La crisi? Tutt’altro che superata. Gli italiani hanno paura che il Paese crolli nuovamente in recessione. I fattori che incutono tali timori? E’ facile individuarli.
Recessione
Italia fuori dalla recessione
Buone notizie dall’Istat per l’Italia, che avanza nuovamente e conferma la sua crescita ad un ritmo che – malgrado non sia elevatissimo – supera le aspettative.
L’Italia è uscita dalla recessione? Una domanda irrinunciabile
L’Italia e gli italiani prima ancora di avere bisogno di una rinascita economica, hanno bisogno di speranze e queste si nutrono di statistiche soprattutto se a parlare è l’ISTAT. Ecco allora che la domanda cruciale cui bisogna rispondere è: il nostro Paese è fuori dalla recessione?
Il trimestre nero dell’economia italiana
A settembre, il calo della produzione industriale rilevato dall’Istat è stato pari allo 0,9% su base mensile e al 2,9% su base annua. In termini di trend, il dato è il peggiore da un anno a questa parte.
L’Italia chiuderà anche il 2014 in recessione
Anche il 2014 si chiuderà in recessione per il nostro Paese. Tutto era stato previsto nelle stime di aprile ed è stato confermato oggi. Il Prodotto interno lordo, quest’anno, chiuderà a -0,3%. Crescerà, secondo quanto ipotizzato dall’Istat, allo 0,6% l’anno prossimo.
Le sanzioni stanno portando la Russia verso la recessione
Le sanzioni occidentali stanno spingendo la Russia verso una recessione che si potrebbe intensificare se i leader americani ed europei aumenteranno le stesse sanzioni per i problemi in Ucraina.
Le banche statali russe hanno affermato che la nona più grande economia del mondo si ridurrà per almeno due trimestri per le sanzioni e per i costi per annettere la Crimea. Questo frena gli investimenti e aumenta il costo del denaro. Le sanzioni, che finora sono state focalizzate su singoli individui attraverso divieti di visto e il congelamento dei beni, possono essere allargate per target specifici in alcuni settori dell’economia.
► Alla Russia la Crimea costa molto a livello economico
Il presidente Vladimir Putin ha aumentato la sua popolarità a un massimo da cinque anni con l’annessione della Crimea che è tornata russa dopo 60 anni e dice che non sarà influenzato dalla rappresaglia straniera. I costi della decisione stanno però iniziando a svilupparsi, con i mercati finanziari russi che sono tra i peggiori interpreti di quest’anno e con l’economia che potrebbe soffrire più dell’Europa.
Il rischio è che a pagare il conto sia il popolo russo perché c’è una differenza enorme tra la forza economica dell’Unione europea e degli Stati Uniti e quella della Russia.
L’indice azionario della Russia Micex è precipitato dell’11,6% quest’anno mentre MSCI Emerging Markets Index è sceso del 4,8%. Il rublo è il secondo peggior performer nei confronti del dollaro dietro la moneta Argentina, considerando le 24 valute più importanti, e si è indebolito del 9%.
Dopo che gli Stati Uniti hanno ampliato le sanzioni a imprenditori legati a Putin , come i miliardari Gennady Timchenko e Arkady Rotenberg, Standard & Poor e Fitch Ratings hanno tagliato la loro visione della qualità del credito della Russia a negativo da stabile, suggerendo che un downgrade prossimo è più probabile.
Anche prima che la situazione di stallo con l’occidente si manifestasse, l’economia della Russia si affacciava alla crescita più debole dal 2009 con una recessione della domanda dei consumatori che non è riuscita a compensare gli investimenti.
Per l’Ocse l’Italia ha pagato maggiormente la recessione
Da un recentissimo studio dell’Ocse emerge che il reddito medio in Italia, dal 2008 ad oggi, ha subìto una contrazione di circa 2.400 euro annui scendendo a 16.200 euro pro capite: nello stesso periodo la riduzione media dei redditi nei paesi dell’ Eurozona è stata di 1.100 euro in termini reali.
L’Italia, ventesima in classifica sui 34 paesi aderenti all’Ocse, si colloca appena sopra la media. In particolare il reddito del 10% più disagiato della popolazione si è limitato a 5.600 dollari annui contro i 6.700 dollari del periodo pre-crisi.In questo caso la media dei paesi Eurozona è di 7.700 dollari, quella dei paesi Ocse di 7.100. Lo studio rileva anche che la diminuzione (-12%) che ha riguardato i redditi delle fasce svantaggiate è stata più rilevante della diminuzione subita dal 10% di popolazione più abbiente (-2%).
► Ocse, Italia crescita lumaca
Il numero degli italiani che dichiarano di non disporre di soldi sufficienti per acquistare cibo è salita al 13,2% dal 9,5% degli anni ante-crisi, contro una media europea dell’11,5%.
Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione è raddoppiato (dal 6% al 12,3%), con un picco del + 40% tra i giovani. Tra il 2008 ed il 2013 la disoccupazione è aumentata in pratica ad un ritmo di 5.100 lavoratori per settimana: più di un quinto dell’aumento totale della disoccupazione nell’Eurozona è dovuto all’Italia.
