Perché i fondi di investimento comune sono sicuri: il controllo

 La sicurezza dei fondi comuni di investimento deriva da diversi fattori, uno di questi è la vigilanza su questi fondi che è stata prevista dal legislatore, molto più ampia e attenta di quella che è stata prevista per altre tipologie di investimento.

Tra le varie istituzioni che sono state messe a controllo dei fondi comuni di investimento sono la Consob e la Banca d’Italia. La prima si occupa di vigilare sul rispetto delle regole da parte delle società di gestione del risparmio, in particolar modo per quanto riguarda le informazioni sui vari prodotti che sono date ai clienti.

La seconda, invece, si occupa dell’approvazione dei regolamenti interni alle diverse società e vigila sulla stabilità del patrimonio e sulle metodologie di contenimento del rischio applicate.

Oltre a questo controllo istituzionale le società di gestione del risparmio sono anche periodicamente sottoposte al controllo della documentazione contabile da parte di società di revisione e anche da parte della banca depositaria che vigila sull’emissione e sul rimborso delle quote del fondo.

Altra sicurezza per gli investitori sta nel fatto che anche gli intermediari sono controllati. In questo caso si tratta di un controllo ante in quanto, per poter proporre e vendere legalmente i prodotti del risparmio gestito è necessaria l’iscrizione in appositi albi della Consob.

Tutti i motivi della sicurezza dei fondi di investimento comuni:

Autonomia

Diversificazione

Trasparenza

 

Perché i fondi di investimento comune sono sicuri: l’autonomia

 I fondi comuni di investimento sono una modalità di gestione del risparmio che ha un ottimo grado di sicurezza. Questo accade per una serie di motivi, legati alla dinamiche del mercato e alle caratteristiche dei fondi stessi, tra le quali una molto importante è quella della separazione del patrimonio investito da quello della società che lo gestisce.

Grazie a questa separazione del patrimonio imposta per legge a tutela degli investitori, non si corre il rischio, come può succedere, ad esempio, per le obbligazioni di veder perduto il capitale investito se l’emittente dei titoli ha dei problemi finanziari che non le permettono di far fronte al debito contratto.

Questo, nei fondi comuni di investimento, non è possibile proprio grazie alla loro autonomia. Le società che gestiscono l’investimento, infatti, hanno una specie di cassa comune, separata da quella in cui è ‘contenuto’ il capitale della società stessa, in cui vanno a confluire i soldi dei singoli investitori.

In questo modo, se la società di gestione del risparmio dovesse fallire la cassa comune sarebbe comunque tutelata e, nella peggiore delle ipotesi, agli investitori saranno distribuiti i ricavi della banca depositaria sul capitale in proporzione al numero di quote detenuto da ogni singolo partecipante.

Tutti i motivi della sicurezza dei fondi di investimento comuni:

Controllo

Diversificazione

Trasparenza

Valutazione degli strumenti finanziari: le opzioni

 La sottoscrizione di un’opzione dà diritto a chi la detiene il diritto di vendere o acquistare in futuro un’attività finanziaria al prezzo stabilito al momento della sottoscrizione.

Le opzioni sono state tra gli ultimi strumenti finanziari ad avere una trattazione matematica del loro valore e del calcolo di questo. Fino alla creazione del modello di Black-Sholes all’inizio degli anni Settanta, infatti, le opzioni erano legate esclusivamente all’intuizione: chi riusciva ad avere la previsione giusta sul prezzo che gli altri operatori avrebbero attribuito ad una delle attività, avrebbe guadagnato.

Con la creazione di questo modello e con la sua successiva generalizzazione, per le opzioni si è avuto un metodo condiviso per la determinazione del loro prezzo, che si è rivelato un grande contributo per la crescita di questo mercato e delle sue trattazioni teoriche. In proposito alla trattazione teorica del prezzo, gli analisti hanno prodotto un modello algebrico più semplice di quello Black-Sholes

Si tratta del modello binomiale, che si basa sul principio che per ogni opzione sia possibile costruire un portafogli equivalente. In questo portafogli all’azione sottostante presente se ne aggiunge un’altra priva di rischio, con identici flussi di cassa. Dal momento che i prezzi, in questo modello, seguono una distribuzione binomiale (tra due estremi) è possibile calcolarne il prezzo ad un determinato momento di tempo.

 

 

 

 

 

Valutazione degli strumenti finanziari: i futures

 Un future è uno strumento finanziario che ha come scopo principale quello di ridurre il rischio legato alle variazioni delle attività sottostanti, in base alle attività speculative che sono fatte su queste attività in base alle previsioni dell’andamento dei mercati.

