Il Tetto al Tasso di Bipiemme

 Il Mutuo Tetto al Tasso del gruppo Bipiemme è in promozione su MutuiOnline e propone delle condizioni vantaggiose per chi accende un finanziamento entro il 31 gennaio 2013, partendo proprio dal sito d’intermediazione, ma con la gestione della pratica in filiale.

Il Mutuo Tetto al Tasso di Bipiemme, com’è facile intuire dal titolo, è un mutuo variabile con tetto massimo da usare per l’acquisto della prima o della seconda casa, oppure per la ristrutturazione dell’immobile.

L’importo finanziabile è un po’ esiguo visto che si tratta del 70 per cento del minore tra prezzo d’acquisto e valore di perizia, ma si può spillare anche un loan to value dell’80 per cento nei casi in cui il reddito complessivo netto del richiedente o dei richiedenti sia di almeno 3000 euro e il rapporto rata/reddito non superi il 25%.

Il tasso è un variabile calcolato come somma tra l’Euribor di periodo e lo spread al 3,65%. Il cap è al 6 per cento. Lo spread della banca, tuttavia, si può ridurre a patto che almeno uno dei richiedenti non abbia ancora compiuto 35 anni.

L’offerta ha anche un limite temporale oltre che un vantaggio calibrato sull’anagrafica: si deve sottoscrivere entro il 31 gennaio 2013, il che vuol dire che occorre poi rogitare entro il 31 marzo dell’anno venturo. I dettagli sul sito MutuiOnline.

 

La gestione del rischio del portafogli finanziario

 Non esistono delle attività finanziarie a rischio zero, ogni tipo di investimento, che sia su azioni, su obbligazioni, immobili o quant’altro, è legata ad un margine di rischio più o meno alto.

Inoltre, va considerato che in termini economici il rischio non è solo inteso come un fattore negativo, ma comprende anche la nozione di rischio potenziale, per questo, nella valutazione di uno strumento finanziario di investimento, si è soliti distinguere tra potenziale di opportunità (upside risk) e potenziale di pericolo (downside risk).

La gestione de rischio di un portafogli finanziario, quindi, deve tendere, dal momento che il suo fine ultimo è quello di massimizzare il rendimento delle attività in esso contenute, ad abbassare quanto più possibile il downside risk senza interferire troppo nell’upside risk.

Riuscire in questa impresa vuol dire fare delle opportune valutazione sia delle singole attività del portafogli sia dell’interazione tra queste e del portafogli nel suo complesso, in modo da ottenere un range di oscillazione del rendimento del portafogli stesso per capire come agire nel caso i cui il rendimento effettivo sia minore di quello effettivamente atteso.

La valutazione di queste variabili deve poi essere messe in relazione con il profilo specifico di ogni risparmiatore, per capire se effettivamente il portafogli di investimento costituito può soddisfare le sue esigenze.

La misurazione del rischio

 Ogni diversa attività finanziaria ha un suo grado di rischio che dipende dalla sue caratteristiche. Ad esempio, i titoli obbligazionari sono considerati, in base al fatto che non sono volatili, degli investimenti a basso rischio, mentre le azioni, che, invece, sono profondamente influenzate dall’andamento del mercato, sono considerati come investimenti ad alto rischio.

Poi, all’interno delle classi di attività finanziarie, per capire come diversificare al meglio il proprio portafogli, è necessario definire il rischio di ogni singola attività scelta, ed è possibile farlo attraverso tre concetti fondamentali: probabilità, valore atteso e variabilità.

Probabilità

Definita come la misura del possibile verificarsi di un determinato esito, la probabilità può essere definita oggettivamente (calcolando la frequenza con cui certi eventi tendono a verificarsi) o in modo soggettivo, ossia attraverso la percezione individuale che può essere basata, anche in questo caso, sull’analisi del pregresso storico o in base a valutazioni esclusivamente personali.

Valore atteso

Si calcola attraverso la media ponderata dei payoff (valori associati ai possibili esiti) associando ad ogni esito un peso diverso in base alla probabilità stimata.

La formula matematica per il calcolo del valore atteso è

Valore atteso = Pr (successo) x (valore associato al successo) + Pr (fallimento) x (valore associato al fallimento)

Variabilità

La variabilità misura le differenze dei diversi esiti attesi. E’ un concetto tanto importante quanto difficile, che si avvale, per il calcolo, dello scarto quadratico medio delle deviazioni di tutti i possibili payoff dalla media del payoff effettivo.

Risparmia sul mutuo, collega i conti!

 Abbiamo passato in rassegna numerosi prodotti dell’istituto di credito CheBanca! e vogliamo concludere la carrellata con la presentazione del Mutuo Risparmio. Chi volesse conoscere i prodotti assicurativi – la polizza Vita, quella Casa o quella che copre le spese in caso d’infortunio – o chi volesse sapere i costi della carta di credito proposta ai clienti, può visionare gli altri articoli del giorno.

