iscritti alla gestione separata, assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie o titolari di pensione.

► Reintroduzione della pensione con 15 anni di contributi

Con una circolare l’Inps comunica la modifica dell’aliquota contributiva per i soggetti iscritti alla Gestione separata, assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie o titolari di pensione. Per l’anno in corso l’aumento è del 2%, si passerà, cioè, dal 18 al 20%. Ferma al 27% l’aliquota contributiva prevista per i soggetti privi di altra tutela previdenziale obbligatoria, aliquota alla quale deve essere aggiunto lo 0,72% per il finanziamento dell’onere per la tutela relativa alla maternità, agli assegni per il nucleo familiare, alla degenza ospedaliera, alla malattia ed al congedo parentale.

Questo aggiornamento dell’aliquota contributo si assomma alla modifica del minimale che porta l’importo minimo da versare per avere l’accredito dell’intero anno contributivo a 3.071,40 euro (nel 2012 erano sufficienti 2.687,40 euro).

► Lo spread delle pensioni

La circolare n. 27 del 12 febbraio 2013 ha aggiornato anche i minimali e i massimali previsti per il 2013: il massimale è di 99.034,00 euro mentre il minimale è di 15.357,00 euro.

Pensione di invalidità a rischio per le donne sposate

 Sono le donne sposate a rischiare di più, dopo che l’Inps ha deciso che il reddito sul quale si decide l’ammontare dell’assegno pensionistico di invalidità dovrà essere calcolato non più sul reddito individuale ma su quello coniugale.► Le spese di ricovero dei famigliari portatori di handicap

Fino a questo momento, il reddito limite per l’ottenimento della pensione di invalidità era individuale, fissato a 16500 euro e 4650 euro all’anno a seconda della percentuale di perdita della capacità lavorativa.

Ora, l’Inps ha deciso che questi limiti saranno considerati sul totale del reddito coniugale, il che vuol dire che migliaia di donne sposate potrebbero perdere il loro assegno e, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero anche essere costrette a restituire quanto ricevuto negli ultimi dieci anni.Secondo l’avvocato previdenzialista Sante Assennato

Per 34 anni tanto per l’assegno quanto per la pensione gli stanziamenti delle leggi di bilancio dello Stato hanno previsto limiti reddituali personali: una deroga a questa prassi rappresenterebbe la più grave controriforma in materia assistenziale con conseguenze devastanti soprattutto per la donna.

Questo perché, essendo il mercato del lavoro a forte prevalenza maschile, l’assegno e la pensione di invalidità erano volti a tutelare proprio il sesso meno avvantaggiato nel momento in cui, per motivi di salute, si trova senza lavoro.

► Fornero blocca circolare Inps su pensioni invalidità

Ora, la questione è stata rimandata alla magistratura e il verdetto della Corte di Cassazione è atteso per il prossimo 13 febbraio.

 

Reintroduzione della pensione con 15 anni di contributi

 Queste 65 mila persone, lavoratori -ma soprattutto lavoratrici- usciti dal mondo del lavoro prima di raggiungere i requisiti per la pensione di anzianità, a causa di impedimenti quali i figli, problemi in famiglia o altre questioni non dipendenti dalla loro volontà, che si sono trovate escluse dalla pensione dopo con l’entrata in vigore della riforma Fornero.

► Età pensionabile italiana più alta d’Europa

Grazie alla circolare emanata dall’Inps il primo febbraio, questi lavoratori potranno presentare la domanda per  la pensione di anzianità. I requisiti minimi sono il compimento del 60° anno d’età per le donne e del 65° per gli uomini per coloro che alla data del 31 dicembre 1992 sono stati autorizzati al versamento dei contributi volontari per  la totalizzazione di 15 anni. Nel caso di lavoratori dipendenti il requisito è l’aver raggiunto un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni ed un cumulo di 10 anni di contributi, anche per periodi inferiori alle 52 settimane in un anno.

