Calcolo della propensione al rischio e allocazione finanziaria

 Quando si decide di investire un patrimonio è necessario, prima di procedere alle contrattazioni vere e proprie, capire quale sia la sua migliore allocazione possibile in base al profilo dell’investitore. In questa decisione entrano in gioco diverse variabili, come il reddito e le spese che l’investitore è chiamato a sostenere.

Un’altra variabile fondamentale per la scelta dell’allocazione del patrimonio è la propensione al rischio dell’investitore, ossia la sua capacità di tolleranza delle fluttuazioni del valore del patrimonio. Pur essendo una variabile importantissima, la propensione al rischio è molto difficile da definire con precisione, soprattutto per il fatto che gli strumenti a disposizione per il suo calcolo sono aleatori e basati su situazioni ipotetiche.

A questa difficoltà iniziale si aggiunge anche il fatto che l’individuo che vuole investire potrebbe non dare delle informazioni precise e veritiere e la sua propensione attuale potrebbe cambiare nel corso del tempo.

Per questo motivo, prima di procedere alla scelta dell’allocazione finanziaria del proprio patrimonio è necessario essere consapevoli con la maggiore precisione possibile delle conseguenze di ogni allocazione finanziaria sul patrimonio futuro, tenendo conto delle entrate e delle spese. Solo un’attenta pianificazione finanziaria, basata su calcoli specifici delle entrate e delle uscite, è in grado di orientare in maniera precisa la scelta di portafoglio.

UBP: l’oro a 2000 dollari nel 2013

 Se la crisi persiste è facile che siamo molti i paesi costretti ad accumulare riserve d’oro per evitare oscillazioni troppo importanti dell’economia e per allentare la pressione sulla moneta locale. Oggi la corso all’oro continua e molte sono le banche che valutano attentamente il trend in questione.

Il fatto che la corsa all’oro sembri inarrestabile, da un lato indica che la fine della crisi potrebbe non essere dietro l’angolo, dall’altra conferma che l’oro è un bene rifugio se non il bene rifugio per eccellenza, e infine si deve considerare che crescerà ancora il prezzo del metallo giallo.

Molte banche hanno profetizzato il superamento della soglia dei 2000 dollari l’oncia per l’oro, nel 2013. L’ultima previsione, in ordine cronologico e in tal senso, è quella dell’Union Bancaire Privée, la banca svizzera che non solo pensa che entro la fine del 2013 sia raggiunta la soglia dei 2000 dollari l’oncia, ma soprattutto invita gli investitori a comprare oro.

In pratica il metallo in questione comporta un rischio medio per l’investitore e resta il miglior bene rifugio in circolazione. L’oro è un asset fondamentale per chi sta costruendo o ricostruendo il suo portafoglio di investimenti.

Il consiglio di UBP, infatti, è di raggiungere almeno il 20 per cento d’investimenti in oro nel portafoglio generale.

 

Commodities: a volte ritornano

 Siete alla ricerca di un investimento sicuro, di quelli che vi garantiscano un bel gruzzoletto nel breve periodo? Allora dovete puntare tutto sulle commodities. Partendo dal presupposto che anche Jim Rogers, che di recente si è espresso sulle tendenza del 2013, ha parlato di aumento dei prezzi, prendiamo ora in esame i vaticini della Goldman Sachs.

Jim Rogers sarà contento che grazie a Goldman Sachs si torna a parlare delle materie prime e si sottolinea il trend di aumento dei prezzi, lui lo ripete da diversi mesi ed ha addirittura emanato degli ETF a suo nome legati alle commodities.

Gli esperti di Goldman Sachs ritengono che nel breve periodo i consumi di materie prime subiranno una forte impennata, ma il fatto che molte materie prime scarseggino, determinerà nel breve periodo un aumento importante dei prezzi delle commodities.

Il dato di partenza è la presa di coscienza dell’aumento della popolazione che si lega ad un’altra constatazione, quella per cui quanto c’è di coltivato nel mondo non basta a sfamare tutti, visto che anche l’attività agricola è in declino ed è esercitata da persone sempre più anziane. Goldman Sachs inserisce tra le variabili anche gli eventi atmosferici e i disordini civili che ci sono in alcune parti del mondo.

Nella nota pubblicata si valutano tutti questi elementi e si prevede che nel 2013 ci sarà un aumento dei prezzi delle materie prime del 7 per cento. 

Il rischio di un patrimonio finanziario

 Qualunque sia il tipo di investimento che si decide per il proprio patrimonio finanziario, si corre sempre un rischio, che può essere alto o basso. Se il rischio di un investimento è alto anche il rendimento atteso lo sarà, di contro ad un basso rischio si associa un rendimento sicuro ma di piccole dimensioni.

