Nel corso dell’ assemblea annuale di Farmindustria, l’ associazione delle aziende dell’ industria farmaceutica, che si è tenuta oggi a Roma, i rappresentanti hanno stilato una lista di sette proposte che, a loro giudizio, sarebbero necessarie per risollevare il settore farmaceutico dalla crisi che l’ ha investito nel corso degli ultimi anni.
Sanità
La spesa sanitaria raddoppierà entro il 2060
Nel corso di questa settimana il Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni discuterà dei tagli che dovranno essere apportati alla spesa sanitaria italiana, in una operazione di spending review che dovrà però evitare anche l’ aumento degli stessi ticket sanitari previsti per l’ inizio del prossimo anno.
Decreto del fare: le novità per i cittadini
Solo questa sera si verrà a conoscere la versione definitiva del decreto del fare, la cui bozza è adesso allo studio del Consiglio dei Ministri.
Non si prevedono grandi modifiche, anzi, il decreto dovrebbe essere lasciato invariato. Nella bozza del testo sono state previste delle importanti novità per i cittadini che riguardano sanità, bollette e il rapporto con le pubbliche amministrazioni.
Nascita dell’Anagrafe Nazionale degli Assistiti (Ana)
Con il decreto del fare nasce l’Anagrafe Nazionale degli Assistiti, che ha lo scopo di monitorare le prestazioni erogate dalle asl. Ne consegue che il libretto sanitario personale è destinato a scomparire e tutte le informazioni potranno essere consultate in rete.
Taglio di 500 milioni all’anno per le bollette della luce
Grazie alla cancellazione di alcune voci delle bollette dell’energia (la componente A2 che sarà riversata sulle società elettriche che operano nelle energie rinnovabili con ricavi superiori a 200mila euro) i cittadini italiani potranno risparmiare 500 milioni all’anno per il conto dell’energia elettrica.
Sanzioni per le PA che non rispettano i tempi
Le amministrazioni pubbliche che non rispettano i tempi previsti per la conclusione dei vari procedimenti richiesti da cittadini e imprese dovranno pagare una multa di 50 euro per ogni giorno di ritardo (fino ad un massimo di 4.000 euro).
Decreto del fare
Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari
Sulla base di una manovra finanziaria approvata nell’ estate del 2011 dall’ allora Ministro dell’ Economia Giulio Tremonti, a partire dal 1 gennaio 2014 i ticket sanitari dovrebbero subire un forte rincaro.
> La crisi mette in ginocchio la Sanità
Ma il Governo Letta sembra essere intenzionato, per diversi motivi, ad evitare che questo accada. Sono di questo stesso parere, infatti, sia il premier Enrico Letta, che si è impegnato ad eliminare lo scatto delle tariffe, sia i Ministri Lorenzin, alla Salute e Saccomanni, al Ministero dell’ Economia e delle Finanze.
> Nessun aumento per i ticket sanitari?
Condizione necessaria affinché ciò non avvenga, tuttavia, sembra essere, come sempre, il reperimento delle necessarie coperture. Per evitare che il prezzo dei ticket sanitari aumenti in tutta Italia, infatti, sono necessari all’ incirca 2 miliardi di euro, che dunque eviterebbero alle famiglie italiane un aggravio di altri 350 euro sul bilancio familiare per le spese sanitarie.
Un’ ipotesi circolata in questi giorni prevede quindi di usare come risorse i risparmi di spesa realizzati nel corso del 2012, come indicato nel Documento di programmazione economica e finanziaria 2013. Ancora cauta, tuttavia, in merito a prese di posizioni ufficiali Beatrice Lorenzin, che ha colto l’ occasione per ricordare invece i lavori in corso dell’ esecutivo sul Patto per la salute con le Regioni, che hanno accolto con favore la notizia del probabile blocco degli aumenti.
Nessun aumento per i ticket sanitari?
► La crisi mette in ginocchio la Sanità
Per questo il Governo, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e quello dell’Economia Fabrizio Saccomanni si sono messi all’opera per cercare di evitare questo salasso, anche in vista dei risparmi di spesa già effettuati con le prime manovre del Governo Letta.
A quanto si è appreso fino adesso i lavori per evitare l’aumento dei ticket sanitari per il 2014 sarebbe già ad uno stadio avanzato dei lavori e, questo passo indietro, sarebbe compensato con i risparmi di spesa già realizzati nel corso del 2012, indicati nel Documento di programmazione economica.
► Debiti delle Pubbliche Amministrazioni: il Decreto attuativo in 10 punti
Dello stesso accordo anche Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, che ha chiesto, inoltre, al Governo Letta di ripristinare il Patto per la Salute, scaduto da tempo, ma solo a patto che le misure introdotte siano sostenibili per i cittadini. Un proposito, questo, che al momento mette d’accordo tutte le istituzioni.
La crisi mette in ginocchio la Sanità
La colpa è della crisi che ha fatto diminuire i redditi degli italiani che, conseguentemente, hanno avuto accesso a maggiori esenzioni per reddito: dal 2011 al 2012 sono aumentate di circa 3 milioni, passando da 64 milioni a quasi 67 milioni.
I dati sono stati rilasciati dal Ministero della Salute e sono derivati dall’analisi del flusso delle ricette di specialistica ambulatoriale nel 2012. Stando a quanto riportato lo scorso anno circa il 70% delle ricette per esami, visite specialistiche, analisi di laboratorio, lastre, risonanze, ecografie e tutte le altre prestazioni di diagnostica strumentale è stato esentato dal pagamento del relativo ticket: su un totale di 207 milioni di prestazioni erogate, le esenzioni sono state 145 milioni.
