Forbes ha stilato la classifica degli uomini più ricchi del mondo

 Forbes ha pubblicato la sua classifica degli uomini più ricchi del mondo. Una serie di nomi -in totale sono 1426– che spaziano per tutti i cinque continenti e che generano una ricchezza pari a 5.400 miliardi di dollari.

La maggiore concentrazione di paperoni è negli Stati Uniti con un totale di 442 miliardari, al secondo posto l’Asia, paese che si distingue sempre di più per l’emergere dei nuovi ricchi, grazie ad una economia in forte espansione, con 386 super ricchi e al terzo posto troviamo Europa con 366.

La classifica di quest’anno vede degli interessanti rivolgimenti rispetto al passato. Primo fra tutti la caduta dal podio di Warren Buffet, che quest’anno è solo quarto, superato da Amancio Ortega. Carlos Slim è, invece, sempre fermo lì al primo posto per il quarto anno consecutivo, ma quest’anno sono entrati dei nuovi nomi a rincorrerlo: parliamo di Renzo Rosso, Bruce Nordstrom e Tory Burch.

La classifica dei 10 più ricchi del mondo secondo Forbes

1   – Carlos Slim 73 miliardi di dollari
2   – Bill Gates 67 miliardi di dollari
3   – Amancio Ortega 57 miliardi di dollari
4   – Warren Buffett 53,5 miliardi di dollari
5   – Larry Ellison 43 miliardi di dollari
6   – Charles Koch 34 miliardi di dollari
6   – David Koch 34 miliardi di dollari
8   – Li Ka-shing 31 miliardi di dollari
9   – Liliane Bettencourt 30 miliardi di dollari
10  – Bernard Arnault 29 miliardi di dollari

E gli italiani? Per arrivare a vedere un nome italiano nella classifica di Forbes si deve arrivare fino alla 23° posizione, dove si piazza Michele Ferrero con 20,4 miliardi di dollari.

Gli italiani più ricchi del mondo secondo Forbes

23 – Michele Ferrero 20,4 miliardi di dollari
49 – Leonardo Del Vecchio 15,3 miliardi di dollari
78 – Miuccia Prada 12,4 miliardi di dollari
131 – Giorgio Armani 8,5 miliardi di dollari
175 – Patrizio Bertelli 6,7 miliardi di dollari
189 – Stefano Pessina 6,4 miliardi di dollari
194 – Silvio Berlusconi 6,2 miliardi di dollari
195 – Paolo & Gianfelice Mario Rocca  6,1 miliardi di dollari

I modelli 730-4 per le dichiarazioni

 Sono pronti i software di compilazione e di controllo del modello di dichiarazione 730. Si tratta di due programmi, uno che deve essere utilizzato per la creazione del file con cui si comunica all’Agenzia delle Entrate l’indirizzo al quale ricevere i risultati delle dichiarazioni.

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L’altro software, invece, serve a controllare la dichiarazione se è stata creata con un programma diverso da quello indicato dall’Agenzia delle Entrate. Entrambi i software di compilazione e controllo della comunicazione dei dati del 730-4 sono a disposizione dei sostituti d’imposta. Il modello di dichiarazione, infatti, deve essere inviato quest’anno entro il 2 aprile, visto che il 31 marzo, la scadenza classica per la presentazione del 730, è un giorno festivo.

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Il software Comunicazione 730-4 2013 consente da un lato di compilare il modello di dichiarazione e dall’altro permette di creare il file che poi deve essere trasmesso telematicamente all’Erario. Se si usa questo programma non è necessario sottoporre i file alla verifica della procedura di controllo.

I sostituti d’imposta e chi compila in autonomia la dichiarazione, possono scaricare l’applicazione direttamente dall’Agenzia delle Entrate. E’ di facile reperimento e non comporta operazioni troppo complesse d’istallazione. Uno dei vantaggi di questo strumento sta nell’essere sempre aggiornato.

L’Erario ricorda anche che la comunicazione non deve essere inviata dai sostituti d’imposta che hanno già partecipato ai flussi telematici del 2011 e del 2012, a meno che non ci sia stata una variazione dei dati comunicati in precedenza all’Amministrazione.

