Le sanzioni alla Russia costeranno 773mln all’Italia

 Sono stati esportati dall’Italia nel 2013 prodotti farmaceutici e automobili,  motocicli ed altri veicoli , loro parti ed accessori per un valore di 773 milioni, poco superiore a quello di prodotti alimentari e bevande gia’ colpiti dalle sanzioni fissate da Putin.

L’Europa in ginocchio per l’embargo alla Russia

 Gli scambi commerciali tra Italia e Russia sono irreparabilmente destinati a scendere e “le perdite degli operatori italiani del settore potranno essere a livello di svariate centinaia di milioni di euro”. Lo ha affermato l’ambasciatore della Federazione russa Sergey Razov, indicando le conseguenze delle sanzioni occidentali e delle “contro sanzioni” lanciate in risposta da Mosca.

L’embargo Europeo alla Russia, colpisce pesantemente la Germania

 Si appesantisce la situazione sull’economia tedesca, i cui sviluppi rimangono incerti  considerando le tensioni globali, come la crisi in Ucraina e il conflitto in Medioriente. Lo sottolinea la Bundesbank, nel bollettino mensile, ponendo la tesi che la forza della crescita del Paese sia a rischio.

La crisi Russa Ucraina, si estende all’Europa e America

 La replica di Putin fa sussultare l’Occidente. La Russia ha infatti approvato un decreto che può limitare o addirittura bloccare per un anno le importazioni di prodotti agricoli e alimentari dai Paesi che hanno posto restrizioni a Mosca per la sua posizione nella crisi ucraina.

La Russia sarebbe pronta a far crollare il dollaro Usa

 Il Financial Times riporta, che le aziende russe sono pronte a stipulare le transazioni commerciali in yuan e altre valute asiatiche, sostituendo il dollaro e questo alimenta i timori delle società di rimanere fuori dal mercato del dollaro, a causa delle sanzioni che l’Occidente ha imposto contro Mosca.

Come vendere ai Russi

 Il mercato russo per i venditori italiani ed europei è uno dei mercati emergenti più promettenti degli ultimi anni. In questo post troverete quindi alcune indicazioni utili su come vendere ai Russi.

Il G20 e la questione in Ucraina

 I leader finanziari del mondo che si sono riuniti nel G20 del Fondo monetario internazionale (Fmi) non hanno menzionato nel loro documento finale dell’incontro a Washington piani per affrontare i possibili rischi per l’economia europea della crisi in Ucraina.

I ministri delle Finanze e i banchieri centrali del Gruppo delle 20 economie più sviluppate ed emergenti tratteranno la questione Ucraina in occasione della riunione di due giorni che si svolgerà a breve. Il G20 conosce il rischio geopolitico generale che è presente in Ucraina. Un rischio che potrebbe avere effetti negativi sull’economia europea se la crisi si intensifica.

 

Mercati finanziari ancora scossi dalla crisi Ucraina

 

Il mese scorso l’Ucraina ha ottenuto un credito da 14 miliardi di dollari a 18 miliardi di dollari dal Fmi. L’economia del Paese è stata gettata nel caos dopo che le proteste di piazza a Kiev hanno portato alla caduta del presidente filo russo Viktor Yanukovich nel mese di febbraio e la Russia ha annesso la Crimea.

A livello economico e finanziario in Europa c’è preoccupazione che la tensione possa aumentare, in quanto per ora i mercati hanno scommesso sull’ipotesi che ci sarà una soluzione diplomatica. Se questa soluzione non si troverà e ci sarà un’escalation, allora si potrebbe avere un aumento del rischio che potrebbe avere dell ricadute sull’economia europea.

Il comunicato del G20 ha affrontato i problemi nei mercati emergenti, che ha preso gran parte della discussione visto che molti si trovano ad affrontare problemi che non sono causati esclusivamente dalla politica della Federal reserve (Fed). Notevole attenzione può essere prestata alla situazione in questi Paesi e alle possibili misure per superare le conseguenze negative di scelte non proprio efficaci dei governi dei Paesi emergenti.