Passiamo al Mutuo Risparmio, un mutuo a tasso variabile che si consiglia di collegare al Conto Corrente o al Conto Tascabile CheBanca! Il mutuo Risparmio offre la possibilità ai clienti dell’istituto di credito di combinare una linea di credito conveniente con un risparmio legato ai soldi depositati sul conto. Il che vuol dire che maggiore è il gruzzoletto che si riesce a mettere da parte, maggiore è la possibilità di ridurre l’entità della rata del mutuo.

Il denaro che si mette sul conto collegato al mutuo non è comunque vincolato, ma si può usare liberamente in ogni momento. I vantaggi di questo mutuo sono dunque nella possibilità risparmiare, ma è molto curioso ed interessante che al cliente si offra la possibilità di moltiplicare i risparmi chiedendo anche ad amici e parenti di collegare i loro conti al mutuo del richiedente. Anche questo contribuisce ad abbassare la rata. Si possono collegare fino a 4 conti.

Attività finanziarie del portafogli di investimento: titoli obbligazionari

 I titoli obbligazionari, come dice il nome stesso, sono un contratto in cui vengono specificati gli obblighi del debitore verso il creditore.

In questo caso il debitore è il soggetto pubblico (società o ente) che chiede un prestito ad un soggetto privato (o ad una banca) per finanziare i suoi investimenti e si impegna, a restituire al creditore periodicamente gli interessi maturati sul credito secondo il tasso di interesse che può essere fisso o variabile.

Chi sottoscrive un titolo obbligazionario può decidere se tenerlo fino alla scadenza o può negoziarla prima della scadenza.

Per valutare la convenienza o meno del prezzo di un titolo obbligazionario, è necessario prendere in considerazione i tre parametri fondamentali che li definiscono, che sono:

1. La durata: il periodo di tempo tra la sottoscrizione e la scadenza del titolo. In base alla durata, infatti, varia la quantità degli interessi che si possono maturare sul credito.

2. Il rischio: nel caso dei titoli obbligazionari il rischio dipende dal debitore, che potrebbe non essere in grado di onorare il suo debito alla scadenza della sottoscrizione.

3. Il trattamento fiscale: ossia le aliquote fiscali che devono essere calcolate sul  reddito da interessi generato dai titoli obbligazionari.

Attività finanziarie del portafogli di investimento: la liquidità

 Tutte le attività che rientrano nella categoria della liquidità vengono scambiate in apposti mercati, detti, appunto, mercati monetari. Questo tipo di strumenti finanziari si caratterizza per un basso rapporto rischio/rendimento e sono considerate molto efficaci nella diversificazione del portafogli.

Nel mercato monetario italiano i principali strumenti di liquidità sono:

Titoli di stato a breve termine (BOT): hanno una durata variabile pari a tre, sei o dodici mesi e sono emessi dalle autorità competenti ogni 15 giorni. Sono dei titoli al portatore la cui remunerazione è anticipata, in quanto determinata dalla differenza tra valore nominale e prezzo pagato, e il rimborso avviene in una unica soluzione allo scadere dei termini.

Pronti contro termine (PCT): si tratta di due operazioni di compravendita di titoli. La prima operazione consiste nella vendita dei titoli con pagamento a pronti, la seconda, invece, consiste di un riacquisto degli stessi a termine. Grazie ai PCT le due controparti hanno la possibilità di investire dei fondi (chi compra) e di raccogliere liquidi nel breve termine (chi vende).

Depositi vincolati: questi strumenti finanziari hanno date di scadenza e tassi d’interesse fissi. Un’operazione di deposito vincolante è il deposito di un fondo in un istituto per un periodo e un tasso di interesse sul deposito predeterminato. Il rimborso avviene automaticamente alla scadenza del contratto.

Cosa tenere in considerazione nella scelta dell’allocazione del patrimonio

 Un qualsiasi patrimonio finanziario è, per sua stessa natura, soggetto ad aumenti e diminuzioni del suo ammontare. Può aumentare quando vi si aggiungono i redditi provenienti dal lavoro e può diminuire per le spese di consumo.

Allo stesso modo ogni capitale è soggetto a delle fluttuazioni quando questo è investito, a causa dei redditi da capitale e dalle variazioni del valore di mercato delle varie attività in cui è suddiviso.

Date queste premesse, è importante che ogni investitore si renda conto che è difficile quantificare il rendimento annuo di un patrimonio con certezza, perché da un lato, a prescindere dal tipo di titoli su cui si è deciso di investire, il reddito e/o il valore di mercato di fine periodo di tali scelte non può essere definito con certezza, dall’altro perché gli investimenti non devono essere programmati solo in base al rendimento alla fine del periodo, ma vanno scelti in un’ottica di più ampio respiro, che vada a considerare anche i rendimenti degli anni futuri.

