Per la Mini Imu costa più la consulenza fiscale che l’imposta

 Tra pochi giorni un certo (gran) numero di italiani si troverà probabilmente a versare ai CAF più soldi di quanti ne dovrà versare allo Stato sotto forma di mini IMU.

 

► Mini Imu su box, prima casa e pertinenze

 

È questo il paradosso col quale si troveranno a fare i conti molti proprietari di prima casa che in questi giorni affollano i Centri di Assistenza Fiscale in vista della scadenza del prossimo 24 gennaio, che è stata confermata dal Ministero dell’Economia come scadenza non prorogabile, nonostante le insistenti richieste avanzate dai Caf stessi e dal Codacons per il rinvio di almeno un mese della data di pagamento.

Il paradosso nasce dal  “contrasto” tra le tariffe richieste dai fiscalisti per calcolare il residuo di imposta e l’esiguità dell’imposta stessa.

Per regolare la pratica Mini mu, la generalità dei Caf  e dei commercialisti chiedono una cifra che mediamente spazia dai 2 ai 30 euro: ciò comporta che la stragrande maggioranza dei cittadini spenderà più soldi per la consulenza che per la tassa in sé.

Il gettito complessivo derivante dall’imposta è calcolato in 440 milioni di euro.

La città in cui l’imposta peserà in media di più è Milano (59 euro), seguita da Torino con 58 euro, Napoli con 51 e Roma con 43.

Si versa il 40% della differenza dell’imposta dovuta in base all’aliquota nazionale (lo 0,4%), rispetto all’aliquota addizionale imposta dal comune, al netto della detrazione fissa di 200 euro e di 50 euro per figlio.

 

 Cancellare la Mini Imu? La storia continua e regna la confusione

 

Ammontano a 10 milioni i proprietari di prima casa che sono tenuti a versare l’imposta nei 2.377 Comuni che hanno alzato l’aliquota IMU nel 2013.

Aumenta l’imposta di bollo sui prodotti finanziari

 Con l’arrivo del nuovo anno, salgono i costi di imposta di bollo previsti per i prodotti finanziari e quindi fare degli investimenti costerà di più, anche se il nuovo meccanismo promette di essere più equo.

Per Confcommercio nel 2013 pressione fiscale da record al 44,3%

 Qualche giorno fa, i dati Istat e quelli del Ministero dell’Economia mostravano l’aumento nel 2013 della pressione fiscale. Oggi, il Centro Studi di Confcommercio ha mostrato uno studio, basato sulla rielaborazione di quei dati, che specifica come e di quanto sia aumentata.

 

► Confcommercio giudica insostenibile il peso del fisco

 

Secondo il Centro Studi di Confcommercio, l’aumento del prelievo fiscale attraverso imposte e contributi è  quantificabile nel 2013 in circa 1,6 miliardi di euro in un anno. Sempre nel rapporto 2012-2013, il Pil nominale è in ribasso per oltre 8,7 miliardi di euro. Il rapporto esprime quindi un’aumento della pressione fiscale nel 2013 dello 0,3%, dal 44% del 2012 al 44,3% dello scorso anno.

 

► Per Confcommercio c’è “allarme tasse”

 

Questo studio risponde alle notizie di una riduzione delle tasse uscite qualche giorno fa e parla invece di aumento del carico fiscale in proporzione al Pil.

Niente riduzione delle tasse, quindi, ma record della pressione fiscale. Per gli economisti del Centro Studi di Confcommercio “Non c’e’ stato affatto l’avvio di un percorso di riduzione della fiscale e si è assistito, invece, a parziali effetti redistributivi che modificano il mix del gettito tra le diverse categorie di contribuenti”.

Per Confcommercio una pressione fiscale così alta ostacola la crescita economica. L’associazione dei commercianti propone maggiore coraggio e decisioni più incisive volte a tagliare la spesa pubblica. Si chiede una politica fiscale diversa basata sulla riduzione degli oneri fiscali che influenzano la produzione. Il primo punto riguarda le tasse sul lavoro da abbassare per permettere una crescita economica seria.

