Guida alla pensione di vecchiaia

 Cos’è la pensione di vecchiaia?

La pensione di vecchiaia è una prestazione economica che viene erogata dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale a lavoratori dipendenti o autonomi che ne fanno richiesta.

I requisiti minimi per fare richiesta di pensione di vecchiaia

Per poter fare domanda di pensione di anzianità è necessario:

1. aver raggiunto l’età anagrafica stabilita dalla legge per la propria categoria lavorativa;

2. aver raggiunto il monte contribuzione e di assicurazione stabilito dalla legge per la propria categoria lavorativa;

3. aver cessato il rapporto di lavoro alle dipendenze di terze persone.

Chi può fare richiesta di pensione di vecchiaia?

La pensione di anzianità spetta a tutti i lavoratori dipendenti ed autonomi che, previa soddisfazione dei requisiti richiesti, ne facciano domanda.

Con la Riforma Fornero sono entrati in vigore nuovi criteri anagrafici per ogni categoria lavorative differenziati tra uomini e donne tra chi ha raggiunto i requisiti contributivi prima e dopo il 31 dicembre 1995. Vediamo nel dettaglio tutte le tipologie.

1. Soggetti in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995

Tutti i soggetti in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 che abbiano raggiunto un’anzianità contributiva minima pari a 20 anni.

Per quanto riguarda il requisito anagrafico ci sono delle importanti differenze tra le diverse categorie di lavoratori, di seguito il dettaglio:

Lavoratrici dipendenti settore privato

dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012 62 anni
dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2013 62 anni e 3 mesi (già adeguato alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 63 anni e 9 mesi (già adeguato alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 65 anni e 3 mesi (da adeguare alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2020 66 anni e 3 mesi (da adeguare alla speranza di vita)

Lavoratrici autonome e gestione separata

dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012 63 anni e 6 mesi
dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2013 63 anni e 9 mesi (già adeguato alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 64 anni e 9 mesi (già adeguato alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 65 anni e 9 mesi (da adeguare alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2020 66 anni e 3 mesi (da adeguare alla speranza di vita)

Lavoratori dipendenti e lavoratrici dipendenti settore pubblico

dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012 66 anni
dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 66 anni e 3 mesi (già adeguato alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2020 66 anni e 3 mesi (da adeguare alla speranza di vita)

Lavoratori autonomi e gestione separata

dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012 66 anni
dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 66 anni e 3 mesi (già adeguato alla speranza di vita)
dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2020 66 anni e 3 mesi (da adeguare alla speranza di vita)

2.  Soggetti con primo accredito contributivo a decorrere dal 1° gennaio 1996

Tutti i soggetti con primo accredito contributivo a decorrere dal 1° gennaio 1996 che abbiano raggiunto il requisito contributivo di 20 anni e del requisito anagrafico in base alle seguenti condizioni:

– Se l’importo della pensione non è inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (c.d. importo soglia) i requisiti sono gli stessi che valgono per i lavoratori in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995;

Indipendentemente dall’importo della pensione i lavoratori che abbiano compiuto i 70 anni di età e perfezionato 5 anni di contribuzione “effettiva”.

A partire dal 1° gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2015 il requisito dei 70 anni sarà incrementato di tre mesi ogni anno per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita.

Come di presenta la domanda di pensione di vecchiaia?

Sono tre i canali attraverso i quali è possibile fare domanda di pensione di vecchiaia:

1. Richiesta telematica dal portale dell’Inps con il Pin che va richiesto direttamente all’Istituto;

2. Richiesta telefonica al Contact Center dell’Inps (803164 da rete fissa o 06164164 da mobile);

3. Richiesta attraverso enti di Patronato e intermediari autorizzati.

Quando viene erogata la pensione di vecchiaia?

La pensione di vecchiaia viene erogata a decorre dal primo giorno del mese successivo a quello nel quale l’assicurato ha compiuto l’età pensionabile.