Le riserve di gas ucraine garantiscono per tre mesi l’Europa

 In Ucraina la situazione nelle regioni al confine con la Russia è tornata tesa. In alcuni palazzi di città filo russe sventola la bandiera russa mentre l’Ucraina invia l’esercito.

L’Europa sta ancora a guardare e ragiona su maggiori sanzioni. Il problema dell’Europa è sempre quello della dipendenza dal gas russo, e mentre si lavora a soluzioni alternative per il futuro, nel presente bisogna farci i conti.

 

La strategia della Merkel sulla questione in ucraina

 

Il  ministro ucraino dell’Energia e del carbone Yuriy Prodan ha affermato che il gas sotterraneo è sufficiente per la fornitura di tre mesi in Europa. Ci sono otto miliardi di metri cubi di gas negli impianti di stoccaggio sotterraneo in Ucraina che riescono quindi a garantire il transito ininterrotto di gas naturale russo verso l’Europa per non più di tre mesi.

L’Ucraina può garantire quindi il transito di gas verso i Paesi europei per un periodo di tempo limitato, poi potrebbe verificarsi una situazione più complicata che necessita di essere affrontata e risolta.

Tuttavia, secondo il presidente russo Vladimir Putin l’Ucraina ha bisogno di circa 11 miliardi di metri cubi di gas per garantire il transito ininterrotto verso l’Europa. Attualmente, 7,2 miliardi di metri cubi di gas russo sono in un deposito sotterraneo che fa capo alla compagnia petrolifera ucraina e del gas nazionale Naftogaz.

La Russia è sempre intenzionata a non fare sconti all’Ucraina sul prezzo del gas, mentre la stessa Ucraina continua a lavorare sul prestito del Fondo monetario internazionale (Fmi) per evitare il fallimento. L’Ucraina che vuole avvicinarsi all’Europa assume un’importanza geopolitica che è strategica e che interessa anche agli Stati Uniti. Quindi sarà probabilmente salvata.

L’Europa cerca l’indipendenza dal gas russo

 L’Europa punta a ridurre la dipendenza dal gas russo. Una possibilità per la quale ci vuole tempo, denaro e volontà politica. Dal momento che la rivoluzione di febbraio ha spodestato Yanukovich, il gas è diventato un bastone piuttosto che una carota. Qualche giorno fa l’amministratore delegato del colosso del gas russo Gazprom ha affermato che il prezzo del gas in Ucraina stava salendo del 44% a 385,5 dollari.

Questa è una notizia inquietante per l’Europa. L’Ucraina deve già a Gazprom 1,7 miliardi di dollari e se continua a non pagare i suoi conti, e senza un aiuto esterno, Gazprom potrebbe tagliare le forniture. Tale controversia non ha, in linea di principio, alcun effetto sul gas che attraversa l’Ucraina e arriva ad altri Paesi più a ovest. Ma se Gazprom chiude i gasdotti che attraversano l’Ucraina, le forniture in Europa potrebbero avere degli effetti.

 

Le sanzioni stanno portando la Russia verso la recessione

 

L’Europa ottiene il 24% del suo gas dalla Russia e la metà passa attraverso l’Ucraina. L’Europa rimane altamente vulnerabile al controllo russo sulle forniture di gas. Questa vulnerabilità è uno dei motivi per cui Putin pensa che l’Europa non potrà agire con decisione dopo l’annessione della Crimea, o per eventuali ulteriori depredazioni territoriale che la Russia può avere in mente. Ma è una vulnerabilità che può, nel tempo, essere diminuita.

I paesi europei non dipendono dal gas russo nei mesi estivi. Se la Russia dovesse chiudere i gasdotti attraverso l’Ucraina con l’obiettivo principale di ferire il nuovo governo del Paese, potrebbe probabilmente continuare a esportare gas da altri canali. Uno di questi è il newish gasdotto Nord Stream sul fondo del Baltico, che è stato in qualche misura costruito con questo obiettivo. Il progetto è di portare direttamente il gas dalla Russia alla Germania e quindi dare alla Russia la possibilità di tagliare i suoi vicini pur servendo il suo mercato più importante.