ForEX: l’indicatore stocastico

 Per indirizzare i propri investimenti ci sono due possibilità interpretative. Ci si può affidare alla capacità predittiva di alcuni indici, considerando che anche questi possono essere fallaci, oppure ci si può affidare agli indicatori che ricostruiscono a posteriori l’accaduto.

Nel secondo caso non si ottiene in tempo reale una “dritta” sul passo da compiere e nel caso del ForEX il real time interpretativo è decisamente importante.

Un indicatore con capacità predittiva è quello stocastico che sostanzialmente si configura come un oscillatore in grado di riassumere tutte le situazioni in cui una valuta è stata eccessivamente venuta o eccessivamente comprata. Gli analisti dicono che l’indicatore stocastico misura la velocità di cambiamento del mercato.

Come? Attraverso una comparazione di dati. Si sceglie un intervallo di tempo, un periodo e poi si confrontano tutti i prezzi di chiusura di una valuta in rapporto all’intervallo di oscillazione della valuta stessa nel periodo di riferimento.

A questo punto partono le interpretazioni: se tutte le chiusure fissano il prezzo in prossimità dei massimi pressi del periodo, è facile che si stia avviando una fase rialzista. Se al contrario la chiusura tende a posizionarsi sui valori minimi del periodo, si è o ci si sta avviando in un periodo di ribassi.

Gli strumenti derivati del risparmio gestito: le opzioni

 Attraverso la sottoscrizione di una opzione, il contraente acquisisce il diritto a vendere o acquistare un’attività finanziaria (che può essere di diverso tipo in base al contratto stipulato) ad un prezzo che è stato già pattuito in sede di stipulazione del contratto, ma in un momento futuro (o in più momenti che rimangano, comunque, all’interno del periodo di esercizio del contratto).

In gergo l’acquisto di una attività finanziaria in un contratto di opzione è definita come call, mentre la vendita si chiama put. Il prezzo prefissato è il prezzo di esercizio o strike price. Quando l’acquirente decide di esercitare il suo diritto di opzione (acquisto o vendita di una attività) la controparte ha l’obbligo di eseguire la prestazione al prezzo concordato indipendentemente dallo spot price (prezzo corrente) di quella attività.

Se il contraente decide di esercitare l’opzione call (acquisto) guadagnerà solo nel caso in cui lo spot price dell’attività acquistata è maggiore dello strike price; allo stesso modo se l’acquirente esercita l’opzione put (vendita) il valore della transazione sarà positivo  se lo spot price dell’attività sottostante è inferiore allo strike price.

 

La tassazione sulle opzioni binarie

 Un interessante articolo di FiscoOggi enuclea le caratteristiche e la storia delle opzioni binarie introdotte ufficialmente nel mondo della finanza soltanto nel 2008. Oggi si è ritenuto necessario comprendere più a fondo come tassare le rendite che arrivano da questi strumenti d’investimento.

Piccola storia delle opzioni binarie. Le opzioni binarie sono state introdotte nel mondo finanziario nel 2008 all’interno della Chicago board options exchange. I nuovi strumenti sono apparsi subito molto all’avanguardia nella cornice del trading, oltre che facili da usare e ad alto rendimento.

Una definizione più tecnica. Le opzioni binarie sono dunque strumenti d’investimento ma a livello fiscale, anche per la definizione della tassazione delle rendite, come devono considerarsi? Il trading binary è uno strumento finanziario derivato che si basa sull’andamento di una certa variabile (che siano quotazioni, tassi di cambio, prezzi delle merci e via dicendo) ma non la influenzano direttamente.

La tassazione. La Commissione Europea ha specificato nel 2010 che siccome le opzioni binarie sono strumenti derivati corrisposti in capitale, possono essere considerate strumenti finanziari e devono essere trattati come tali anche per quanto riguarda l’imposta da applicare.

Se la Consob in Italia non autorizzerà i broker ad intervenire nel nostro paese, i trader dovranno accontentarsi di usare broker esteri per cui l’unico regime fiscale applicabile è quello dichiarativo e deve essere corrisposta un’imposta pari al 20 per cento sulle plusvalenze. 

ContoSuIBL Libero

 Depositare i proprio risparmi e vederli crescere di giorno in giorno. E’ questo l’obiettivo del ContoSuIBL Libero che ha tra le caratteristiche l’assenza di spese e il rendimento elevato.

Come si deduce dalla pagina di presentazione, c’è ancora un mese, fino al 31 dicembre 2012, per scegliere questo Conto corrente ed ottenere un rendimento lordo sui risparmi depositati, pari al 3,03 per cento, sulle somme che non superano il milione di euro.

Le somme che devono offrire un rendimento possono esser vincolata per 3, 6, 12, 18 e 24 mesi in modo da avere interessi ancora maggiori. Il bello di questo prodotto è che rispetto alle altre forme d’investimento come possono esserle azioni, obbligazioni, pronti contro termine e polizze varie, è più sicuro, visto che si appoggi al Fondo Interbancario di Tutela dei depositi.

