Debiti delle Pubbliche Amministrazioni: il Decreto attuativo in 10 punti

 Le imprese italiane attendono con impazienza che il decreto per lo sblocco dei pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione arrivi al via libera definitivo.

Non c’è ancora molto da aspettare e, a meno di ulteriori stravolgimenti in corsa, l’approvazione alla Camera è prevista per il 7 giugno 2013.

Vediamo allora cosa prevede questo decreto e come influenzerà la vita delle imprese italiane.

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1. I tempi di pagamento dei debiti

Comuni e province avranno 30 giorni di tempo, da quando il ministero dell’Economia eroga l’anticipo, per pagare i debiti che imprese e professionisti vantano, ovviamente dietro certificazione, nei confronti delle Amministrazioni.

2. Possibilità di inserimento dei crediti nella dichiarazione dei redditi

Come voluto dai deputati del Movimento 5 Stelle, le imprese e i professionisti che vantano dei crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione potranno indicarne il valore – per i crediti certi, liquidi e esigibili – nella dichiarazione dei redditi, attraverso un allegato dedicato che dovrà essere predisposto dal ministero delle Finanze.

3. Sospensione dei lavori degli appalti in caso di mancato pagamento

Le imprese che stanno eseguendo lavori per appalti pubblici possono sospendere i lavori per mancato pagamento dell’importo contrattuale di almeno il 15% e non oltre il 25%.

4. Predisposizione di una convenzione tra Governo e associazioni di categoria per il monitoraggio

Governo e associazioni di categoria dovranno collaborare per controllare che l’immissione di liquidità per le imprese derivante dal pagamento dei debiti sia realmente utilizzata a sostegno dell’economia reale.

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5. Aggiornamento del Def

Il Governo ha l’obbligo di aggiornare il Def – Documento di Economia e Finanza – con l’introduzione di una relazione sul decreto per lo sblocco del pagamento dei debiti della PA e sugli eventuali altri provvedimenti per lo smaltimento dell’intero debito.

6. Obbligo di regolarità delle imprese 

Le imprese che vogliono vantare crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni dovranno dimostrare di essere in regola con la contribuzione: in caso contrario al valore del credito da restituire sarà tolto l’ammontare di quanto manca per la regolarizzazione delle posizioni Inps, Inail o Cassa edile.

7. Autenticazione gratuita degli atti di cessione

Le imprese possono rivolgersi all’ufficiale rogante dell’amministrazione debitrice per l’autenticazione  gratuita del credito vantato. Lo stesso può essere fatto tramite atto notarile ma previo pagamento da parte dell’impresa dell’onorario spettante, anche se dimezzato.

8. Nessun aumento delle tasse per le Regioni

Come proposto dal Movimento 5 Stelle le Regioni che devono pagare dei debiti nei confronti delle imprese e dei professionisti non potranno aumentare le tasse, come previsto nella prima versione del decreto per lo sblocco del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, per poter procedere a sanare i debiti del settore sanità.

Potranno solo intervenire sulla spesa corrente dell’amministrazione stessa.

9. Utilizzo obbligatori della poste certificata

Tutte le informazioni in merito all’importo e alla data di pagamento dei debiti che le amministrazioni devono far pervenire alle imprese e ai professionisti creditori – da inviare entro e non oltre il 30 giugno 2013 – dovranno essere fatte per via telematica ma con utilizzo obbligatorio di una casella di Posta Elettronica Certificata (PEC)

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10. Da dove arriveranno le risorse per il mantenimento degli obiettivi di stabilità?

Ciò che preoccupa di più le amministrazioni regionali e provinciali è sicuramente il rispetto degli obiettivi del patto di Stabilità previsto per il 2013 e il 2014.

Da un lato il decreto per lo sblocco del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione prevede che il governo ampli gli spazi finanziari previsti da tale patto. Inoltre sono state previste altre fonti di approvvigionamento che arriveranno dal taglio dei fondi per l’editoria, di quelli per il fondo Ispe e ulteriori tagli sono stati previsti per Ministero del Lavoro e Ministero degli Affari Esteri.

Salve le sigarette elettroniche.

L’Ance avverte il Governo: il decreto non basta a frenare il debito delle Pa

L’Ance avverte il Governo: pericolosissimo abbassare la guardia per quanto concerne i debiti della Pubblica amministrazione. Un passo è stato fatto con l’approvazione alla Camera del decreto ma non è sufficiente.

