A RCS tira aria di crisi

 La crisi colpisce uno dei colossi dell’editoria italiana. RCS – Rizzoli-Corriere della Sera – è uno dei maggiori editori italiani, una società enorme, quotata anche in Borsa.

Il gruppo ha annunciato oggi, per voce dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, che l’azienda metterà in atto un piano di ristrutturazione anticrisi, che prevede il taglio di 800 dipendenti, tra giornalisti e amministrativi, la vendita di ben 1o testate e la valorizzazione (ossia la vendita) di delle sedi del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, situate nel centro di Milano.

 

Esuberi Benetton

Le testate che saranno messe in vendita sono A, Brava Casa, Astra, Max, Ok Salute, l’Europeo, Visto, Novella 2000, Yacht&Sail più tutta la parte dell’enigmistica. Se non si troverà un acquirente, le testate saranno cessate.

Tra i vari esuberi, se ne contano 640 in Italia e i restanti in Spagna, ma non si sa ancora come saranno distribuiti gli esuberi nelle singole divisioni. Il triste annuncio è stato anche accompagnato dalla notizia che anche i super manager aziendali sono disposti al sacrifico e il presidente Angelo Provasoli, l’amministratore delegato e i suoi collaboratori si ridurranno lo stipendio del 10%.

► Crisi Electrolux

I rappresentanti sindacali dei dipendenti Rcs hanno manifestato immediatamente una grande preoccupazione per questo annuncio, che, soprattutto in Spagna vanno a sommarsi ai pesanti interventi già attuati negli anni passati, dove solo nel 2012 sono stati tagliati 350 posti di lavoro.

Regioni e Comuni non riusciranno a rispettare il patto di stabilità

 La situazione in cui si trovano le finanze delle Regioni e dei Comuni è molto difficile e, secondo Graziano Delrio -presidente dell’Anci- e Vasco Errani -presidente della Conferenza delle Regioni- poterebbe divenire impossibile preparare dei bilanci nel rispetto del patto di stabilità.Questo è quanto si legge nella  lettera inviata al premier Mario Monti e al ministro dell’Economia Vittorio Grilli.

► Grilli su tagli spese

La lettera contiene un appello al governo che deve prendere atto di questa difficoltà oggettiva e pensare, quindi, ad un

provvedimento che risolva quelle questioni che oggi pregiudicano una corretta attività contabile e finanziaria degli enti.

Questo appello non è nuovo, perché già in sede di approvazione della legge di stabilità 2013 era stata evidenziata una difficoltà oggettiva dei Comuni e delle Regioni a predisporre i bilanci nel rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità interno ed in considerazione dei tagli gravosissimi.

Il primo passo da fare è quello di rivedere quanto deciso per la Tares. Con la posticipazione del pagamento della prima rata a luglio, infatti, i comuni si troveranno con

un serissimo problema di liquidità ai Comuni che dovrebbero anticipare alle aziende i corrispettivi per erogare i servizi.

► Prima rata Tares posticipata a luglio

Le Regioni chiedono, in primo luogo, che siano rivisti i termini del taglio al fondo sanitario. Attualmente, infatti, quanto previsto non consentirebbe di garantire i servizi essenziali ai cittadini.

 

Obama preoccupato per il rischio default

 Ancora giorni difficili per Barack Obama. Il suo secondo mandato si sta preannunciando molto più difficile del primo e il presidente sta cercando, mettendo mano a tutti i suoi poteri, di arrivare il prima possibile ad un accordo per alzare il tetto del debito americano.

► Bernanke interviene su tetto del debito americano

Non c’è tempo da perdere per Barack Obama. Se il tetto non viene alzato l’economia americana correrà ben più del solo rischio default: potrebbe crollare sotto il peso delle spese che non potranno essere sostenute. Il presidente ha pronunciato parole dure, nel tentativo di spronare i membri della Camera – la cui maggioranza è repubblicana – a trovare un punto di incontro, al massimo entro febbraio.

