La Scia e la Dia non prevedono il bollo

 La Scia e la Dia sono considerate delle dichiarazioni di inizio attività che si presentano in sostituzione delle denunce e non possono essere considerate delle istanze, quanto piuttosto un dei semplici avvisi. Per questo, in tali dichiarazioni, non deve essere pagata l’imposta di bollo.

La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane

Le imprese che devono per legge comunicare l’inizio, la cessazione o la modifica di un’attività produttiva attraverso la Scia, se non uniscono alla dichiarazione anche un provvedimento o una certificazione, non devono pagare l’imposta di bollo.

La comunicazione sui lavori energetici pluriennali

Al contrario il bollo da 14,62 euro a foglio serve nel caso della richiesta di nulla osta di fattibilità, documento che i titolari di un’impresa devono chiedere al comando dei Vigili del Fuoco.

A fare chiarezza sull’argomento ci ha pensato la risoluzione 24/E dell’Agenzia delle Entrate che ha spiegato i casi in cui l’imposta di bollo deve essere applicata e quelli in cui invece non è necessaria.

Siccome la richiesta di nulla osta per i lavori, inviata ai Vigili del Fuoco, prevede poi il rilascio di un certificato, l’emanazione di un atto amministrativo, allora è necessario pagare l’imposta di bollo. Cosa che non può essere valida quando invece la risoluzione non comporta alcun atto amministrativo.

Fiscalmente a carico ma solo con un certo reddito

 E’ stata avviata la stagione delle dichiarazioni dei redditi e come tutti sapete le prima pagine dei modelli sono da dedicare ai dati anagrafici, ai quadri che s’intende compilare, alle dichiarazioni del 5 e dell’8 per mille e infine c’è un quadro dedicato alla composizione del nucleo famigliare del contribuente.

Detassare i premi di produttività

In questo ultimo spazio si deve indicare sempre ogni componente della famiglia, prima il coniuge e poi i figli. Per questi ultimi e per il partner si può chiedere che sia considerato un “famigliare a carico”.

La validità della dichiarazione resa dipende dalla condizione patrimoniale della persona che si considera a carico. Una delucidazione in merito è arrivata dall’Agenzia delle Entrate grazie alla sollecitazione di un contribuente a Fisco Oggi.

In pratica è stato chiesto all’Erario quali sono i limiti reddituali per essere considerati famigliari a carico. In particolare l’interrogativo chiedeva se nel limite di 2840,51 euro dovessero essere considerati anche i redditi dominicali di terreni non affittati e soggetti ad IMU e poi il reddito catastale dell’abitazione principale.

L’anagrafe si ma con la protezione dei dati

La legge prevede che possano essere considerati a carico i famigliari che hanno un reddito complessivo di 2840,51 euro. Nella soglia indicata rientrano anche le retribuzioni da parte di enti ed organismi internazionali, i redditi corrisposti dal Vaticano o da enti gestiti dalla Chiesa, i redditi da lavoro dipendente frontaliero, i redditi da lavoro autonomo, i redditi impresa e i redditi assoggettati ai regimi dei nuovi minimi. Rientrano nei redditi anche i fabbricati tassati con la cedolare secca.

Superstipendio anche per Bernabé di Telecom

 Dopo quello che è successo con la Fiat di Marchionne che, pur essendo in un momento di crisi, è riuscita a staccare un assegno milionario al suo amministratore, la storia si ripete con Telecom, ma qualcosa cambia in questo secondo contesto.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

Nel 2012, con riferimento all’attività di Telecom del 2011, Franco Bernabé aveva percepito un compenso di 3,68 milioni di euro, mentre si parlava di 1,32 milioni di euro, per l’amministratore delegato, Marco Patuano. In un anno però, il gruppo Telecom è stato protagonista di una perdita di 1,6 miliardi di euro. Le remunerazioni, quindi, per quest’anno restano elevate ma sono tendenzialmente in calo, anche per i vertici dell’azienda.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

