La gestione del rischio del portafogli finanziario

 Non esistono delle attività finanziarie a rischio zero, ogni tipo di investimento, che sia su azioni, su obbligazioni, immobili o quant’altro, è legata ad un margine di rischio più o meno alto.

Inoltre, va considerato che in termini economici il rischio non è solo inteso come un fattore negativo, ma comprende anche la nozione di rischio potenziale, per questo, nella valutazione di uno strumento finanziario di investimento, si è soliti distinguere tra potenziale di opportunità (upside risk) e potenziale di pericolo (downside risk).

La gestione de rischio di un portafogli finanziario, quindi, deve tendere, dal momento che il suo fine ultimo è quello di massimizzare il rendimento delle attività in esso contenute, ad abbassare quanto più possibile il downside risk senza interferire troppo nell’upside risk.

Riuscire in questa impresa vuol dire fare delle opportune valutazione sia delle singole attività del portafogli sia dell’interazione tra queste e del portafogli nel suo complesso, in modo da ottenere un range di oscillazione del rendimento del portafogli stesso per capire come agire nel caso i cui il rendimento effettivo sia minore di quello effettivamente atteso.

La valutazione di queste variabili deve poi essere messe in relazione con il profilo specifico di ogni risparmiatore, per capire se effettivamente il portafogli di investimento costituito può soddisfare le sue esigenze.

La misurazione del rischio

 Ogni diversa attività finanziaria ha un suo grado di rischio che dipende dalla sue caratteristiche. Ad esempio, i titoli obbligazionari sono considerati, in base al fatto che non sono volatili, degli investimenti a basso rischio, mentre le azioni, che, invece, sono profondamente influenzate dall’andamento del mercato, sono considerati come investimenti ad alto rischio.

Poi, all’interno delle classi di attività finanziarie, per capire come diversificare al meglio il proprio portafogli, è necessario definire il rischio di ogni singola attività scelta, ed è possibile farlo attraverso tre concetti fondamentali: probabilità, valore atteso e variabilità.

Probabilità

Definita come la misura del possibile verificarsi di un determinato esito, la probabilità può essere definita oggettivamente (calcolando la frequenza con cui certi eventi tendono a verificarsi) o in modo soggettivo, ossia attraverso la percezione individuale che può essere basata, anche in questo caso, sull’analisi del pregresso storico o in base a valutazioni esclusivamente personali.

Valore atteso

Si calcola attraverso la media ponderata dei payoff (valori associati ai possibili esiti) associando ad ogni esito un peso diverso in base alla probabilità stimata.

La formula matematica per il calcolo del valore atteso è

Valore atteso = Pr (successo) x (valore associato al successo) + Pr (fallimento) x (valore associato al fallimento)

Variabilità

La variabilità misura le differenze dei diversi esiti attesi. E’ un concetto tanto importante quanto difficile, che si avvale, per il calcolo, dello scarto quadratico medio delle deviazioni di tutti i possibili payoff dalla media del payoff effettivo.

Cosa andrà bene sul mercato

 Non solo chi investe nelle opzioni binarie, anche chi vuole speculare sul mercato azionario, in questo scorcio di fine anno ha intenzione di conoscere le intenzioni del mercato, i possibili trend, le azioni che sicuramente avranno una vita migliore dei titoli sempre in rosso.

A parlare, in un’intervista al Sole 24 Ore è il gestore del fondo Oyster Italian Opportunities che spiega come nel 2012 abbia avuto molto successo il mercato obbligazionario, ma nel 2013 potrebbero tornare ad essere molto vantaggiosi gli investimenti in borsa.

E quali sono i titoli che “nascondono” un buon rendimento? In sostanza, verso quali lidi bisogna navigare? Sicuramente sarà molto vantaggioso restare in Italia o al massimo spostarsi in Spagna per una questione di prezzi, ma è da tenere in considerazione anche l’investimento sui titoli legati al mercato americano.

Gli USA, infatti, sono alle prese con una crisi senza precedenti ma hanno già trovato un modo per uscirne vivi, scacco matto che non è riuscito a tutte le economie industrializzate.

Se invece l’obiettivo degli investitori è conoscere i settori aziendali che maggiormente cresceranno nel prossimo anno, allora occorre dare uno sguardo ai titoli legati al mondo del lusso, alle banche e alle assicurazioni. Per esempio un buon investimento potrebbe essere la Novartis.

Attività finanziarie del portafogli di investimento: titoli azionari

 Solo le imprese che si danno la forma di società per azioni possono emettere dei titoli azionari nel momento in cui hanno bisogno di reperire del capitale per i loro investimenti (questa operazione viene solitamente chiamata finanziamento in capitale di rischio).

