E’ arrivata la stagione dei saldi, infatti prende il via dalle regioni della Campania e Basilicata, mentre per le restanti provincie sarà il 4 gennaio, esclusa la regione della Sardegna già in atto dallo scorso 6 dicembre.
Saldi
Iniziano i saldi con sconti alti e speranza di ripresa del settore
Saldi in calo dopo la prima settimana
La prima settimana di saldi termina con un pesante passivo: meno 15% medio della spesa dei clienti in confronto allo stesso periodo 2012. Da quanto emerso da un sondaggio di Fismo-Confesercenti su un campione di commercianti di alcune città italiane la situazione è tragica. Sembra essere sparita la febbre da inizio saldi e, assieme ad essa, le file ai negozi. Questa la principale lamentela dei commercianti.
Città per città
Vi sono tuttavia marcate differenze tra città e settori. A Milano, le vendite tengono botta o aumentano, grazie ai turisti, in particolare arabi. Risultati al ribasso, invece, per quanto concerne i negozi delle periferie e semi-centrali, più connessi alla clientela residente. In generale, i milanesi usano scarpe e capi per il rinnovo del guardaroba, sfruttando gli alti sconti di partenza.
Anche a Torino i saldi restano sui livelli 2012 con una partenza tiepida, anche per le promozioni precedenti, che hanno annacquato l’effetto sorpresa. I clienti cercano soprattutto camice e pantaloni, meno calzature e accessori. A Bologna, si rileva un calo fino al 20%, soprattutto per accessori e capi d’abbigliamento dal prezzo medio-alto, mentre resistono i prodotti a medio e basso costo. Le limitazioni si sentono poi a Bari, dove si registra un vero e proprio crollo di vendite di prodotti firmati premium, anche del 25%. La bassa disponibilità economica influisce anche sul comportamento d’acquisto dei clienti. Nonostante gli sconti iniziali superiori alla norma, non si è registrata la consueta ressa.
Svanite le file: in coda davanti ai negozi, ormai, resistono soprattutto i turisti stranieri, in cerca del capo Made in Italy. I consumatori italiani si mostrano invece più pronti alle spese e confrontano le varie offerte prima di comprare. In generale, vendono comunque meglio i capi nelle fasce di prezzo medio-basse e low-cost, mentre soffrono i capi premium, rivolti a chi può spendere un pò di più. Tra le categorie merceologiche che mostrano miglior tenuta c’è la moda giovani. I genitori, spiegano i commercianti, preferiscono tagliare la propria spesa per l’abbigliamento piuttosto che quella dei figli.
Saldi estivi al via in tutta Italia
Sono cominciati solo poche ore fa in tutte le regioni d’ Italia i tanto attesi saldi di inizio stagione. Il 6 luglio 2013 è infatti la data che la Confcommercio ha scelto per dare il via alla grande kermesse degli sconti, con la sola eccezione di tre realtà della penisola, ovvero la Basilicata, la Campania e il Molise, in cui i ribassi sono iniziati lo scorso 2 luglio.
L’ associazione dei commercianti italiani ha quindi rilasciato in questi giorni le proprie previsioni e le proprie stime in merito all’ andamento delle promozioni, da cui si aspetta almeno un discreto rilancio dei consumi e degli acquisti. E i pronostici rilasciati dall’ Ufficio Studi della Confcommercio si sono dimostrati, in realtà, abbastanza ottimistici.
Gli analisti hanno infatti previsto che ogni famiglia italiana in occasione dei saldi estivi 2013 spenderà all’ incirca 299 euro, cioè più o meno 100 euro a testa, per un totale di 3 miliardi e 600 milioni di euro di acquisti.
Si prevede, inoltre, una leggera riduzione del tetto massimo degli scontrini, che si attesteranno su una media di circa 100 euro, ma in definitiva anche in un periodo di recessione il calo degli acquisti non sarà drastico.
Bilancio negativo per i saldi invernali
I commercianti di abbigliamento e calzature sono unanimi nel dichiarare i pessimi risultati dei saldi invernali, che oggi finiscono nella maggior parte delle città italiane.
► I saldi non rianimano i consumi
A conferma di quanto detto dai commercianti arriva il rapporto di Federmoda Italia-Confcommercio, secondo il quale i saldi invernali hanno fatto registrare un calo delle vendite del 10% rispetto allo scorso anno, che comunque si era già chiuso con un bilancio negativo. Si tratta di un ulteriore -6,5%, con gli scontrini degli italiani che non hanno superato, di media, i 92 euro.
