Tares prima rata a maggio e la maggiore arriverà a dicembre

 Tra le tante urgenze che sono ancora all’ordine del giorno del governo in prorogatio di Mario Monti ci sono anche le nuove tasse che stanno per abbattersi sugli italiani: l’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per luglio, il possibile anticipo dell’aumento dell’addizionale Irpef per sostenere il pagamento del debito delle pubbliche amministrazioni e, infine, la Tares.

► Oggi il Governo discute di debiti delle PA, di esodati, di Tares e di Iva

Proprio la Tares è stata protagonista in questi giorni di un acceso dibattito che ha portato a scontrarsi il governo, l’Anci, varie associazioni di categoria e i cittadini, che, come al solito, saranno comunque, in un modo o nell’altro, costretti al pagamento della tassa.

Ieri sera il governo è giunto ad una conclusione che ha messo d’accordo un po’ tutte le parti in causa: la prima rata della Tares, la tassa sostitutiva e più salata della Tarsu, dovrà essere pagata a maggio, secondo i parametri stabiliti dalla precedente legislazione in materia, la seconda rata sarà dovuta ai comuni a settembre e solo per l’ultima rata, quella prevista a dicembre, il calcolo dovrà essere fatto tenendo conto della maggiorazione di 30 centesimi di euro al metro quadrato.

► La Tares sarà rinviata o no?

Soddisfatto della decisione Graziano Delrio, presidente dell’Anci, che spiega come grazie alla Tares sarà possibile evitare il deficit di liquidità che avrebbe creato grossi problemi alle imprese del trattamento rifiuti. Meno entusiasti i cittadini che avrebbero voluto che la Tares entrasse in vigore direttamente il prossimo anno.

Oggi il Governo discute di debiti delle PA, di esodati, di Tares e di Iva

 Oggi alle 19 si riunirà il Consiglio dei Ministri con un ordine del giorno piuttosto denso. Il punto focale delle discussione di oggi sarà il decreto che permette lo sblocco dei primi 40 miliardi di euro che dalle pubbliche amministrazioni torneranno alle imprese italiane, con tutta la coda di polemiche che si è portato appresso per la possibilità di un anticipo dell’addizionale Irpef.

► La Tares sarà rinviata o no?

Ma non solo: il governo Monti in prorogatio dovrà discutere anche della questione degli esodati, della Tares e dell’aumento dell’Iva. Temi molto cari a tutti i cittadini italiani.

Per quanto riguarda gli esodati – persone senza lavoro e senza stipendio che in base alle Legge di Stabilità 2013 dovrebbero essere salvaguardate – il nodo da sciogliere è la ricerca delle risorse per una nuova salvaguardia a loro favore, come previsto dalla Legge di Stabilità, e il numero di quanti dovranno essere salvaguardati.

Si parla di circa 10 mila persone, un numero dal quale il governo vorrebbe eliminare tutti quelli che hanno guadagnato dal momento delle dimissioni dall’azienda alla fine 2012 la somma di 7.500 euro lordi all’anno, mentre il Parlamento vuole che restino fuori dal salvataggio soltanto coloro che nell’ultimo mese dello scorso anno abbiano potuto beneficiare di un reddito alternativo.

► Rimborsi Iva, una speranza per le aziende italiane

Anche per le tasse la discussione si profila accesa tra chi vorrebbe rinviare l’entrata in vigore della Tares e chi, invece, propone solo un rinvio parziale, e tra coloro che vorrebbero congelare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per l’estate e chi non vuole farlo.

La Tares sarà rinviata o no?

 Lo schema del decreto per il rinvio della Tares, la nuova tassa sui rifiuti che accorpa diverse tasse comunali, è già pronto per essere passato al vaglio del Consiglio dei Ministri ma, nonostante le pressioni arrivate da diverse parti, tra le quali anche l’Anci e la Uil, ancora non è stata presa nessuna decisione.
► La Tares sarà più alta della Tarsu secondo la Cgia

La decisione, in effetti, è piuttosto complicata perché andrebbe ad influire sui conti pubblici, in un momento già molto delicato per il Governo. Ma il problema persiste ed è necessario che venga data una definizione alla questione prima che, come detto anche da alcuni deputati del PD, vengano fatte delle azioni eclatanti.

Se i Comuni si oppongono al rinvio della tassa sui rifiuti perché potrebbe provocare dei seri problemi di liquidità alle amministrazioni e alla raccolta dei rifiuti stessi, dall’altra parte ci sono le famiglie e i problemi che la tassa creerà a dei bilanci famigliari già pesantemente provati.

► Aumento delle tasse, chi ci salverà dalla stangata estiva?