Il prezzo dei futures si determina tramite il principio dell’arbitraggio: il prezzo da pagare alla scadenza del future (in termini economico-finanziari definito come prezzo forward) è il valore atteso alla scadenza a cui è stato sottratto un determinato tasso free-risk. Grazie all’attività di arbitraggio le deviazioni dai prezzi teorici dei futures permetto di fare degli investimenti ad un rischio molto basso.

La valutazione di un future che no prevede dividendi si fa moltiplicando il suo valore attuale per il tasso risk-frre, elevato alla differenza del valore atteso alla scadenza meno il valore attuale. Si tratta di una formula base che può essere modificata per inserire nel calcolo i dividendi e altri costi o rendimenti che intervengano nel periodo in considerazione.

Accordo sulla supervisione bancaria: trovato!

 Chi investe in opzioni binarie, in questo periodo, avrà notato sicuramente una certa tranquillità legata al fatto che è stato raggiunto un importante accordo sulla supervisione del sistema bancario, più volte additato come origine di tutti i mali o semplicemente come causa della crisi.

Al di là delle considerazioni di merito, che lasciamo fare ai nostri lettori, sicuramente l’accordo sulla supervisione bancaria rappresenta una tappa molto importante per l’Europa: prima di tutto perché arriva dopo tanti mesi di negoziati tra gli stati membri e poi perché contribuirà a stabilizzare un sistema sempre “in bilico”.

Il ministro delle finanze tedesco ha spiegato a tutti i paesi membri che la ratifica dell’autorità di vigilanza dovrà essere fatta entro il 28 febbraio 2013 per far sì che sia in vigore già a marzo. La supervisione finale del sistema bancario spetta alla Banca Centrale Europea e finiranno nel mirino dei controlli soprattutto gli istituti di credito che hanno nei loro forzieri più di 30 miliardi di titoli e investimenti.

Il che vuol dire che almeno tre banche per ogni stato membro saranno radiografate dagli analisti della BCE, tutte le altre continueranno ad essere supervisionate dalle autorità locali. Alla Banca Centrale Europea spetta il difficile compito di chiudere le banche che non rispettano i vincoli europei.

Valutazione degli strumenti finanziari: i titoli obbligazionari

 Il prezzo di acquisto e di vendita dei titoli obbligazionari è molto variabile, nonostante i bond vengano sempre segnalati come degli investimenti molto sicuri. Infatti, nella determinazione del prezzo delle obbligazioni (sia di quello di acquisto che di quello di vendita, ossia il rendimento) concorrono diverse variabili che rispondono alle leggi del mercato.

Nello specifico, il prezzo di un titolo obbligazionario è dato da:

– il tasso d’interesse di mercato (nel quale va calcolato anche il tasso d’inflazione);
– la durata del titolo;
– il rating dell’emittente.

Nel calcolo del rendimento di un titolo va, inoltre, considerato che a determinarlo ci sono anche il rendimento della cedola, il rendimento effettivo (rapporto fra ammontare della cedola periodica e prezzo dell’obbligazione) e il rendimento a scadenza (tasso di rendimento medio di un’obbligazione acquistata oggi e detenuta fino a scadenza).

In linea di massima, quindi, a parità di tutte le condizioni, una obbligazione con una durata residua molto lunga ha un rendimento futuro potenziale minore di una prossima alla scadenza, in quanto più sensibile a lungo termine alle variazioni di mercato. Gioca, inoltre, un ruolo fondamentale il tasso di inflazione atteso per la scadenza del titolo, che spesso non viene calcolato nel rendimento atteso per il quale gli investitori tendono ad utilizzare il tasso di inflazione reale.

Valutazione degli strumenti finanziari: i titoli azionari

 Partendo dal presupposto che il rendimento futuro delle azioni, come quello di tutte le attività finanziarie, si determina come valore attuale netto del flusso di pagamenti futuri che garantisce, questi titoli mettono in campo il problema del rischio in modo più evidente rispetto ad altre tipologie di prodotto finanziario.

Infatti, a differenza, ad esempio, dei bond, chi emette un’azione non si assume alcuna responsabilità nei confronti di chi la acquista, se non quello di renderlo parte dei profitti aziendali. Per questo motivo, nel calcolo del rendimento di un titolo azionario è necessario prendere in considerazione diversi parametri.

Innanzitutto è necessario tenere conto del prezzo di acquisto di un’azione che viene calcolato in base a:

performance attuali dell’impresa;
aspettative sulle performance future;
– le prospettive di crescita del settore;
– le prospettive di crescita dell’economia nazionale.

Una volta stabilita la convenienza del prezzo del titolo, si può valutare quella del suo rendimento futuro che, oltre a dipendere dalle stesse variabili di determinazione del prezzo, dipende dal confronto con gli altri titoli azionari presenti nel mercato e dalle performance passate del titolo stesso.

