L’IVA deve essere saldata prima di Natale

 Se l’Imposta sul valore aggiunto è saldata prima di Natale, allora non ci sono problemi con il fisco. In caso contrario, il contribuente deve sapere che entra in una posizione scomoda visto che si configura il reato di omesso versamento.

La notizia è stata data dalle pagine di FiscoOggi, il quotidiano digitale dell’Agenzia delle Entrate. Il cuore del discorso è in una sentenza della Corte di Cassazione dell’8 luglio 2013, la numero 28945. I porporati hanno spiegato che si configura il reato di omesso versamento dell’IVA anche senza la notifica dell’avviso di accertamento tributario. Infatti l’omesso versamento c’è se non si rispettano i termini di versamento del saldo.

Si ricomincia ad agosto con i pagamenti

Tutto il dovuto all’Erario deve essere pagato in base a quanto riportato nella dichiarazione annuale ed entro il termine tassativo del 27 dicembre dell’anno successivo a quello d’imposta.

Il fisco annuncia un boom del gettito locale

La precisazione nasce anche in questo caso da un fatto di cronaca finanziaria: una contribuente, accusata di omesso versamento. Per il reato in questione il GIP ha chiesto addirittura il sequestro preventivo dei beni per un ammontare corrispondente a quello dovuto all’Erario. La condanna è stata confermata dal riesame nonostante il ricorso del contribuente che dichiarava di non aver ricevuto l’avviso di accertamento dell’ufficio giudiziario.

Si ricomincia ad agosto con i pagamenti

 Adesso che anche il modello UNICO per la dichiarazione dei redditi ha dato un po’ di tregua, si può avere qualche settimana di pausa prima di riprendere con scadenze e appuntamenti con il fisco. Ecco cosa ci aspetta nel mese centrale dell’estate. Sicuramente chi deve pagare tante tasse non potrà godersi a pieno le vacanze visto che uno degli appuntamenti più caldi è il 20 agosto.

Il fisco annuncia un boom del gettito locale

Tutti gli adempimenti fiscali previsti tra il primo a il 20 agosto, potranno essere completati entro il 20 del mese senza che l’Erario applichi sanzioni o richieda interessi aggiuntivi. In fondo, siamo in vacanza e il Fisco può aspettare qualche giorno per riscuotere quel che gli spetta.

La tregua estiva consente di trascorrere nel migliore dei modi il Ferragosto, poi però bisogna rimettere le mani al portafoglio. Il 20 agosto, per esempio, scade il termine per il versamento delle ritenute d’acconto sui compensi del mese precedente. In più è necessario completare il versamento mensile dell’IVA dovuta per luglio 2013 e il versamento dell’IVA trimestrale, per chi ha optato per questa seconda modalità di liquidazione.

24 scadenze fiscali a fine anno

Chi invece deve presentare l’UNICO ed è sottoposto agli studi di settore, avrà tempo fino al 20 agosto 2013 per versare le imposte che risultano dalla dichiarazione dei redditi con una maggiorazione dello 0,40% come interessi.

Come cambiare il canone di locazione

 Immaginate di aver affittato una casa o un locale commerciale e di trovarvi dopo qualche tempo nell’impossibilità di pagare il canone di locazione. Non si butta certo all’aria così il rapporto con il padrone di casa e in effetti, la prima cosa da fare, è probabilmente tentare di negoziare di nuovo il prezzo dell’affitto.

Scegliere tra cedolare secca e remissione in bonis

Un contribuente ha chiesto all’Agenzia delle Entrate se nel caso di modifica del contratto di locazione, con una riduzione del canone d’affitto, fosse necessario registrare ufficialmente anche la modifica del contratto. La modifica, infatti, comporta in genere il pagamento dell’imposta di bollo e dell’imposta di registro.