Secondo una stima della Uil, infatti, la Tares sarà ben più salata dell’Imu (305 euro medi contro i 218 euro medi pagati per l’Imu nel 2012 per un appartamento delle stesse dimensioni) e si andrà ad aggiungere anche all‘Imu (la prima rata dovrà essere pagata entro il 18 giugno) e all’aumento di un punto percentuale dell’Iva (previsto per il primo di luglio), tutto nello stesso periodo.

 

Aumento delle tasse, chi ci salverà dalla stangata estiva?

 La situazione è molto preoccupante. L’incertezza politica post elezioni sta portando l’Italia sull’orlo del baratro, con i cittadini che, se non si riuscirà a creare un governo in breve tempo, potrebbero veder funestate le loro vacanze estive da una pioggia di aumenti delle tasse.

► IVA, IMU e Accise le tasse più remunerative

L’appuntamento è per il prossimo giugno: momento in cui i cittadini italiani saranno chiamati a pagare Imu -che si aspetta molto più cara rispetto a quest’anno- Irpef e Tares -molto più alta della precedente imposta sui rifiuti in quanto comprende anche altri servizi comunali.

Nello specifico, secondo quanto riportato dall’Osservatorio sulla fiscalità locale della Uil, l’aumento delle tasse, trainato soprattutto dall’aumento dell’Irpef, potrebbe arrivare fino ad una maggiorazione di 171 medi a contribuente.

La CGIA di Mestre ha fatto lo stesso calcolo per lavoratori autonomi e piccoli imprenditori che, dato che dovranno pagare versamenti Inps, la tassa annuale di iscrizione alla Camera di commercio, la prima rata dell’Imu e della Tares, più l’autoliquidazione Irpef (saldo 2012 e l’acconto 2013), saranno chiamati a versare al Fisco 25.700 euro circa.

► Arriva l’IMU dove non arriva l’IRPEF

Una bella stangata, tanto per i lavoratori quanto per le imprese, che potrebbe essere evitata solo se il nuovo governo riuscirà a formarsi e, come promesso ai tempi della campagna elettorale, avrà cura di prendere provvedimenti mirati per dare respiro ai contribuenti.

 

Italia senza governo. A pagarne le spese sono i cittadini

 Secondo una ricerca realizzata nel periodo pre-elettorale da MedioBanca il costo delle promesse dei vari partiti che erano in lizza per aggiudicarsi camera e Senato, tutti con proposte più o meno fattibili di riduzione o eliminazione di tasse varie, avrebbe avuto un costo pari a circa 150-225 miliardi di euro.

Una bella cifra, che indica quanto sarebbe costato allo Stato realizzare una o più di queste promesse. Ora, le elezioni sono finite, ma dallo spoglio non è emerso altro che una grande confusione che, naturalmente, si ripercuote sui cittadini.

Infatti, secondo la Cgia di Mestre, dal momento che ancora non si è giunti alla definizione di un esecutivo che prenda in mano le redini del paese, tutti i nuovi aggravi fiscali previsti per i prossimi mesi entreranno in vigore e svuoteranno, ancora di più, le tasche degli italiani.

Nello specifico la Cgia di Mestre ha stimato che i cittadini italiani si troveranno a pagare almeno 23 miliardi di euro per le questioni di carattere economico e fiscale che, pur avendo un carattere di forte priorità, non possono essere affrontate fino a che i partiti non si metteranno d’accordo su ciò che hanno intenzione di fare.

Quali sono queste questioni?

In primis l’aumento di un punto percentuale dell’Iva che entrerà in vigore a partire dal prossimo mese di luglio, la Tares, la nuova tassa sui rifiuti che sarà in vigore, anche questa, a partire da luglio, i mancati pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni e, infine, Irap e Imu.

Come spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre:

Se non si troverà un’intesa politica che permetta la nascita di un nuovo Esecutivo in grado di evitare o ridurre le tasse già programmate e di sbloccare alcuni pagamenti, cambiando completamente rotta rispetto alle politiche attuate in questo ultimo anno e mezzo, il danno economico che graverà su famiglie ed imprese sarà di almeno 23 miliardi.

Cerchiamo di analizzare nello specifico quanto costeranno queste mancate risoluzioni delle questioni fiscali ed economiche italiane.

Iva

Se  non si giungerà ad un accordo al primo luglio scatterà l’aumento di un punto percentuale dell’Imposta sul Valore aggiunto, per un aggravio sulla spesa dei cittadini pari a 2 miliardi di euro per il 2013.

Tares

La nuova imposta sull’asporto rifiuti, che come l’aumento dell’Iva sarà effettiva da metà anno, i cittadini e le imprese si troveranno a pagare 2 miliardi di euro in più rispetto al 2012.