Non basta perché il Dl sblocca solo 7,5 dei 19 miliardi necessari nel 2013. All’appello ne mancherebbero dunque circa dodici. Risorse che se venissero rimesse in circolo, farebbero aumentare il Pil dell’1 per cento.

In un dossier esposto oggi a Roma i costruttori edili hanno messo in fila una serie di numeri relativi ai pagamenti.

In ballo, nello specifico, ci sono 19 miliardi di pagamenti in ritardo per quanto riguarda i lavori pubblici. Di questi, sette sono a livello statale e dodici sono a livello locale.

A fronte di ciò, come ha messo in evidenza l’Ance, il piano contempla “Soltanto 7,5 miliardi di pagamenti in conto capitale nel 2013 e nessun pagamento nel 2014”. Ne consegue che rimarrebbero non pagati 12 miliardi di euro di crediti delle imprese nel settore costruzioni.

Ai 7,5 miliardi si arriva mettendo insieme i 4,5 miliardi riconosciuti a Comuni e Province (su 5,2 miliardi di richieste), i 2,2 spettanti alle Regioni e i 500 milioni (su domande per 1,2 miliardi) distribuiti alle Pa centrali.

Male anche il piano di certificazione dei crediti, che procede a rilento. Secondo il decreto pagamenti, il piano bloccarsi entro il 29 aprile. Tuttavia, stando all’Ance si protrarrà almeno fino al prossimo mese.

Nessun taglio a scuola, istruzione e ricerca

 Il nuovo Governo lo aveva anticipato fin dal suo insediamento: nessun taglio alla cultura, e, in particolare alla scuola e alla ricerca, che tanto anno hanno pagato, negli ultimi anni, le conseguenze della politica dell’ austerità. Anzi, ad essere proprio sinceri, il Premier Enrico Letta si era spinto addirittura oltre, impegnandosi personalmente a rassegnare le dimissioni nel caso in cui si verificasse in futuro la necessità di operare tagli sulla cultura.

Oggi alla Camera il decreto sui debiti delle PA

Ma ora arriva dalla Camera anche il primo decreto effettivo che salva dai tagli lineari ai ministeri, che potrebbero scattare nel 2015, la scuola, la ricerca, il mondo delle università e persino l’ Expo di Milano 2015. Si discute infatti in queste ore nell’  Aula di Montecitorio l’ approvazione del decreto legge sui pagamenti della Pubblica Amministrazione, ma la Commissione Bilancio, ieri, ha già stabilito le realtà che saranno escluse, appunto, insieme al Fondo per lo sviluppo e la coesione.

La classifica delle università

Niente tagli all’ istruzione e alla ricerca, dunque, di cui si dichiara soddisfatto anche il Ministro competente per il settore, Maria Chiara Carrozza, che ha così riaffermato gli impegni di Sarteano, annunciando in tempi brevi la redazione di un libro bianco per rafforzare il dialogo con insegnanti e ricercatori.

Oggi alla Camera il decreto sui debiti delle PA

 Dopo molti giorni di attesa dovrebbe arrivare entro questa sera il verdetto della Camera sul decreto legge relativo al pagamento dei debiti delle PA. Viene infatti discusso in queste ore nell’ Aula di Montecitorio il provvedimento che avrà l’ effetto di sbloccare quei bonifici che attendono oramai da molti mesi di arrivare nelle mani delle imprese creditrici dello Stato.

Prime richieste per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

La Commissione Bilancio ha dato ieri il proprio via libera al testo del Decreto, di cui si valutano, dunque, oggi i sicuri effetti positivi. Tra questi ultimi, ad esempio, si è discusso in merito alle coperture, assicurate dal decreto, del cosiddetto “patto di stabilità verticale”, ovvero in merito al fatto che gli enti locali potranno evitare le conseguenze della spending review sui servizi essenziali offerti ai cittadini, come scuola, strade e trasporti.

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Un altro tema all’ ordine del giorno è stato poi quello dell’ effetto Iva, ovvero del contributo apportato dall’ Iva pagata sulle fatture delle Pubbliche Amministrazioni, grazie alla quale si potranno eliminare i tagli lineari previsti sulle spese dei ministeri, della ricerca, dell’ istruzione e dell’ Expo Milano 2015.