Ecco quindi tutti i vantaggi del ContoSuIBL Libero. Per prima cosa la gratuità del prodotto che non prevede spese d’apertura, gestione, chiusura conto, non comporta il pagamento dell’imposta di bollo né del canone mensile.

Non ci sono vincoli di tempo o limiti al rendimento e gli interessi maturati possono essere ritirati in ogni momento. Il Conto conviene anche per la promozione sul rendimento al 3,03 per cento. In più non manca l’Internet Banking per la gestione dei servizi online.

Sicuramente il vantaggio maggiore è nella sicurezza di questo conto, tutelato dal FITD che offre una copertura massima di 100.000 euro per ogni depositante.

Il rendimento dei nostri Bot

 I titoli del debito pubblico a breve scadenza, emessi dal Tesoro italiano, sono tornati ai livelli di rendimento che avevano prima della crisi. La notizia fa sicuramente piacere allo stato che s’indebita meno nei confronti di chi ha provato a speculare sull’Italia comprando Bot, ma allo stesso tempo non fa altrettanto piacere agli investitori.

La Banca d’Italia – che ha fatto l’ultima comunicazione sui Buoni Ordinari del Tesoro, ha detto che il Mef ha piazzato i 7,5 miliardi di euro previsti di Bot a sei mesi. Questa occorrenza ha determinato un calo del rendimento loro sotto la soglia dell’1 per cento, una cosa che non succedeva da più di due anni. Si è passati quindi da un rendimento dell’1,347% ad un rendimento dello 0,919%.

La Banca d’Italia ha comunicato anche che questa notizia positiva ne segue un’altra relativa all’asta Ctz che ha fatto registrare rendimenti in discesa. Più nel dettaglio si dice che i titoli assegnati sono stati 99.538 a fronte di richieste 1,65 volte più numerose.

Il risultato dell’asta dei Bot ha contribuito anche all’abbassamento dello spread che è sceso sotto i 330 punti base arrivando fino a quota 325. Il rendimento, in questo caso, si è fermato al 4,66 per cento.

Quasi tutti gli analisti e i commentatori di sono dichiarati contenti del risultato ottenuto nell’asta.

Prestazioni della previdenza complementare: rendita e capitale

 Qualunque sia la forma di previdenza complementare scelta dal lavoratore, questi avrà il diritto di accedervi solo dopo aver raggiunto i requisiti minimi per l’accesso alla pensione garantita dagli enti previdenziali pubblici.

Se i requisiti sono stati soddisfatti e se il lavoratore ha alle spalle almeno cinque anni di iscrizione ad una forma pensionistica complementare, può decidere se avere il suo TFR sotto forma di rendita periodica o sotto forma di capitale.

Il lavoratore ha diritto di accesso alla pensione complementare anche nel caso in cui i cinque anni necessari per accedervi non siano stati consecutivi e nel caso in cui si siano sottoscritte, nel tempo, diverse forme di integrazione (a patto che il lavoratore non abbia già chiesto il riscatto delle precedenti contribuzioni).

Il lavoratore iscritto può quindi decidere se ricevere la prestazione pensionistica integrativa solo sotto forma di rendita periodica, o in parte come rendita periodica e in parte come capitale.

In questo secondo caso solo il 50% della contribuzione integrativa potrà essere liquidato come capitale, a meno che, convertendo in rendita periodica almeno il 70% della posizione individuale maturata, questa risulti minore alla metà dell’importo dell’assegno sociale INPS mensile, caso in cui si può richiedere l’intera liquidazione sotto forma di capitale.

Previdenza complementare: PIP (Piano Individuale di Previdenza)

 I piani individuali di previdenza sono degli strumenti di previdenza complementare che permettono di avere una rendita vitalizia al raggiungimento della pensione che si aggiunge alle prestazioni del sistema pensionistico pubblico.

Per avere diritto alla rendita, chi sottoscrive un PIP deve soddisfare sia i requisiti di accesso alla pensione minima erogata dal sistema previdenziale di stato e deve avere almeno cinque anni di contribuzione alla forma pensionistica complementare.

Soddisfatti i requisiti e raggiunta l’età pensionabile, si può scegliere tra diversi tipi di rendita:

rendita vitalizia, erogata vita natural durante,
rendita vitalizia reversibile, erogata al beneficiario o ad un soggetto precedentemente indicato,
rendita certa e successivamente vitalizia per un determinato numero di anni (cinque o dieci).

Il Pip è autogestito dal contraente, quindi, diversamente da quanto accade con altre tipologie di polizza sulla vita, il soggetto è libero di aumentare, ridurre, interrompere, riprendere i versamenti o variarne la periodicità.