Se, per tale data, non sono stati perfezionati i requisiti contributivi e assicurativi la pensione di vecchiaia verrà erogata a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in cui vengono raggiunti tali requisiti.

Pensione di vecchiaia e rapporto di lavoro

I lavoratori dipendenti che vogliono accedere alla pensione di vecchiaia devono aver cessato tutti i rapporti di lavoro e la pensione sarà erogata a partire dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda.

Per i lavoratori autonomi non sussiste lo stesso obbligo.

Manifesto Sviluppo e Lavoro dell’Adepp

 L’Adepp, l’associazione degli enti di previdenza privatizzati, per voce del suo direttore Andrea Camporese, presenta le sue soluzioni alla drammatica situazione del lavoro nel nostro paese, soprattutto per quanto riguarda i professionisti.

Camporese evidenzia come la crisi abbia colpito in modo molto pesante i professionisti. Una situazione di emergenza in cui il 30% di coloro che hanno scelto la libera professione si trova con un guadagno medio di mille euro al mese e non hanno un welfare che li possa sostenere in questo momento di difficoltà.

► Nuova compilazione fatture 2013

Welfare e riforma del lavoro, infatti, nell’opinione di Camporese, devono essere sostenuti in egual modo ma, nonostante i lavoratori autonomi costituiscano l’1,5% del Pil italiano

siamo di fronte ad un’assenza preoccupante sia di politiche sia di misure di sostegno a favore dei professionisti italiani. Con il manifesto mettiamo in campo idee e anche investimenti.

Quali sono queste idee? In primis si deve preparare un percorso ad hoc per tutti gli studenti universitari che intendono intraprendere una carriera da libero professionista, che trova il suo fondamento in sei punti fondamentali: lavoro, previdenza, assetto legislativo, tassazione, autonomia e welfare.

► Aspi: cos’è e come funziona

Il Manifesto su Sviluppo e Lavoro esprime la volontà di cambiamento dell’Associazione degli enti di previdenza privatizzati, che parte dalla discussione collettiva di quanto viene proposto dal governo che, fino ad ora, ha solo portato riforme dall’alto senza curarsi degli effetti che queste potevano avere sui diretti interessati.

Il Manifesto intende rispondere attivamente ai contenuti del Libro Bianco dell’Unione Europa sulle pensioni, collocando la previdenza in un’ottica globale che comprende non solo il welfare ma anche, e soprattutto, il mercato del lavoro. E’ necessario, secondo il manifesto, superare l’approccio tradizionale e porre al centro della discussione la stabilità economica.

Per il FMI le riforme italiane valgono il 5% del PIL

 Il Fondo Monetario Internazionale, da tempo, tiene d’occhio quel che fa la politica italiana per stimolare la crescita economia nel nostro paese. Il FMI ha chiesto a tutti gli stati di lavorare per aumentare la flessibilità interna e ridurre i costi del mercato del lavoro. Se tutti i paesi riuscissero a lavorare nella stessa direzione sarebbe il Prodotto Interno Lordo internazionale a trarne beneficio.

 Per il Fmi l’Italia può tornare a crescere

Sembra infatti che con le liberalizzazioni e un’economia sospinta nella direzione giusta, con il progressivo abbandono dei contratti di lavoro atipici, si potrebbe arrivare ad un +5% del PIL. I punti cardine della riforma, quindi, sono nelle liberalizzazioni e nel mercato del lavoro. Due elementi in grado di trainare l’economia internazionale ma soprattutto interessanti ed efficaci nel contesto italiano.

Il nostro paese, secondo il FMI deve prima di tutto colmare il gap che lo allontana dai paesi più avanzati del centro Europa dove non è solo il divario sul terreno delle pensioni a pesare in modo insistente.

 Lo spread delle pensioni

Sul mercato del lavoro italiano il FMI è molto diretto: gli  incentivi all’apprendistato sono interessanti ma lasciare in circolazione tanti contratti atipici, può essere controproducente. Sono invece apprezzabili gli sforzi in materia di accordi sindacali e pacchetti fiscali, entrambi, ormai, risalenti al 2011.