Non si effettueranno più i tagli annunciati, infine, sulle sigarette elettroniche, ma si agirà invece sui fondi speciali destinati all’ editoria, sull’ 8 per mille e su quelli delle fonti rinnovabili. Anche se dei primi, quelli sull’ editoria, è stata promessa una reintegrazione attraverso la prossima legge di stabilità.

I tagli all’editoria salveranno le sigarette elettroniche

 Una soluzione tutta italiana per risolvere il problema della mancanza di risorse per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione.

Se all’inizio, infatti, si era ventilata la possibilità di far cassa con l’applicazione dell’accisa sul tabacco anche sui prodotti contenenti nicotina o sostitutivi della nicotina, ossia le tanto famose sigarette elettroniche per adeguare le tasse su questo prodotto a quelle delle sigarette tradizionali, le rimostranze arrivate dai rivenditori delle e-cig hanno portato i relatori del governo a cambiare direzione.

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L’emendamento presentato è stato riformulato e sono state indicate come coperture alternative l’editoria e l’8 per mille.

 

Nuovi tagli in vista, quindi, per il settore dell’editoria che è già sull’orlo del collasso (la vicenda RCS parla chiaro): dal 2015 saranno tagliati 17,35 milioni dei fondi stanziati per l’editoria, che diventeranno così 144 milioni.

Ma i tagli previsti da questa nuove versione dell’emendamento non riguardano solo questo settore: saranno, infatti, tagliati 10 milioni nel 2014 e 5 milioni nel 2015 del fondo Ispe (il fondo per gli interventi strutturali di politica economica) che era stato introdotto nel 2005 proprio per la riduzione delle tasse; 700 mila euro nel 2014 e 4,8 nel 2015 saranno tagliati al Ministero del Lavoro e 4,3 milioni nel 2014 e 15,5 per il successivo saranno tolti al Ministero degli Affari Esteri.

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L’ultimo taglio è di altri 20 milioni e si ripercuote sui 111,8 milioni di euro stanziati per gli aiuti pubblici in favore dei Paesi in via di Sviluppo.

 

Per gli statali 3000 euro in meno in tre anni

 Tra il 2010  e il 2013 le retribuzioni dei dipendenti statali hanno subito un calo complessivo di circa 3000 euro lordi. Lo rileva, con apprensione, la Cgil, che ricorda come a partire dal 2010 sia stata approvata l’ interruzione degli aumenti salariali per l’ intera categoria e come, entro la fine di quest’ anno, gli stipendi per questi ultimi saranno ridotti di altre 600 euro circa.

Stipendi statali bloccati fino al 2014

La Cgil chiede dunque che vengano al più presto rinnovati i contratti per i lavoratori precari della Pubblica Amministrazione – circa 200 mila contratti tra quelli a termine, gli lsu, gli interinali e le collaborazioni, in scadenza a luglio, in mancanza dei quali molti servizi oggi offerti potrebbero non venire più coperti. Le cifre relative al numero degli addetti del settore, tra l’ altro, non è entusiasmante. In soli 4 anni si sono potuti registrare più di 150 mila dipendenti in meno, che rischiano di diventare 400 mila entro il 2014.

La nuova normativa sulle professioni non organizzate

Stando così le cose, sottolineano dal sindacato, sono almeno due i grandi problemi affrontati dai lavoratori del settore pubblico nel giro di pochi anni: il calo generale del costo del lavoro, che tra il 2010 e il 2014 è stato ridotto di circa 7 miliardi di euro e il gravoso blocco del turn over, che impone un pesante taglio del personale, permettendo di reintegrare solo il 20% dei lavoratori fuoriusciti.

Prime richieste per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

 Un decreto stilato e firmato in fretta e furia quello che obbliga le Pubbliche Amministrazioni a pagare i debiti contratti nei confronti delle aziende e delle imprese italiane.

► Primi problemi per lo sblocco del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni

Fin dall’inizio il decreto non ha riscosso molto consenso, né da una parte né dall’altra, ma, data la situazione critica in cui versa l’economia italiana, della quale le imprese sono la colonna portante, ci si è adattati e sono iniziate a pervenire le prime richieste di pagamento dei debiti contratti alla Cassa Depositi e Prestiti.

Lo fanno sapere dal Ministero del Tesoro che, in una nota di poche ore fa, riferisce  che sono già pervenute oltre 1.500 domande per un totale di circa 6 miliardi di euro da restituire.

