In Europa la produzione industriale scende inaspettatamente

 Nella zona euro la produzione industriale è scesa inaspettatamente a gennaio sottolineando la fragilità della ripresa del blocco della moneta dalla recessione. Eurostat ha affermato che la produzione industriale è scesa dello 0,2 dal mese di dicembre. Rispetto all’anno precedente la produzione è aumentata del 2,1%.

Mentre l’economia dell’area dell’euro si è ampliata per tre trimestri consecutivi, il ritmo di crescita non ha superato lo 0,3%. La disoccupazione rimane vicina al record e l’inflazione è rimasta al di sotto del 2% previsto dalla Banca centrale europea (Bce).

 

Banca Centrale Europea, lascia i tassi di interesse invariati

 

Il presidente della Bce Mario Draghi ha affermato che i rischi per le prospettive economiche dell’area euro continuano a essere presenti. Il 6 marzo la banca centrale di Francoforte ha lasciato il tasso di rifinanziamento principale invariato al minimo storico dello 0,25%. La Bce aspetta di vedere miglioramenti non solo in termini di crescita, ma anche di tasso di disoccupazione. La politica monetaria non è cambiata proprio perché la ripresa è ancora debole e ci sono dati che non fanno pensare a un miglioramento contestuale della situazione economica dell’Europa se non in alcuni indicatori che, seppure importanti, non sono così pregnanti.

La produzione di energia in Europa è scesa del 2,5% e la produzione di beni di consumo durevoli è diminuita dello 0,6%. Questi sono altri due indicatori che mostrano come la ripresa non si è ancora inserita nel binario della stabilità. La produzione industriale in Germania, che è la più grande economia europea, è aumentata dello 0,4% dopo un calo dello 0,1% nel mese di dicembre, come ha detto Eurostat. In Francia, la produzione è scesa dello 0,3% mentre è aumentata dell’1% in Italia.

La guerra valutaria sarà uno dei driver di mercato

 L’istituto di Francoforte sta predisponendo   nuove manovre di politica monetaria che dovrebbero  provvedere, in caso di necessità, alla  liquidità del sistema finanziario,  e sembra chiaro che  i tassi di interesse resteranno su livelli molto bassi ancora per lungo tempo, anche grazie a un’inflazione che, seppur sui livelli minimi dell’ultimo decennio, è attesa in tendenziale crescita nel medio termine.

Quali politiche attuare per crescere nei prossimi anni

 Nel G20 è stato raggiunto un accordo per mettere in atto politiche e riforme che mirino ad accelerare la crescita economica globale di un ulteriore 2%, rispetto all’attuale percorso di crescita, nei prossimi cinque anni.

Bank of England, sarà la prima a rialzare i tassi di interesse?

 Nella giornata di domani sarà importante porre attenzione alle minute dell’ultimo meeting della Bank of England (Carney sarà veramente il primo governatore delle banche centrali dell’occidente a rialzare i tassi d’interesse?) e i dati sull’occupazione.

Gran Bretagna, attenzione ai dati su inflazione

 Ritornano anche in questi giorni di nuovo di grande attualità le vicende d’oltremanica, a cominciare dai dati sull’Inflazione del Regno Unito che su base annuale è attesa come da dato precedente al 2%.

Interessi di mora: cosa non convince?

 Continua a creare problemi il rapporto vigente tra usura e interessi di mora. Da un lato è certo che i tassi di mora possono diventare usurari. Dall’altro lato, però, rimane il dubbio (non risolto dalla giurisprudenza) se il tasso di mora può essere o non essere sommato a quello degli interessi corrispettivi, n questa maniera, provocando quasi sempre il superamento delle soglie d’usura nei finanziamenti bancari.

I prodotti che puntano sulla volatilità dei tassi

 Il varo di nuovi indici, generalmente, è un’anticipazione del lancio di nuovi strumenti finanziari (future, option, Etp, certificates) che li utilizzano come sottostante.

Anche nel caso degli indici Srvx e Vxtyn, che vanno ad accrescere la gamma degli indicatori di volatilità c’è dunque da attendersi nuovi prodotti derivati che consentano agli investitori di prendere posizione sugli sviluppi attesi, in termini di volatilità, nel mercato del reddito fisso.