La situazione del reddito degli italiani

 Gli italiano hanno complessivamente 805 miliardi di euro di reddito da lavoro, con uno stipendio medio pro capite di 19.655 euro. Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto rilasciato ieri dal Ministero del Tesoro, che segue il rapporto della Confcommercio sulla povertà in Italia.
► Rapporto Confcommercio sulla povertà in Italia

La busta paga dell’italiano medio, quindi, ammonta a circa 19mila euro al mese, ma non tutti in Italia riescono a guadagnare questa cifra: il rapporto evidenzia la differenza di reddito tra il Nord e il Sud, con la Lombardia che si aggiudica il primato della regione con il reddito più alto (23.210 euro di stipendio medio pro capite) e la Calabria che si aggiudica la maglia nera con un reddito medio pari a 14.230 euro.

Tra questi due estremi, la metà degli italiani arriva a circa 15.723 euro, con un evidente divario tra i lavoratori autonomi che guadagnano 42.280 euro e i dipendenti che arrivano alla metà di questa cifra con 20.020 euro. Pensionati sotto la media con un reddito da pensione che arriva a 15.520 euro.

► Oltre la metà delle famiglie italiane è in crisi

La situazione del reddito degli italiani fa sì che circa 9,7 milioni di persone si trovino esentate dal pagamento dell’Irpef, l’imposta sulle persone fisiche che rappresenta una delle maggiori fonti di entrata per lo Stato, si tratta, prevalentemente, di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di contribuenti la cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento.

 

Inizia la stagione del 5 per mille

 L’equinozio del 21 marzo non segna soltanto l’avvio della primavera che, tra l’altro, non è sbocciata in tutte le regioni del nostro paese, ma segna anche l’inizio dell’ottava edizione della campagna d’iscrizioni al 5 per mille. Come molti contribuenti sanno, nel firmare la dichiarazione dei redditi, sia essa redatta in forma autografa o con l’ausilio di un Caf o di un commercialista, si deve sempre indicare la destinazione dell’8 per mille o del 5 per mille delle proprie tasse.

Il CUD avvia la stagione dichiarativa

Dal 22 marzo al 7 maggio, quindi, gli enti di volontariato e le associazioni dilettantistiche, possono chiedere all’Agenzia delle Entrate di essere ammesse alla ripartizione del 5 per mille. Vi sarà capitato infatti di leggere sui siti internet delle associazioni di volontariato, l’invito a devolvere questa percentuale minima alle attività dell’ente. Per farlo occorre indicare il codice fiscale dell’associazione.

5 per 1000 solo 15 candidati

Non tutte le associazioni però, possono ottenere il 5 per mille. Le richieste devono essere vagliate dall’Erario che nella circolare numero 6/E pubblicata sul sito dell’Agenzia delle Entrate, spiega quali sono le modalità, le scadenze e gli adempimenti da compiere.

Complessivamente, nel 2013, ci saranno circa 400 milioni di euro da ripartire tra le associazioni iscritte negli elenchi del 5 per mille. Questo fondo è stato definito nell’articolo numero 23 comma 2 del decreto legge del 2012 numero 95, meglio conosciuto come decreto sulla spending review.

Secondo l’OCSE cresce il costo del lavoro

 Il costo del lavoro continua a crescere, a dirlo è l’OCSE che da quanto è iniziata la crisi non fa altro che tenere sotto controllo il settore in cui dovrebbe rinascere l’economia. Il fatto che cresca questo parametro, però, fa pensare che la crescita sarà ancora più lenta.

La ricognizione dell’OCSE è tutta dedicata alla zona euro dove il costo del lavoro è aumentato andando sopra la media. L’Italia, in tal senso, si aggiudica la medaglia d’argento visto che il lavoro costa ancora di più in Germania rispetto al nostro paese. Nel paese della Merkel, infatti nell’ultimo trimestre del 2012 il costo del lavoro è cresciuto dell’1,3 per cento mentre in Italia è cresciuto soltanto dell’1 per cento.