Il presidente Bernabé, infatti ha ottenuto “soltanto” 2,968 milioni di euro che si spiegano in 1,92 milioni di stipendio fisso, da aggiungere a 35 mila euro di partecipazione ai comitati, a 525 mila euro di bonus e a 490 mila euro di benefici monetari di diverso tipo. Lo stipendio è poi completato da 420 mila euro di fair value. Per quanto riguarda Patuano, invece, a 1,22 milioni di compensi fissi si aggiungono 569 mila euro di bonus, 52 mila euro di benefici monetari e altri 188 mila euro di fair value. I numeri indicati dimostrano che a differenza del caso FIAT, per Telecom i compensi dei manager restano milionari ma sono in calo per rispettare l’andamento delle finanze dell’azienda.

Più patronati attivi per i disservizi legati al Cud

 Scaricare il CUD dal sito INPS è stato più difficile del previsto, tanto che l’Istituto nazionale di previdenza sociale, con il messaggio 5024 del 22 marzio 2013, ha deciso di allargare gli sportelli dai quali i pensionati possono scaricare la certificazione unica. Adesso, quindi, i pensionati possono ritirare gratis il CUD anche nei patronati.

Come funziona il CUD online

Molti pensionati che non hanno a disposizione un computer e non possono scaricare per via telematica la certificazione unica, adesso hanno una possibilità in più. La grande novità del 2012, infatti, è che la certificazione non arriva per posta ma si riceve soltanto sfruttando la rete. Per chi avesse fiducia negli strumenti telematici, l’indicazione di massima è questa: loggarsi sul sito INPS tramite il PIN d’accesso e poi andare nella sezione “Servizi al cittadino”.

Entro febbraio deve essere pronto il CUD

Le alternative, comunque, per i cittadini che non sono alfabetizzati dal punto di vista informatico, ci sono. Gli altri canali di comunicazione tra l’INPS e i cittadini sono stati esposti brevemente nella circolare numero 32 del 26 febbraio scorso ma ci sono altri due messaggi dedicati allo stesso tema, il numero 4428 del 13 marzo e il 4909 del 21 marzo.

In questi ultimi due documenti si spiega da un lato l’iter da seguire per ottenere l’invio del CUD tramite posta elettronica e dall’altro si enuncia il percorso per avvalersi invece dell’aiuto dei Caf e dei professionisti abilitati al servizio.

Sempre più pesante il fisco sui salari italiani

 Secondo quanto emerge dal rapporto Taxing Wages del 2012 dell’Ocse, i salari degli italiani sono sempre più sotto la pressione del fisco: il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il salario lordo e quello netto, è arrivata al 47,6% nel caso di un single senza figli e al 38,3% per i lavoratori che hanno a carico una famiglia con due figli.
► Secondo l’OCSE cresce il costo del lavoro

La media dei paesi Ocse per il cuneo fiscale è del 35,6% per un single senza figli e del 26,1% per una famiglia con un reddito e due bambini, L’Italia, quindi, si posiziona ben oltre la media, stessa condizione che si rileva anche per quanto riguarda il salario medio netto degli italiani, ma al contrario, in quanto è molto più basso della media dei paesi Ocse: siamo, infatti, al 22° posto.

Il valore medio di un salario in Italia, infatti, è di 25.303 dollari (dato aggiornato al 2012), posizionandosi così al 22esimo posto sui 34 paesi aderenti all’Ocse: anche la Spagna, paese che si trova in una condizione anche più difficile di quella in cui versa il nostro paese, ha un salario medio netto superiore (27.500 dollari).

► Secondo l’Ocse è stato raggiunto un nuovo record del tasso di disoccupazione

Superiori alla media Ocse anche i dati che riguardano la velocità di crescita del cuneo fiscale sui salari: 0,8 punti percentuali dal 2009 al 2012, contro 0,6, per i single, e di 1,4 punti percentuali, contro 1,1, per le famiglie monoreddito con due figli.

La comunicazione all’anagrafe dei conti correnti

 L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione è stata messa a punto dall’Agenzia delle Entrate che nel presentare lo strumento ha anche spiegato che i primi dati sulle relazioni finanziarie attive nel 2011, ci sarà a partire dall’ottobre di quest’anno.