La prima variabile può essere controllata in modo più o meno efficace attraverso la scelta dei titoli: quelli meno rischiosi danno un rendimento minore ma più sicuro, quelli più rischiosi, per contro, hanno maggiori possibilità di alti rendimenti, come anche possibilità di perdita totale del patrimonio investito.

Il migliore investimento, quindi, è quello in cui le due variabili sono entrambe prese in considerazione e valutate in base all’ammontare del patrimonio investito, alle esigenze di spesa dell’investitore e al suo specifico profilo rischio/rendimento.

Il risparmio gestito e i mercati finanziari

 Quando un individuo si trova a gestire un patrimonio si trova, nel caso in cui decida di investirlo per aumentarne l’ammontare, a doversi confrontare con i mercati finanziari. Attraverso le contrattazioni finanziarie, infatti, l’individuo che è in possesso di un patrimonio può fare in modo che questo cresca, nonostante gli esborsi che si devono fare per la gestione delle spese.

Il problema fondamentale, quindi, per chi vuole investire i patrimoni, è quello di trovare la giusta allocazione finanziaria che deve essere decisa in base alla situazione patrimoniale, di reddito e di consumo del singolo individuo e del suo nucleo famigliare.

L’allocazione finanziaria, quindi, non può essere una scelta basata solo sulle informazioni che può avere l’investitore privato, che potrebbe anche non essere in grado di decifrare le informazioni che vengono dai mercati. La soluzione migliore, quando si decide per l’investimento, è quella di delegare la gestione del patrimonio a organismi (che possono essere di diversa natura, come i fondi pensione o i fondi immobiliari) gestiti da professionisti del settore.

Saranno loro, quindi, a fare la scelta migliore dell’allocazione del patrimonio nei mercati finanziari, in modo che si possano ottenere determinati flussi di cassa futuri in determinati scenari futuri, grazie ad una scelta razionale e cosciente  della composizione del portafogli di investimento.

Gli strumenti alternativi del risparmio gestito: materie prime

 Chiamate anche commodity, le materie prime sono uno dei più importanti strumenti finanziari di investimento. La loro caratteristica principale è di essere dei beni per i quali l’offerta non prevede delle differenze qualitative sul mercato, in quanto le materie prime (vedi, ad esempio, i metalli o il petrolio) sono sempre le stesse indipendentemente dal produttore.

Inoltre, le materie prime, per definizione, devono essere facilmente stoccabili e conservabili nel tempo (non perdono le loro caratteristiche o il loro valore nel tempo). Le commodities più comuni sono i prodotti agricoli o i prodotti non lavorati come oro, sale, caffè e zucchero.

Le commodity,  che si dividono in alcune tipologie principali a cui appartengono, poi, le varie materie (agricole, coloniali o tropicali, metalli, energetiche e carni) sono negoziate principalmente attraverso i contratti futures in appositi mercati (i più famosi sono New York Mercantile Exchange Chicago Board of Trade e, in Europa, il London Metal Exchange).

I fondi che investono in materie prime sono solitamente caratterizzati da attività scarsamente correlate fra di loro. Questo rende l’investimento in commodity uno dei principali metodi per la stabilizzazione di un portafogli finanziario di investimenti.

Gli strumenti alternativi del risparmio gestito: private equity

 Private equity è un temine di ampio respiro che racchiude al suo interno tutti i tipi di investimento azionario che, per le loro caratteristiche, non possono essere scambiati nei mercati azionari comuni. Sono fondi gestiti a cui si ha accesso solo mediante sottoscrizione di quello che è chiamato fondo di private equity, ceh sono generalmente organizzati come general partner.

Chi decide di parteciparvi deve avere un ingente capitale da investire (le quote sono fisse e in genere sono anche molto alte). Le quote degli investitori, chiamati generalmente limited partner del fondo, sono raccolte e amministrate dal fondo.

Si tratta di fondi di investimento chiusi, per questo l’investitore, una volta sottoscritto, non può gestire liberamente le sue quote, ma può disporne, per la liquidazione o per la vendita, solo a scadenze predeterminate, ecco perché i private equity sono dei fondi ad elevato rischio di liquidità.

Un altro rischio a cui si sottopone chi sottoscrive un fondo di private equity è quello della aleatorietà del rendimento, in quanto la gestione del patrimonio è totalmente affidata al general partner e alle sue capacità decisionali e di competenza nel settore degli investimenti.

La maggior parte di questi fondi ha una durata massima di dieci anni e le quote degli investitori sono sfruttate per investire in società non quotate, ognuno dei quali non può superare un ammontare massimo al 10% del totale da investire.