Pagamenti delle pubbliche amministrazioni

Questo è uno dei nodi più difficili che il nuovo governo dovrebbe prendere in immediata considerazione, perché ne va della sopravvivenza delle imprese italiane: al momento, però, su un totale di 80/90 miliardi di euro ancora da pagare, per il 2013 è previsto lo sblocco di soli 10. Troppo pochi per dare una chance di sopravvivenza alle tante imprese in difficoltà proprio a causa dei crediti verso il pubblico.

Irap e costo del lavoro

Anche in questo caso si tratta sempre di rimettere in moto l’economia dando ossigeno alle imprese soffocate dalla pressione fiscale: senza una ulteriore riduzione dell’Irap, infatti, le imprese dovranno sobbarcarsi un altro esborso di circa 5,5 miliardi di euro.

Imu

La tanto odiata tassa sulla casa, quella che Berlusconi aveva promesso di abolire grazie ai fondi che sarebbero stati recuperati con l’accordo fiscale con la Svizzera -accordo che non si farà per almeno un altro anno- potrebbe non essere toccata e, quindi, le famiglie la pagheranno così come anche per quest’anno con un esborso quantificabile in 3,5 miliardi di euro.

La  Cgia di Mestre prevede che il momento cruciale sarà all’inizio dell’estate, con l’entrata in vigore della tasse di cui sopra, con la prima rata dell’Imu prevista per giugno e la maxi rata della Tares il mese successivo.

Le conseguenze?

E’ sempre Bertolussi a delineare il possibile quadro:

Se si considera che tra giugno e luglio è prevista anche l’autoliquidazione Irpef, che tra il saldo 2012 e l’acconto 2013 costerà ai contribuenti italiani 8,5 miliardi di euro circa, conclude Bortolussi, non è da escludere che molte persone si troveranno in seria difficoltà ad onorare queste scadenze. Se si tiene conto che i livelli di credito erogati alle famiglie e alle imprese sono quasi sicuramente destinate a diminuire ancora, è probabile che da questa situazione se ne avvantaggeranno solo gli usurai.

Consumi giù di 45 miliardi in due anni

 E’ questo quanto emerge dalle ultime stime di Confesercenti, che mettono insieme i dati sui consumi dello scorso anno, che sono scesi di 35 miliardi di euro, e quelli di quest’anno, per il quale è stato stimato un ulteriore calo di 10 miliardi.Quindi, nel biennio 2012-2013, il calo dei consumi degli italiani si attesterà a meno 45 miliardi, che equivalgono ad una diminuzione della spesa per ogni famiglia pari a circa 2000 euro. Il tutto, ovviamente, a danno delle piccole e medie imprese.

► I consumi sempre in diminuzione con un leggero miglioramento

La colpa maggiore di questo crollo dei consumi è da imputare alla pressione fiscale -il prelievo fiscale previsto per l’anno in corso, con l’introduzione delle nuove imposte Imu, Tares e Ires, sarà complessivamente di 34 miliardi di euro- che peserà per 800 euro a famiglia.

Se lo stesso conto si applica alle aziende, già messe in ginocchio dalla crisi dei consumi, si ha una pressione fiscale pari a 14 miliardi, pari a 3000 euro per ogni azienda.

Ciò che il governo ha fatto per risollevare le sorti dell’economia, almeno secondo la Confesercenti, potrebbe invece rivelarsi un’ulteriore spinta verso la recessione. Infatti, questa pressione fiscale, andrà ad incidere sul Pil per lo 0,7%.

► Paniere dei consumi 2013

Secondo Marco Venturi, presidente dell’associazione, l’unica soluzione a questo problema è il taglio alle spese, attraverso il quale potrebbero essere recuperati ben 70 miliardi, con i quali ridurre la pressione fiscale e ridare ossigeno a famiglie e imprese.

Le scadenze fiscali mettono a repentaglio le vacanze degli italiani

 Il 2013 è l’anno in cui gradualmente stanno entrando in vigore tutte le nuove imposte pensate dal governo tecnico per rimpolpare le casse dello Stato. Il caso, o chi per lui, ha voluto che la maggior parte delle scadenze si concentrassero vicino al periodo estivo.

► 2013 anno di pressione fiscale record

Un fatto che sta mettendo seriamente a rischio la possibilità di molte famiglie di concedersi la tanto desiderata vacanza al mare. Sono giugno e luglio i mesi in cui i contribuenti si troveranno a dover sborsare, nel complesso, qualcosa come 3,7 miliardi di euro: 2 di questi andranno a coprire la prima rata dell’Imu (prevista verso la metà di giugno) e 1,7 miliardi, invece, saranno destinati al versamento della prima maxi rata della Tares, la nuova tassa sui rifiuti.

Proprio su quest’ultima si concentra la critica del Centro Studi degli Artigiani di Mestre, per la prima rata dovrà essere versata non prima di luglio.

