A chi affidare i propri risparmi?

 Quando un cittadino decide di provare ad aumentare il suo capitale attraverso degli investimenti, ha due opzioni: la prima è quella di fare tutto da solo, la seconda è di affidare i propri risparmi a persone o strutture qualificate, le quali hanno a disposizione i mezzi e gli strumenti per la corretta gestione del risparmio.

La seconda opzione è ovviamente la migliore ma, prima di affidare i propri risparmi a qualcuno, è necessario conoscere quali sono le possibilità di scelta e il modo di operare di ognuna di queste.

Impossibile dare una lista esaustiva e completa, ma è possibile, invece, capire quando un investitore si può considerare qualificato (ossia adatto a operare in questo settore).

Secondo il decreto del Ministero del Tesoro n. 228 del 24/5/1999, gli investitori qualificati sono:

– le imprese di investimento, le banche, gli agenti di cambio, le società di gestione del risparmio, le SICAV, i fondi pensione, le imprese di assicurazione, le società finanziarie capogruppo di gruppi bancari e i soggetti iscritti negli elenchi del testo unico bancario;
– i soggetti esteri autorizzati a svolgere le medesime attività di cui sopra;
– le fondazioni bancarie;
– le persone fisiche e giuridiche e gli altri enti in possesso di specifica competenza ed esperienza in operazioni in strumenti finanziari.

Questi soggetti devono svolgere le seguenti funzioni:
intermediazione (collegamento tra soggetti in surplus e in deficit finanziario);
investimento, in base alle esigenze del soggetto (profilo rischio/rendimento);
gestione collettiva delle risorse;
consulenza.

Generali: nove mesi di ascesa

 Gli analisti hanno attribuito i buoni risultati del Gruppo Generali ad un cambio al vertice operato all’inizio di giugno, quasi a dire che sia stato proprio il terzo trimestre dell’anno a trainare tutta l’azienda verso dei risultati incredibili.

Il 2 giugno di quest’anno, i vertici del Gruppo Generali hanno allontanato il CEO Giovanni Perissinotto che sembra aver fatto tramontare il titolo della compagnia in borsa con una perdita vicina al 60 per cento. Una débacle senza precedenti prima.

Adesso, invece, l’inversione di tendenza è iniziata a si è anche stabilizzata. L’azienda ha diffuso una nota spiegando che l’utile netto della compagnia è in crescita del 37 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2012 e si cristallizzato sul 1.133 milioni di euro.

Anche il risultato operativo complessivo registra un buon aumento, benché meno consistente dell’indice precedente. Il risultato operativo è di 3.292 milioni di euro, il 9,4 per cento in più dell’anno scorso. In questo caso tutto si deve agli ottimi risultati del ramo “vita” della compagnia che è andato su del 16,5 per cento.

Non stupisce dunque che anche il patrimonio netto sia in aumento rispetto all’anno scorso e si sia registrata una crescita del 24,1 per cento rispetto al 2011, passando infatti dai 15.486 milioni di euro dell’anno scorso ai 19.215 milioni di euro di oggi.

Come scegliere un broker

Chi investe in opzioni binarie si affida a strumenti di semplice utilizzo e facile comprensione che a fronte di un acquisto poco consistente garantiscono sempre un rendimento molto alto. Molto della propria attività di trading con questi strumenti si deve agli intermediari.

La scelta del broker rappresenta un momento fondamentale nel processo d’investimento del proprio denaro. Molte sono le guide per la scelta dell’intermediario perfetto ma è comune sentire il consiglio che invita gli investitori a mantenere i piedi per terra, optando per il broker riconosciuto dagli enti regolatori.

Questi rappresentano degli organismi indipendenti, atti a vigilare sulla regolarità delle transazioni finanziarie ma anche sulla trasparenza delle operazioni d’intermediazione.

Chi è in procinto di acquistare opzioni binarie con l’aiuto del broker
farà bene a consultare il sito dell’intermediario, a valutare la lista degli iscritti che già sono presenti sul sito, senza prendere in esame spread e titoli disponibili durante il primo contatto.

A quel punto è bene vedere se il broker è nelle liste degli intermediari riconosciuti dagli enti regolatori che sono tanti ma in Italia si può partire semplicemente dagli elenchi della Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa. Tra i broker che operano in Italia e sono autorizzata dalla Consob c’è per esempio la Saxo Bank.

Il portafogli perfetto esiste?

 Parlando in termini pratici, non si può affermare che esista un portafogli di investimento perfetto, un portafogli, cioè, in cui rischi e rendimenti attesi si bilancino alla perfezione. Quello di cui si può parlare è un portafogli efficiente.

Il portafogli di investimento efficiente è tale solo se a parità di rendimento atteso comporta minor rischio di qualsiasi altro, o se, a parità di rischio, ha maggiore rendimento atteso di qualsiasi altro. Quindi, come si può costruire un portafogli di investimento che si possa definire efficiente?

