Non c’è pace per Barack Obama. Risolto, anche se solo temporaneamente, il problema del Fiscal Cliff, il presidente americano si trova alle prese con un altro problema non da poco, quello della sanità.
Non c’è pace per Barack Obama. Risolto, anche se solo temporaneamente, il problema del Fiscal Cliff, il presidente americano si trova alle prese con un altro problema non da poco, quello della sanità.
Il Ministro della Salute Renato Balduzzi, intervenendo a Sky tg24, ha dichiarato che l’ipotesi di privatizzazione. Ecco la sua dichiarazione:
“Il presidente del Consiglio ha posto un problema sulla sostenibilità futura dei sistemi sanitari incluso il nostro e ha posto la domanda sull’opportunita di affiancare alle forme di finanziamento pubbliche, forme finanziamento integrativo. Ha solo posto una domanda”.
Balduzzi spiega tutti passaggi di ciò che sta succedendo in questi giorni, precisando e chiarendo con esattezza il presente e il futuro della Sanità:
“Quanto sta accadendo è il frutto di una forzatura mediatica, perché non c’é nessuna ipotesi di privatizzazione della sanità. Anzi Monti, ieri, ha colto l’occasione del convegno per riaffermare la validità del Ssn e della necessità di un suo continuo miglioramento. Poi ha posto una domanda che tutti oggi si pongono. Questa è la verità”.
Balduzzi ha inoltre sottolinea che dalla giornata di ieri è obbligato a rispondere su alcune domande riguardanti cose che non sussistono e nessuno ha mai fatto affermazioni simili a quelle lui messe in bocca. Neanche il Premier Monti.
In relazione alle polemiche sollevate dalla CGIL su una presunta distruzione del Ssn, Balduzzi risponde francamente:
“Uno può combattere, ed é giusto che lo faccia, ma se qualcuno vuole demolire il Ssn anche io lo combatto e anche Monti lo combatte”.
Nel Nostro Paese il servizio sanitario nazionale è uno dei più efficienti e più evoluti del mondo. Non mancano, tuttavia, i casi di malasanità. Questi ultimi sono destinati a fare sempre notizia. Se li escludiamo il sistema italiano è uno dei migliori poiché si configura come universalistico. In altri termini è aperto a tutti e offre visite specialistiche.
La brutta notizia è che il sistema è a rischio. Lo ha dichiarato oggi il Premier Mario Monti, durante un intervento in videoconferenza alla presentazione del progetto del nuovo Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della Fondazione Rimed.
Monti si è soffermato sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale che potrebbe non essere garantita in futuro. Ecco cosa ha detto:
“La crisi ha colpito tutti e ha impartito lezioni a tutti. È importante riflettere sulle lezioni impartite dalla crisi. Il campo medico non è un’eccezione, le proiezioni di crescita economica e quelle di invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità dei sistemi sanitari, incluso il nostro servizio sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non ci saranno nuove modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi e delle prestazioni”.
Un servizio sanitario nazionale in ogni caso nasce per rispondere di tutto punto alle esigenze della cittadinanza. Non sarebbe giusto che in caso contrario gli italiani pagassero le tasse per un sistema al quale non possono accedere.
Monti riconosce:
“La posta in palio è chiaramente altissima l’innovazione medico-scientifica, soprattutto nella fase di industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida considerando il parametro costo-efficacia un parametro non più residuale”.
Spending Review, ci risiamo.
Il Ministro Balduzzi e il Ministro Grilli hanno reso noti i criteri che adotteranno per i tagli al settore ospedaliero, inseriti nella spending review del governo. Tali criteri sono stati inseriti nel documento “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” proposto dai due ministri.
I tagli sono decisi e c’è il rischio che venga offerto minore accesso alle cure per i cittadini italiani. Certo, gli sprechi e i costi sono alti e quindi c’era l’urgenza di effettuare alcune revisioni e alcune “sforbiciate”, ma bisogna valutare se i tagli sono stati fatti nella giusta direzione.
I posti letto che potrebbero essere tagliati con la spending review sono circa 7 mila, su una disponibilità totale in Italia di circa 23 mila. I tagli colpiscono poi in maniera decisa la sanità privata, con circa 257 ospedali privati accreditati che potrebbero chiudere, quelli con meno di 80 letti, e passare dagli attuali 406 a 149.
Le regioni hanno annunciato che lotteranno duramente contro la diminuzione dei posti letto. Durante la Conferenza Stato-Regioni della prossima settimana cercheranno un accordo con il Ministro Balduzzi.
C’è poi la questione dei posti di lavoro, messi a rischio dai tagli previsti nella spending review. Infatti, le realtà che rischiano sono tante nel territorio italiano.
Entro la fine dell’anno le regole applicate decise dal Ministro Balduzzi si potrebbero trasformare in provvedimenti, ma i governatori sono già sul piede di guerra.
I tagli previsti dal Ministero – 18/20 mila posti letto, reparti poco funzionali e, cosa che più di tutte potrebbe essere causa di scontro, il taglio di alcune poltrone importanti – hanno lo scopo di riorganizzare la sanità pubblica e privata italiana, sia per garantire assistenza adeguata a tutti i pazienti del territorio italiano sia per una più fruttuosa gestione delle risorse disponibili.
«Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell’assistenza ospedaliera». E’ questo il titolo del programma di revisione proposto dal ministero, che prevede la divisione degli ospedali italiani in tre categorie in base al bacino di utenza, attraverso il quale si dovranno decidere gli standard minimi delle prestazioni.
Dall’analisi delle prestazioni effettuate da ogni ospedale, arriverà poi il programma di dieta per ogni centro – un programma che si baserà su tre punti principali: volume delle prestazioni effettuate, soglie di rischio degli outcome e, ancora, il bacino di utenza – sul quale le regioni avranno comunque la possibilità di intervenire in relazione alle specificità territoriali e di utenza e, come già previsto e successo in diverse parti di Italia, anche in raccordo con la popolazione che sicuramente si mobiliterà per il mantenimento delle strutture che potrebbero essere eliminate.