In economia per la definizione del rendimento di un titolo azionario si ricorre a due tipologie di analisi:

– analisi fondamentale che determina il valore del titolo in base alle caratteristiche e alle attività dell’ente che lo emette;

– analisi tecnica che determina il rendimento futuro del titolo in base al sui andamento storico.

Collocati 3,5 miliardi di Btp a 3 anni

 Nonostante l’Italia faccia paura da un punto di vista economico e finanziario, il Ministero del Tesoro del nostro paese porta a casa sempre un successo durante le aste dei Btp. Nell’ultimo appuntamento con gli investitori ha piazzato ben 3 miliardi e mezzo di euro di nuovi Btp a 3 anni con tassi che sono da considerarsi i minimi dall’ottobre del 2010. 

Il rendimento dei nostri titoli è calato e questo indica che l’Italia, almeno quanto a reputazione nei confronti degli investitori, si sta riprendendo. Se il rendimento è basso vuol dire che il paese è affidabile.

Ma se questo indice è in calo bisogno anche ricordare che la domanda sebbene elevata non è stata eccezionale rispetto ai nuovi prodotti del Tesoro. Quelli con scadenza al 1 dicembre 2015, per esempio sono stati collocati con rendimento al 2,50% in calo di 14 centesimi rispetto al mese precedente.

Il rapporto tra domanda e offerta è stato di 1,36, il più basso dallo scorso febbraio. A fronte di un’offerta pari a 3,494 miliardi di euro c’è stata una domanda pari a 4,748 miliardi di euro.

I Btp a 15 anni è stato emesso per 729,1 milioni con un rendimento del 4,75%. In questo caso la domanda è stata pari a 1,441 miliardi.

Come l’Italia anche la Spagna è riuscita a collocare molti titoli con scadenza nel 2015 e per Madrid i rendimenti sono in una fase calante.

Belgio: tassi sotto zero

 Novità nel settore dei titoli di Stato e dei bond: anche il Belgio ha messo in vendita titoli di stato con rendimento negativo, così come prima avevano fatto anche Germania e Francia. Eppure il rapporto debito/PIL del Belgio è molto elevato, benché il paese possa essere felice di un deficit molto contenuto.

Non capita spesso di conoscere un paese che ha messo in vendita titoli di stato con un rendimento negativo anche perché gli acquirenti, a patto di conoscere in anticipo un’inversione di tendenza, non sono poi così disposti a comprare titoli che renderanno meno del prezzo d’acquisto.

In genere i rendimenti negativi sottolineano che il paese è in un’ottima condizione finanziaria. E questo è quello che si deduce da quanto è successo al Belgio che è entrato nel ristrettissimo insieme dei paesi che possono vantare rendimenti negativi, prima composto solo da Francia e Germania nell’Eurozona.

Il Belgio ha collocato 1,211 miliardi di certificati di deposito registrando rendimenti negativi dello 0,0316% per i titoli in scadenza il 14 marzo 2013. Sono stati inoltre piazzati sul mercato 210 milioni di titoli con scadenza al 19 dicembre 2013 e con rendimento -0,0039. L’ammontare collocato è stato di 1,001 miliardi su un’offerta praticamente del doppio del valore.

Il Belgio ha un rapporto debito/PIl pari al 97,8 per cento ma vanta un deficit del -3,7%.

Rendimento reale delle attività finanziarie

 In economia, per rendimento si intende il flusso monetario che genera l’investimento in una attività finanziaria. Il suo calcolo avviene per frazioni del prezzo e in relazione al tasso di inflazione.

Quando un risparmiatore investe in una o più attività finanziarie, ciò che si aspetta è che il flusso monetario che ne consegue sia maggiore del tasso di inflazione (ossia della perdita di potere di acquisto della moneta). Quindi, quando si tratta di scegliere una attività finanziaria è necessario, nella sua valutazione, capire quale sia il rendimento reale della stessa, ossia quanto si può guadagnare da quell’investimento al netto del tasso di inflazione. Il rendimento reale si calcola come differenza tra il il tasso di rendimento nominale e il tasso d’inflazione.

Oltre a questo vanno valutate anche altre due variabili. Una è il rischio di una determinata classe di attività finanziarie e l’altra è il rendimento atteso, ossia la media dei rendimenti storici di quella attività.  Ad esempio le azioni hanno un rendimento atteso più elevato dei titoli di stato, ma sono anche più rischiose.

Per questi motivi, nella scelta della composizione di un portafogli di investimento, è necessario fare in modo che il rendimento atteso e reale delle attività contenute siano bilanciati anche al profilo di rischio dell’investitore stesso.