Secondo Renato Borghi, presidente di Federmoda Italia, ci si deve aspettare un altro anno terribile per il settore dell’abbigliamento, forse il peggiore dall’inizio della crisi nel 2009.
Anche i dati di Fismo-Confesercenti confermano questo trend negativo, registrando un calo delle vendite del 20% su Roma e Milano, controbilanciato, almeno in piccola parte, dai risultati ottenuti in regioni come la Liguria e la Toscana. Il settore che sembra resistere meglio è quello degli accessori, l’unico per il quale si è registrato un aumento delle vendite nel periodo dei saldi (+1,4%).
► L’auto è in crisi ma la concessionaria fa i saldi
Renato Borghi è particolarmente preoccupato per questa situazione che potrebbe portare alla morte definitiva di molte aziende sul territorio nazionale, dato che anche le prospettive future sembrano seguire questo andamento.
Saldi principali città italiane
Si è verificato un discreto inizio per i saldi invernali. Il primo fine settimana si è concluso con un calo molto ridotto degli acquisti rispetto alle previsioni. In totale ci si aggira tra il 5 e il 10% in meno rispetto allo stesso periodo del 2012. Gli economisti pensavano che la situazione fosse peggiore.
Facciamo una panoramica delle principali città italiane.
MILANO
Il calo è molto ristretto. Lo scontrino medio si aggira intorno ai 100 euro, con una riduzione del 5% rispetto al 2012. Gli sconti arrivano fino alla metà del prezzo iniziale. I prodotti di abbigliamento più acquistati dai clienti rimangono pantaloni e maglioni. E’ la clientela che frequenta assiduamente i negozi la prima ad acquistare. Il contributo degli stranieri, in particolar modo di quelli provenienti da Russia e Oriente, è però fondamentale.
BOLOGNA
Le statistiche di Bologna parlano di uno scontrino medio intorno ai 100 euro, con una riduzione del 15% rispetto allo scorso anno. Non proprio positive, insomma queste prime giornate di saldi nella città emiliana. Sconti fino al 50% e abbigliamento come primo prodotto venduto nei negozi, anche dai turisti.
ROMA
Anche nella Capitale il primo week-end è andato discretamente. Si registra un ottimo bilancio, sempre per effetto (dei turisti stranieri, sempre più desiderosi di fare shopping nel mentre visitano la città.
Prodotti di abbigliamento più venduti: giubbotti e cappotti.
NAPOLI
Non proprio confortanti i dati rilevati nel capoluogo campano. A Napoli i saldi sono iniziati il 2 gennaio. In media, lo scontrino si attesta intorno ai 70 euro, con una riduzione del 10%. Qui, però, la fanno da padrona i capi low-cost, da sempre nelle preferenze della clientela.
Partono i saldi in Campania, Basilicata e Sicilia
Pronti, via. Campania, Basilicata e Sicilia inaugurano la stagione dei saldi. E c’è già chi prevede che il calo dei consumi sarà elevato. Parte, dunque, oggi di fatto, la tradizionale corsa ai saldi e al prezzo migliore. E’ un periodo in cui occorre approfittare delle migliori occasioni per rinnovare il proprio guardaroba e affini.
Nelle altre regioni d’Italia bisognerà aspettare fino al 5 di gennaio.
A prescindere dall’effettiva apertura, come accennato in precedenza, una cosa è certa. Le famiglie arrivano ai saldi con un budget bassissimo.
La ‘colpa’ della poca disponibilità economica è ascrivibile alle numerose tasse introdotte nell’ultimo anno. Dai rincari delle tariffe, all’Imu, fino alle imposte che subentreranno nei prossimi mesi (quali ad esempio la Tares).
Confcommercio, pertanto, parla chiaro e azzarda la spesa media per ogni famiglia. Al massimo ogni nucleo spenderà una cifra che si aggira intorno ai 360 euro. Adusbef, intanto, azzarda invece una previsione. La spesa calerà del 19%.
Il Codacons calcola un altro budget per famiglia: 224 euro. Un budget che appare dimezzato se messo a confronto con quello di quattro anni fa. Nel 2008, infatti, la media calcolata raggiungeva 450 euro di spesa per ogni singola famiglia. Per quest’anno si prevede comunque una spesa complessiva di 2,1 miliardi. Resta il fatto che sarà spalmata solo ed esclusivamente sul 40% delle famiglie del nostro Paese. Le altre? Resteranno, con ogni probabilità a guardare, in attesa che la crisi finisca e che non ci sia più bisogno di stringere così tanto la cinghia.