Un po’ di calma nel mercato valutario

 Trovata la soluzione al default USA, mentre si prende atto di come la politica è il vero pericolo per l’Italia, il mercato Forex resta calmo. Almeno questo si evince dalle scarse oscillazioni delle ultime ore, poiché ci si aspetta di conoscere l’esito delle decisioni della BCE e della Bank of Japan.

► ForEX: le previsioni shockanti di Saxo Bank

In tal senso potrebbero esserci delle oscillazioni pericolose nel cambio tra dollaro americano e yen giapponese. La moneta asiatica infatti, potrebbe essere presto al centro di un turbine di vendita e il cambio potrebbe assestarsi sul livello 87.74.

La banca centrale giapponese potrebbe decidere per l’allentamento monetario, visto che rientra anche nelle promesse elettorali fatte dal primo ministro giapponese Shinizo Abe. Gli analisti prevedono che ci sarà una linea di resistenza su livello 88.00 anche se molti trader stanno alzando il tiro fino alla soglia di 90.00 visto che la Bank of Japan, come altre banche centrali hanno già fatto, potrebbe decidere di fornire al mercato uno stimolo monetario “infinito”.

► Dollaro/Yen: una settimana complessa

Sul versante europeo gli occhi sono tutti puntati sulla BCE e sulla conferenza di Mario Draghi. Gli analisti si sono spaccati tra coloro che propendono per un nuovo taglio dei tassi d’interesse e coloro che invece si aspettano interventi più efficaci contro la recessione.

Il rendimento dei BTp sotto la soglia del 4,3%

 I buoni del tesoro decennali sono quelli su cui si calcola il tanto famoso spread che misura le differenza tra i BTp a 10 anni e i Bund dello stesso periodo. Nelle ultime settimane il rendimento dei BTp a 10 anni è sceso molto andando a finire sotto la soglia del 4,3 per cento. Tutto dipende dal fatto che le tensioni attorno alla condizione dei paesi periferici dell’Europa, si è di molto alleggerita.

► Spread ai minimi

Chi ci guadagna in tutta questa storia? Coloro che hanno provato a scommettere sulla buona sorte del nostro paese nel momento di crisi maggiore, che coincide con la fine di novembre del 2011. Questi investitori, oggi, fanno i conti con un guadagno a doppia cifra.

► Cala lo spread: che guadagno?

E’ chiaro che il discorso cambia per chi soltanto adesso può permettersi d’investire i risparmi in qualche titolo del debito visto che con i BTp i guadagni non sono più gli stessi quindi è meglio volgere lo sguardo verso terreni più redditizi quali possono esserlo i titoli azionari che distribuiscono dividendi medio alti.

In genere si tratta delle azioni legate ad aziende e realtà industriali molto solide dal punto di vista patrimoniale. Gli analisti, quindi, spingono molto verso le azioni che nel 2013 possono regalare soddisfazioni maggiori rispetto ai BTp.

► BTp di lungo periodo se le condizioni migliorano

Banche in crescita dopo Basilea III

 A novembre era stato chiesto il rinvio del Basilea 3, adesso, invece, con grande fatica, è giunta notizia dell’approvazione della revisione dello standard di liquidità per le banche. Gli istituti di credito quotati in borsa hanno visto di conseguenza schizzare alle stelle i valori delle azioni.

Nel settore finanziario, ormai da due settimane, si sono scatenati gli acquisti. In un primo momento, a lanciare il trend, ci ha pensato il calo dello spread, adesso tutto è merito di un provvedimento che con il differenziale tra BTp e Bund non c’entra proprio  niente: l’accordo Basilea III che introduce requisiti patrimoniali e di liquidità.

I titoli che maggiormente sono stati oggetto della furia delle vendite sono stati quelli di Monte dei Paschi di Siena e di Unicredit che hanno guadagnato tantissimo in pochi giorni di contrattazioni. Partiamo dall’istituto senese che in due giorni ha guadagnato il 20% e poi, ieri ha portato a casa un altro +6,89%.

Sul titolo del Monte dei Paschi gli scambi hanno raggiunto il 10 per cento del capitale della banca e le azioni si sono riportate a quota 28 centesimi.

Tra gli altri bancari è stato sicuramente interessante il movimento del titolo Unicredit che ha chiuso l’ultima giornata di contrattazioni con il +2 per cento che ha consentito alla banca di tornare sui livelli di 4 euro per azione.

Spread ai minimi

 Per spiegare la questione dello spread ai livelli minimi, occorre partire da un concetto molto importante che è quello del flight to quality. Gli operatori finanziari usano questa espressione per indicare un trend di vendite su alcuni asset considerati ad alto rischio con il conseguente acquisto di beni rifugio.

Per fare un esempio si parla di flight to quality quando si scatenano le vendite sui bond al alto rendimento e si acquistano parallelamente bund tedeschi o treasuries americani.

Il fenomeno che abbiamo descritto ha avuto proporzioni ed effetti che possiamo considerare anche devastanti in corrispondenza della crisi dei debiti sovrani, adesso, invece, sembra che si vada in controtendenza e stia tornando nel mercato la cosiddetta propensione al rischio.

