I responsabili dell’ Agenzia delle Entrate attraverso la pubblicazione di una circolare hanno precisato, in maniera ancora più dettagliata, quali saranno i contribuenti maggiormente a rischio controlli in seguito all’ entrata in vigore del Redditometro.
Reddito
Nuovo Redditometro – I contribuenti nel mirino del Fisco
Con una circolare pubblicata negli ultimi giorni del mese di luglio, l’ Agenzia delle Entrate ha ufficialmente dato il via all’ entrata in vigore del Nuovo Redditometro, lo strumento che d’ ora in avanti analizzerà i redditi dichiarati dai contribuenti italiani a caccia di eventuali incongruenze tra le dichiarazioni inoltrate e le spese effettivamente sostenute.
I 10 paesi dove si lavora per più ore all’anno
È vero, in Italia il lavoro, soprattutto per i giovani, è un’utopia. Ce n’è poco e quel poco che c’è è precario e, nella maggior parte dei casi, sottopagato. A questo si aggiunge che, quando un paese ha fame di lavoro, si tende a sottostare anche a delle condizioni che, in tempi diversi, non sarebbero mai state accettate, come, ad esempio, una retribuzione non equilibrata con il monte ore lavorato, la mancanza di garanzie e di diritti e molto altro.
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Ma non è solo in Italia che esistono squilibri di tal genere. In Italia si lavora mediamente 1.776 ore all’anno, mentre in altre parti del mondo le ore lavorate sono molte di più, a fronte, inoltre, di stipendi medi più bassi.
L’Ocse, a questo proposito, ha stilato la lista dei dieci paesi al mondo nei quali si lavora per più ore ogni anno, lista nella quale l’Italia non compare.
I 10 paesi dove si lavora per più ore all’anno
10. Repubblica Slovacca: 1.749 ore di lavoro all’anno, con stipendio medio di circa 14.522 euro.
9. Giappone: 1.756 ore lavorative all’anno e stipendio medio di 25.765 euro.
8. Ungheria: 1.797 ore di lavoro all’anno, per uno stipendio medio di 14.803 euro.
7. Stati Uniti: 1.798 ore di lavoro all’anno, per uno stipendio medio di 41.469.
6. Polonia: 1.893 ore lavorative all’anno, per uno stipendio medio di 15.284 euro.
5. Russia: 2.002 ore lavorative annue, per uno stipendio medio di 11.642 euro.
4. Estonia: 2.021 ore di lavoro all’anno per uno stipendio medio di 13.193 euro.
3. Corea del Sud: 2.092 ore di lavoro all’anno per uno stipendio medio di quasi 30mila euro.
2. Cile: 2.102 ore di lavoro all’anno, per uno stipendio medio di 12.048 euro.
1. Messico: 2.317 ore di lavoro all’anno per uno stipendio medio di 7.528 euro.
Limite massimo di lavoro per mantenere lo status di disoccupazione
Prima dell’entrata in vigore della Legge Fornero (92/2012) i disoccupati potevano lavorare, entro determinati limiti, senza perdere il loro status e la relativa indennità. Con il decreto legge 76/2013, questa possibilità è stata ripristinata, con diverse modalità in caso di lavoro subordinato o di lavoro autonomo.
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Con questo decreto legge il limite temporale per il quale un disoccupato può svolgere un lavoro subordinato senza perdere il suo status è stato riportato ad 8 mesi (con la legge Fornero il limite era di 6 mesi).
Inoltre, rispetto alla Legge Fornero, è stato anche rispristinato il limite reddituale massimo per poter mantenere lo status di disoccupazione, che varia in base alla tipologia di rapporto di lavoro intrapreso: in base a questa differenziazione, il limite reddituale massimo per il lavoratore subordinato è di 8.000 euro all’anno, mentre se un disoccupato intraprende un’attività lavorativa autonoma, non dovrà percepire redditi in misura maggiore di 4.600 euro all’anno.
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Rimanendo al di sotto di questi limiti, infatti, i redditi non sono sottoposti ad imposizione fiscale.
In conclusione, per mantenere lo status di disoccupazione pur avendo un’attività lavorativa, non si devono superare gli otto mesi all’anno di lavoro oppure, il reddito generato dal lavoro, sia esso autonomo o subordinato, deve essere abbastanza basso da non superare le soglie di imposizione fiscale.
Guida per ottenere un mutuo anche in tempo di crisi
I dati che ciclicamente rilascia l’Istat sui mutui che vengono concessi in rapporto alle richieste dimostrano che le banche non hanno fiducia nei risparmiatori italiani e, stando anche ai dati rilasciati dai vari broker on line di mutui, la percentuale dei richieste di mutui accettate dalle banche si ferma al 5% del totale.
Ciò vuol dire che il 95% delle richieste di mutui non viene presa in considerazione dalle banche, lasciando i clienti senza alcuna possibilità di ottenere quel prestito necessario all’acquisto, nella maggior parte dei casi delle richieste, della prima casa.
In questo modo, non solo si impedisce agli italiani di acquistare casa, ma si mette anche un blocco effettivo alle possibilità di ripresa del mercato immobiliare e, di conseguenza, del settore edile, italiano.
C’è da dire, però, che non sempre la colpa del credit crunch è da far ricadere sulle banche, anche se lo è nella maggior parte dei casi, alcune volte, infatti, chi vorrebbe accendere un mutuo non tiene conto di alcuni particolari che potrebbero facilitare le banche a riporre fiducia nelle loro possibilità di restituzione di quanto chiedono in prestito alla banca.