Se questo non accadrà, a farne le spese saranno i pensionati, che non riceveranno il loro assegno mensile, e i militari, i quanto i tagli alla Difesa impedirebbero, di fatto, di elargire lo stipendio. Obama è deciso a non far accadere nulla di tutto questo e ammonisce:

I pensionati non avrebbero l’assegno mensile e i militari lo stipendio, se vogliono assumersene la responsabilità (i repubblicani), facciano pure.

► Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

Il momento è difficile e quello che potrebbe accadere se non si arriva all’accordo è un vero e proprio disastro. Ma la battaglia si prospetta lunga, anche se non è solo Obama a chiedere di stringere i tempi. Insieme a lui Ben Bernanke, presidente della FED, e Tim Geithner, il Ministro del Tesoro.

 

 

 

Dati cassa integrazione 2007-2012

 Un miliardo e novanta milioni di ore di cig. Questo è stato uno degli effetti delle crisi economica nel mercato del lavoro. E’ quanto emerge dall’elaborazione dei dati dell’Inps da parte dell’Osservatorio Cig della Cgil.

► Nuovo record negativo di disoccupazione

520 mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore, cifra che oltrepassa il milione se si considerano i lavoratori che sono stati al 50% del tempo. La perdita economica equivale a circa 8 mila euro per ogni basta paga, per un taglio complessivo di 4,2 miliardi di euro al netto delle tasse. Si tratta della peggiore crisi che si sia verificata da 32 anni a questa parte.

► Record cassa integrazione: un miliardo di ore da inizio anno

Mettendo insieme tutti i dati delle serie storiche, è possibile tracciare un bilancio complessivo di quello che è accaduto negli ultimi cinque anni, ossia dal 2007 anno in cui la crisi finanziaria si è rivelata in tutta la sua gravità. Un totale di 4,4 miliardi di ore di cassa integrazione richieste a partire dal 2008, che, se analizzate nel dettaglio, mostrano come la situazione sia andata gradualmente peggiorando (2008 con 188.821.707 ore, 2009 con 918.146.733, 2010 con 1.203.638.249, 2011 con totale di 953.506.796 ore, serie che si conclude con il dato del 2012, 1.090.654.222 di ore richieste).

► Ottobre: più cassa integrazione, meno domande di disoccupazione

Una situazione drammatica che, secondo Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil, mettono in luce le condizioni disperate di un sistema lavorativo disintegratosi sotto i colpi della crisi e per la mancanza di interventi adeguati da parte delle amministrazioni.

L’accordo sul Fiscal Cliff è solo un rinvio dei tagli alla spesa pubblica

 Obama, soddisfatto per il raggiungimento dell’accordo sul Fiscal Cliff, è subito ripartito per le Hawaii dove ha lasciato moglie e figlie per seguire da vicino ciò che stava succedendo a Washington, ma il lavoro non è ancora finito, anzi, si può dire che la vera battaglia potrebbe iniziare solo ora.

Il prossimo appuntamento importante per l’economia americana sarà a fine febbraio, quando il Congresso degli Stati Uniti sarà di nuovo convocato per decidere il da farsi per scongiurare davvero la recessione. Perché, se da un lato l’accordo raggiunto ieri ha evitato un aumento delle tasse generalizzato per tutta la popolazione, è anche vero che la middle class, la classe che Obama ha sempre voluto sostenere, si vedrà decurtare lo stipendio di 125 dollari.

Ed è anche vero che i tagli alla spesa non sono stati evitati: il problema è stato solo rimandato di un paio di mesi. Il Congresso della nuova amministrazione Obama si insedierà domani e da subito partiranno le trattative per capire cosa fare: i repubblicani hanno a malincuore accettato l’aumento delle tasse per i redditi a partire da 400 mila dollari, ma non sono disposti a cedere ulteriormente. E hanno una grande arma a disposizione: il rinnovo del tetto sul debito, che scade proprio alla fine di febbraio.