Ma il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, firmato dal direttore dell’Erario il 25 marzo, dà anche molte altre informazioni interessanti riguardo le modalità per la “comunicazione integrativa” all’anagrafe in questione. La prima informazione è un riepilogo per gli operatori finanziari, che dal primo gennaio hanno l’obbligo di comunicare tutte le movimentazioni bancarie utili ai controlli fiscali.

Sfuggire al fisco è sempre più difficile

Ma cosa dovranno comunicare nel dettaglio gli operatori finanziari? Con cadenza annuale dovranno trasmettere all’Agenzia delle Entrate, sia i dati identificativi dei correntisti, sia due saldi, quello al primo gennaio dell’anno di riferimento e quello relativo al 31 dicembre. Sarà poi fondamentale avere un rendiconto di tutte le movimentazioni fatte sui conti, divise per tipologia.

Per quanto riguarda i tempi si specifica che la comunicazione integrativa da parte degli operatori finanziari, deve essere fornita sempre entro il 20 aprile dell’anno successivo rispetto a quello cui si riferiscono le informazioni. Siccome la raccolta dei dati è iniziata adesso, i dati del 2011 saranno comunicati entro l’ottobre del 2013, mentre quelli del 2012 saranno raccolti entro il 31 marzo 2014.

L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione

 I conti correnti sono al centro di numerose discussioni in questi giorni. Se ne sente parlare soprattutto in relazione a Cipro dove per salvare l’isola si è deciso di fare un prelievo forzoso sui conti deposito che superano la soglia dei 100 mila euro.

La negazione del codice IVA deve essere provata

Adesso, anche il nostro paese sembra interessato all’argomento visto che Attilio Befera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha detto che per combattere con maggiore efficacia contro l’evasione fiscale, si andrà a scavare anche tra i conti correnti disponibili nel nostro paese. In pratica sarà generata una sorta di anagrafe in cui saranno schedati i rapporti finanziari degli italiani.

I Comuni partecipano agli accertamenti fiscali

Lo strumento in questione, oltre che servire una causa “analitica” sarà un modo per tenere sotto controllo la ricchezza del paese, infatti si andranno a tenere a mente conti correnti, conti depositi, contratti derivati, ma anche fondi pensione, investimenti su metalli preziosi e materie prime, uso di carte di credito e possesso di cassette di sicurezza.

I dati che andranno a popolare questa anagrafe saranno raccolti a partire di ottobre 2013 e saranno relativi ai servizi finanziari attivi nel 2011. L’anno prossimo, invece, a marzo 2014, si raccoglieranno i dati relativi al 2012 e così via, cercando di rendere il flusso il prima possibile simultaneo.

Qualche consiglio per spese mediche e spese funebri

 Due domande poste all’Agenzia delle Entrate ci danno la possibilità di approfondire due argomenti interessanti in merito alla dichiarazione dei redditi: le spese funebri e le spese mediche. In relazione al primo argomento il quesito posto da un contribuente è relativo alle spese sostenute per una zia morta nell’agosto del 2012. Il contribuente in questione cerca di avere la certezza riguarda la deducibilità delle spese inserite nel 730.

 I modelli 730-4 per le dichiarazioni

La normativa, spiega l’Erario, prevede che si possano detrarre dall’IRPEF le spese funebri, per un importo che non supera i 1549,37 euro, fino al 19 per cento per una certa categoria di parenti tra cui non rientrano gli zii. È tutto scritto nel TUIR dove si prendono in esame i benefici fiscali collegati alle spese sostenute per i famigliari non fiscalmente a carico, oppure affidati o ancora affiliati. Si possono quindi detrarre solo le sostenute per il coniuge, i figli legittimi e quelli legittimati, naturali o adottivi, ma anche le spese dei discendenti prossimi, dei genitori, degli ascendenti prossimi e naturali, dei fratelli e delle sorelle germani o unilaterali, dei generi e delle nuore e dei suoceri.