Stipendi italiani al di sotto della media di Eurolandia

 I salari degli italiani sono, per quanto riguarda la retribuzione oraria lorda,  inferiori  a quelli percepiti in generale nella zona euro, ovvero nei 27 Paesi che compongono Eurolandia. In questa classifica, infatti, l’Italia si piazza solo al dodicesimo posto, abbondantemente superata dagli stipendi di Germania (+14,6%), Regno Unito (+13%) e Francia (+11%).

A rilevare questi dati è l’Istat, che ha recentemente pubblicato un rapporto sulla struttura delle retribuzioni europee, prendendo in considerazione, nello specifico, le retribuzioni orarie del mese di ottobre 2010, che sono quelle che subiscono meno variazioni stagionali e fluttuazioni a causa del numero dei giorni festivi. I dati si riferiscono, inoltre, ai soli contratti a tempo pieno.

Dalle rilevazioni Istat risulta dunque che la retribuzione oraria media italiana è pari a 14,5 euro, dunque inferiore a quella della zona euro che si attesta a 15,2 euro, ma leggermente superiore rispetto a quell’intera UE, che arriva a 14.

Nell’Europa allargata i salari più elevati sono quelli di Danimarca  (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro), mentre i più bassi sono quelli percepiti in Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia ( 3,78 euro) e Lituania (3,44 euro).

Per quanto riguarda invece la sola Eurolandia, un Paese come la Spagna si piazza, quanto a retribuzione, al di sotto dei livelli italiani, con una differenza del 25,9% verso il basso.

La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

 I cittadini svizzeri hanno dato il loro pieno appoggio, attraverso un referendum che ha ricevuto il 68% di voti positivi, ad una proposta di legge avanzata dal deputato indipendente Thomas Minder, con la quale viene restituita alle assemblee degli azionisti la facoltà di decidere le retribuzioni dei manager e dei dirigenti delle relative società.

A partire dal 2014, dunque, quando questa proposta di legge verrà ufficialmente inserita come normativa all’interno della Costituzione  elvetica, per i manager svizzeri non sarà più possibile fare affidamento su indennità di entrata, buoneuscite, indennizzi e altri tipi di bonus milionari che ad oggi costituiscono una parte importante delle retribuzioni da favola percepite dai  numeri uno aziendali.

Fino ad oggi, infatti, è stata appannaggio dei soli consigli di amministrazione la facoltà di decidere in merito a questioni inerenti gli stipendi iridati dei supermanager, che, da venti anni a questa parte, hanno di conseguenza scelto di allinearsi al modello americano delle retribuzioni a sei zero e più.

Questa prassi ha permesso a manager come Daniel Vasella, della Novartis, di guadagnare oltre 300 milioni di euro nel corso della sua carriera e a numeri uno come, Brady Dougan del  Credit Suisse, di percepire oltre 50 milioni di euro in un anno. 

Secondo alcuni addetti ai lavori la nuova legge svizzera potrebbe incidere negativamente sulle possibilità di afflusso nel territorio elvetico dei capitali internazionali, o potrebbe comunque generare la proliferazione di escamotage finanziari volti all’aggiramento dei divieti. Per i trasgressori, tuttavia, sono previsti fino a 3 anni di carcere.

Prolungati gli studi di settore

 L‘Agenzia delle Entrate lascia sempre aperto un canale di comunicazione telematica per consentire ai cittadini, o meglio ai contribuenti, di chiarire la loro posizione nei riguardi del fisco. In genere questo canale si coniuga con gli studi di settore e dura per un periodo di tempo limitato.

L’Agenzia delle Entrate in video

Il canale telematico che è stato aperto il 27 novembre 2012 sta per chiudersi ma i contribuenti che sono stati contatti dall’Agenzia delle Entrate per motivare il fatto che avevano dichiarato meno ricavi di quelli previsti dall’Erario, nel 2011 e nel 2010, hanno ancora un po’ di giorni a disposizione.

► Il CUD avvia la stagione dichiarativa

Gli studi di settore hanno interessato le imprese, i professionisti, ma anche i lavoratori autonomi che avevano dei ricavi disallineati rispetto a quanto emerso dagli studi di settore. Tutte le comunicazioni dovranno essere inviate entro il 28 febbraio 2013. Chi non avesse intenzione di approfittare dell’occasione ha comunque altri strumenti di dialogo con l’Agenzia delle Entrate che sono le Note aggiuntive di Gerico.

