Bisogna analizzare con grande attenzione quanto emerso di recente da un report Codacons, tramite il quale potremo capire finalmente quali siano le città italiane più care per fare la spesa. Secondo quanto appreso di recente, infatti, è possibile fare un calcolo medio, ovviamente analizzando quello che un cittadino standard è solito acquistare presso la grande distribuzione. Insomma, un modo per farsi un’idea più precisa sotto questo punto di vista.
Spesa
L’inflazione mette le ali al carrello della spesa
La ripresa è lenta ma c’è, i consumatori sono sempre più fiduciosi nei riguardi del panorama economico e questo ha garantito la ripresa dei consumi ma è anche vero, come sottolinea la Coldiretti, che l’inflazione sta appesantendo il carrello della spesa.
Aumento della spesa: cresce il divario tra Nord e Sud
Sono tempi di crisi, e gli italiani devono obbligatoriamente tirare la cinghia. Dal 2004 al 2014, infatti, la spesa media mensile delle famiglie è cresciuta di soli 108 euro (+4,5%).
I cambiamenti degli italiani nel carrello della spesa
Si spendono molti soldi in meno per acquistare il pane e la carne. Nel contempo, si spendono molti soldi in più per acquistare casa, per trasporti e comunicazione, nonché per istruzione e tempo libero.
Gli italiani non risparmiano sulle spese per il pranzo di Pasqua
Un’indagine della Coldiretti ha mostrato che per il pranzo di Pasqua più di due italiani su tre non hanno abbassato la spesa rispetto al precedente anno. Il dato è del 67% di italiani che hanno mantenuto o aumentato il budget previsto per la spesa utile per organizzare il pranzo. Il 62% ha affermato di avere mantenuto lo stesso budget dello scorso anno, il 5% di averlo aumentato e il 23% di averlo invece contenuto.
Dai dati di Coldiretti emerge che la maggior parte degli italiani ha preferito il pranzo a casa. La spesa totale per il pranzo di Pasqua quest’anno è scesa sotto al miliardo di euro. Ad incidere su questo dato, nonostante la maggior parte delle persone ha mantenuto lo stesso budget dello scorso anno, è il calo dei prezzi con l’inflazione che non è cresciuta come ci si aspettava.
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Per il Codacons, i tagli per la spesa di Pasqua riguardano i dolci. L’Associazione dei consumatori ha mostrato dei dati che mettono in evidenza che la spesa per le colombe che è scesa del 12% e la spesa per le uova di cioccolato è scesa del 9%.
Questi dati mostrano comunque che la fiducia dei consumatori è in crescita probabilmente stimolata dalla ripresa economica, che seppure debole è migliore di quella dello scorso anno e contribuisce a creare un clima più buono. Gli italiani mostrano di volere festeggiare la Pasqua, per il valore religioso e quello di riunione familiare che sottende, pranzando soprattutto a casa e non risparmiando per le spese che sono necessarie per organizzare il pranzo.
Per Draghi è importante considerare la spesa
Il Presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi in un intervento a Parigi ha parlato della strategia dei Paesi europei per la crescita. Una strategia che Draghi si auspica in Europa e che si basa non sulle tasse ma sui tagli alla spesa. La spending review quindi che l’Italia sta applicando dopo il lavoro del commissario Carlo Cottarelli.
Il Presidente della Bce ha affermato: “La politica può supportare la crescita assicurando una migliore composizione del consolidamento, meno focalizzata sull’aumento delle tasse e più sulle priorità di spesa”. L’obiettivo dovrebbe essere quindi quello della razionalizzazione della spesa e dei tagli dove ci sono gli sprechi o obiettivi non principali.
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Mario Draghi ha parlato anche delle banche e della necessità che mettano a posto i loro bilanci e ha affermato: “Non devono aspettare la fine dell’esame Bce per ripulire i propri bilanci ma dovrebbero prendere misure correttive prima dell’intero processo. Un sistema bancario sano è necessario per arrivare a una ripresa sostenibile. Le politiche comuni in Ue non sono una perdita di sovranità”.
Il presidenteDraghi si è poi concentrato su un aspetto che al momento e considerato molto importante per l’economia europea, e cioè il tasso di cambio dell’euro con le altre valute. Un elemento da guardare con attenzione perché è imprescindibile per la crescita.
Più che l’inflazione bassa e fuori dall’obiettivo della Bce del 2%, e il rischio deflazione, Mario Draghi punta al rapporto dell’euro con le altre valute che influenzano l’export e che negli ultimi periodi è stato un tema di preoccupazione a livello europeo.
Spending review alimentare: gli italiani comprano meno carne e pesce
La crisi ha costretto una larga fetta di italiani a rivedere le proprie abitudini di spesa.
Con il potere di acquisto ridotto all’osso non solo sono state tagliate tutte le spese superflue, ma ci sono stati dei profondi cambiamenti anche per la spesa alimentare, con conseguenze non solo sulle dispense ma anche per tutte le aziende che operano nel settore alimentare.
Consumi alimentari, va alla grande la cucina “fai da te”
La crisi incide sugli stili di vita degli italiani, ed anche sulle loro abitudini.
E se cambiano le abitudini, cambia anche il modello dei consumi alimentari, settore nel quale si segnala un aumento delle vendite dei prodotti “fai da te” a fronte di un corrispettivo calo dei cibi “già pronti”.
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Questo è quanto risulta da una ricerca commissionata da Coldiretti,secondo la quale nei primi nove mesi dello scorso anno il volume degli acquisti di materie base quali miele, farina, uova e preparati per dolci hanno registrato un aumento record , rispettivamente di 12 ,7,5, 6 punti percentuali.
Un trend in assoluta controtendenza se confrontato con il contemporaneo e generalizzato calo degli acquisti di alimentari, in flessione del 4 per cento. Nel 2013 gli italiani hanno infilato nel carrello della spesa più materie prime per la preparazione che non cibi già pronti: le “merendine” ad esempio sono calate in valore del 3 per cento, e i gelati sono precipitati a meno 7 per cento..
Nel 2013, rispetto al recente passato, si è registrato in particolare un aumento del 18 per cento del numero di italiani che hanno preparato il pane in casa, così come in maniera crescente si sono dedicati alla preparazione domestica di pasta, dolci ed altri prodotti alimentari di base. Complessivamente gli acquisti di pasticceria e dolciumi “pronti” sono calati del 10%, portandosi in valore assoluto al minimo storico di 147 euro all’anno per famiglia. In pratica, rileva la Coldiretti, una tendenza a tornare al “fai da te casalingo” in auge negli anni del dopoguerra.