La risposta ufficiale alla domanda è stata data da FiscOggi che ha chiamato in causa la risoluzione numero 60/E dell’Agenzia dell’Entrate del 28 giugno 2010. Già tre anni fa, quindi, era sorto un problema analogo e, allora, l’Erario aveva spiegato che la riduzione di un canone di locazione di un contratto in corso non deve essere comunicata obbligatoriamente all’Amministrazione.

Come tutelarsi dagli affitti in nero

Questa che sembra una “deroga”, nasce dalla considerazione dell’atto di riduzione del canone. In genere se c’è una cessione, una risoluzione o una proroga del contratto, queste devono essere comunicate all’Amministrazione e per ribadire l’importanza del rapporto le parti possono chiedere la registrazione del documento.

Anche per la diminuzione è possibile, ma non obbligatorio, effettuare la comunicazione al fine di avere una prova certa della modifica dell’imponibile finalizzato alla definizione dell’imposta di registro, dell’IVA e delle imposte sui redditi.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

 Il reato di elusione fiscale ha colpito parecchie aziende anche molto grandi e molto quotate quali Google ed Apple. Tuttavia si tratta di un reato particolarmente diffuso in tutto il mondo. L’Agenzia delle Entrate è tornata sull’argomento spiegando che si configura il reato di elusione anche quando il titolare di uno studio professionale paga dei servizi molto costosi alle società di capitali di cui è socio di maggioranza.

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Per capire meglio i termini di questo “reato”, proviamo a spiegare in poche parole di che situazione stiamo parlando. Un professionista, per esigenze commerciali, potrebbe sentire la necessità di sperimentare l’outsourcing, magari perché fuori dalla propria azienda trova professionisti che per fare il lavoro necessario hanno delle tariffe più competitive.

L’OCSE contro l’elusione fiscale

Se però i servizi ottenuti dal professionista in questione, sono più esosi del normale ed eccedono anche i costi dell’impiego del personale interno, allora c’è qualcosa che non va. Se poi la società di cui ci si serve per i lavori in outsourcing vede il professionista tra i soci, conta dei collaboratori che hanno già lavorato nello stesso studio professionale ed offre la possibilità di avere delle agevolazioni fiscali, allora il gioco è fatto.

La situazione descritta è stata giudicata dalla Corte di Cassazione che ha ribadito i confini del reato con la sentenza numero 16859 del 5 luglio dell’Agenzia delle Entrate.

Zanonato prova a ridurre il caro benzina

 Siamo alla vigilia del grande esodo per le vacanze estive e come al solito si ripropone sui giornali il problema del caro benzina. Da un anno a questa parte sono state fatte le pulci alle accise a dimostrazione del fatto che a parità di prezzo da un anno all’altro, quello che rende i carburanti più costosi oggi che in passato, è il peso delle imposte.

Ancora aumenti record per la benzina

Purtroppo, nel fine settimana appena archiviato, si è assistito ad un nuovo aumento del prezzo della benzina e del diesel. La situazione è stata osservata da vicino anche dal Ministro dello Sviluppo Economico che non ha esitato a richiamare all’ordine i petrolieri. Il ministro ha fatto presente che la situazione economica del nostro paese non consente di accettare e sopportare nuovi rincari.

La polemica, dunque, imperversa su tutto il paese ed è arrivata fino a Palazzo Chigi dove si ascoltano anche le parole del Garante per gli scioperi che, in vista della serrata di martedì sera, mette tutti in guardia e convoca le compagnie petrolifere per risolvere la situazione.

Il golpe egiziano manda nel panico le borse

La situazione è allarmante perché siamo alle porte delle vacanze e con i rincari previsti si va abbondantemente sopra la soglia dei prezzi medi validi in Europa. Nel nostro paese i carburanti costano già tanto, si andrebbe davvero a pagare troppo. Un ulteriore peso sulla crisi?