Anche l’andamento demografico manda segnali non incoraggianti per l’Italia: il tasso di fertilità resta a 1,4 figli per donna, al di sotto dell’ “indice di rimpiazzo” della popolazione pari a 2,1 figli. Per ogni ultra-65enne, sono solo tre le persone in età lavorativa: il secondo livello più basso in ambito Ocse dove la “media di sostegno” è di 4,2 persone attive. Il nuovo fenomeno dell’emigrazione, poi, colloca l’Italia al quarto posto tra i paesi industrializzati: dal 2008 ad oggi il numero di cittadini italiani che si è trasferito all’estero è aumentato del 50%.
L’Italia fuori dalla recessione ma con dubbi sulla crescita
L’Istat ha mostrato come il Prodotto interno lordo (Pil) italiano si è espanso dello 0,1% nel quarto trimestre dello scorso anno rispetto ai tre mesi precedenti, confermando una stima precedente e la congruenza delle previsioni.
Tuttavia, il Pil in Italia è diminuito dello 0,9% rispetto al trimestre finale del 2012 , come ha aggiunto l’Istat, e questo porta a una revisione verso il basso della stima preliminare di un calo su base annua dello 0,8 %.
► Tanti i fallimenti e le chiusure per la crisi
L’Istat ha anche rilevato che gli investimenti fissi sono cresciuti a un ritmo trimestrale dello 0,9%, mentre i consumi interni sono piatti. Questi dati mostrano dettagli su come l’economia in Italia sta per concludere una fase di recessione che durava da nove trimestri consecutivi.
Il commercio estero ha aggiunto 0,3 punti percentuali al consuntivo, le esportazioni sono cresciute dell’1,2% sul trimestre e le importazioni dello 0,2%.
In crescita anche il settore agricolo dello 0,8% rispetto al terzo trimestre, mentre il settore manifatturiero è cresciuto dello 0,3%. Il settore dei servizi è rimasto fermo, mentre il settore delle costruzioni ha fatto registrare una contrazione dello 0,7%.
I dati dell’Istat mostrano anche che la spesa delle famiglie ha continuato a contrarsi mentre la spesa pubblica è cresciuta ad un tasso trimestrale dello 0,2% in termini destagionalizzati.
Nonostante la fine della contrazione, l’economia in Italia è stata profondamente segnata dalla recessione, sollevando dubbi circa il suo futuro potenziale di crescita. Il tasso di aperture di nuove imprese nel settore commerciale non alimentare nei mesi di gennaio e febbraio è stato il più basso in 40 anni, mentre molti piccoli negozi hanno chiuso.
I timori economici della Russia sulla questione Crimea
Finora le azioni della Russia in Ucraina sono state valutate soprattutto in termini di relazioni internazionali. Da questo punto di vista, le azioni della Russia non sembrano molto razionali e i commentatori stranieri li hanno spiegati in termini di rabbia e sentimenti di umiliazione, dopo il rovesciamento del presidente ucraino Viktor Yanukovich.
L’aspetto economico è però molto importante. Le aspettative del governo russo di ripresa economica entro la fine dello scorso anno non sono state raggiunte. Secondo diversi esperti, l’economia russa è già in recessione con un calo degli investimenti, un rapido calo della domanda dei consumatori e una diminuzione in termini reali dei redditi.
L’economia ha già ridotto la sua crescita per due trimestri consecutivi. Il rublo si sta indebolendo causando aspettative di crescita dell’inflazione.
► I giochi economici e politici tra Ucraina e Russia
Il ministero russo per lo sviluppo economico ha rivisto al ribasso le sue previsioni a breve termine e secondo le più recenti previsioni dall’Istituto Gaidar l’economia russa non crescerà più velocemente del 2% l’anno fino al 2016. Ora, con tutti gli eventi in via di sviluppo in Crimea, c’è il rischio che l’economia russia possa peggiorare e che anche questo scenario sia troppo ottimistico.
Il 3 marzo, soprannominata Black Monday per la Russia, l’indice del mercato azionario della Russia è crollato del 12% e il rublo è sceso dell’1,9% contro il dollaro, nonostante l’intervento massiccio da parte della Banca centrale della Russa. Il mercato azionario ha recuperato da allora le sue perdite, ma la decisione del parlamento della Crimea per unirsi alla Russia ha solo aggiunto più instabilità economica.
Il regime doveva fare qualcosa: migliorare l’economia anche indebolendo il proprio controllo o concentrarsi sull’immagine di un nemico esterno e consolidare la nazione attorno al leader. La Russia sembra aver fatto la sua scelta passando a un diverso modello di relazioni tra Stato e società, piuttosto che liberalizzare l’economia e migliorare il clima degli investimenti.
Di fronte alla prospettiva della recessione, Putin ora sembra tornare ai tempi del 1999-2000, quando una guerra vittoriosa in Cecenia ha portato a un forte aumento del suo indice di gradimento.