Lo spread delle pensioni

 L’Europa deve crescere unita. E’ questo quello che chiedono dall’Eurotower e  dintorni, ma la realtà dei fatti ci racconta un’altra storia, della quale protagonista assoluta è la Germania.

Anche il tema della storia è sempre lo stesso, lo spread, ma non quello che c’è tra i nostri buoni del tesoro e gli equivalenti teutonici, ma quello esistente nella previdenza pensionistica. La Germania, anche grazie all’alto tasso di occupazione registrato nell’ultimo periodo, infatti, è riuscita a mettere nelle casse della Rentenversicherung, l’equivalente della nostra Inps, qualcosa come 30 miliardi di euro.

Record pensioni Germania 2012

Situazione molto diversa da questa parte dell’Europa, invece, in cui paesi come l’Italia, ma anche la Francia e il resto dei paesi che affacciano sul Mediterraneo, riescono a stento a affrontare il pagamento dei mensili pensionistici attuali e non hanno molto per poter garantire che, in futuro, si potrà continuare a dare le stesse speranze di reddito.

Ma la Germania, nonostante la situazione positiva che ha permesso addirittura di diminuire i contributi previdenziali obbligatori dovuti dai lavoratori, ha voluto comunque placare gli animi e ha invitato alla prudenza, soprattutto cercando un modo per cui i politici, attuali e che verranno, non possano mettere mano a questo tesoretto e dissiparlo, rovinando le speranze nel futuro della popolazione tedesca.

Bundesbank rivede stime di crescita

Non si tratta di una paura ingiustificata: queste riserve pensionistiche potrebbero essere utilizzate per ridurre i contributi dell’erario pubblico al sistema pensionistico di circa 4,75 miliardi di euro, fatto che metterebbe il paese nelle condizioni di criticità dei suoi colleghi europei se dovesse esserci un riaggravarsi della crisi o una qualsiasi emergenza.

Anche per le pensioni esiste uno spread consistente

 Anche in quanto a pensioni esiste un vero e proprio spread tra il nostro paese e i paesi più avanzati del centro Europa. E se parliamo di spread è ovvio che il paragone è fatto tra il sistema previdenziale italiano e quello tedesco.

Nel nostro paese, infatti, si parla di crisi dell’impianto pensionistico e si studiano i sistemi per aumentare le aliquote base richieste ai lavoratori. In Germania, invece, l’ultima notizia è che il sistema previdenziale nazionale ha accumulato riserve per 30 miliardi di dollari. Tutto merito dell’incremento dell’occupazione nel paese che ha consentito anche di ridurre i contributi obbligatori.

 Record pensioni Germania 2012

 

La direzione indicata dalla Germania dovrebbe essere comune a tutti i paesi dell’UE visto che il welfare, come anche le pensioni e il sistema previdenziale in generale, sono alla base della crescita dell’Europa.

Al momento esiste uno spread tra i sistemi pensionistici claudicanti del sud dell’Europa, l’Italia, per esempio, o la Francia stessa e i sistemi pensionistici evoluti della potenze economica tedesca. I paesi più lungimiranti sono quelli che si occupano di dare ai cittadini qualche certezza riguardo al futuro.

Andare a lavorare e versare i contributi, in Germania, dà sicuramente diritto alla pensione. Una sicurezza del genere, nel nostro paese, non sembra assolutamente ipotizzabile.

Ancora polemiche sulla copertura per gli esodati

 Una doccia fredda quella che si è abbattuta sul Ministro del Welafre Elsa Fornero, che, dopo aver annunciato che il problema degli esodati sta per essere completamente risolto, con le prime lettere di salvaguardia che garantiranno per 65 mila persone e con le successive che andranno a coprire altri 55 mila esodati, si trova a dover rifare i conti.