► Obiettivo Welfare: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Una grande vittoria per i lavoratori e per i sindacati che si erano immediatamente schierati contro questa legge che, nella sostanza, depennava le deroghe previste dall’art. 4 del decreto legge num 503 del 1992. Una legge che, nella lettura aziendalistica che ne era stata fatta, cancellava quei diritti che i lavoratori sono riusciti ad ottenere con oltre 20 anni di lotte.

 

Età pensionabile italiana più alta d’Europa

 E’ Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, a dirlo: la riforma delle pensioni attuata dal Ministro Fornero porterà l’Italia ad essere la prima in classifica per età pensionabile, già nel giro di 12/24 mesi. Il che vuol dire, secondo il presidente, che il sistema di previdenza sociale italiano sarà il più avanzato rispetto a tutti gli altri d’Europa e quello che presenta un maggior grado di sostenibilità.

► Obiettivo Welfare: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Nello specifico, in Italia, l’età media di pensionamento è di 61 anni e 3 mesi,  molto vicina a quella della Germania -paese considerato il migliore sotto quasi tutti i punti di vista a livello economico- e solo due anni più in là rispetto ai nostri cugini d’oltralpe.

Il sistema della previdenza italiana è quindi sano, come dimostra anche i fatto che l’Inps dispone di tutte le risorse necessarie per fare fronte alle richieste di cassa integrazione, anche se, visti i dati sulla cassa integrazione di gennaio 2013, la situazione sembra essere molto difficile.

► Lo spread delle pensioni

Questi dati, nonostante l’ottimismo di Mastrapasqua, denotano un perdurare della crisi che si sente soprattutto nel mercato del lavoro: a gennaio le ore di cassa integrazione richieste dalle aziende italiane sono aumentate del 61,6%, per un totale di 88,9 milioni di ore di Cig autorizzate.

Obiettivo Welfare: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

 La riforma delle pensioni voluta dal Ministro Elsa Fornero è stata oggetto di dure critiche e contestazioni e, tanto quanto il lavoro, è anche uno dei temi su cui si concentrano i programmi dei partiti e delle coalizioni che si sono presentate per le prossime elezioni, che si svolgeranno tra il 24 e il 25 febbraio.

Ad ogni partito corrisponde un programma diverso per quanto riguarda il welfare e la questione degli esodati, di seguito sono esposte le soluzioni di ognuno di loro.

► I programmi elettorali per i quattro temi caldi dell’economia

PD

Primo problema da risolvere quello degli esodati con una soluzione che viene definita per tutti, attraverso il ricorso al Fondo previsto dalla legge di stabilità, costituito da 100 milioni di euro ai quali si aggiungono i 9,3 miliardi di euro stanziati per la copertura di garanzia per i primi 140.000 salvaguardati. Per quanto riguarda le pensioni, la riforma Fornero, secondo il Partito Democratico, deve essere corretta con la reintroduzione del principio di gradualità nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema.

PDL

La riforma Fornero è da modificare con l’introduzione di elementi di flessibilità nell’accesso alla pensione, ai quali vanno affiancati incentivi al lavoro part time per i lavoratori anziani e l’introduzione di una soglia massima per le cosiddette pensioni d’oro.

► Obiettivo occupazione: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

SCELTA CIVICA (MONTI)

Monti difende l’operato del suo governo e dei suoi ministri e sostiene che la riforma del welfare attuata abbia creato uno dei migliori sistemi di previdenza sociale in Europa, sia per la sostenibilità che per le innovazioni apportate. Ciò che va implementato è il sistema di informazione per i lavoratori, sia per quanto riguarda ciò che possono aspettarsi dalla previdenza pubblica che da quella privata.

MOVIMENTO 5 STELLE

Primo obiettivo taglio netto delle pensioni d’oro e dei vitalizi, che ogni anno rubano alle casse della previdenza circa 13 miliardi per sole 100.000 pensioni.

RIVOLUZIONE CIVILE

Ingroia è quanto mai deciso: la riforma Fornero deve essere abrogata. Anche in questo caso una delle risoluzioni più importanti da mettere in atto è il taglio di vitalizi e pensioni d’oro.

LEGA

Cancellazione totale della riforma Fornero.