Anche in Inghilterra c’è aria di spending review e questa cosa fa discutere parecchio perché agli inglesi è chiesto di stringere la cinghia dal Ministro del Tesoro mentre alla Regina Elisabetta si concede un piccolo bonus sullo stipendio reale.
Regno Unito
Quante tasse si pagano in Inghilterra?
Nel corso del 2013, secondo i dati elaborati dall’OCSE, la pressione fiscale italiana ha superato la soglia del 43 per cento del PIL, raggiungendo un livello veramente elevato. Per questa ragione è del tutto normale domandarsi che cosa avvenga invece nelle altre nazioni europee, molte delle quali, è risaputo, possono vantare un sistema fiscale decisamente meno impositivo di quello italiano anche a parità di servizi erogati.
Quante tasse paga una società LTD in Inghilterra?
In un post pubblicato in precedenza abbiamo visto che le società e le imprese che abbiano la propria sede fiscale nel Regno Unito sono soggette ad un regime impositivo molto diverso da quello italiano, sia dal punto di vista del numero degli adempimenti richiesti, sia dal punto di vista dell’onere complessivo delle imposte.
Quante tasse pagano le società e le imprese in Inghilterra?
L’Inghilterra, cioè il Regno Unito, possiede da tempo un sistema fiscale molto più incentivante rispetto a quello italiano per lo sviluppo delle attività societarie e di impresa. In questa nazione, infatti, non sono solo in genere più basse le aliquote che si pagano sulle attività produttive rispetto all’Italia, ma anche il numero di adempimenti fiscali che vengono richiesti ai titolari di impresa nel corso dell’anno.
Previsioni di crescita aumentate per il Regno Unito
Le previsioni ufficiali di crescita economica del Regno Unito sono state aumentate per i prossimi due anni, ma tagliato per gli anni successivi. Le stime dell’Office for budget responsibility (Obr) ha mostrato che il Prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe aumentare del 2,7% nel 2014, contro una previsione del 2,4% a dicembre. La previsione di crescita per il 2015 è stata aumentata dal 2,2% al 2,3% e per il 2016 è rimasta invariata al 2,6%. Per il 2017 si passa dal 2,7% al 2,6% e per il 2018 dal 2,7% al 2,5%.
Il cancelliere George Osborne ha annunciato le previsioni nel discorso sul bilancio e ha affermato che l’economia continua a recuperare più velocemente del previsto. L’Obr ha avvertito di possibili rischi che potrebbero minacciare le sue previsioni di crescita. In particolare, si fa riferimento alla possibile escalation della situazione in Ucraina che rischia di portare a una crescita inferiore.
► Pil del Regno Unito e sterlina
Le previsioni di crescita a breve termine e di abbassamento a lungo termine suggerisce, secondo l’Obr, che la capacità dell’economia in termini di sviluppo viene utilizzata più velocemente di quanto previsto.
Osborne ha detto che nonostante i miglioramenti il Paese sta ancora facendo troppi prestiti e poco risparmio, pochi investimenti e non abbastanza esportazioni.
L’Obr ha affermato che i tagli fiscali sono stati solo in parte compensati dagli aumenti delle tasse, con il resto dei soldi che dovrà provenire dai 5,75 miliardi di sterline di tagli alla spesa incentrati sugli anni 2016-2019, cioè dopo le elezioni politiche.
I dati diffusi dall’Ufficio di statistica nazionale hanno mostrato che il tasso di disoccupazione del Regno Unito si attesta al 7,2% alla fine di gennaio.
Stanno per morire i pub
Il Financial Times è sempre attento alle nuove tendenze e sembra averne scoperta una che era rimasta nascosta agli analisti: la crescita dei debiti dei pub. Questi punti di ritrovo, che per anni hanno attirato giovani e meno giovani, hanno perso appeal e la crisi è cominciato proprio lì dove sono nati, in Irlanda e nel Regno Unito.
►La birra tedesca è un cartello
Se si dice pub, si pensa subito all’Irlanda, al Regno Unito e alla birra Guinness. Se però cerchiamo d’immaginare il pub dei nostri sogni, allora ci viene in mente un posto totalmente diverso da quello che troviamo in ogni angolo del paese. I luoghi dello svago e del ritrovo stanno cambiando e i pub non sembrano essersi allineati alle esigenze delle nuove generazioni.
►Ristorante cerca personale italiano in Irlanda
Secondo il Financial Times, come spiegato in modo esemplare nella rubrica Lex Column, i pub sono a rischio estinzione per via della loro incapacità di modernizzarsi. In Irlanda e nel Regno Unito, dove i pub rappresentano un luogo caratteristico, il fatturato dei locali in questione è calato del 33 per cento circa nell’arco di 5 anni. I debiti accumulati dai pub ammontano oggi a 2 miliardi di euro.