Sul totale delle richieste pervenute la maggior parte è arrivata dalle Amministrazioni Comunali, 15 sono le domande presentate dalle Amministrazioni provinciali e 25 le richieste degli altri Enti locali.

► Chi pagherà i debiti delle imprese?

Questi soldi non ci sono tutti: il decreto prevede per il Fondo dedicato agli Enti locali risorse per un totale di 4 miliardi di euro da erogare in due anni, quindi, al momento, la soluzione è stata quella di dividere quanto disponibile tra tutti i richiedenti.

Le prime anticipazioni di liquidità saranno erogate entro il prossimo 15 maggio e  saranno effettuate a seguito del perfezionamento dei relativi contratti.

 

Primi problemi per lo sblocco del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni

 La pubblicazione del decreto che aveva il compito di sbloccare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le aziende e le imprese italiane è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 aprile 2013.

► Calendario in 15 tappe per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

Fin dall’inizio il decreto è stato oggetto di ampie critiche per il suo assetto troppo burocratico e per i tempi di adempimento, ma alla fine ciò che contava era che si fosse arrivati ad una conclusione di questo lunghissimo iter. Ma sono bastati pochi giorni per capire che questo decreto, fatto in fretta e furia date le pressioni che stavano arrivando da più parti, non è stato recepito a dovere.

Il primo problema che si è evidenziato in questi giorni è la mancata registrazione degli enti pubblici debitori sulla piattaforma telematica del Ministero dell’Economia per la certificazione dei crediti. Il termine ultimo per effettuare la registrazione era fissato al 29 aprile.

Ad oggi, secondo una stima fatta dall’Ance – Associazione nazionale costruttori edili – sono più dei due terzi delle pubbliche amministrazioni debitrici a non aver effettuato la registrazione, necessaria alle aziende per ottenere la restituzione di quanto hanno in credito.

► Decreto per il piano biennale di restituzione del debito delle Pubbliche Amministrazioni

Da una nota del Ministero dell’Economia fanno sapere che questo mancato espletamento delle operazioni di registrazione sarebbe dovuto a problemi tecnici del sistema derivanti dall’alto numero di richieste effettuate in questi giorni.

 

Calendario in 15 tappe per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

 L’8 aprile 2013, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è entrato in vigore il decreto per lo sblocco del pagamento del debito che le pubbliche amministrazioni hanno accumulato nei confronti delle aziende italiane (Dl n.35/2013). Si è trattato di un processo piuttosto lungo che ha portato, comunque, ad un primo passo per la restituzione dei 90 miliardi di euro, o 100,  in base alle fonti, che le aziende possono vantare nei confronti dello pubbliche amministrazioni.

Pubblicato in GU il decreto che sblocca il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni

Quindici scadenze che vanno dalla fine di aprile fino al febbraio del prossimo anno. Tempi, adempimenti e sanzioni per chi non rispetta le scadenze variano a seconda del debitore (ente locale, Regione – con specifiche a parte per la sanità – e ministero), tranne la prima scadenza, quella del 29 aprile 2013, entro la quale tutte le pubbliche amministrazioni avranno dovuto effettuare l’iscrizione alla piattaforma elettronica delle certificazioni.

Il calendario delle scadenze per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione

29 aprile 2013

1. Tutti gli enti locali si devono iscrivere alla piattaforma elettronica per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni predisposta dal Dipartimento della ragioneria generale dello Stato (http://certificazionecrediti.mef.gov.it/CertificazioneCredito).

2. Scadenza per la richiesta di anticipo alla Cassa Depositi e Prestiti per gli enti locali che non hanno la liquidità necessaria per il pagamento dei debiti accumulati. A disposizione ci sono 2 miliardi di euro il 2014 e altrettanti per il 2014.

Il finanziamento della Cassa Depositi e Prestiti può essere restituito in 30 anni con interessi.

30 aprile 2013

Comuni e provincie devono comunicare alla Ragioneria generale dello Stato i debiti di parte capitale per i quali sia stata emessa fattura o richiesta equivalente di pagamento, compresi i pagamenti delle provincie a favore dei comuni. Questi spazi, come previsto dal decreto, sono esclusi dal patto di stabilità interno per un importo complessivo di 5 miliardi di euro per l’anno 2013.

Per la richiesta consultare il sito del Ministero del Tesoro alla pagina: http://pattostabilitainterno.tesoro.it.

