Alcuni appuntamenti fiscali di marzo

 Marzo è un mese molto importante per la contabilità e infatti, la seconda parte del mese, è ricca di appuntamenti per i contribuenti e per gli enti pubblici.

In calo a dicembre il numero delle nuove partite IVA

Iniziamo dal 18 marzo 2013. In questa data scade il versamento IVA sulla base della dichiarazione annuale. Tutti i soggetti IVA che non sono tenuti alla dichiarazione unificata, devono comunque versare il saldo IVA che si deduce dalla dichiarazione annuale 2013 per l’anno 2012. Questo appuntamento è anche per chi deve presentare la dichiarazione unificata Modello UNICO 2013 e vuole rateizzare l’IVA pagando il 18 marzo 2013 la prima parte e poi le rate il 16 di ogni mese con la maggiorazione dello 0,33 per cento.

Altre novità IVA per il 2013

Sempre il 18 marzo scade il termine per il pagamento della tassa sui libri e sui registri contabili. Le società di capitali sono tenute al pagamento di una cifra forfetaria di 309,87 euro oppure di 516,46 euro in base al capitale sociale dichiarato. Anche in questo caso, come nel precedente, il pagamento deve avvenire tramite il modello F24.

Restiamo in ambito IVA perché il 18 marzo scade la liquidazione e il versamento dell’IVA mensile con riferimento al mese di febbraio 2013 e nel caso in cui il calcolo fatto ecceda i 25,82 euro. Il codice tributo da usare in questo caso è il 6002.

Quanto è ricca l’Australia

 Ci sono nel mondo dei paesi perennemente in crisi o in difficoltà da troppi anni e ce ne sono altri che invece non attraversano la recessione da tempo. In quest’ultimo insieme, fatto di isole felici, rientra anche l’Australia che non parla di recessione da circa 21 ani anni. Anzi il PIL del paese ha superato quello rilevato in Spagna, ma il governo ha deciso ugualmente di tagliare la spesa pubblica.

Un ciclone contro il ferro

Quest’ultima decisione ha messo la pulce nell’orecchio degli investitori che adesso cercano di capire se sia prevenzione o se al contrario ci sia qualche problema economico non ancora venuto allo scoperto. L’Istituto nazionale di statistica del paese ha pubblica la settimana scorsa i dati sull’economia australiana nel 2012.

Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

Si è notato che nel clima di crisi internazionale, l’Australia ha continuato a crescere sia dal punto di vista della produzione, sia per quanto riguarda le importazioni. Insomma tutto funziona e nel 2012 l’Australia è addirittura cresciuta più che nei cinque anni tra il 2008 e il 2012. Molto di questo momento di gloria prolungato si deve anche al fatto che i tassi d’interesse applicati per i prestiti sono più barri rispetto agli altri paesi dell’occidente e questo ha pompato molto i consumi interni, aumentando la ricchezza delle famiglie.

La questione del reddito di cittadinanza

 La situazione politica e la politica monetaria possono determinare le sorti di un paese a livello economico. E’ quello che è successo per esempio all’Italia che è stata declassata dall’agenzia Fitch perché non si ritiene che il prossimo governo avrà la stabilità necessaria per portare avanti le riforme. L’agenzia di rating spiega anche che presto potrebbe essere operato un nuovo downgrade.

 L’Italia declassata dall’agenzia Fitch

Certo è che ci sono dei temi che sono affrontati con molta confusione e poco approfondimento, facendo sì che l’immagine del paese s’incrini ancora di più. Uno di questi argomenti è il cosiddetto reddito di cittadinanza che è stato messo nel programma elettorale da molti partiti, tra cui anche il tanto discusso Movimento 5 Stelle.

Obiettivo occupazione: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Il reddito di cittadinanza è diverso dal reddito minimo garantito. Il primo dei due, infatti, è una forma di sussidio da considerarsi universale e non condizionata. Il reddito di cittadinanza lo ricevono tutti, senza considerazione della loro ricchezza e senza considerare se hanno altri redditi. Il reddito minimo garantito, al contrario non è universale e ci sono delle regole da rispettare per l’accesso al sussidio. Per esempio il reddito minimo garantito è subordinato alla percezione di un altro reddito o all’iscrizione alle liste di collocamento.

Quello che è assente da entrambi i concetti è il requisito della cittadinanza che non esiste.

Si possono cumulare sanzioni penali e fiscali

 Una persona, normalmente, non può subire due procedimenti per uno stesso reato. Nel senso che il pronunciamento deve essere unico, la sentenza è unica, poi si può impugnare, portare in Appello, in Cassazione o alle altre autorità competenti, ma deve essere una sola.