Proponiamo qui una piccola guida per alzare le probabilità che la banca risponda positivamente alla vostra richiesta di mutuo.
Come scegliere la banca alla quale fare richiesta di mutuo
Ci sono tantissime banche che operano in Italia. Ma non tutte funzionano allo stesso modo e non tutte hanno gli stessi standard per le concessioni di mutui e prestiti: alcune hanno delle maglie più strette e richiedono molte più garanzie, altre, invece, proprio per andare incontro alla necessità delle famiglie hanno allentato i cordoni delle loro borse e sono più disponibili alla concessione di liquidità.
Quindi. Anche se si ha una banca di fiducia della quale si è clienti da lungo tempo, non ci si deve fermare a questa prima richiesta e al possibile rifiuto. Per aumentare le probabilità di vedere accolta la propria richiesta di mutuo è necessario fare quante più richieste di mutuo possibili, rivolgendosi a più istituti.
Grazie agli strumenti on line come MutuiOnline, Mutui.it, MutuiSupermarket, poi, si possono confrontare le offerte di mutuo fatte dalle diverse banche che operano sul territorio e scegliere quelle più convenienti o le offerte di mutuo più vicine alle proprie esigenze.
Sempre grazie a questi strumenti è anche possibile inviare la richiesta di mutuo a più istituti contemporaneamente.
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La rata e il reddito
Un fattore molto importante nella richiesta di un mutuo è il peso che la restituzione di quanto concesso dalla banca ha sul proprio reddito mensile.
Per aumentare le possibilità che la banca conceda il mutuo richiesto, è importante che l’ammontare della rata non sia superiore al 33% del reddito mensile dei debitori.
Nel conteggio di questa percentuale è anche importante tenere conto della presenza o meno di altre rate che si pagano mensilmente, come, ad esempio, prestiti per altri acquisti, carte revolving etc.
Per evitare che queste rate precedenti influiscano in maniera negativa sulle probabilità che la banca conceda il mutuo richiesto, si possono percorrere due strade: estinguere i debiti precedenti in un’unica soluzione (ma in questo caso è necessario fare attenzione che l’estinzione non comporti troppi oneri aggiuntivi) oppure procedere con la rinegoziazione del prestito per avere delle rate molto più basse – che influiscono meno nel conteggio della percentuale mensile – da pagare in un periodo di tempo più lungo.
Cancellazione dalle liste dei cattivi pagatori
Altro passo importante da fare prima di rivolgersi ad una banca per chiedere un mutuo, è quello di provvedere alla cancellazione del proprio nome dalla lista dei cattivi pagatori. Per farlo è necessario essersi messi in regola con tutti i pagamenti non effettuati fino a quel momento.
A seconda della gravità del debito accumulato, la posizione di cattivo pagatore presso le banche può essere sanata in un periodo che varia dai 12 ai 36 mesi.
Via libera al nuovo Isee
Dopo alcuni giorni di attesa, così come era stato annunciato, la Conferenza Unificata ha finalmente dato il proprio assenso al nuovo Isee, il nuovo Indicatore della condizione Economica Equivalente che almeno il 30% delle famiglie italiane utilizzerà per avere diritto ad agevolazioni e benefici di varia natura concessi dallo stato nel settore Welfare e non solo.
Aggiornamenti sullo stipendio italiano
La situazione economica italiana è ancora sotto osservazione perché nonostante tantissimi sforzi effettuati per migliorare l’andazzo dell’economia, resistono delle sacche di povertà imbarazzanti. Di recente, però, sono state aggiornate le statistiche riferite agli stipendi degli italiani ed ecco cosa si è scoperto.
►Come si usa lo stipendio degli italiani
Ad aggiornare i dati ci ha pensato il ministro dell’Economia che ha pubblicato una statistica riferita all’analisi delle dichiarazioni dei redditi effettuate dai nostri connazionali, comprensiva degli studi di settore. I dati presi in esame sono stati quelli dell’anno scorso e quindi il riferimento è ancora più lontano, al 2011.
►Gli stipendi più leggeri dei manager internazionali
Il ministero ha accorpato tutti i dati sulle dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani ed ha provato ad indicare gli stipendi medi dividendo i cittadini per tipologie di lavoro svolto. Quindi ci sono i lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi e via dicendo.
La statistica dimostra che ci sono moltissimi lavoratori dipendenti che hanno un reddito medio dichiarato superiore a quello di moltissimi lavoratori autonomi. Qualcuno teme che la statistica sia eccessivamente affidata alla responsabilità fiscale dei nostri connazionali.
Mediamente, un lavoratore dipendente guadagna nel nostro paese 20.200 euro all’anno. Muratori e imbianchini, dunque, sarebbero gli unici ad avere redditi superiori a quelli dei lavoratori dipendenti.
Conto alla rovescia per il Redditometro
Il processo di revisione e di semplificazione del cosiddetto Redditometro, lo strumento messo a punto dall’ Agenzia delle Entrate per porre fine al problema dell’ evasione fiscale, è giunto ormai alla sua fase definitiva e a breve, forse già nel corso di questa settimana o al massimo della prossima, lo strumento potrebbe entrare in funzione.
>Arriva la versione definitiva del redditometro