Entro il 2016 la Cina sarà la prima economia mondiale

In generale, l’aumento del costo del lavoro ha dimostrato un rapporto inversamente proporzionale alle retribuzioni, quindi se da un lato sono aumentati i costi legati all’attività professionale, dall’altra sono aumentate meno del previsto le retribuzioni. Un fattore che poi è stato bilanciato da un complessivo rallentamento della produttività dell’Europa.

Le indicazioni fiscali dell’Ocse per l’Italia

Il Vecchio Continente, in questo movimento, non è solo, perché rallentamento della crescita dei salari e calo della produttività hanno fatto aumentare anche il costo del lavoro negli Stati Uniti dove si parla del +1 per cento e in Canada dove l’aumento è stato più contenuto ed è dello 0,4 per cento.

 

 

L’imprecisione autorizza il risarcimento del consulente

 L’amministrazione finanziaria, periodicamente, effettua un controllo sulle spese che i consulenti scaricano sull’IVA e che dichiarano essere congruenti con la loro attività di consulenza. Nel caso in cui la detrazione di una fattura sia negata dall’Erario, il consulente deve dimostrare il contrario.

 Aliquote, versamento e certificazione delle ritenute d’acconto

Il concetto è stato ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 6203 del 12 marzo scorso. In realtà il principio chiamato in causa è sempre lo stesso: la fattura per un’attività di consulenza può essere ritenuta falsa se il contribuente non riesce a produrre la documentazione necessaria provare il contrario.

 L’Erario spiega per chi si paga la ritenuta d’acconto

Se il contribuente, per esempio, porta come giustificazione di una detrazione della fattura soltanto la fattura della consulenza effettuata, ma non dimostra con un documento preciso che c’è un contratto scritto, vuol dire che la documentazione è imprecisa  e l’Erario può chiedere un rimborso all’azienda.

 L’Erario anche sui conti correnti

Tutta la vicenda chiarisce anche a chi spetta l’onere della prova. Nel caso del processo tributario, spetta all’attore del processo, quindi al contribuente contrassegnato come “evasore”. Se l’Amministrazione finanziaria contesta una fattura o meglio la detrazione indebita della stessa, è il contribuente a dover provare che ci sono dei documenti che giustificano il diritto alla detrazione.  Nel caso preso in esame per giustificare la detrazione, sarebbe stato necessario un contratto scritto.

Aliquote, versamento e certificazione delle ritenute d’acconto

 Le ritenute d’acconto sono versate dai sostituti d’imposta come anticipo del pagamento dell’IRPEF dovuto da alcune categorie di lavoratori per una serie di prestazioni d’opera. L’Agenzia delle Entrate è di recente tornata sull’argomento per fare chiarezza.

L’Erario spiega per chi si paga la ritenuta d’acconto ma entra anche nel merito di altre questioni che servono a concludere in modo esaustivo il discorso: parla di aliquote delle ritenute d’acconto, di base imponibile delle stesse, di versamenti e di consegna delle certificazioni.

Le aliquote delle ritenute d’acconto sono due: quelle al 20 e quelle al 30 per cento. Questa seconda aliquota si applica soltanto per i compensi dei non residenti, relativi all’uso di opere d’ingegno, invenzioni industriali, brevetti e similari. Per tutti gli altri casi si applica una ritenuta d’acconto del 20 per cento.

Quanto costa un dipendente a tempo determinato?

L’aliquota si applica ad una base imponibile formata da: compensi professionali, rimborsi  a piè di lista, spese documentate, mentre non fanno parte dell’imponibile i contributi previdenziali, l’addebito come rivalsa del contributo e i compensi ricevuti per le spese anticipate.