Il primo passo da fare è quello dell’analisi del profilo rischio/rendimento delle diverse attività finanziarie e delle relative correlazioni, procedimento attraverso il quale si possono individuare quelle azioni per le quali è atteso un rendimento maggiore e che, allo stesso tempo, hanno un rischio relativo minore. Questo procedimento è particolarmente complicato e, anche nel caso si sia deciso di gestire da soli il proprio portafogli, è sempre meglio rivolgersi, per la scelta delle singole voci che lo comporranno, a dei consulenti o degli esperti del settore.

Solo un esperto, infatti, potrà capire quale sia la miglior composizione di un portafogli in base alle azioni da inserire, al profilo rischio/rendimento dell’investitore e all’ammontare del capitale da investire.

Gestione del portafogli: rischi e rendimenti attesi

 Quando si decide di approntare un portafogli di investimenti per la gestione dei propri risparmi e dei propri capitali è necessario avere ben chiaro come questo debba essere strutturato per garantire il rendimento massimo e essere garantito contro gli eventuali rischi di investimento.

Per questo, nella costruzione di un portafogli, è necessario capire come queste due variabili interagiscono tra loro, sia nelle singole azioni scelte sia nel loro complesso. Partendo dal presupposto che la prima regola per la costruzione di un portafogli finanziario è la diversificazione delle attività di investimento, capire come incidono il rischio e il rendimento singolo di ogni azione è utile al fine di scegliere le azioni migliori da includere nel portafogli.

Rendimento atteso

In questo caso il rendimento di ogni singola azione agisce in modo proporzionale sul complesso degli investimenti: il rendimento atteso di un portafoglio è uguale alla media ponderata dei rendimenti attesi delle diverse attività.

Rischio atteso

Nel caso del rischio è necessario diversificare l’incidenza delle singole azioni soprattutto nel caso in cui queste abbiano una correlazione. Per il calcolo del rischio atteso di un portafogli, quindi, è necessario identificare il coefficiente di correlazione (rapporto fra covarianza e prodotto delle deviazioni standard).

Il rischio totale di un portafogli è dato, quindi, dalla sommatoria della covarianza di tutte le attività del portafogli e delle loro diverse combinazioni, ad ognuna delle quali è associato un diverso peso. Data questa formula, il modo migliore per ridurre il rischio atteso di un portafogli è quello di scegliere delle attività di investimento che abbiano una coefficiente di correlazione uguale o minore di zero.

Cosa sono gli Hurlos

 Ormai i prodotti finanziari si sono moltiplicati a vista d’occhio e si trovano sempre terreni nuovi sui quali investire. L’ultimo ritrovato della finanza sembrano essere gli Hurlos, inventati dalla società Weather Risk Solutions.

Con l’acronimo Hurlos si fa riferimento all’Hurricane risck landfall options, vale a dire che con questi titoli finanziari si scommette sul verificarsi o meno di un uragano, un evento atmosferico che proprio in queste settimane ha chiamato a raccolta giornalisti e cittadini per la paura di una paralisi di New York.

Il funzionamento, almeno a prima vista, sembra molto simile a quello delle opzioni binarie. Un interessante articolo di Wired ne approfondisce il funzionamento.

Tutto parte dalla disamina di una mappa degli Stati Uniti costantemente aggiornata con i fenomeni climatici degli scorsi anni e con le previsioni di trend per il futuro. L’investitore, studiati i dati, può comprare un Hurlos che fa riferimento ad un’area geografica particolare.

L’Hurlos è pagato se nell’area indicata dall’investitore si realizza effettivamente un uragano e i soldi che gli spettano sono quelli di coloro che hanno investito in altre aree del nord America che non sono state toccate dal maltempo.

La finanza, per questi strumenti d’investimento semplici, deve ringraziare il genio di Ken Horowitz un imprenditore americano che negli anni è stato massacrato dagli effetti degli uragani sulle proprietà immobiliari che possiede.

Bancari sotto accusa

 Il sistema bancario è considerato alla base della crisi economica che, scoppiata diversi anni fa con una bolla finanziaria in America, adesso ha investito anche il Vecchio Continente assumendo una portata “globale”.

Oggi il sistema bancario, soprattutto quello italiano, è sotto accusa in seguito alle rivelazioni di alcuni documenti legati ad un’inchiesta della Procura di Milano che ha approfondito il tema dell’attività d’intermediazione che le banche offrono a chi decide d’investire in borsa.

In base al coinvolgimento di alcuni istituti di credito si può ipotizzare una modifica del mercato. In pratica è stato individuato un sistema che, nella compravendita di titoli quotati e non, consentiva alle banche di speculare sul prezzo facendo la cosiddetta cresta.

Il denaro in surplus sembra sia stato usato spesso per aggiustare i bilanci di alcune banche. Tutto è partito dall’analisi delle attività di una finanziaria svizzera. Oggi l’inchiesta si è allargata a macchia d’olio e presto sarà chiesto di svolger un processo contro 18 persone che oggi lavorano in Svizzera ma che in passato hanno ricoperto il ruolo di funzionari in alcune banche italiane.