Inoltre, maggiore è l’orizzonte temporale di riferimento, più sarà difficile stabilire con certezza il rendimento di un’attività finanziaria. In finanza si ricorre a determinati strumenti che permettono di misurare, anche se mai in maniera assolutamente precisa, il rischio di un patrimonio in base agli obiettivi che ci si è posti per quel determinato patrimonio.

Per fare una stima del rischio va considerato che, anche se si tratta di investimenti sicuri, la probabilità che gli obiettivi di rendimento non siano raggiunti e, nel caso accada, a quanto ammonta la differenza tra l’obiettivo prefissato e il rendimento reale.

I consulenti del risparmio gestito possono conoscere il livello di rischio con il calcolo dell’indicatore di rischio, che avviene sulla base di modelli di simulazione. Ad ogni modello corrisponde un rendimento atteso in base all’ammontare del capitale investito e alla scelta delle attività finanziarie, che l’investitore può valutare in base alle sue esigenze e al suo profilo.

Scelta del patrimonio finanziario in base al reddito

 Il livello del reddito da lavoro di un individuo, sia quello presente che quello atteso per il futuro, è una delle variabili da tenere in considerazione nella scelta dell’allocazione finanziaria del patrimonio disponibile per gli investimenti.

Il suo ammontare, infatti, determina quanto di questo patrimonio può essere investito in titoli a lunga scadenza (che no danno rendimenti immediati) e quanto, invece, deve essere utilizzato per investimenti più a breve termine (che però possono essere maggiormente rischiosi).

Ad influire sulla scelta del patrimonio finanziario oltre al livello di reddito, concorre anche la tipologia di reddito. Il reddito, infatti, soprattutto alcune sue tipologie, tendono a muoversi in maniera coordinata con le altre variabili dei mercati finanziari. Per coloro che, ad esempio, ricevono una parte di stipendio in titoli azionari, investire nelle stesse attività finanziarie significa sottoporre i propri risparmi e redditi ad un rischio molto alto (al quale corrisponde, di contro, anche un possibile rendimento molto alto).

Lo stesso vale per coloro il cui reddito, invece, rimane stabile nel tempo. Sulla base del principio della differenziazione del portafogli per la diminuzione del rischio degli investimenti, livello e tipologie di reddito (che possono essere definite anche come capitale umano dell’investimento) sono variabili che influiscono in maniera determinante per fare una scelta oculata del patrimonio, che sia stabile e duratura sul lungo periodo.

Cosa tenere in considerazione nella scelta dell’allocazione del patrimonio

 Un qualsiasi patrimonio finanziario è, per sua stessa natura, soggetto ad aumenti e diminuzioni del suo ammontare. Può aumentare quando vi si aggiungono i redditi provenienti dal lavoro e può diminuire per le spese di consumo.

Allo stesso modo ogni capitale è soggetto a delle fluttuazioni quando questo è investito, a causa dei redditi da capitale e dalle variazioni del valore di mercato delle varie attività in cui è suddiviso.

Date queste premesse, è importante che ogni investitore si renda conto che è difficile quantificare il rendimento annuo di un patrimonio con certezza, perché da un lato, a prescindere dal tipo di titoli su cui si è deciso di investire, il reddito e/o il valore di mercato di fine periodo di tali scelte non può essere definito con certezza, dall’altro perché gli investimenti non devono essere programmati solo in base al rendimento alla fine del periodo, ma vanno scelti in un’ottica di più ampio respiro, che vada a considerare anche i rendimenti degli anni futuri.

La prima variabile può essere controllata in modo più o meno efficace attraverso la scelta dei titoli: quelli meno rischiosi danno un rendimento minore ma più sicuro, quelli più rischiosi, per contro, hanno maggiori possibilità di alti rendimenti, come anche possibilità di perdita totale del patrimonio investito.

Il migliore investimento, quindi, è quello in cui le due variabili sono entrambe prese in considerazione e valutate in base all’ammontare del patrimonio investito, alle esigenze di spesa dell’investitore e al suo specifico profilo rischio/rendimento.

Il risparmio gestito e i mercati finanziari

 Quando un individuo si trova a gestire un patrimonio si trova, nel caso in cui decida di investirlo per aumentarne l’ammontare, a doversi confrontare con i mercati finanziari. Attraverso le contrattazioni finanziarie, infatti, l’individuo che è in possesso di un patrimonio può fare in modo che questo cresca, nonostante gli esborsi che si devono fare per la gestione delle spese.

Il problema fondamentale, quindi, per chi vuole investire i patrimoni, è quello di trovare la giusta allocazione finanziaria che deve essere decisa in base alla situazione patrimoniale, di reddito e di consumo del singolo individuo e del suo nucleo famigliare.