Sicuramente hanno influito alcuni eventi su questa situazione: l’accordo sul fiscal cliff, ma anche la decisione d’invertire la tendenza della politica ultraespansiva della FED. A questo punto è successo che si sono attivate le vendite dei beni rifugio e ad avvantaggiarsene sono stati i titoli dei paesi periferici.

I BTp a due anni hanno sperimentato il calo dei rendimenti di 32 punti base, ma anche i rendimenti dei titoli decennali   si sono contratti passando dal 4,5 al 4,26 per cento, con il conseguente assestamento dello spread sui livelli minimi di 272 punti.

Nelle prossime due aste di giovedì e venerdì, dedicate ai titoli a 12 mesi e a medio-lungo termine, questo “mini-spread” subirà il primo test reale.

Cala lo spread: che guadagno?

 Lo spread tra BTp e Bund scende in modo vertiginoso e lo stesso Mario Monti che adesso si è candidato come premier a capo di una compagine moderata di centro, si complimenta con il suo vecchio Esecutivo del lavoro fatto. L’obiettivo che il gabinetto Monti si era dato è stato raggiunto e in effetti si parla di “soglia Monti” per lo spread.

Ma cosa vuol dire che lo spread è sceso? Il calo del differenziale tra i BTp italiani e i Bund tedeschi, equivale banalmente ad un risparmio per le casse dello stato. Per ottenere tale risultato sono state realizzate ben tre manovre per un valore complessivo di 82 miliardi di euro in un anno.

La pressione fiscale, subita dai cittadini, in appena un anno è salita dal 42,5 al 44,7 per cento. Il differenziale da cui partiva Monti era però di 575 punti, oggi siamo arrivati a 283 punti e questo vuol dire che l’Italia si metterà in tasca circa 50 miliardi in più nell’arco di tre anni. Non male.

Per capire meglio la questione è necessario parlare degli interessi pagati dall’Italia per il collocamento dei Bot semestrali. Alla fine del 2011 gli interessi pagati dal nostro paese erano equivalente al 3,25%, nell’ultima asta non sono andati oltre lo 0,94%.

La crisi non tocca i grandi patrimoni: i ricchi sono sempre più ricchi

 La classifica degli uomini più ricchi del mondo, il “Bloomberg Billionaires Index”, vede ancora Carlos Slim, imprenditore messicano che è diventato il più importante impresario di telecomunicazioni nell’America Latina, al primo posto, con un patrimonio di 75,2 miliardi di dollari, dei quali 13,4 sono stati guadagnati nel 2012.

Dopo di lui il sempre presente Bill Gates con 62,7 miliardi (7 guadagnati nell’ultimo anno) e, al terzo posto, Amancio Ortega (conosciuto nel modo per essere uno dei proprietari di Zara) che, con il suo patrimonio di 57.5 miliardi (22  i miliardi guadagnati nell’ultimo anno) ha scalzato Warren Buffet, economista americano a capo della Berkshire Hathaway (50 miliardi di dollari nel 2012).

Ma ciò che stupisce di più non è solo il fatto che i ricchi continuino ad essere ricchi, ma che i loro patrimoni, a dispetto delle condizioni economiche avverse, aumentano costantemente: il patrimonio complessivo dei super ricchi è cresciuto di 241 miliardi di dollari.

Ecco la lista dei dieci uomini più ricchi del mondo:

1. Carlos Slim Helú: 75.2 miliardi di dollari
2. Bill Gates: 62.7 miliardi
3. Amancio Ortega: 57.5 miliardi
4. Warren Buffett: 47.9 miliardi
5. Ingvar Kamprad: 42.9 miliardi
6. Charles Koch: 40.9 miliardi
7. David Koch: 40.9 miliardi
8. Larry Ellison. 39.3 miliardi
9. Bernard Arnault: 28.8 miliardi
10. Alwaleed bin Talal Al Saud: 28.7 miliardi

Imposte al debutto, consumatori preoccupati

 Il 2013 sarà l’anno delle nuove imposte, sembra che il nuovo anno sia destinato ad entrare nella storia proprio con queste premesse. Nonostante le nuove tasse siano poi legate strettamente al governo Monti, molti cittadini hanno accolto con soddisfazione la decisione dell’ex premier di candidarsi con una coalizione moderata di centro.

Le tasse al debutto sono ben tre anche se avranno un’incidenza importante anche gli sconti per i figli e la possibilità che il governo si sta costruendo di ridurre le imposte per le famiglie e per le imprese, recuperando i soldi della lotta all’evasione fiscale.

Nel 2012 a preoccupare il portafoglio degli italiani ci ha pensato l’IMU, adesso tutto è nelle mani della TARES, dell’IVIE e della Tobin Tax. Le ultime due, in realtà, non riguardano proprio tutti i cittadini visto che si riferiscono a chi detiene immobili all’estero e a chi opera sui mercati finanziari regolamentati e non.

L’IVIE è entrata in vigore il primo gennaio, mentre per la Tobin Tax ci sarà un ingresso soft a marzo con un incremento della tassazione poi a luglio.

