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Roma
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Il Decreto Salva Roma e il piano di rientro economico
Potrebbe arrivare domani la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del Decreto Salva Roma fatto dal governo per mettere a posto i conti della città e garantire i servizi. Poi il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale prima di diventare legge. Il Comune di Roma avrà tre mesi di tempo per fare il piano di rientro economico. Questi poi passerà al governo e quindi il Presidente del Consiglio Matteo Renzi avrà l’ultima parola. Il Decreto Salva Roma comprende 570 milioni di euro che sono tasse versate dai romani e che servono a salvare la città dal fallimento che è un rischio emerso dopo che il precedente Decreto non era stato approvato.
Per il Comune di Roma si prevedono rigidi paletti nella gestione delle spese e il piano di rientro economico deve contenere importanti cambiamenti di tipo organizzativo e sull’utilizzo delle risorse. Tra gli altri, si dovrà estendere il patto di stabilità alle aziende del Comune e liquidare quelle aziende partecipate che hanno i conti in rosso.
► Il Decreto Salva Roma è in vigore, cosa prevede il testo?
Lo scandalo del Comune di Roma riguarda tre grandi aziende comunali come l’Atac, l’Ama e l’Acea. Il numero di dipendenti è enorme probabilmente legato alle vicende politiche, come ha dimostrato lo scandalo delle assunzioni facili all’epoca di Alemanno come sindaco. In queste aziende, come nel Comune, molte assunzioni non hanno seguito la logica della necessità di organico e delle competenze utili, ma spetti più clientelari che ora rischiano di fare pagare un conto salato alla città.
La gestione delle aziende del Comune è stata di tipo vecchio stampo, come le aziende pubbliche che non guadano come aspetto principale all’utile. Ora la gestione e l’organizzazione dovrà cambiare e si propone il blocco di nuove assunzioni e una attenzione più profondo alle spese.
Standard&Poor’s sospende il rating della capitale
L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha preso la decisione di sospendere il giudizio su Roma e la sua situazione economica in quanto non in grado di poter emettere un giudizio sul suo debito per mancanza di informazioni.
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In realtà Standar & Poor’s il suo giudizio lo ha emesso –BBB+ con outlook negativo– ma è l’ultimo se l’amministrazione della capitale non farà in modo di rendere accessibili le informazioni sul debito diretto. Il tempo a disposizione è di tre mesi, termine entro il quale Roma dovrà fornire le informazioni mancanti.
Ecco quanto si legge nella nota di S&P:
A causa della mancanza di sufficienti informazioni sulla maggior parte del debito diretto di Roma, rappresentate dalle passività attualmente gestite dall’ente pubblico Gestione Commissariale, abbiamo sospeso il rating sulla città” spiega l’agenzia.
Standard & Poor’s non può, in questa situazione, sorvegliare la situazione economico-finanziaria della capitale e, nel caso in cui nei tre mesi di tempo a disposizione, l’amministrazione competente non darà le informazioni richieste, molto probabilmente il rating verrà ritirato.
Reazioni contrastanti dai diretti interessati. Secondo Carmine Lamanda, assessore alle Politiche Economiche di Roma, quanto detto da S&P vuole dire semplicemente che, dopo aver dato il suo giudizio, l’agenzia si riserva del tempo per acquisire ulteriori informazioni per un giudizio sull’andamento della gestione commissariale.
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Mentre per Alfredo Ferrari, vicepresidente della Commissione Bilancio del Comune, si tratta di una richiesta per nulla velata di una maggiore trasparenza per il debito della capitale:
Inaccettabile constatare che una agenzia di valutazione sia costretta a ricercare le cifre perché l’amministrazione non le fornisce. È ora che Alemanno e il suo assessore al Bilancio, Carmine Lamanda, rendano note anche all’assemblea capitolina le informazioni che S&P chiedono. I cittadini non possono pagare la mancanza di trasparenza scelta dalla errata gestione del centrodestra.