L’allocazione finanziaria, quindi, non può essere una scelta basata solo sulle informazioni che può avere l’investitore privato, che potrebbe anche non essere in grado di decifrare le informazioni che vengono dai mercati. La soluzione migliore, quando si decide per l’investimento, è quella di delegare la gestione del patrimonio a organismi (che possono essere di diversa natura, come i fondi pensione o i fondi immobiliari) gestiti da professionisti del settore.

Saranno loro, quindi, a fare la scelta migliore dell’allocazione del patrimonio nei mercati finanziari, in modo che si possano ottenere determinati flussi di cassa futuri in determinati scenari futuri, grazie ad una scelta razionale e cosciente  della composizione del portafogli di investimento.

Gli strumenti alternativi del risparmio gestito: materie prime

 Chiamate anche commodity, le materie prime sono uno dei più importanti strumenti finanziari di investimento. La loro caratteristica principale è di essere dei beni per i quali l’offerta non prevede delle differenze qualitative sul mercato, in quanto le materie prime (vedi, ad esempio, i metalli o il petrolio) sono sempre le stesse indipendentemente dal produttore.

Inoltre, le materie prime, per definizione, devono essere facilmente stoccabili e conservabili nel tempo (non perdono le loro caratteristiche o il loro valore nel tempo). Le commodities più comuni sono i prodotti agricoli o i prodotti non lavorati come oro, sale, caffè e zucchero.

Le commodity,  che si dividono in alcune tipologie principali a cui appartengono, poi, le varie materie (agricole, coloniali o tropicali, metalli, energetiche e carni) sono negoziate principalmente attraverso i contratti futures in appositi mercati (i più famosi sono New York Mercantile Exchange Chicago Board of Trade e, in Europa, il London Metal Exchange).

I fondi che investono in materie prime sono solitamente caratterizzati da attività scarsamente correlate fra di loro. Questo rende l’investimento in commodity uno dei principali metodi per la stabilizzazione di un portafogli finanziario di investimenti.

Gli strumenti alternativi del risparmio gestito: private equity

 Private equity è un temine di ampio respiro che racchiude al suo interno tutti i tipi di investimento azionario che, per le loro caratteristiche, non possono essere scambiati nei mercati azionari comuni. Sono fondi gestiti a cui si ha accesso solo mediante sottoscrizione di quello che è chiamato fondo di private equity, ceh sono generalmente organizzati come general partner.

Chi decide di parteciparvi deve avere un ingente capitale da investire (le quote sono fisse e in genere sono anche molto alte). Le quote degli investitori, chiamati generalmente limited partner del fondo, sono raccolte e amministrate dal fondo.

Si tratta di fondi di investimento chiusi, per questo l’investitore, una volta sottoscritto, non può gestire liberamente le sue quote, ma può disporne, per la liquidazione o per la vendita, solo a scadenze predeterminate, ecco perché i private equity sono dei fondi ad elevato rischio di liquidità.

Un altro rischio a cui si sottopone chi sottoscrive un fondo di private equity è quello della aleatorietà del rendimento, in quanto la gestione del patrimonio è totalmente affidata al general partner e alle sue capacità decisionali e di competenza nel settore degli investimenti.

La maggior parte di questi fondi ha una durata massima di dieci anni e le quote degli investitori sono sfruttate per investire in società non quotate, ognuno dei quali non può superare un ammontare massimo al 10% del totale da investire.

Le medie mobili nel ForEX

 Nel mercato valutario esistono molti indicatori statistici che riescono a predire con un certo anticipo l’andamento di una coppia di valute, e tanti altri indicatori che invece fanno un quadro di quel che succede offrendo una retrospettiva sul periodo d’analisi indicato.

Ci siamo già soffermati sulla distinzione degli indicatori e abbiamo approfondito l’indicatore stocastico. Adesso parliamo delle medie mobili, di quella semplice e di quella esponenziale che consentono di avere un report sintetico sui prezzi di chiusura o di apertura di una coppia di valute.

La media mobile semplice. Questo indicatore è spesso riportato anche con l’acronimo SMA, che sta per Simple Moving Average, ed è fondamentalmente una media aritmetica. Di conseguenza si calcola sommando tutti i prezzi di chiusura dei periodi in esame e dividendo il risultato per il numero di periodi considerati.

E’ più complesso il calcolo della media mobile esponenziale nota con l’acronimo di EMA, Exponential Moving Average. In pratica questo indicatore tiene in maggiore considerazione i prezzi di chiusura più recenti della coppia di valute. L’obiettivo è quello di predire in anticipo un trend.

Le medie mobili, in genere, per essere accurate, prevedono l’analisi e la comparazione di 100 o anche 200 periodi d’analisi ed indicano se acquistare o vendere determinate valute.