Sfuggire al fisco è sempre più difficile

Il principio che sta alla base di questo assunto è il “ne bis in idem“, sancito dall’articolo 4 del protocollo 7 della CEDU, ma anche dall’articolo 50 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Di recente, però, in seguito ad un caso che ha interessato un contribuente svedese, è stato necessario approfondire l’argomento e si è arrivati alla conclusione che uno stesso contribuente può cumulare la sanzione penale e quella fiscale a patto che il riferimento sia allo stesso reato.

L’Agenzia delle Entrate in video

Il contribuente in questione doveva subire un processo penale con l’accusa di frode fiscale aggravata, poiché nelle dichiarazioni del 2004 e del 2005 aveva fornito informazioni inesatte. L’amministrazione tributaria, però, aveva la necessità di riscuotere le imposte sul reddito evase e quindi attribuire allo stesso contribuente delle sanzioni fiscali.

Il giudice che guidava il procedimento penale ha chiesto l’intervento della Corte Europea, per capire se si potesse applicare il principio del “ne bis in idem”. La Corte Europea ha spiegato che per questo particolare tipo di reati è possibile sommare sovrattasse e sanzioni penali, purché riferite allo stesso reato.

Susanna Camusso chiede di detassare gli stipendi prima dell’estate

 Sono 600 ogni anno gli euro che vengono sottratti agli stipendi degli italiani per far fronte alle richieste sempre più esose del fisco e al continuo crescere dell’inflazione. È quanto emerge dai dati del rapporto La dinamica salariale tra inflazione, federalismo e fiscal drag curato da Cer (Centro Europa ricerche), dalla Fondazione Di Vittorio e dall’Ires Cgil.

► 9 milioni di disoccupati nel 2012, per la CGIL si tratta di un anno nero

Alla presentazione era presente anche Susanna Camusso, segretario della CGIL, la quale, data questa situazione così complicata, propone di trovare delle soluzioni immediate per aiutare le fasce della popolazione che si trovano in difficoltà.

Susanna Camusso propone una soluzione temporanea, che può arginare il problema nell’immediato, prima che le condizioni siano favorevoli a mettere in atto un piano organico e strutturato: la detassazione di una mensilità per i lavoratori dipendenti prima dell’estate:

Prima dell’estate venga data una restituzione del tanto prelievo fiscale che c’è stato: non tassare o tassare meno una mensilità, prima dell’estate, per dare due soldi alle famiglie per andare in ferie.

Più facile a dirsi che a farsi. Come anche la seconda soluzione proposta dal segretario, ovvero quella di ripristinare la norma sul fiscal drag così com’era prima del 1985, in modo che le variazioni dell’inflazione non incidano sullo stipendio.

 

► Camusso giudica negativamente il primo anno di Governo Monti

Poi la Camusso si rivolge direttamente al prossimo governo chiedendo una seria riforma fiscale:

Serve più equità e redistribuzione. Oggi la tassazione avviene solo sui redditi certi e visibili, non sui grandi patrimoni. Le tasse non possono essere sempre il combinato tra Irpef e Iva, bisogna spostare la tassazione su ciò che è meno tassato. Va evitata la perdita di ulteriore potere d’acquisto.

600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

 Inflazione e fisco stanno mettendo in ginocchio gli italiani. La loro azione sugli stipendi degli italiani continua inesorabilmente portando a perdite di centinaia di euro ogni anno.

► L’inflazione pesa più dell’Imu

E’ quanto emerge dal rapporto La dinamica salariale tra inflazione, federalismo e fiscal drag curato da Cer (Centro Europa ricerche), dalla Fondazione Di Vittorio e dall’Ires Cgil. Il rapporto è stato presentato questa mattina alla presenza del segretario della Cgil Susanna Camusso.

Il periodo che è stato preso in considerazione nel rapporto è quello che va dal 2001 al 2013: i dati mostrano come in questo decennio abbondante ci siano stati diversi profili temporali, un primo, tra il 2001 e il 2007, durante il quale gli stipendi sono cresciuti anche di 5 punti ogni anno, seguito da una seconda fase, dal 2007 e il 2013 in cui la crescita è stata sempre negativa.

Prendendo in considerazione tutte le variabili del caso gli stipendi degli italiani hanno mostrato una flessione di oltre l’1% nell’arco di dodici anni.

Gli stipendi di italiani tra i più bassi d’Europa

A pesare sui salari il prelievo fiscale, tra mancate correzioni e inasprimenti delle addizionali regionali e comunali, che ha portato alla triplicazione delle imposte sui salari per un prelievo ingiustificato che alla fine di quest’anni supererà i 10 miliardi di euro.

L’aumento contributivo, in termini di soldi e non di percentuali, è stato di 500 euro all’anno per i single e di ben 600 per le persone sposate.