A differenza dei titoli obbligazionari, che mettono il sottoscrittore in una posizione di forza in quanto diviene creditore dell’ente che ha emesso i titoli, quando si fa un investimento in azioni si partecipa dell’attività dell’ente che le ha emesse, partecipando, quindi, sia dei rendimenti che dei rischi in base alla quota di azioni che sono state acquistate.

E’ ovvio, quindi, che le azioni hanno un rischio maggiore delle obbligazioni, ma, allo stesso tempo, possono anche dare rendimenti più alti.

Per identificare i titoli in cui è più conveniente investire, si ricorre generalmente a due tecniche di analisi:

1. l’ analisi tecnica: ossia lo studio dei prezzi storici del titolo e dei suoi volumi;

2. l’analisi fondamentale: ossia lo studio delle informazioni del mercato che possano dare delle indicazioni sull’andamento futuro del titolo.

I prezzi di scambio delle azioni sono determinati dalla legge della domanda e dell’offerta e dalle aspettative del mercato sui risultati dell’impresa che le ha emesse.

Le azioni aumentano il valore dell’investimento

 Secondo alcuni analisti, per il 2013, avere un portafogli ricco di azioni è l’unica soluzione per garantirsi un reddito di una qualche entità. Tommaso Federici, per esempio, che è il Responsabile Gestioni di Banca Ifigest, intervistato dal Sole 24 Ore dice:

Nel 2013 aumenterà la volatilità dei portafogli, ma l’unico modo per avere un reddito interessante sarà puntare sull’azionario.

In base alla soluzione scelta, aggressiva, bilanciata o prudente, deve variare il contributo del pacchetto azionario. L’ideale è raggiungere il 18% per i portafogli prudenti, il 27% per quelli bilanciati e anche l’84% per i portafogli più aggressivi.

La percentuale annunciata comprende sia le azioni, sia i fondi, sia gli Etf. Per quanto riguarda il terreno “fisico” dell’investimento, ancora una volta torna il ritornello per cui l’Eurozona sarà più redditizia e che l’Italia, addirittura, potrebbe essere il paese maggiormente esplosivo, in grado di trainare tutti gli altri.

La situazione finanziaria, infatti, sta cambiando: la stretta creditizia è giunta alla sua fase finale e sono ricominciati gli investimenti. Molte aziende riprenderanno a funzionare e questo farà sì che la spesa aumenti.

E per chi del Vecchio Continente non si fida, non resta che sperare nell’America dove potrebbe essere risolta la questione del fiscal cliff entro l’anno, oppure sarà necessario puntare tutto sul miglioramento delle condizioni in Cina e in Brasile.

Attività finanziarie del portafogli di investimento: titoli obbligazionari

 I titoli obbligazionari, come dice il nome stesso, sono un contratto in cui vengono specificati gli obblighi del debitore verso il creditore.

In questo caso il debitore è il soggetto pubblico (società o ente) che chiede un prestito ad un soggetto privato (o ad una banca) per finanziare i suoi investimenti e si impegna, a restituire al creditore periodicamente gli interessi maturati sul credito secondo il tasso di interesse che può essere fisso o variabile.

Chi sottoscrive un titolo obbligazionario può decidere se tenerlo fino alla scadenza o può negoziarla prima della scadenza.

Per valutare la convenienza o meno del prezzo di un titolo obbligazionario, è necessario prendere in considerazione i tre parametri fondamentali che li definiscono, che sono:

1. La durata: il periodo di tempo tra la sottoscrizione e la scadenza del titolo. In base alla durata, infatti, varia la quantità degli interessi che si possono maturare sul credito.

2. Il rischio: nel caso dei titoli obbligazionari il rischio dipende dal debitore, che potrebbe non essere in grado di onorare il suo debito alla scadenza della sottoscrizione.

3. Il trattamento fiscale: ossia le aliquote fiscali che devono essere calcolate sul  reddito da interessi generato dai titoli obbligazionari.

Attività finanziarie del portafogli di investimento: la liquidità

 Tutte le attività che rientrano nella categoria della liquidità vengono scambiate in apposti mercati, detti, appunto, mercati monetari. Questo tipo di strumenti finanziari si caratterizza per un basso rapporto rischio/rendimento e sono considerate molto efficaci nella diversificazione del portafogli.

Nel mercato monetario italiano i principali strumenti di liquidità sono:

Titoli di stato a breve termine (BOT): hanno una durata variabile pari a tre, sei o dodici mesi e sono emessi dalle autorità competenti ogni 15 giorni. Sono dei titoli al portatore la cui remunerazione è anticipata, in quanto determinata dalla differenza tra valore nominale e prezzo pagato, e il rimborso avviene in una unica soluzione allo scadere dei termini.

Pronti contro termine (PCT): si tratta di due operazioni di compravendita di titoli. La prima operazione consiste nella vendita dei titoli con pagamento a pronti, la seconda, invece, consiste di un riacquisto degli stessi a termine. Grazie ai PCT le due controparti hanno la possibilità di investire dei fondi (chi compra) e di raccogliere liquidi nel breve termine (chi vende).