10 maggio 2013

Termine ultimo per la Conferenza Stato-città e per le autonomie locali per individuare le modalità di ripartizione degli importi da escludere dal patto di stabilità per ciascun ente e per l’anticipazione di liquidità da parte della Cassa Depositi e Prestiti ove richiesta.

In caso di mancata comunicazione la ripartizione sarà effettuata su base proporzionale.

► Nessun anticipo dell’addizionale Irpef nel decreto per il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazione

15 maggio 2013

Data entro la quale il Mef, tramite decreto, comunicherà agli enti locali l’importo dei pagamenti che saranno esclusi dal patto di stabilità interno. Sempre entro il 15 maggio anche la Cassa Depositi e Prestiti provvederà all’anticipazione di liquidità richiesta dagli enti in difficoltà.

Dal 9 aprile al 15 maggio 2013

Giorni in cui ciascun ente può effettuare i primi pagamenti (relativi ai debiti scaduti nel 2012). Il limite è del 13% delle disponibilità liquide delle tesorerie dell’ente al 31 marzo.

30 giugno

Termine ultimo per le pubbliche amministrazioni per la comunicazione della date e dell’importo del pagamento del proprio debito.

 15 luglio

Giorni in cui il Mef procederà alla ripartizione della quota residuale del 10% dei 5 miliardi stanziati.

31 luglio

Data prevista per la pubblicazione delprovvedimento del Direttore generale del tesoro del MEF con il quale verranno stabilite le modalità attraverso le quali la piattaforma elettronica potrà utilizzata anche per la stipula e la notifica degli atti di cessione dei crediti.

► Le nuove regole di trasparenze per le Pubbliche Ammnistrazioni

Dal 1 giugno al 15 settembre

Periodo nel quale verrà effettuato il censimento completo dei debiti. Gli enti locali che hanno debiti dovranno comunicare in questi giorni l’elenco completo dei debiti certi, liquidi ed esigibili, maturati alla data del 31 dicembre 2012.

Dal 1 giugno al 15 settembre 

L’ABI comunica al MEF l’elenco completo dei debiti certi, liquidi ed esigibili nei confronti di pubbliche amministrazioni maturati alla data del 31 dicembre 2012 che sono stati oggetto di cessione in favore di banche o intermediari finanziari autorizzati.

30 settembre

Data prevista per l’incrementato da 3 a 5 dodicesimi del limite massimo di ricorso da parte degli enti locali ad anticipazioni di tesoreria.

Le nuove regole di trasparenze per le Pubbliche Ammnistrazioni

 Il Consiglio dei Ministri del 15 febbraio del 2013 ha approvato il provvedimento per la riorganizzazione delle norme sulla trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni. Il provvedimento, divenuto decreto legislativo in data 14 marzo 2013 n. 33 ed emanato in attuazione della legge 190 del 2012 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 aprile 2013.

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Si tratta di una nuova legislazione anti corruzione, un Testo Unico che entrerà in vigore a partire dal 20 aprile, che prevede una serie di nuovi provvedimenti legislativi atti a migliorare la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni e a facilitare la trasmissione dei dati, in modo che anche i cittadini stessi possano avere maggiori informazioni e poter così monitorare quanto viene fatto con i soldi dei contribuenti.

Cosa prevede il Testo Unico anti corruzione?

Il provvedimento, che si rivolge in modo specifico alle pubbliche amministrazioni, prevede che i componenti degli organi di indirizzo politico dello Stato e di tutti gli enti locali e i dirigenti della pubblica amministrazione pubblichino la loro situazione patrimoniale, pena una sanzione che va dai 500 ai 10.000 euro.

Una sorta di dichiarazione dei redditi e delle proprietà, documento nel quale dovranno comparire:

la situazione patrimoniale complessiva del titolare dell’incarico al momento dell’assunzione in carica, la titolarità di imprese, le partecipazioni azionarie proprie, del coniuge e dei parenti entro il secondo grado, nonché tutti i compensi cui da diritto l’assunzione della carica.

Stesso discorso anche per i rendiconti: i gruppi consiliari che non pubblicheranno i rendiconti e i tempi e nei modi previsti dalla legislazione in materia vedranno decurtarsi il 50% delle risorse disponibili.

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Inoltre, il decreto mira anche a smascherare le false consulenze o comunque consulenze non veritiere: ogni consulenza che non viene pubblicata o che viene pubblicata in maniera parziale o incompleta, dovranno  prendersi carico del pagamento della consulenza stessa.