Gli studi di settore, stando a quanto spiega FiscoOggi, sono delle opportunità da cogliere al volo visto che oltre al fatto che poi, se le risposte dei contribuenti sono esaustive, s’interrompe la verifica dell’Erario, ma anche perché il lavoro degli accertatori è più efficace.

I contribuenti inseriti negli studi di settore, in generale, devono informare l’Amministrazione sui fatti che hanno portato alla non congruità dei dati.

Il CUD avvia la stagione dichiarativa

 La stagione delle dichiarazioni dei redditi inizia con l’invio del CUD da parte dei sostituti d’imposta ai loro collaboratori. Un invio che non deve andare oltre il 28 febbraio 2013. In pratica i datori di lavoro, entro la fine del mese, devono consegnare a dipendenti e collaboratori,  la documentazione relativa ai redditi corrisposti e alle ritenute fiscali fatte in acconto.

Il CUD 2013 è un modello che riguarda in particolar modo i dipendenti e i pensionati, ma la fine del mese in corso scade anche l’invio della certificazione degli utili e dei proventi equiparati, il CUPE. Questa operazione non è da poco visto che complessivamente, le due dichiarazioni, interessano più di 35 milioni di lavoratori del nostro paese.

 Entro febbraio deve essere pronto il CUD

Ci sono chiaramente delle novità che non potevano lasciare invariato questo modello di dichiarazione. In primo luogo il limite di reddito esente per i lavoratori transfrontalieri che è stato portato a 6700 euro; è stata aumentata poi la deduzione legata a chi lavora per la prima volta grazie al fatto che le forme di previdenza complementare ha permesso di accumulare un plafond utile.

 Online il modello CUD 2013 definitivo

In più ci sono da valutare le new entry. Nella dichiarazione CUD, infatti, fanno il loro ingresso i nuovi beneficiari dell’8 per mille che sono la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa, la Chiesa apostolica in Italia e l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.

Nessun aiuto fiscale ai ritardatari

 Il cittadino che non sappia rispettare i tempi dettati dal Fisco, non può beneficiare degli sconti previsti dall’Agenzia delle Entrate. A ribadirlo è un provvedimento dell’Erario del 24 gennaio 2003. In pratica, se un contribuente aveva diritto ad un incentivo e non ha rispettato i termini d’ammissione al beneficio, poi non può piangere sul latte versato.

Bisogna andare indietro di 10 anni per scoprire il riferimento normativo. Nel 2003 era stata infatti stabilita una correlazione tra la fruizione degli incentivi fiscali legati all’investimento nelle aree svantaggiate e i tempi della comunicazione dei contribuenti relativa ai contenuti del progetto.

 Gli immobili e l’eredità, che ne pensa il Fisco

Questa disposizione, tra l’altro, è stato considerato che non fosse in contrasto con lo Statuto dei contribuente. Una sentenza della Corte di Cassazione del 31 gennaio 2013, è andata a ripescare in questi archivi della normativa tributaria, per giudicare un fatto.

 Fisco e INPS uniti contro l’evasione

L’Agenzia delle Entrate aveva chiesto ad una Srl che operava nelle aree svantaggiate indicate dall’ex articolo 8 legge n. 388/2000, il recupero del credito d’imposta relativo agli investimenti compiuti. La domanda era stata quindi impugnata dall’Srl che ha contestato la decadenza del beneficio fiscale indicata dalle Entrate.

► Nelle liti fiscali non vale l’autocertificazione

La decadenza del beneficio era legata alla mancanza di comunicazione sul contenuto e sulla natura dell’investimento fatto. I porporati hanno stabilito che senza la presentazione nei termini del modello di comunicazione Cvs, possono venire meno i requisiti per l’accesso ai benefici.

Annuario del contribuente sottoposto a revisione

 L’Annuario del contribuente è una guida alla dichiarazione dei redditi utilissima per chi la compila autonomamente senza servirsi dei sostituti d’imposta ma è anche una guida fondamentale alla gestione dei buoni rapporti con il Fisco.

Quest’anno, anche per le novità legate al fisco sulla casa, sono stati rivisti diversi capitoli, quattro su cinque per essere precisi e sull’Annuario si scopre che il la parte II dedicata al Fisco sulla casa è nuova nella maggior parte dei dettagli.