Depositi vincolati: questi strumenti finanziari hanno date di scadenza e tassi d’interesse fissi. Un’operazione di deposito vincolante è il deposito di un fondo in un istituto per un periodo e un tasso di interesse sul deposito predeterminato. Il rimborso avviene automaticamente alla scadenza del contratto.

Gli opzionaristi e Wall Street

 Chi investe in opzioni binarie ma ama rischiare nell’attività di trading online, spesso, fa delle incursioni nel mondo borsistico. Per indirizzare gli investimenti è necessario dunque essere informati anche su quel accade sui mercati. Interessante la considerazione su Wall Street.

Se investite in America, questa panoramica sull’ultima chiusura della borsa a stelle e strisce è molto utile, vi dà un’idea degli elementi che condizionano le quotazioni e potrebbero incidere sui titoli anche la settimana prossima.

La chiusura di Wall Street è stata molto contrastata. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,6 per cento, lo S&P’s ha fatto registrare un lievissimo +0,3%, mentre ha perso quota il Nasdaq Composite, -0,4 per cento. Di sicuro ha influito positivamente l’ultimo rapporto sulla disoccupazione che dimostra come l’America abbia riportato l’indica al di sotto dei valori del 2008.

Ma cosa blocca i rialzi? La “solita” paura del fiscal cliff, si teme che l’amministrazione in carica non sappia evitare il baratro fiscale. Se poi si aggiunge a questa considerazione il dato sull’indice Michigan, che misura la fiducia dei consumatori ed è in calo nell’ultimo mese, il gioco è fatto.

Sui titoli possiamo valutare con soddisfazione la performance dei bancari che crescono anche del 2,6 per cento, ma molto più interessante è il guadagno di 23 punti percentuali di Groupon, dopo la notizia che Google sarebbe interessato all’acquisto del sito.

S&P’s minaccia l’Italia

 Standard & Poor’s, di recente, è stata sotto la lente d’ingrandimento per la decisione di assegnare alla Grecia lo “status” di default selettivo che l’ultimo gradino possibile per i titoli di un paese, prima del default generale. Oggi, la stessa agenzia di rating è tornata a minacciare l’Italia.

Il nostro paese non sembra convincere gli analisti di Standard & Poor’s, si teme infatti che nel futuro prossimo non ci siano riforme strutturali in grado di sollevare l’economia del Belpaese, in più dalle elezioni del 2013, sostiene l’agenzia di rating, potrebbe venir fuori qualcuno preoccupato di mantenere intatto lo status quo.

Insomma: nessun miglioramento in vista, anzi, all’orizzonte un taglio del rating italiano, attualmente posizionato sul gradino BBB+ con outlook negativo.

Il PIL italiano. Secondo Standard&Poor’s l’economia tricolore è destinata a contrarsi ancora per quattro motivi fondamentali: non ci sono abbastanza linee di credito attivate dalle banche, il bilancio pubblico non è in sicurezza, non si conosce l’entità della domanda estera e soprattutto sono sconosciuti i propositi economici e finanziari del prossimo governo.

La riposta di Grilli. Alle accuse e alle analisi di Standard & Poor’s ha provato a rispondere il ministro Grilli che spiega come in una fase di transizione come quella attuale, minacciare di declassare l’Italia è soltanto un modo per rinnovare l’atteggiamento speculativo verso i nostri indici.

STM supera ancora i 5 euro

 All’interno di un mercato azionario sono da tenere in considerazione le performance delle aziende che vanno in controtendenza rispetto agli indici generali di riferimento. Nella giornata di ieri ha colpito molto, ad esempio, la performance del titolo STM.

La STM è riuscita infatti a guadagnare diversi punti percentuali fino a che il tuo titolo ha riguadagnato la quota dei cinque euro che aveva toccato, come record positivo, soltanto a settembre 2012. Nella stessa sessione di scambi il Ftse Mib è stato caratterizzato dall’alta volatilità.

STM si è spinta parecchio in avanti nonostante la zavorra dell’indice sintetico. Due giorni fa aveva ottenuto rialzi pari a 3 punti percentuali ma la sua ascesa non è finita, quindi l’apprezzamento del titolo ha ripreso anche ieri, fino a che STM non si è posizionata al secondo posto tra le blue chips.

I titoli della società italo-francese hanno raggiunto il picco massimo di 5,09 euro per poi terminare la giornata a 5,06 euro con un rialzo rispetto al giorno precedente pari all’1,98 per cento. Questo incremento è legato anche al volume di titoli scambiati. Sembra infatti che di mano in mano, tra gli investitori, siano passati circa 7,7 milioni di azioni.

La media giornaliera degli scambi degli ultimi tre mesi è pari a 6,2 milioni di pezzi.