Quanto al tempo del versamento della ritenuta, si specifica che va versata entro il 16 del mese successivo a quello del pagamento del compenso, tramite il modello F24 con modalità telematiche. La certificazione delle ritenute d’acconto, invece, deve essere inviata o trasmessa telematicamente ai collaboratori, entro il 28 febbraio dell’anno successivo a quello d’imposta. Le ritenute del 2012 devono essere certificate entro il 28 febbraio del 2013 e così via.

L’Erario spiega per chi si paga la ritenuta d’acconto

 Tutti sappiamo che i datori di lavoro ci versato un salario che è al netto della ritenuta d’acconto da loro operata e versata al fisco come anticipo delle tasse. In genere si tratta del 20 per cento sull’imponibile che nel caso del primo scaglione IRPEF va a coprire quasi tutto il dovuto all’Amministrazione tributaria.

Cosa cambia con l’aumento dell’IVA nel nostro Paese

In particolare i datori di lavoro, si configurano come sostituti d’imposta riguardo i compensi dei lavoratori autonomi che subiscono una ritenuta d’acconto sul compenso dell’attività pari al 20 per cento. L’aliquota sale al 30 per cento nel caso dei lavoratori non residenti.

Quanto costa un dipendente a tempo determinato?

L’acconto è relativo all’IRPEF ed ogni anno, al collaboratore, deve essere consegnata la certificazione dei compenti compensi corrisposti in un anno e delle ritenute operate nello stesso periodo. L’Agenzia delle Entrate, di recente, ha specificato che le ritenute d’acconto devono essere pagate per chi offre prestazioni di lavoro autonomo e occasionale, per le prestazione rese a terzi, per l’assunzione di obblighi di fare, sugli utili che derivano dai contratti di associazione in partecipazione, sugli utili per promotori e soci fondatori delle Spa, sui redditi relativi alla cessione dei diritti d’autore, sui diritti per le opere d’ingegno. Non devono invece essere pagate ritenute di valore inferiore ai 25,82 euro.

Qualche elemento importante sull’UNICO Mini 2013

 Per la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche, oltre al modello UNICO 2013, è disponibile una variante: il Modello UNICO Mini 2013 che è valido soltanto per alcune categorie di contribuenti che presentano una contabilità semplificata.

► I modelli 730-4 per le dichiarazioni

Ma quali sono le novità contenute nel modello? Vediamone insieme qualcuna. Sicuramente si tratta di un modello di dichiarazione che può essere presentato soltanto dai contribuenti residenti nel nostro paese che non hanno subito una variazione del domicilio fiscale dal primo novembre dell’anno precedente a quello della dichiarazione. In più il Modello Unico Mini è pensato per chi non è titolare di partita IVA, per chi non ha l’obbligo di presentare dichiarazioni integrative o correttive, per chi ha un domicilio nella propria residenza anagrafica e per chi non è un tutore legale, per chi vuole dedurre le spese per i famigliari a carico e per chi ha percepito redditi da terreni e fabbricati.

► La comunicazione dati IVA del 2012

La platea è molto vasta, quindi, e tutti dovranno scegliere tra una modalità di presentazione della dichiarazione diretta, attraverso i servizi dell’Agenzia delle Entrate, oppure indiretta tramite gli intermediari abilitati, siano essi CAF, commercialisti convenzionati o sostituti d’imposta di qualche tipo.

Riguardo le scadenze, l’UNICO Mini deve essere presentato entro il 30 settembre per chi sceglie la trasmissione telematica, oppure dal 2 maggio al primo luglio se si sceglie la spedizione del formato cartaceo presso gli uffici postali.

Le agevolazioni fiscali per i disabili

 Per non perdere i benefici fiscali riconosciuti dalla normativa in vigore e consolidati nella legge di Stabilità, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la versione aggiornata della Guida alle agevolazioni fiscali per i disabili.