 

Arriva il decreto ‘Salva Precari’

Sta per arrivare una nuova copertura riguardante gli ammortizzatori in deroga, i quali potranno contare su cifre molto più alte da qui in avanti: 1,5 miliardi più un’eventuale aggiunta di altri 200 milioni di euro. Sono inoltre già previsti altri 800 milioni. A ciò occorre inoltre aggiungere 500 milioni provenienti dal Fondo di Coesione per le regioni, con l’obiettivo della convergenza. La ‘pioggia’ di soldi non finisce qui. Arriveranno 200 milioni dal fondo decontribuzioni e 240 milioni dal fondo Brunetta, solo dopo un’accurata verifica.

Le buone notizie non finiscono qui. Il Governo ha deciso di cassare il ‘prelievo’ sui fondi per la formazione, il quale è stato a lungo oggetto di numerose e asprissime critiche.

Patto di stabilità. L’obiettivo del Governo, in base a quanto previsto da un emendamento al ddl Stabilità è quello di rendere più leggero il patto interno. Per allentarlo saranno stanziati ottocentocinquanta milioni in più.

Di questi 450 andranno ai Comuni, 150 andranno alle province e 250 fungeranno da toppa per assorbire meglio tutti i tagli che sono stati già effettuati.

Stop alle trattenute del 2,5% sul Tfr in busta pagaSorridono anche i dipendenti pubblici. Il Senato ha deciso di approvare l’emendamento presentato dai relatori, il quale ha il pregio di trasferire sulla Legge di Stabilità il disegno di legge ad hoc varato dal Governo, il quale attuando una sentenza della Corte Costituzionale ha ‘messo a lucido’ nuovamente il Trattamento di fine servizio.

Precari & Sfratti: 

Buone notizie inoltre (e soprattutto) per i precari e per quanto riguarda il blocco degli sfratti. E’ infatti in arrivo una proroga per salvare i precari della pubblica amministrazione, nonché una proroga per mettere in salvo gli inquilini alle prese con il blocco degli sfratti. Per quanto riguarda quei precari che hanno alle spalle almeno 3 anni di servizio nella P.A. potranno essere destinati loro i posti banditi nei concorsi, fino a un 40%.

Anche in questo caso, tutto ciò è previsto da un emendamento dei relatori alla Legge di Stabilità.

I dipendenti pubblici sono in esubero

Giungono notizie poco confortanti per quanto riguarda i tagli all’occupazione. Nel prossimo anno 7000 dipendenti pubblici saranno fatti fuori.

Un dato che fa salire la tensione e fa crescere le paure. Non sono bastate le rassicurazioni del ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patron Griffi:

“Per gli eventuali esuberi nel pubblico impiego useremo anche la mobilità ma é l’ultimo degli strumenti. Gli strumenti che verranno utilizzati saranno innanzitutto la mobilità volontaria, poi i contratti di solidarietà e per le eccedenze residue la mobilità per due anni”.

I dati parlano chiaro:

“Il numero degli eventuali tagli comprenderebbe 3.100 nei ministeri, 58 dirigenti di prima e seconda fascia, 140 impiegati negli enti di ricerca, senza contare coloro che saranno ‘tagliati’ dei due grandi enti previdenziali, Inail e Inps. Dunque, gli esuberi nelle pubbliche amministrazioni dovrebbero arrivare a circa 7.300 in totale in base ai tagli previsti dalla spending review”.

Intanto il Ministro della Funzione Pubblica, Patroni Griffi ha annunciato

“Un ulteriore taglio delle piante organiche di 3.300 impiegati, oltre alle 4.028 eccedenze emerse dal primo decreto. E sarà impossibile pensare ad una stabilizzazione di massa per i 260mila precari della Pubblica amministrazione. Perché sarebbe contro il dettato costituzionale e annullerebbe la possibilità di entrata nelle amministrazioni pubbliche dei giovani”.

Grecia, settimana di fuoco per il taglio del debito

Il destino della Grecia è appeso a un filo. A muoverlo è l’Unione Europea, che apre una settimana cruciale per quanto concerne l’economia ellenica, il suo debito, l’austerity e il futuro di un’intera Nazione.

Qualcosa nell’aria, però, pare si stia muovendo. Angela Merkel ha rilasciato alcune dichiarazioni che fanno ben sperare. La cancelliera tedesca non esclude che il debito di Atene possa essere cancellato. Tutto sta nel comprendere se ci saranno le condizioni necessarie per offrire il miglior aiuto possibile alla grecia. L’Eurozona non naviga in acque tranquille, per cui in settimana occorrerà fare il punto della situazione su più fronti.