Per Confcommercio, il governo dovrebbe avere come obiettivo principale quello della riduzione delle tasse per rilanciare le orze produttive del Paese.

Tariffe locali in crescita e gli italiani cambiano le abitudini di spesa

 Aumento importante delle tariffe locali. Per Unioncamere, i dati di ottobre 2013 mostrano un aumento annuo del 4,1%, mentre quelle nazionali sono aumentate del 3,8%. L’analisi di Unioncamere mette in mostra la crescita delle tariffe di acqua potabile, al +7,6%, e dei rifiuti urbani, al +7%. Un aumento che tra tariffe locali e nazionali è del 3% e quindi più del doppio dell’inflazione.
Il rapporto Club Consumo di Prometeia mette in evidenza l’aumento delle spese cosiddette obbligate. In cinque anni, quelli contraddistinti dalla crisi, affitti e e bollette sono aumentate di 650 euro. La spesa delle famiglie è cambiata influenzata dalla priorità di queste spese in crescita a cui si aggiungono altre spese improcrastinabili che si riferiscono a sanità, finanziarie e protezione sociale. Le spese per il cibo e per la mobilità sono invece scese visto che le famiglie hanno, in un certo senso, dovuto fare di necessità virtù e privilegiato le spese obbligatorie.
Per Prometeia, in assoluto sono state penalizzate le spese per la mobilità che si sono ridotte in cinque anni di circa 800 euro a famiglia. Anche le spese per l’alimentazione hanno visto una riduzione di circa 200 euro a famiglia.
In aumento le spese per la pulizia della casa e in abbassamento quelle per i mobili e gli elettrodomestici, a testimoniare una sorte di diseguaglianza nei redditi e nella ricchezza.
Le spese per il tempo libero sono  state intaccate meno dalla crisi sia per le agevolazioni in certi settori, come il turismo, sia per la preferenza degli italiani accordata a smartphone e tablet.
Per presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello “Per rilanciare i consumi e accompagnare i segnali di ripresa dell’economia è indispensabile rallentare la corsa di tasse e tariffe, a cominciare da quelle locali. I tanti, piccoli mercati protetti che ancora resistono riducono il potere d’acquisto di famiglie e imprese e sono un freno alla ripresa. Serve più trasparenza della pubblica amministrazione per capire i meccanismi di formazione dei prezzi a livello locale e far sì che questi possano incentivare i comportamenti più virtuosi e penalizzare quelli più nocivi. L’uso intelligente delle tariffe di certi servizi può rivelarsi una leva importante per uno sviluppo locale più equo e sostenibile. A condizione di far crescere le capacità di monitoraggio e di gestione da parte dei comuni”.

Lo Spread sotto i 200 punti apre alla crescita e al taglio delle tasse

 Lo Spread sotto i 200 punti non si vedeva da luglio 2011. Il 2014 si apre bene e con un nuovo record quindi per quanto riguarda il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi a dieci anni. Un record che fa piacere ascoltare, mentre è ancora presente nella mente degli italiani il livello raggiunto nei momenti peggiori della crisi a più di 500 punti.
Il governo manifesta la sua soddisfazione per questo risultato e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in una nota, si appresta a dire che lo Spread sotto i 200 punti significa maggiore fiducia dei mercati finanziari sull’Italia, conti pubblici migliori e maggiori risorse per la crescita e il taglio delle tasse. Nella nota si legge: “Lo spread che a inizio anno si aggira attorno ai 200 punti base, scendendo anche sotto tale soglia, indica che i mercati apprezzano l’operato del governo, il suo impegno per il mantenimento della stabilità dei conti e per l’avvio delle riforme, sia istituzionali che economiche”.
Oltre a Saccomanni, molti altri membri del governo Letta hanno fatto affermazioni sulla notizia che lo Spread è sceso sotto la soglia, per certi versi psicologica, dei 200 punti.
Il ministro dell’Economia Saccomanni ha aggiunto: “Ho sempre sostenuto che livelli più elevati di spread fossero influenzati da fattori di carattere speculativo improntati all’incertezza politica. Oggi, pur mantenendo la dovuta cautela suggerita dalla volatilità dei mercati, possiamo essere più fiduciosi perché le prime indicazioni sono favorevoli. Le previsioni che avevamo descritto nella Nota di Aggiornamento al Def si stanno attuando. Di particolare rilievo è il dato sui rendimenti, sotto il 4%”.
Lo Spread non è un elemento teorico ma pratico. Gli effetti sono minori interessi sul debito pubblico e quindi maggiori risorse per gli investimenti, per alleggerire la pressione fiscale e per l’accesso al credito di famiglie e imprese.