Sono rimaste in vita soltanto 7400 attività ma non si conosce la loro tenuta sul medio e lungo periodo. Un’occasione in più per scommetterci su.
Nel Regno Unito la ripresa è reale
Ogni volta che si è analizzata in questi mesi la situazione europea si è buttato l’occhio anche sul Regno Unito sottolineando che la situazione non era affatto rosea come la descriveva il management. L’incubo delle Olimpiadi che hanno messo nei guai diversi paesi, si pensi soltanto che tutto in Grecia è cominciato dalla manifestazione sportiva più importante del mondo, si è fatto sempre più importante. Per fortuna le sorprese non sono mancate, basta guardare alle speranze, prima di tutto economiche, riposta nel Royal Baby.
►PIL del Regno Unito e sterlina
Detto ciò da diversi mesi si sente parlare di un ritorno di fiamma per la City dove stanno riprendendo di gran carriera le assunzioni, a testimonianza di un mercato del lavoro ancora molto dinamico e in controtendenza con l’ascesa della disoccupazione nel resto del Vecchio Continente. Insomma, la ripresa, nel Regno Unito è reale e gli analisti sono “pronti a scommetterci”.
►L’oro da Londra alla Svizzera
L’ottimismo è tale che c’è stata anche una revisione dello 0,1% sul PIL del secondo semestre. Se si avverasse la previsione il ritmo di crescita del Regno Unito sarebbe paragonabile a quello della Germania. In generale, però, bisogna rimanere con i piedi per terra, considerando che la crescita del PIL dello 0,7% non è sufficiente a scongiurare la recessione del Paese.
Multe salate per le banche inglesi
In questi giorni si assiste ad un movimento molto strano dell’oro da Londra alla Svizzera. Gli investitori che finora si erano affidati all’oro di carta, hanno iniziato a comprare lingotti veri e a metterli nei forzieri svizzeri. La capitale inglese, quindi, sta soffrendo un’emorragia del metallo prezioso.
Ma la notizia più importante che riguarda il Regno Unito è senz’altro quella relativa al suo sistema creditizio. Le grandi banche inglesi, infatti, sono state scoperte nel mettere in campo una truffa bella e buona. Gli istituti di credito incriminati hanno venduto dei prodotti assicurativi con i quali ambivano a tutelare il furto d’identità sulle carte di credito. La polizza aggiuntiva, però, era legata ad un reato per il quale i clienti erano già coperti.
►PIL del Regno Unito e sterlina
Nella City si sono così accumulati circa quindici miliardi di sterline di rimborsi. La City però non è soltanto cresciuta dal punto di vista finanziario ma ha anche alimentato lo scontro tra le autorità finanziarie e quelle che nella City fanno il bello e il cattivo tempo. Così adesso, ci sono ben 13 banche tra le maggiori del Regno Unito che per via di queste “false” assicurazioni, dovranno pagare una multa da 1,3 miliardi di sterline che in euro sono ben 1,5 miliardi.
Parliamo anche di Barclays, Lloyds, Hsbc e Royal Bank of Scotland.
PIL del Regno Unito e sterlina
Siamo sicuri che la vera bomba ad orologeria dell’Europa non sia il Regno Unito? Nonostante finora si sia salvata benissimo, questa nazione rischia il tracollo. Una minaccia che qualche mese fa era stata indirizzata alla Francia. Gli analisi, sul Regno Unito, restano divisi.
Da un lato ci sono i promoter delle teste coronate, soddisfatti degli introiti che saranno legati al Royal Baby, dall’altra coloro che leggono l’espansione del paese come un timidissimo segnale di sorpresa che non fa certo stare tranquilli.
►Banche inglesi sotto la pressione della BoE
I dati, ad ogni modo, raccontano di una crescita del Regno Unito pari allo 0,6 per cento nel secondo trimestre del 2013. Il rapporto sul PIL è stato pubblicato proprio ieri ed è stata un’occasione per comprendere che tra gennaio e marzo 2013 l’economia britannica è cresciuta lievemente, dello 0,3 per cento, ma abbastanza da evitare la recessione.
►Il Regno Unito se la prende con Google
La notizia, unita ai dati complessivi riferiti al primo semestre dell’anno, hanno influenzato anche il trading della sterlina. La divisa inglese è stata attraversata da un trading ribassista che ha determinato un collasso del cambio GBP/USD che è arrivato fino a 1.5270. Il cambio tra l’euro e la sterlina, invece, è rimasto quasi invariato. Da notare che il dollaro ha iniziato a prendere quota poco prima della pubblicazione dei dati sul PIL del Regno Unito.