 Nessun cambiamento per le pensioni di invalidità

Il documento è disponibile in formato pdf e riassume tutti i benefici fiscali per i contribuenti disabili che hanno degli sconti sull’IRPEF e alcuni strumenti per abbattere il reddito imponibile. Secondo il sunto fornito da FiscoOggi, le novità più interessanti sono almeno tre: in primo luogo c’è l’aumento delle detrazioni IRPEF per chi ha figli carico, poi è stata ridotta al 4 per cento l’IVA agevolata per l’acquisto dei veicoli in leasing, infine sono state semplificate le certificazioni delle persone con disabilità.

► Nuovi sgravi Irpef

La legge 228/2012, nota anche come Legge di Stabilità, ha aumentato la detrazione di base per i figli a carico, quindi per ogni figlio portatore di handicap, dal primo gennaio 2013, si potrà ottenere uno sconto di 1620 euro se il bambino non ha ancora compiuto 3 anni, oppure uno sconto di 1350 euro se il figlio ha già spento le tre candeline.

Nella guida è rilevante anche la parte delle agevolazioni dedicata ai mezzi di locomozione, visto che è prevista l’applicazione dell’IVA ridotta al 4 per cento per l’acquisto di veicoli adatte ai portatori di handicap, c’è l’esenzione del bollo auto e la gratuità dell’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà.

Non si cresce se scende soltanto l’inflazione

 Fino a questo momento abbiamo fatto una panoramica della situazione finanziaria del paese, quasi idilliaca con Lottomatica che cresce e sta per cambiare nome, la Ducati in crescita nel 2012,  la notizia che cresce l’utile di Enel Green Power e Intesa Sanpaolo chiude il bilancio con buoni risultati.

Eppure se gli investitori hanno in parte lasciato il nostro paese, qualcosa che non va ci deve essere. Basta andare a spulciare le notizie che riguardano i salari degli italiani e l’inflazione. Si scopre infatti che se anche l’inflazione è in una fase calante, non corrisponde ad un aumento dei salari e quindi i miglioramenti delle condizioni dei cittadini che vivono l’economia reale, tutto sommato è ancora drammatica.

L’ultima relazione disponibile sull’argomento spiega che i salari nel 2012 sono cresciuti come lo avevano fatto nel 2000 ma questo non ha consentito di andare di pari passo con l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Ora i prezzi hanno rallentato la corsa, ma non abbastanza per produrre un miglioramento tangibile.

L’Istat, autore della ricerca, spiega che anche a febbraio 2013, i prezzi sono cresciuti dell’1,9 per cento su base annua. Si tratta di un incremento che è il minore dal dicembre 2010. Una frenata che però non fa il paio con l’aumento dei salari che crescono soltanto dello 0,1 per cento.

Per trovare l’evasore bastano gli appunti

 Un manoscritto, un documento scritto a mano, può essere usato come prova che le scritture contabili non finiscono ai registri e che la situazione patrimoniale dell’azienda ha qualcosa in più. Insomma, la contabilità in nero, annotata a mano, può essere una prova dell’evasione dell’imprenditore. A prescindere dalla sussistenza di altri elementi, gli appunti scritti a penna sono da considerarsi probatori.

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A stabilire questo principio dando un colpo deciso all’evasione, ci ha pensato la Corte di Cassazione con la sentenza 4126 del 20 febbraio. Tutto è nato chiaramente da un fatto: ad una società che operava nel campo del commercio delle opere d’arte, è stato inviato un avviso di accertamento. Sul posto, durante l’esame della Guardia di Finanza, sono stati rinvenuti degli appunti scritti a mano dal rappresentante legale della società.

La comunicazione dati IVA del 2012

Negli appunti si scriveva di diverse opere, dal valore di miliardi di lire, commerciate senza alcuna notazione contabile. Secondo l’amministrazione tributaria, questo manoscritto doveva esser considerato un indizio per l’accusa di evasione, da corroborare poi con una serie di indizi e con altri accertamenti sulla contabilità della società.

La Corte suprema, invece, ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate ed ha considerato che questi appunti fossero parte di una contabilità in nero e quindi validi a livello indiziario.