► Autocertificazione per esenzione ticket sanitario per reddito
A livello territoriale le percentuali più alte di prestazioni erogate dal Sistema Sanitario Pubblico esentate dal pagamento del ticket si riscontrano nelle regioni del Sud Italia: 86% in Campania, 84% in Calabria, 82% in Puglia, 80% in Sicilia. La regione più virtuosa, in questa classifica, è il Trentino Alto Adige, dove la percentuale delle ricette sulle quali non si paga il ticket è del 53% (987 mila su 1,8 mln).
Sanità a rischio e default per le Regioni
Il Cnr attraverso l’Issirfa, l’Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie, ha recentemente pubblicato un mega rapporto sulle Regioni per il 2012, in cui vengono messi in chiara luce i rischi che sta correndo e che si prevede continuerà a correre l’intero Sistema Sanitario Nazionale, che attualmente si trova sull’ orlo del collasso.
I servizi sanitari, infatti, che attualmente sono a carico dei bilanci regionali, rischiano di non poter essere più garantiti neanche per quanto riguarda i cosiddetti Lea, ovvero i Livelli essenziali di assistenza, a causa della mancanza dei fondi.
> Il debito della sanità pubblica
La colpa è da imputare al perdurare della crisi che costringe le famiglie italiane a tagliare anche le spese mediche, ma soprattutto ai bilanci regionali, all’interno dei quali le spese per il mantenimento di Asl e di ospedali pesano circa per l’ 80%.
Le Regioni, di conseguenza, si trovano anche’esse a rischio default, se non si troveranno nel breve tempo quelle risorse che nel giro di pochi anni, dice il rapporto, sono state tagliate all’intero mondo della Sanità, e che la Corte dei Conti ha quantizzato in circa 31 miliardi di euro.
La crisi economica, dunque, la spending review, si riversano sul mondo del diritto alle cure, modificandone qualità e quantità.
Sanità sempre più cara
Solo nel 2012 gli italiani si sono visti costretti a sborsare ben 4,4 miliardi di euro per le spese sanitarie, tra acquisto di farmaci, visite mediche, esami e accessi al Pronto Soccorso. Un aumento consistente rispetto agli ani precedenti che continuerà anche nei prossimi.
► Le spese di ricovero dei famigliari portatori di handicap
Nello specifico l’aumento rispetto al 2011, come mostrano i dati del preconsuntivo 2012 riportati dall’agenzia di stampa Ansa, è stato del 13%.
I farmaci hanno visto un aumento di 2 miliardi di euro, con la spesa out of pocket che è rimasta invariata e quella sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale, invece, è diminuita di quasi un miliardo per effetto della spinta ai generici e per gli sconti applicati dalle farmacie.
Aumento sostenuto anche per le visite e per gli esami nelle strutture private convenzionate, che è stato pari a 775 milioni di euro. Ma la situazione si fa ancora più preoccupante se si guarda ai prossimi anni. Con la reintroduzione del superticket, infatti, dal primo gennaio del 2014 entreranno in vigore nuovi ticket per altri due miliardi che andranno ad incidere sulle finanze già disastrate delle famiglie.
► Qualche consiglio per spese mediche e spese funebri
Allarmata anche Francesca Moccia, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva, secondo la quale:
Ticket più cari e superticket rappresentano un tassello verso lo smantellamento del servizio pubblico. La prima cosa da fare è non introdurne di nuovi. Abbiamo subito giudicato come contraddittoria l’introduzione dei superticket anche perché da subito i cittadini hanno iniziato a denunciarci il ricorso al privato perché più conveniente. Oltre al danno per i cittadini, la beffa per il servizio sanitario: avevamo capito subito che lo Stato non avrebbe incassato molto di più e avrebbe costretto i cittadini a pagare di più e a rivolgersi al privato.
Il debito della sanità pubblica
Un debito che deriva dall’acquisto di beni e servizi (apparecchiature mediche, siringhe, lavanderia, pasti etc) che è stato conteggiato grazie ai piani di rientro dal disavanzo sanitario organizzati dal ministero della Salute, ma ai quali mancano ancora dei numeri di alcune regioni che, anche se obbligate alla comunicazione, ancora non hanno passati gli ultimi aggiornamenti.
Secondo la Cgia, nel 2011 il debito della sanità pubblica nei confronti dei fornitori privati ammontava a 18 miliardi di lire, un numero che però non considera i debiti di alcune regioni. Per un calcolo più preciso, quindi, ci si è riferiti all’andamento del debito del 2010 e le stime risultanti parlano di pagamenti da effettuare per 37 miliardi di euro.
Ma il problema non è solo il mancato trasferimento di queste cifre, ma i tempi necessari perché questo avvenga. Infatti, nonostante il recepimento della direttiva europea che impone pagamenti al massimo a 60 giorni, le strutture sanitarie italiane hanno un tempo medio di pagamento di 300 giorni.
E la situazione non sembra volgere per il meglio, a causa dell’estensione del Patto di Stabilità che irrigidisce i criteri per i bilanci dei comuni, anche di quelli più piccoli, rendendo ancora più difficile per le amministrazioni locali rispettare i tempi di pagamento.