Le agevolazioni fiscali per i disabili

Sulle spese mediche la domanda invece riguarda la detraibilità dei costi medici sostenuti e rimborsati da un’assicurazione privata. L’Erario a tal proposito risponde come segue:

“Possono fruire per intero della detrazione Irpef del 19%, sulla parte eccedente la franchigia di 129,11 euro, le spese sanitarie rimborsate per effetto di premi di assicurazioni private o contributi versati dal contribuente, per i quali non spetta la detrazione d’imposta o che non sono deducibili dal reddito complessivo (articolo 15, lettera c, del Tuir).”

Scegliere tra i diversi modelli di dichiarazione

 Le dichiarazioni dei redditi, ahinoi, sono alle porte eppure ci sono molti contribuenti che ancora non hanno scelto che modello usare per rendere conto al fisco di quello che hanno guadagnato nell’anno d’imposta 2012. Quelle che maggiormente possono incontrare delle difficoltà sono le persone fisiche, chiamate a scegliere, in base al tipo di redditi, sull’uso del modello 730, oppure del modello UNICO, oppure del modello UNICO Mini.

I modelli 730-4 per le dichiarazioni

Il modello 730/2013 è quello riferito all’anno d’imposta 2012 ed è rivolto in particolare ai lavoratori dipendenti e ai pensionati che vogliono dichiarare redditi da lavoro dipendente, redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente, i redditi da fabbricati o da terreni, i redditi di capitale, i redditi da lavoro autonomo senza partita IVA, i redditi diversi e i redditi soggetti a tassazione separata.

Qualche elemento importante sull’UNICO Mini 2013

Il modello UNICO 2013 PF, invece, è un  modello unificato che consente di dichiarare sia i redditi che l’IVA e per questo è consigliato a chi ha avuto nel 2012 redditi d’impresa o redditi da lavoro autonomo tramite partita IVA, ai contribuenti che non sono residenti in Italia, ai contribuenti che hanno percepito redditi da lavoro dipendente erogati da datori di lavoro non tenuti al versamento della ritenuta d’acconto, ai contribuenti che devono dichiarare anche IRAP, IVA e Modello 770, ai contribuenti che devono fare la dichiarazione per i contribuenti deceduti nel 2012 e ai contribuenti che hanno un lavoro a tempo indeterminato cessato al momento della dichiarazione.

Aumento del 5 per cento le tasse locali

 Le tasse locali, in appena un anno, sono aumentate del 5 per cento. A riportarlo non sono le sensazioni dei consumatori che hanno visto assottigliarsi il loro budget famigliare, quanto piuttosto delle recenti indagini dell’Istat.

Inizia la stagione del 5 per mille

L’Istituto nazionale di statistica ha messo sotto la lente d’ingrandimento le imposte tributarie delle regioni, dei comuni e delle provincie, quelle tasse che hanno praticamente impoverito i contribuenti ed ha notato che in dieci anni sono aumentate del 32,2 per cento.

Il fatto è che tutti gli enti locali, siano essi regioni, comuni o province, partono tutti dai contribuenti per far sì che i bilanci non vadano in rosso. E se l’aumento nel corso in decennio sembra esagerato, non è da meno quel che è successo nell’ultimo anno: le tasse richieste ai cittadini dalle amministrazioni, infatti, sono cresciute del 5 per cento, pari a 9,2 miliardi di euro. Non si assisteva ad un aumento delle imposte locali dal 2008, anno segnato tra l’altro da un’inversione di tendenza nella tassazione di questo tipo.

Il successo del fisco italiano in Vaticano

Se si entra maggiormente nel dettaglio si scopre che le imposte comunali, dal 2010 al 2011 sono cresciute del 5%, vale a dire di 4,8 miliardi di euro; le imposte regionali sono aumentate di 4 miliardi che corrispondono ad una crescita percentuale di 5,4 punti. Le province, infine, hanno aumentato le tasse dell’11,1 per cento, vale a dire quasi mezzo miliardo.