Il fisco annuncia un boom del gettito locale

 Il Fisco ha registrato in questi anni un aumento della tensione dei contribuenti che, in relazione alla riforma erariale e in relazione alla perdita del potere d’acquisto, hanno giudicato senza senso, o meglio ingiusto, il continuo aumento delle tasse.

Il fatto è che sono aumentate le imposte, sono state adeguate come ogni anno, ma a crescere in modo davvero esagerato, sono state le imposte locali, legate agli enti che si trovano in difficoltà economica e necessitano d’introiti maggiori.

24 scadenze fiscali a fine anno

Le amministrazioni centrali, le Regioni, le Province, nonché i Comuni e gli enti previdenziali, dal 1992 ad oggi, quindi in poco più di 20 anni, hanno raddoppiato la spesa. Di conseguenza, come spiega bene anche Confcommercio, è stato necessario correre ai ripari aumentato le imposte locali e centrali. Le prime sono cresciute del 500% in 20 anni, le imposte centrali, invece sono “soltanto” raddoppiate.

Le agevolazioni per le associazioni sportive

Secondo l’ultima analisi disponibile anche online, l’incidenza delle addizionali IRPEF è praticamente raddoppiata, ma ci sono anche delle differenze territoriali e geografiche da fare. Basta adottare l’esempio dell’IRAP: a Bolzano si paga la metà di quello che si paga in Campania.

Se poi si prende in considerazione soltanto l’ultimo decennio si scopre che l’incidenza degli addizionali sia regionali che comunali, sull’IRPEF è praticamente triplicata. Le aliquote, però, legate agli enti locali, sono cresciute in modo diverso nello Stivale.

L’OCSE contro l’elusione fiscale

 Più di una volta siamo stati costretti a riportare casi di elusione fiscali attribuiti ad aziende anche molto importanti come Google ed Apple. Oggi dobbiamo riflettere sul fatto che l’elusione fiscale comporta dei danni anche all’economia dei singoli paesi, per questo a livello nazionale e sovranazionale, si deve correre ai ripari.

Per FT l’Italia sta toccando il fondo

L’ultimo intervento in ordine cronologico sull’argomento è stato quello dell’OCSE che ha preso spunto per riflettere, proprio da quanto accaduto a Google, Apple e Yahoo!. L’idea, infatti, è quella di stabilire delle regole maggiormente sanzionatorie ed attivare un monitoraggio costante sulle industrie che spostano l’asse del loro business all’estero.

Con l’attività di elusione fiscale, infatti, i fondi che dovrebbero essere destinati alla comunità d’appartenenza, vanno a finire altrove. Del piano dell’OCSE si è parlato in modo specifico al G20 di Mosca dove è stato presentato l’Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting.

Il Regno Unito se la prende con Google

In questo documento sono contenuti ben 15 suggerimenti. Il primo problema da affrontare è proprio la fiscalità delle imprese digitali che operano “naturalmente” a livello sovranazionale. Nel momento in cui non si lavora soltanto nella propria nazione d’origine, infatti, ci sono problemi con la tassazione diretta e indiretta. Di questi problemi, spesso, si avvantaggiano soltanto le società e non i loro lavoratori.

Chi organizza e compie la frode è colpevole

 S’inaspriscono le pene per coloro che oltre a compiere una frode si permettono anche il lusso di organizzarla. Lo ha spiegato bene l’Agenzia delle Entrate facendo riferimento ad una recente sentenza della Corte di Cassazione. Un giudice che sia chiamato a giudicare gli indicati per organizzazione e realizzazione di una frode, non è tenuto a valutare in modo analitico tutti gli elementi dedotti dalle parti.

Quando si presume che il contratto sia fittizio

In pratica il giudice deve tenere sì conto delle argomentazioni difensive ma non deve giudicare tutti gli elementi in modo analitico. Questo al fine di evitare delle consuetudini ormai ritenute inammissibili anche dell’opinione comune. A precisare tutta la questione è intervenuta la Corte di Cassazione con la sentenza numero 28899 dell’8 luglio 2013.