Scadenze per la copertura degli esodati per aziende e lavoratori

La faccenda, come spesso accade in Italia, è parecchio intricata e le varie forze in campo sembrano fare a scarica barile. Per l’Inps, nonostante le coperture garantite fono ad ora dal governo, rimarranno fuori dalla garanzia altre 150 mila persone, la stessa quantità, quindi, di quelle per cui sono state previste le misure del ministero.

A lanciare la bomba è stato Pier Luigi Bersani che, durante il collegio elettorale di Lazio 1, ha chiaramente fatto riferimento ai dati dell’Inps sulla mancanza di coperture. Ed ecco che scoppia il caso.

► Trovati i fondi per gli esodati

Già diverse fonti avevano parlato del problema, ma il ministro Fornero sembra non saperne nulla e, per qualsiasi chiarimento, rimanda all’Inps. Pronta la risposta dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, che, in una lettera indirizzata allo stesso ministro del Welfare chiarisce:

L’istituto non ha effettuato ulteriori elaborazioni statistiche sulla vicenda che non siano quelle già note ai competenti uffici del ministero del Lavoro e del ministero dell’Economia.

Innegabile, quindi, che la copertura degli esoadati, e il mercato del lavoro in generale, sarà uno degli argomenti su cui verteranno gran parte delle campagne elettorali. Primo tra tutti ad approfittarne sarà proprio Bersani.

Scadenze da rispettare per accedere alla salvaguardia per gli esodati

 Il Ministro Elsa Fornero, nel corso di un convegno alla Camera dei deputati, ha annunciato ufficialmente che la procedura avviata in estate per la salvaguardia degli esodati è finalmente conclusa e che, per l’inizio del mese di febbraio, arriveranno le prime lettere di ammissione.

► Esodati, cresce la copertura

Il totale degli esodati che rientrerà in questa prima ondata è di circa 65mila individui, la seconda tranche, invece, riguarderà circa 55mila persone. Questo è l’effetto del decreto ministeriale di attuazione del 5 ottobre 2012, pubblicato in Gazzetta ieri, che ha chiarito i termini per la salvaguardia dei contributi volontari e apre la porta anche alle garanzie per coloro che sono stati esclusi dalla prima tornata.

Trovati i fondi per gli esodati

Le scadenze da rispettare per avere la salvaguardia

Aziende

20 febbraio: termine ultimo per inviare al ministero del Lavoro l’elenco dei lavoratori licenziati entro il 31 dicembre 2012, indicando per ognuno la data di fine rapporto.

31 marzo di ogni anno: termine ultimo per inviare al ministero l’elenco dei lavoratori che saranno licenziati nell’anno di riferimento.

Lavoratori

21 maggio: tempo massimo per la presentazione delle domande di accesso al beneficio presso le direzioni territoriali del lavoro per i  lavoratori che hanno sottoscritto accordi individuali o collettivi all’esodo.

 

Incidenza del Pil sul calcolo delle pensioni

 Il Prodotto Interno Lordo indica la quantità di ricchezza che un paese è riuscito a produrre. In Italia, nel corso dell’ultimo anno e anche dei cinque precedenti, il PIL ha avuto un costante andamento discendente e questo suo valore incide anche sul calcolo degli assegni pensionistici erogati dall’Inps.

Pensioni di anzianità, le novità dal 2013

A farne le spese saranno soprattutto i lavoratori che decidono di andare in pensione durante il 2013, in quanto si troveranno ad aver versato meno contributi, e questo li farà rientrare nel sistema misto: quello per cui la pensione viene calcolata in parte con il metodo retributivo e in parte con quello contributivo. Ed è proprio in questa seconda metodologia di calcolo che si farà sentire di più l’incidenza del PIL.

In sostanza, chi andrà in pensione nel 2013 e nel 2014, si vedrà corrispondere dall’Ente di Previdenza Sociale un assegno più basso di almeno il 3% rispetto a quello che avrebbero percepito se il PIL italiano non si fosse abbassato.