La Merkel, durante un’intervista rilasciata a diversi  cronisti della stampa ha osservato quanto segue per quanto riguarda le ipotesi di taglio del debito:

“L’attuale programma di aiuti alla Grecia va fino al 2014, per il raggiungimento di determinati obiettivi di bilancio abbiamo concesso al Paese due anni in più di tempo, fino al 2016. Se un giorno la Grecia riuscirà a farcela con le proprie entrate, senza contrarre nuovi debiti, allora dovremmo esaminare e valutare la situazione. Ciò non accadrà prima del 2014-15, se tutto andrà come previsto”.

Non è dunque più pura utopia pensare che il debito potrà essere cancellato. Sicuramente l’iter da seguire sarà lungo e complicato. I Ministri dell’Economia di tutti i Paesi dell’Eurozona si incontreranno a brevissimo per la questione  buyback o riacquisto del debito da parte di Atene.

La Commissione Europea ha approvato la ristrutturazione delle banche spagnole

 

 Gli istituti bancari coinvolti nel piano di salvataggio sono quattro: BankiaNcg Banco, Catalunya BancBanco de Valencia.

Per i primi tre istituti nazionalizzati, BankiaNcg BancoCatalunya Banc, la Commissione Europea crede che la ristrutturazione così come prevista nel piano di salvataggio possa in breve tempo riportare ad una gestione normale di lungo termine. L’accordo, preso nel rispetto delle volontà tanto delle autorità spagnole che di quelle europee, prevede una riduzione del 60% del bilancio entro il 2017, con il ricollocamento delle attività sul business al dettaglio e i prestiti alle Pmi. Una strategia che dovrebbe rafforzare il capitale e le posizioni di liquidità degli istituti in questione.

La ristrutturazione delle banche spagnole prevede dei tagli particolarmente duri che porteranno ad una sostanziale riduzione dell’organico, delle filiali e degli sportelli presenti sul territorio spagnolo.

Per il Banco de Valencia, invece, la misura è stata più forte: la banca sarà venduta a Caixabank e non sarà più un istituto di credito indipendente.

Nonostante la soddisfazione espressa da entrambe le parti per l’accordo raggiunto, i dati macroeconomici del paese continuano ad essere poco incoraggianti. Secondo il bollettino di novembre diffuso dalla Banca di Spagna il Pil del paese continuerà a diminuire fino alla fine dell’anno.

 

Sostenibilità del servizio nazionale a rischio

Nel Nostro Paese il servizio sanitario nazionale è uno dei più efficienti e più evoluti del mondo. Non mancano, tuttavia, i casi di malasanità. Questi ultimi sono destinati a fare sempre notizia. Se li escludiamo il sistema italiano è uno dei migliori poiché si configura come universalistico. In altri termini è aperto a tutti e offre visite specialistiche.

La brutta notizia è che il sistema è a rischio. Lo ha dichiarato oggi il Premier Mario Monti, durante un intervento in videoconferenza alla presentazione del progetto del nuovo Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della Fondazione Rimed.

Monti si è soffermato sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale che potrebbe non essere garantita in futuro. Ecco cosa ha detto:

“La crisi ha colpito tutti e ha impartito lezioni a tutti. È importante riflettere sulle lezioni impartite dalla crisi. Il campo medico non è un’eccezione, le proiezioni di crescita economica e quelle di invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità dei sistemi sanitari, incluso il nostro servizio sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non ci saranno nuove modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi e delle prestazioni”.

Un servizio sanitario nazionale in ogni caso nasce per rispondere di tutto punto alle esigenze della cittadinanza. Non sarebbe giusto che in caso contrario gli italiani pagassero le tasse per un sistema al quale non possono accedere.

Monti riconosce:

“La posta in palio è chiaramente altissima l’innovazione medico-scientifica, soprattutto nella fase di industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida considerando il parametro costo-efficacia un parametro non più residuale”.