Il reato della doppia vendita

In questa sentenza si spiega che un giudice penale può anche non ridurre la pena e quindi non concedere le famose attenuanti generiche all’imputato accusato di frode fiscale. Lo può fare motivando l’esercizio del potere discrezionale e tenendo conto degli elementi considerati decisivi e rilevanti.

Insomma, le attenuanti avranno ancora una vita breve. Come tutte le sentenze della Cassazione, il punto di partenza è un fatto reale sottoposto al giudizio dei porporati di Palermo. Loro sono stati chiamati ad esaminare la posizione di un contribuente ed hanno scelto di non concedere attenuanti dopo aver provato il dolo ed esaminato gli elementi psicologici in campo.

Quando si presume che il contratto sia fittizio

 L’Agenzia delle Entrate ha di recente ribadito che esistono dei casi in cui un contratto di compravendita può essere ritenuto fittizio e quindi passibile di giudizio. In effetti capita molto spesso, anche nel nostro paese, che invece di effettuare un passaggio di proprietà, magari di un immobile, ci sia una vendita dello stesso ai parenti. In questo caso, la relazione di consanguineità ed eventuali “prezzi di favore”, fanno pensare che il passaggio di mano sia stato concordano al riparo dalla legge. Entriamo nei dettagli.

L’Erario fornisce i dati sul mercato immobilare

L’Amministrazione, davanti ad un’operazione finanziaria che non sembra del tutto lineare o chiara, ha l’onere di provare che si tratta di un contratto fittizio. Il primo elemento che fa pensare che si tratti di un contratto fittizio è quello economico. Per esempio se è stata registrata un’operazione ad un costo fittizio e non c’è un reale trasferimento di denaro, se l’operazione commerciale è stata fatta tra persone legate da un vincolo di parentela, anche nel caso di dichiarazioni di prestazioni reciproche e simili, si può pensare di essere di fronte ad una frode.

Come funziona il regime di vantaggio

Lo ha spiegato per filo e per segno la Corte di Cassazione nella riforma della decisione dei giudici di merito, con la sentenza numero 16857 del 5 luglio 2013.

Novità sugli studi di settore

 Gli studi di settore servono all’Agenzia delle Entrate per fare dei controlli a tappeto su alcune categorie di contribuenti. Per sapere se quest’anno, in relazione ai redditi da dichiarare per il 2012, si è sottoposti agli studi di settore, è necessario controllare sul sito internet dell’Erario. In particolare è necessario vedere se il proprio codice attività rientra tra quelli sottoposti agli studi di settore. Come fare?

Befera annuncia le semplificazioni

Collegarsi alla home page dell’Agenzia delle Entrate, anche senza effettuare il login ai servizi Entratel e all’Area riservata. Scegliere nel menu orizzontale in alto, la voce “Cosa devi fare”, quindi scegliere l’opzione “Dichiarare”.

A questo punto si noterà che la penultima voce in elenco è “Studi di settore e parametri (strumenti per la stima di ricavi e compensi)“. Andare avanti con la scelta di “Studi di settore e parametri”, quindi “Studi di settore” e poi “Metodologie”. Si troveranno gli studi in vigore per il periodo d’imposta 2012. Dovete scegliere il vostro settore d’attività tra le quattro macrocategorie di riferimento: servizi, manifatture, commercio e professionisti.

Chi controllerà il fisco

Cercate quindi il vostro codice attività dividendo le sei cifre in gruppi da due, per esempio 88.11.11 e vedete se rientrate negli studi di settore per l’anno 2012. Dopodiché il consiglio è quello di prendere visione del provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 17 luglio 2013, che ha sostituito le specifiche tecniche approvate a giugno. Sono stati corretti dei refusi riscontrati nelle istruzioni e sono state fornite le istruzioni per la compilazione dei modelli per la comunicazione.