Proprio nella giornata di oggi è stato per la prima volta fatto il nome del futuro commissario per la spending review, la nuova figura che affiancherà l’esecutivo per cercare di ridurre le enormi spese della macchina statale italiana. Si tratterà di Carlo Cottarelli, che arriva da un precedente incarico presso il Fondo Monetario Internazionale e che è stato individuato dal premier e dal Ministro delle Finanze come idoneo.
Spending Review
Le risposte e i consumi dei cittadini europei di fronte alla crisi
La crisi riguarda tutta l’Europa, ma le risposte dei cittadini dei diversi Paesi non sono le stesse. La preoccupazione per la crisi economica e la scarsa fiducia sono comuni a molti cittadini dei Paesi europei, ma in Italia, Spagna e Portogallo questi hanno effetti più pesanti. Infatti, in questi Paesi la preoccupazione si trasforma in comportamenti più cauti nei consumi e nelle spese.
► La spending review delle famiglie
È quanto afferma una ricerca commissionata a Gfk dall’assicuratore Zurich che ha considerato gli effetti della crisi in sette Paesi campione. La ricerca ha mostrato che nei Paesi dove lo spread è più alto si evitano le spese inutili e ci si concentra maggiormente su quelle importanti, tra le quali ci sono anche le spese per la scuola e l’assicurazione.
In Italia si nota un abbassamento delle spese per l’abbigliamento e per il tempo libero. I dati della ricerca mostrano anche che in Germania e in Austria la crisi dei consumi non è così pesante, frutto probabilmente di meno preoccupazioni e che in Paesi come la Svizzera e la Russia la percezione è molto diversa.
► Spending review, i tagli per il settore ospedaliero
La preoccupazione per la situazione economica sembra riguardare soprattutto i Paesi del Sud. In Portogallo circa il 70% delle persone è preoccupato, in Italia il 67% e in Spagna il 59%. In Russia e in Svizzera è preoccupato solo il 25%-30% delle persone.
La paura di perdere il posto di lavoro riguarda soprattutto gli spagnoli mentre in Austria se ne preoccupa solo l’1%.
Nessuna stabilizzazione di massa per i precari delle P.A.
Dalle ultime analisi i precari della Pubblica Amministrazione sono 260.000 (130.000 precari nella scuola, 115.000 nella sanità e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali) tutti con contratti ascrivibili alla categorie flessibili, per i quali non è possibile pensare ad una stabilizzazione di massa.
Non c’è alcuna possibilità di una risoluzione immediata della situazione, che dovrà essere affrontata con gradualità, onde evitare di andare contro il dettato costituzionale e, soprattutto, evitare di chiudere l’accesso ai giovani alle pubbliche amministrazioni.
In prospettiva dobbiamo pensare a una migliore allocazione del personale e a migliore produttività dell’amministrazione pubblica.
Tra le varie soluzione che sono allo studio del ministero è la possibilità, per il personale in eccedenza sulla base della spending review, di andare in pensione con le vecchie regole, solo nel caso, però, in cui abbiano i requisiti minimi richiesti entro il 2014.
E’ uno strumento di gestione delle eccedenze. Abbiamo avuto per decenni riorganizzazioni nel privato a carico del pubblico. Ci sono state masse di dipendenti che sono passate a carico della spesa pubblica con le riorganizzazioni industriali. Che lo Stato per riorganizzare sé stesso possa procedere alla gestione delle eccedenze anche mandando in pensione persone con requisiti diversi non lo trovo scandaloso.
Spending Review, previsti numerosi tagli per la sanità
Spending Review, ci risiamo.
Il Ministro Balduzzi e il Ministro Grilli hanno reso noti i criteri che adotteranno per i tagli al settore ospedaliero, inseriti nella spending review del governo. Tali criteri sono stati inseriti nel documento “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” proposto dai due ministri.
I tagli sono decisi e c’è il rischio che venga offerto minore accesso alle cure per i cittadini italiani. Certo, gli sprechi e i costi sono alti e quindi c’era l’urgenza di effettuare alcune revisioni e alcune “sforbiciate”, ma bisogna valutare se i tagli sono stati fatti nella giusta direzione.
I posti letto che potrebbero essere tagliati con la spending review sono circa 7 mila, su una disponibilità totale in Italia di circa 23 mila. I tagli colpiscono poi in maniera decisa la sanità privata, con circa 257 ospedali privati accreditati che potrebbero chiudere, quelli con meno di 80 letti, e passare dagli attuali 406 a 149.
Le regioni hanno annunciato che lotteranno duramente contro la diminuzione dei posti letto. Durante la Conferenza Stato-Regioni della prossima settimana cercheranno un accordo con il Ministro Balduzzi.
C’è poi la questione dei posti di lavoro, messi a rischio dai tagli previsti nella spending review. Infatti, le realtà che rischiano sono tante nel territorio italiano.
Spending review, i tagli per il settore ospedaliero
I tagli previsti per il settore ospedaliero in Italia voluti dal governo tecnico rischiano di diminuire pesantemente le opportunità di cura e di assistenza per i cittadini italiani.
Con la spending review potrebbero essere tagliati circa 7000 posti letto (attualmente in Italia la disponibilità è di 230 mila) e di chiudere circa 257 ospedali privati accreditati, portando il numero dagli attuali 406 a 149. Gli ospedali privati che rischiano la chiusura sono quelli con meno di 80 posti letto.
I governatori delle regioni sono già pronti a dare battaglia per evitare una tale diminuzioni di posti letto che potrebbe rivelarsi un dramma per la popolazione e cercheranno, la prossima settimana quando è prevista la Conferenza Stato-Regioni sull’argomento, di arrivare, per quanto possibile, ad un compromesso con il Ministro Balduzzi.
Sono tantissime le realtà messe a rischio dal provvedimento che, non solo comportano una minore possibilità di accesso alle cure per i malati, ma anche una sostanziosa perdita di posti di lavoro. Gabriele Pelissero, presidente dell’Aiop, commenta:
Ma è corretto che un provvedimento tanto delicato non passi dal Parlamento? I criteri adottati per riorganizzare la rete di cure sono estremamente rigidi ed è come se mettessero in una gabbia di ferro il sistema ospedaliero. Non solo: da una prima valutazione del provvedimento per gli ospedali privati accreditati ci sarebbe una perdita di circa 10 mila posti letto e altrettanti posti di lavoro.