Elenco coefficienti di calcolo per le pensioni

Questo calcolo è stato fatto dalla Uil, secondo i quali i pensionati più svantaggiati saranno quelli del sistema misto che avevano meno di 18 anni di contributi versati bel 1995 (coloro che già li avavevano versati avranno la pensione solo in base al sistema retributivo). Secondo la UIL per questi lavoratori la perdita stimata è del 6,17 per cento nel 2013 e al 5,8 per cento nel 2014.

Nessun cambiamento per le pensioni di invalidità

 La Circolare n. 149 del 28 dicembre 2012 rilasciata dall’Inps parlava molto chiaro: a partire da quest’anno il reddito per l’ottenimento della pensione di invalidità per gli invalidi civili al 100% sarebbe stato calcolato sul totale di quello famigliare e non più, come succedeva prima, sul reddito del singolo richiedente.

Cambiamenti pensioni di invalidità: è polemica

Appena la notizia si è diffusa si è scatenata una grande polemica, sia da parte dei diretti interessati che da parte dei sindacati, che ha portato all’apertura di un’istruttoria da parte del Ministero del Welfare.

Ora è arrivata la risposta del Direttore Generale dell’INPS, Mario Nori, che in una nota ha fatto sapere che

la liquidazione dell’assegno ordinario mensile di invalidità civile parziale, sia per la pensione di inabilità civile si continuerà a far riferimento al reddito personale dell’invalido.

Fornero blocca circolare Inps su pensioni invalidità

Dietrofront, quindi, da parte dell’Istituto di Previdenza sociale che ha ritenuto opportuno tornare al vecchio sistema di assegnazione, quindi il limite dei 16.127,30 euro annui rimarrà riferito solo al reddito del richiedente. 

La CGIL, il più grande sindacato nazionale, ha espresso molta soddisfazione per questa decisione, ritenuta fin dall’inizio vessatoria e iniqua nei confronti dei disabili, anche se dal Ministero fanno sapere che la questione non è completamente risolta e la circolare dell’INPS ha posto l’attenzione su un problema che deve essere comunque risolto in sede legislativa e che ricadrà inevitabilmente sul prossimo esecutivo che si troverà al governo.

 

 

Tempi di attesa per la pensione

 Saranno pochi i lavoratori che riusciranno ad andare in pensione i questi primi mesi del 2013. Con l’entrata in vigore, all’inizio dell’anno, delle nuove regole portate dalla riforma Fornero e dai nuovi criteri sull’aspettativa di vita, fino ad aprile saranno solo i lavoratori autonomi che hanno raggiunto i requisiti per la pensione nel 2011 e hanno usufruito dei 18 mesi di finestra mobile.

► Nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi

Per i restanti lavoratori in attesa di pensione ci sarà ancora da aspettare. Anche i lavoratori che hanno raggiunto l’età dei 66 anni – che avrebbero potuto andare in pensione con le regole della riforma Sacconi che prevedeva i 65 anni più uno di finestra mobile – grazie all’entrata in vigore dei coefficienti basati sull’aspettativa di vita dovranno lavorare per altri tre mesi.

► Elenco coefficienti di calcolo delle pensioni

Una sospiro di sollievo per l’Inps, che per questi mesi di inizio 2013, dovrà emettere davvero pochi nuovi assegni pensionistici. L’incognita, per l’Istituto di Previdenza, sono le norme che tra poco verranno comunicate dal Ministro del Welfare per gli esodati. (Al momento gli esodati che rientrano nella norme di salvaguardia sono solo 55.000).

Tutti gli altri dovranno aspettare. Le lavoratrici dipendenti dovranno raggiungere i 62 anni e tre mesi e, per l’inizio del 2013, quindi il numero delle pensioni rimarrà uguale a quello dello scorso anno. Stesso discorso per chi si vuole avvalere del prepensionamento: la riforma ha portato da 41 a 42 e 5 mesi gli anni di anzianità contributiva necessari per chi vuole andare in pensione senza il raggiungimento del requisito di età.