Molto più preoccupante per gli italiani sembra la nuova tassa sui rifiuti che assorbe dal 2013 la Tassa di igiene ambientale, sommandola alla Tarsu. In tutto, la pressione fiscale, è destinata ad aumentare dal 44,7 al 45,3 per cento.

Lo scalping nel mercato ForEX

 Per investire nel mercato valutario ci sono tantissime opportunità e tante tecniche. Conoscerne qualcuna aiuta a far fruttare i risparmi con il minimo investimento. La tecnica che presentiamo oggi si chiama scalping.

Le strategie di “forex scalping” consistono nell’investire tutti i risparmi puntando su “opportunità” dell’ultimo minuto, opzioni con scadenze brevissime che consentono di ridurre al minimo le perdite nel momento in cui s’individua il trend direzionale.

Il senso del forex scalping è tutto nell’apertura e nella chiusura delle posizioni nel breve o brevissimo periodo, spesso si tratta di pochissimi secondi entro i quali ci deve essere comunque un aumento di almeno 10 pips. Per poter individuare il trend è necessario affidarsi ai grafici ad un minuto ma quali sono le operazioni da compiere? Proviamo ad elencarle tenendo conto di un trend rialzista.

Prima di tutto è necessario che sia stata evidenziata una tendenza al rialzo in qualche modo significativa. A quel punto è bene trovare una coppia di valute che si muove seguendo la linea di tendenza evidenziata e che in genere non chiude mai al di sotto del punto di partenza.

Il terzo passo da fare è controllare che si sia in una posizione di cosiddetto ipervenduto e quindi bisogna sbirciare l’indice stocastico. A quel punto, definito il cosiddetto stop loss di 1 pips sotto la linea di tendenza si può iniziare lo scalping avendo ben chiaro in mente che l’obiettivo finale è l’incremento del prezzo di 20 pips.

Yuan cinese e dollaro australiano “movimentati” anche oggi

 Non c’è da stupirsi se nonostante i preparativi per i vari cenoni di fine anno, gli investitori non si prendono nemmeno un minuto di pausa ed aspettano con eccitazione gli ultimi dati dell’anno 2012 e i primi del 2013. La giornata di oggi e quella di domani, infatti, presentano diversi market mover, destinati ad influire sulle valutazioni del dollaro australiano e dello yuan cinese.

Attenti al fuso orario! Questo è l’unico monito rivolto a chi intende sfruttare le scommesse sul filo del rasoio.

Il primo documento da valutare, che inciderà sulle quotazioni del dollaro australiano, è quello della Reserve Bank of Australia che il 31 dicembre spiegherà al mondo la capacità di spesa dei suoi cittadini, attraverso la lettura dei dati sul credito erogato ai privati in Australia.

Sembra che ci sarà un leggero aumento dell’indice dallo 0,1 del mese scorso allo 0,3% dell’ultimo mese dell’anno. Contestualmente a questi dati, in Cina sarà diffuso l’indice PMI manifatturiero HSBC che non dovrebbe scostarsi dai livelli del mese precedente confermandosi a quota 50,9. Se il dato dovesse superare le attese si profila un leggero apprezzamento della valuta cinese.

Il primo gennaio, invece, in calendario c’è la pubblicazione dell’indice PMI manifatturiero cinese, generale. In questo caso si prevede un miglioramento con il passaggio dal livello 50.6 al livello 51.

Perché conviene investire nelle obbligazioni dei mercati emergenti?

 Secondo i dati riportati dall’indice JP Morgan Global Composite, i mercati obbligazionari dei paesi emergenti hanno evidenziato un aumento del 13% in valuta locale e oltre il 16% in dollari Usa, permettendo a tutti coloro che hanno fatti questo tipo di investimento di ottenere degli ottimi rendimenti. Anche per il prossimo anno gli analisti prospettano delle ottime opportunità di guadagno.

Le principali ragioni per investire nei mercati obbligazionari dei paesi emergenti nel 2013

1. Il mercato obbligazionario ha avuto una completa rivoluzione e i bond dei paesi europei, e di tutti i paesi che hanno una tripla A, non sono più convenienti, in quanto i rendimenti sono generalmente inferiori all’uno per cento nel segmento 5 anni. I bond dei mercati emergenti, pur esponendo l’investitore ad un rischio più alto, hanno dei rendimenti sono molto più interessanti.

2. I rendimenti delle obbligazioni degli emerging market non solo saranno molto elevati in futuro, grazie agli alti tassi di crescita di queste economie, ma, secondo la maggior parte degli esperti, sono anche piuttosto sicuri. Infatti, saranno le banche centrali di questo paesi a mantenere stabili i tassi di riferimento per non scoraggiare gli investimenti dall’estero.

3. Secondo le previsioni economiche per il prossimo anno, i primi mesi del 2013 faranno registrare una buona performance dei mercati europei, che però peggiorerà dalla metà dell’anno in poi. I mercati emergenti si profilano, grazie alla loro bassa volatilità, quelli che offrono un miglior profilo rischio/rendimento.