Prorogata la scadenza della mini IMU al 24 gennaio 2014

 Per il mese di gennaio 2014 era stata prevista, sin dai tempi di redazione della Legge di Stabilità, la scadenza della mini IMU, quella parte di tassazione sulla prima casa che è rimasta a carico dei contribuenti in seguito all’innalzamento delle aliquote da parte di molti comuni italiani. 

Scadenza Imu 24 gennaio, chi deve fare il saldo

  E’ stato stabilito, secondo le ultime notizie, il termine ultimo per eseguire il tanto contestato versamento per saldare la rata mini Imu, tassa imposta da alcuni comuni sulla prima casa che così è stata rimandata in una forchetta di date dal 16 al 24 gennaio. in ogni caso l’emendamento alla Legge di Stabilità ha decretato di fatto quali saranno i contribuenti che dovranno  fare il pagamento e il mini saldo di gennaio 2014.

Dopo i botti arrivano gli aumenti di Capodanno

 Inizia l’anno nuovo e, come da tradizione possiamo dire, si fanno i conti degli aumenti scattati dal 1 gennaio. Aumenti che riguardano soprattutto autostrade, bollette e carburanti e che dipendono da piccole norme inserite negli ultimi decreti e dall’aumento dell’Iva.
Le tariffe o pedaggi delle autostrade sono aumentate di molto e anche fino all’8% come nell’Autostrada dei Parchi (A24) o nella Piacenza-Brescia. Sul territorio nazionale, e considerando quindi tutte le autostrade, l’aumento è stato del 3,9%. Questo è il livello medio, ma su molte autostrade importanti soprattutto del nord l’aumento è arrivato al 5%.
In crescita anche le bollette dell’energia elettrica, con rincari dello 0,7%. L’aumento dell’Iva e di una piccola manovra porta anche a caffè, bibite e snack delle macchinette automatiche ad essere più cari. In questo caso, la crescita è di 5-10 centesimi per ogni prodotto.
Dal 1 gennaio cresce anche il prezzo dei carburanti di 0,4 centesimi utili per finanziare il cinema. I carburanti erano già aumentati di prezzo qualche giorno fa per effetto del super euro.
Questi aumenti e gli altri, tutti insieme, avranno delle ripercussioni sui trasporti, sui servizi e sul commercio. Le associazioni dei consumatori stimano che i rincari delle tariffe e questi effetti a cascata peseranno per circa 1.400 euro
Come detto, molti aumenti dipendono da piccole norme inserite negli ultimi decreti, tra cui la Legge di Stabilità e il Decreto Milleproroghe. Le tasse sulle sigarette aumentano dello 0,7% e il bollo sui conti titoli e i conti deposito passa dall’1,5% al 2%.
Aumentano anche i contributi Inps per il fondo di solidarietà che finanzia la cassa integrazione. Per le imprese con più di 15 dipendenti l’aumento è dello 0,5% delle retribuzioni. A carico dell’impresa ci sono i due terzi di questo aumento, mentre il rimanente un terzo è a carico del lavoratore.
E poi ci sono le tasse sulla casa.