Al momento sembra che sia a rischio la reputazione della Banca popolare di Lodi, della Bnp Paribas, della Royal Bank of Scotland, dell’Unicredit, della Bassa Cassa Lombarda e della Banca di credito cooperativo di Roma.

Investire nell’oro oggi

 L’oro nei secoli manterrà il suo fascino di bene rifugio per eccellenza. Nonostante ormai tutto il bello della finanza sia racchiuso nella compravendita di titoli e valute, in un periodo di crisi il chiodo fisso sono i lingotti. Anche se oggi le opportunità d’investimento hanno portato in piazza il cosiddetto “oro di carta”.

Nell’ultima settimana di contrattazioni appena archiviata l’oro ha raggiunto e superato la soglia dei 1790 dollari l’oncia che è grosso modo il valore che il metallo giallo aveva alla fine del 2011, poco prima che esplodesse la bolla del debito pubblico che ha investito totalmente i bilanci di Spagna e Italia.

Il massimo storico delle quotazioni era stato toccato nell’estate del 2011, con il picco dei 1895 dollari l’oncia. Oggi le vendite di oro continuano ad essere sostenute e non è venuta meno la domanda, anzi possiamo affermare che c’è stato un incremento vero e proprio delle richieste. In primo luogo dalle banche centrali e dalla cinese in particolare, e secondo poi dagli investitori privati.

I piccoli risparmiatori affascinati da questo mercato possono acquistare oro attraverso fondi e certificati specializzati, o attraverso altri strumenti come l’Etc che consentono d’investire nelle materie prime. Il problema dell’oro di carta risiede soltanto nella possibilità d’insolvenza dell’emittente.

I rendimenti della gestione attiva del portafogli

 Quando si decide per una gestione professionale del portafogli, la scelta si riduce a due opzioni opposte: la gestione attiva del portafogli, basata su azioni e decisioni che mirano ad avere un rendimento migliore di quello del benchmark, e la gestione passiva, ossia una gestione per cui la massimizzazione del profitto equivale ad eguagliare i rendimenti del benchmark.

Per quanto riguarda le potenzialità di rendimento della gestione attiva del portafogli, la questione è ancora aperta e discussa tra gli esperti del settore, che stanno studiando quale sia la variabile che incide di più.

Secondo l’opinione maggiormente diffusa dei tre strumenti utilizzati per la gestione attiva quello che ha un’incidenza minore sui rendimenti sia a lungo che a breve termine è l’asset location (spostamento del portafogli su diversi mercati), mentre gli altri due – lo stock picking e il market timing – avrebbero un’incidenza molto limitata.

Allo stesso modo  la maggior parte degli analisti è concorde nel dire che la qualità dell’attività del gestore dell’investimento ha degli effetti importanti sul breve e medio periodo, che però si annullano quando il rendimento del portafogli viene valutato sul lungo e lunghissimo periodo. In questo caso sono le decisioni strategiche di diversificazione ad avere un maggiore impatto sulle performance della gestione attiva.

Telecom: migliorano gli utili nel terzo semestre

I primi 9 mesi del 2012 sono positivi per Telecom, che li ha chiusi con un utile netto di 1.926 milioni di euro, e con un monte ricavi per 22.061 milioni. L’azienda conferma, dunque, i buoni risultati del 2011.

Inoltre, scende a 29,485 mld l’indebitamento finanziario netto rettificato, in linea con i risultati del 2011, sceso a 29,485 mld, calando di 929 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2011.

DATI ULTIMO TRIMESTRE

Telecom conferma dunque gli obiettivi per il 2012. Il terzo trimestre, tuttavia, fa registrare una frenata. Gli analisti se lo aspettavano. Ecco i dati:

– Utilizzo del periodo: – 13,4%;

– Ricavi: 7,26 miliardi (- 3,3%);

– Margine operativo lordo:  3 miliardi (-5,7%);

– Risultato operativo: 1,69 miliardi (-9,5%);

DATI GENNAIO – OTTOBRE

– Margine operativo lordo: 8,86 miliardi (-3%);

– Risultato operativo di 4,9 miliardi(-0,6%).

Il presidente  Franco Bernabé, successivamente all’approvazione dei conti conferma gli obiettivi per il 2012:

“Telecom prosegue il percorso di difesa della redditività e riduzione dell’indebitamento che insieme allo sviluppo dei ricavi consolidati sono le priorità nel piano industriale di gruppo. La buona generazione di cassa ha più che compensato il fabbisogno per il pagamento dei dividendi e delle imposte e ci consente di confermare gli obiettivi”.

E sull’anno in corso afferma:

“Il 2012  è condizionato dall’aggravarsi della recessione che caratterizza l’economia italiana in questa fase e dal rallentamento dell’economia nei paesi latinoamericani. Nonostante questo per Telecom la redditività si conferma solida e tra le migliori del comparto, grazie al continuo miglioramento dell’efficienza operativa che consente di sostenere lo sviluppo delle reti di nuova generazione”.