► Prima rata Tares posticipata a luglio

Come se non bastassero Tares e Imu, a mettere in forse le vacanze degli italiani ci sono altri due salassi: da un lato l’autoliquidazione Irpef, che costerà agli italiani circa 8,5 miliardi di euro in totale (anche questa a luglio) e, ancora, l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%.

Quindi, dove andremo quest’anno? Al mare o ai Monti?

2013 anno di pressione fiscale record

 In campagna elettorale tutti parlano di riduzione delle tasse e anche gli analisti economici e finanziari, ai quali i processi del consenso politico non interessano, sono concordi nel dire che per la ripresa dell’Italia il primo passo da fare è quello della riduzione delle tasse.

Tasse cruciali luglio e dicembre

Ma, secondo quanto riportato da uno studio condotto da Prometeia, questo non accadrà nel 2013, anno in cui, invece, è previsto il record della pressione fiscale su imprese e famiglie italiane, stimata al 45% del prodotto interno lordo del paese.

nello specifico, a gravare di più sul portafogli degli italiani, saranno le imposte indirette: in primis l’Iva, le cui aliquote saranno portate dal 21 al 22% a partire dal primo luglio, poi c’è la Tobi tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, e, in ultimo, la Tares, che sarà molto più cara delle precedenti tasse sui rifiuti.

La Tares sarà più alta della Tarsu

Se aumentano le tasse, poi, diminuiscono i consumi e, di conseguenza, diminuisce il Pil. Lo studio di Prometeia ha rivisto al ribasso, infatti, le stime di crescita del paese  (-0,6%) e anche quelle dei consumi (-1,5%).

In linea con quanto già detto a proposito di ripresa economica e di crescita del paese da Bankitalia e FMI, quindi, anche Prometeia ritarda la comparsa dei primi segni di miglioramento all’ultima parte dell’anno in corso.

Prima rata Tares posticipata a luglio

La prima rata della Tares si pagherà a luglio e non più ad aprile. È questo quanto approvato dall’aula del Senato in prima lettura e relativamente al decreto rifiuti n. 1/2013. Un emendamento ha modificato il decreto e ha disposto la proroga.

Il 2013 è l’anno di Tares e Tobin Tax

Questo slittamento serve per permettere al nuovo governo che uscirà dalle elezioni di febbraio di modificare la norma. L’obiettivo è quello di riportare la Tares ad essere una tariffa e non una imposta patrimoniale nascosta.

La proposta di differire il pagamento della prima rata della Tares era stata approvata all’unanimità in commissione Ambiente, ma poi era stata bocciata dalla commissione Bilancio. La questione era la copertura. Alla fine si è trovata una soluzione.

Nel 2013 tasse in aumento del per 14,7 miliardi

Il decreto passa ora alla Camera che dovrà esaminarlo. Nel decreto non c’è solo la Tares, ma anche la questione dei contributi a favore delle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto per la ricostruzione. Il decreto così come è stato approvato al Senato prevede che i contributi passino dall’80% al 100%. I contributi copriranno quindi integralmente le spese per la ricostruzione.

La Tares sarà più alta della Tarsu

Tra gli altri emendamenti che sono stati approvati c’è il fatto che si estende la proroga delle gestioni commissariali per l’emergenza idrica nelle Eolie.

La Tares sarà più alta della Tarsu secondo la Cgia

Lo dimostra la Cgia di Mestre che parla di entrate di 8 miliardi di Euro per lo Stato. I proprietari degli immobili pagheranno circa 30 centesimi in più a metro quadrato

Per la Cgia, la differenza porterà a una entrata per lo Stato di 0,9 miliardi di Euro cui si aggiunge 1 miliardo di Euro che arriva dalla maggiorazione di 30 centesimi a metro quadrato prevista dalla Tares. La stima di questo miliardo di Euro è contenuta nel decreto legge “Salva Italia”.

► Nel 2013 tasse in aumento per 14,7 miliardi

Le entrate fiscali della Tares serviranno anche per finanziare le spese degli Enti Locali. Si parla di quei costi per i cosiddetti “servizi invisibili” come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la gestione dei parchi ecc. cioè servizi che riguardano la collettività.

► Il 2013 è l’anno di Tares e Tobin Tax

Dopo l’Imu, quindi, ancora tasse in aumento che riguardano gli immobili. In un situazione di crisi economica, quindi, lo Stato sembra puntare sugli immobili considerando che in Italia l’80% delle persone è proprietaria di una casa. Una sorta di patrimoniale, anche se sulla questione dell’equità di queste imposte ci sarebbe da ragionare, anche in base a quanto affermato dall’Ue sull’Imu e poi riportato sull’Ici. Anno nuovo e tasse nuove, ma comunque più alte e si paga di più.