Finti maghi e ministri del culto alle prese col Fisco

 La Commissione tributaria regionale di Trieste è intervenuta sulla tassazione dei redditi non dichiarati dal ministro di un culto religioso che non è riconosciuto dall’ordinamento del paese.

► Gli interessi di mora sono più consistenti

La sentenza numero 66/08/2012 spiega che l’ufficio che, dopo diversi avvisi di accertamento, ha recuperato la tassazione sui redditi non dichiarati dal contribuente in questione, ha operato in modo legittimo. In realtà, il ministro del culto, che potrebbe anche un mago o un chiaroveggente, aveva contestato gli avvisi di accertamento emessi dalla Guardia di Finanza.

Le Fiamme Gialle, infatti, dopo una serie di indagini legate ai conti correnti bancari intestati al contribuente, avevano esaminato una serie di movimenti finanziari, legati a più anni d’imposta, che non corrispondevano al reddito dichiarato al fisco dal contribuente, che, tra l’altro, percepiva il trattamento pensionistico minimo.

► Anche se non c’è il difensore ci si può informare

La Guardia di Finanza ha quindi accusato il ministro del culto di omissione nella presentazione delle dichiarazioni fiscali. per la cronaca, “l’imputato”, era anche risultato proprietario di un terreno e di un fabbricato, usato come luogo di culto. In questo fabbricato, per esempio, erano distribuite bottiglie d’acqua considerata benedetta e ricavata da un pozzo che il contribuente aveva scavato in quella proprietà.

Molto importante, oltre all’analisi dei conti correnti, anche quella del sito internet del luogo di culto, in cui, tra i servizi, s’indicava anche quello di “chiaroveggenza”. La contestazione si è basata sull’indicazione delle somme incriminate come proventi di una libera donazione dei fedeli. La spiegazione non ha convinto la Finanza.

Sui redditi da lavoro imposizione unica UE

 La Corte Europea è intervenuta sulla tassazione dei redditi da lavoro spiegando che non si può discriminare il percettore di un reddito se anche il suo datore di lavoro risiede in un altro Stato membro della Comunità Europea. Il fatto alla base del pronunciamento è semplice: un cittadino tedesco residente in Germania ha chiesto all’equivalente teutonico dell’Agenzia delle Entrate, un’esenzione fiscale per il reddito percepito da un datore di lavoro estero.

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La normativa tedesca che poi si radica nella prassi, prevede che il reddito da lavoro dipendente, che derivi da un’attività svolta all’estero, sia esentato dal pagamento delle imposte sul reddito nazionale ma deve rientrare nei casi previsti dalla legge.

Detraibili anche i test d’ingresso

Il contribuente che ha chiesto l’esenzione, infatti, è un cittadino danese, residente in Germania che viene inviato spesso nella Repubblica del Benin per collaborare ad un progetto di aiuto allo sviluppo finanziato da un’agenzia danese. Il contribuente ha spiegato che per i redditi percepiti per le attività in Benin, avrebbe voluto pagare le tasse in Danimarca, ottenendo quindi l’esenzione in Germania, visto che la doppia imposizione non è prevista.

Secondo i giudici europei che hanno preso in mano la questione, un cittadino che abiti in Germania e voglia svolgere la propria attività alle dipendenze di un altro stato membro dell’UE, non deve per questo essere discriminato dal punto di vista fiscale. Sono state quindi accolte le richieste del contribuente.

Detraibili anche i test d’ingresso

 La stagione delle dichiarazioni è iniziata e per questo molti contribuenti, che compilano da soli il modello 730, si chiedono cosa possono detrarre dalle tasse. I genitori, in genere, portano in detrazione le spese sostenute per i famigliari a carico, siano esse spese relative all’istruzione o spese per la salute.

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Una recente lettera inviata all’Agenzia delle Entrate, ha chiarito quali sono le spese che possono essere considerate relative all’istruzione dei figli.

Un contribuente, infatti, ha domandato se sono da considerare detraibili anche le spese sostenute per un corso di preparazione ai test universitari, oppure le spese per partecipare al test d’ammissione, qualora fosse contemplato l’accesso programmato ai corsi di laurea.

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La risposta ha preso in esame la risoluzione numero 87/E del 2008 che aveva già chiarito la questione della detraibilità delle spese scolastiche. Secondo l’Erario sono da considerarsi detraibili i contributi versati per la partecipazione ad un test d’ammissione al corso di laurea scelto, perché sono una prova di preselezione necessaria, indispensabile per l’accesso all’università.

Al contrario non rientrano nelle spese detraibili quelle sostenute per i corsi di preparazione ai test, che non possono essere infatti considerate spese per la “frequenza” dei corsi di istruzione secondaria e universitaria. Ricordiamo che la detrazione d’imposta lorda per le spese scolastiche è pari al 19 per cento.