Il Piano Individuale di Previdenza è una forma di pensione complementare che ben si addice alle caratteristiche tipiche dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti, anche se tutte le tipologie di lavoratori, come i dipendenti  hanno la possibilità, prevista dalla normativa in materia, di sottoscriverne uno.

Buyback su Atene non funziona

 Chi investe in titoli di stato sa che la pratica del buyback può essere provvidenziale nel caso di stati che abbiano un debito molto elevato e vogliano evitare di venderlo al fine di tamponare in modo provvisorio la crisi finanziaria di un paese.

Cos’è il buyback. Tecnicamente si tratta del riacquisto di azioni proprie da parte di una società per azioni. Dopo la crisi del 2008, questo strumento è stato esteso anche alle obbligazioni e ai soggetti di diritto pubblico. Da lì è partito il riacquisto dei titoli del debito sovrano da parte delle Banche Centrali.

Obiettivi del buyback dei soggetti di diritto pubblico. Un paese che proceda con il riacquisto dei titoli di stato precedentemente emessi lo fa per collocare titoli con un interesse inferiore, attraverso l’aumtno della domdanda. Quest operazione rende ripagabile il debito sul lungo periodo.

Perché oggi si parla di buyback. Perché questa ipotesi era nei programmi del governo di Atene che alla fine della scorsa settimana aveva visto una caduta dei rendimenti sotto la soglia del 16 per cento per quanto riguarda i titoli decennali. La Grecia aveva intenzione di chiedere 10 miliardi di euro in prestito al Fondo Salva Stati per un buyback strategico, ma l’ipotesi è stata accantonata perché i rendimenti dei titoli, oggi, risultano troppo alti e quindi l’operazione, in generale, risulterebbe poco conveniente.

Nel 2013 prezzi degli appartamenti in discesa

Il mercato immobiliare sta attraversando un periodo di grossa crisi. Le numerose indagini portate a termine dagli addetti ai lavoro sottolineano che la maggior parte degli italiani considera quello attuale non di certo il miglior momento per acquistare e vendere casa. Nello specifico soltanto il 45% considera questo momento adatto per comprare casa. Lo dice un’indagine di Gruppo Immobiliare.it. l’Ad Carlo Giordano, a tal proposito, conferma:

“Lo scenario particolarmente critico in cui gli operatori del settore sono costretti a muoversi, tra contrazione dei volumi delle compravendite immobiliari e difficoltà conclamate per l’ottenimento di un mutuo condiziona anche la percezione dei cittadini, che reagiscono con l’attendismo.

Effettivamente, il dato che raccoglie la crescita più elevata è la percentuale di chi pensa che nel prossimo anno ci saranno tempi migliori per acquistare casa: in tre mesi la percentuale passa dal 21% al 35%. Cala solo di un punto percentuale, infine, la percentuale dei pessimisti, che ritengono questo sia un brutto momento per investire nel mattone: passiamo dal 16% di luglio ad un 15%, che conferma un trend in discesa da diverse rilevazioni”.

Ma allora perché nel 2013 la situazione potrebbe cambiare e i prezzi potrebbero essere nuovamente in discesa? Lo spiega ancora Giordano:

“Analizzando più nel dettaglio le ragioni per cui si valuta sia un buon momento per comprare è emerso in maniera chiara come questa opinione sia legata alla consapevolezza che, data la difficoltà del momento, sia possibile trovare occasioni dettate dalla necessità del venditore di realizzare”.

Conto corrente IwBank: la scelta che conviene

 Il conto corrente, al giorno d’oggi, non è più soltanto uno strumento per evitare di nascondere i soldi sotto il materasso. Gli italiani ma in genere i risparmiatori sono infatti desiderosi di far fruttare quei pochi risparmi che hanno a disposizione.

Ecco perché i conti correnti come quello di IwBank, sono sempre molto appetibili. Cosa ci sarebbe di tanto innovativo e conveniente? Almeno due caratteristiche: l’essere un conto corrente zero spese e la disponibilità di un rendimento sui depositi fino a giugno 2013 o fino a dicembre 2013, garantito del 4,20 per cento.

Zero spese. Il conto corrente in questione prevede depositi numerati, la possibilità di fare bonifici, ricariche e tutti i pagamenti online gratuitamente. I prelievi e i versamenti sono disponibili presso le filiali UBI e negli uffici postali, in più si può controllare il conto sempre e si dispone di un’assistenza clienti telefonica, via email e via chat. Il conto è sempre disponibile su cellulare grazie ad un’applicazione per iPhone e iPad.

Tramite il simulatore online è possibile sapere anche quanto si guadagna mettendo da parte su IwBank i propri risparmi. Il simulatore illustra gli interessi netti semestrali. Per 10000 euro, si ottengono 197,92 euro fino a giugno e poi altri 168,46 euro fino a dicembre, per un totale di 366,38 euro.