 Per la Corte dei Conti ci sono troppe tasse

Tra le imposte che maggiormente sono state interessate dalle modifiche fiscali, rientra sicuramente l’IVIE che è cambiata a partire dalla firma della Legge di Stabilità 2013, ma non sono mancate novità in relazione all’IMU e all’IRPEF sugli immobili.

► Scaduta la dichiarazione IMU scattano le multe

L’imposta dovuta dalle persone fisiche sul possesso di immobili all’estero era stata prevista nel 2011 ma diventa operativa a partire da quest’anno. Il versamento, che in origine doveva essere fatto in un’unica soluzione, insieme alla dichiarazione dei redditi, è stato adesso rivisto con l’introduzione delle due tappe solite: acconto e saldo.

► Cosa dobbiamo sapere sull’IVIE

L’IMU, invece, è l’imposta municipale e la grande novità riguarda la “dichiarazione” che è obbligatoria soltanto in alcuni casi specifici.

Si arriva così all’IRPEF sugli immobili, al rendimento dei fabbricati concessi in locazione o d’interesse storico ed artistico, all’imposta sui terreni.

Sconto sui carburanti dall’estatto conto della carta

 I liberi professioni e i contribuenti che volessero recuperare l’IVA detraibile sull’acquisto dei carburanti per autotrazione, possono avvalersi della carta di credito e rendere più snella l’operazione di detrazione. Infatti pagando con carta di credito e bancomat, o anche con una carta prepagata e poi usando l’estratto conto di questo strumento di pagamento elettronico, si può calcolare l’IVA da portare in detrazione ed annotarla sul registra IVA acquisti.

 Nuova legge per la trasparenza del prezzo dei carburanti

Più in generale, come stabiliva anche l’articolo 1 comma 1 del Dpr 444/1997 gli acquisti di carburante per autotrazione negli impianti stradali, doveva essere documentato con le schede carburanti, le cui annotazioni, sostituiscono la fatturazione.

Quello che ha precisato l’Agenzia delle Entrate è dall’11 maggio del 2011, in deroga all’obbligo di uso delle schede, tutti i soggetti IVA che acquistano carburante esclusivamente tramite carte di credito, carte bancomat o carte prepagate, non sono tenuti ad usare le schede carburante.

Quando non servono le schede carburante

Il fatto che si usi la parola esclusivamente, fa prevedere che l’Erario consideri i due sistemi di documentazione, le schede carburante da un lato e le carte elettroniche dall’altro, come alternativi tra loro, quindi vuol dire che non si possono usare contemporaneamente.

Nella pratica quindi, chi paga il carburante sia con la carta che con i contanti, dovrà usare le schede carburante, mentre chi usa soltanto le carte, potrà usare il metodo delle carte elettroniche.

Per la Corte dei Conti ci sono troppe tasse

 Mentre Berlusconi si affretta a ripetere agli elettori che lavorerà per togliere l’IMU dalle imposte a carico delle famiglie, i suoi avversari trovano il sistema più scientifico per dimostrare l’impraticabilità di questa promessa. Intanto sulle tasse si concentra tutta l’attenzione e il dibattito politico.

 Si può abolire o rimborsare l’IMU?

A mettere il carico ci ha pensato la CGIA di Mestre che dopo un’analisi della situazione italiana ha ribadito che gli italiani, almeno fino a giugno, devono pensare di mettere da parte lo stipendio per pagare le tasse, visto che la pressione fiscale è al 45,1 per cento e, ultracentenari e bambini compresi, ogni italiano dovrà dare all’erario quasi 12 mila euro.

 Quanto spenderanno gli italiani in tasse

Una critica, un allarme che fa il paio con quello lanciato qualche settimana fa anche dalla Corte dei Conti che ha aperto l’anno di attività tra le critiche e le polemiche. L’inaugurazione dell’anno giudiziario, infatti, è stata celebrata senza la presenza di Giorgio Napolitano e si è parlato soprattutto di tasse.

Un aumento del prelievo fiscale è stato considerato dai giudici una causa della recessione del paese. Da lì l’invito a redistribuire il carico fiscale, ma soprattutto ad eliminare le zavorre alla ripartenza economica, quali sono le situazioni di corruzione sistemica.

La Corte dei Conti ha anche detto che gli interventi del governo dovranno essere finalizzati al contenimento della spesa.