I tassi BCE restano al minimo storico

 Anche dai vertici della Banca Centrale Europea, BCE, arrivano conferme del generale miglioramento della situazione economica che sembra aver investito negli ultimi tempi l’ intera Eurozona. Il presidente dell’ Istituto, infatti, Mario Draghi ha parlato dei segnali che fanno sperare nelle possibilità di una ripresa a breve termine  e nel frattempo ha confermato anche la precedente politica, oramai in atto da mesi, relativa al costo del denaro. 

Cresce la domanda di mutui ad agosto 2013

 I primi sei mesi del 2013 avevano fatto registrare una pesante contrazione della domanda dei mutui, che in questo modo seguiva alla perfezione la contrazione delle vendite di immobili che ha colpito il settore immobiliare nello stesso periodo. 

Tassi troppo bassi per Weidmann

 La BCE è composta di tantissime persone che indipendentemente dall’unitarietà della condotta della banca centrale, possono avere opinioni differenti e manifestarle, considerando anche la situazione vissuta nel loro paese d’origine. Per esempio, lo stesso Mario Draghi, è stato accusato di essere troppo di parte e di aver sostenuto una cerca politica monetaria soltanto per fare un favore all’Italia. La BCE, al contrario, con la politica ribassista riguardo i tassi, ha soltanto provato una soluzione monetaria alla pessima situazione economica.

L’euro è troppo forte?

Le banche centrali, in generale, sono state le protagoniste assolute del periodo di crisi economica, influenzando con la loro condotta, l’economia internazionale.

Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

La notizia di cui vogliamo parlare oggi, però, riguarda una dichiarazione di Jens Weidmann che, da buon tedesco e da membro del Comitato direttivo della BCE, ha lanciato una frecciatina alla Banca Centrale. Secondo Weidmann questa politica monetaria rischia di avere conseguenze negative se prolungata ancora nel tempo. 

In pratica i tassi d’interesse così bassi potrebbero rendere lo sviluppo economico dipendente dalla politica monetaria. In pratica, quanto più si terranno i tassi d’interesse bassi, più sarà difficile abbandonare il programma di stimoli all’economia. Finora il taglio dei tassi è stato importante per la liquidità delle banche ma non bisogna tirare la corda. Meglio è pensare a nuove misure la cui efficacia sia garantita nel tempo.

Tassi dei mutui in leggera risalita

  Unicredit in promozione a settembre mentre si vocifera che i tassi medi applicati ai finanziamenti siano in ripresa, quindi, in futuro, il costo dei finanziamenti potrebbe aumentare erodendo i risparmi delle famiglie e delle imprese.

Il mutuo Unicredit, che abbiamo già presentato, è l’occasione di fine estate perché oltre allo spread ribassato, consente di avere un tasso d’ingresso per la soluzione variabile, mai superiore al tre per cento.

Unicredit pensa al settore edile

I mutui, comunque, vedranno presto lievitare i loro prezzi. La situazione attuale dei tassi d’interesse sta cambiando e a questo mutamento sono interessati soprattutto coloro che hanno sottoscritto o vogliono sottoscrivere un mutuo a tasso variabile. Chi infatti ha optato per la soluzione a tasso fisso,sa che nel breve e nel lungo periodo, non ci saranno modifiche alla rata, anche se cambierà la quota d’interessi ammortizzata in ogni rata.

Il rialzo dei prezzi dei mutui dipende sostanzialmente da due fattori. Il primo da considerare è il costo del denaro da cui dipende anche l’Euribor usato per comporre il TAEG delle soluzioni variabili. Oggi, il tasso Euribor è fermo allo 0,5%. L‘altro fattore in grado di condizionare il costo dei mutui è il rendimento dei titoli di Stato tedeschi che attualmente è dato in risalita per via delle previsioni finanziarie legate alle decisioni della FED.

Ulteriore contrazione dei prestiti nell’Eurozona a luglio 2013

 Anche nel mese di luglio il mercato finanziario non ha regalato novità agli osservatori europei della Banca Centrale – BCE – che per il settimo mese dell’ anno hanno riscontrato una ulteriore contrazione nel numero dei prestiti e dei finanziamenti concessi nell’ Eurozona dagli istituti di credito.

Come calcolare il costo di un prestito

 I prestiti e i finanziamenti, se non fosse per le innumerevoli garanzie richieste dagli enti erogatori, sarebbero degli strumenti all’ordine del giorno. La stessa Banca d’Italia ha annotato un aumento dell’indebitamento delle famiglie nel periodo di crisi. Eppure moltissimi italiani, scoraggiati dalla burocrazia, si affidato ai canali meno leciti per ottenere denaro in prestito. A spaventare questi cittadini sono soprattutto i costi dei prestiti e dei mutui.

Il funzionamento dei prestiti salute e bellezza

Sotto questo aspetto, però, c’è una novità da mettere in agenda, contenuta nel Bollettino di agosto della BCE dove si parla di “Trasmissione della politica monetaria ai tassi bancari al dettaglio nell’area dell’euro e in un periodo di frammentazione finanziaria”. Nel documento in questione si osserva che la frammentazione finanziaria che caratterizza il Vecchio Continente, dove non esiste una sola forma di prestito, è alla base della difficoltà di stabilire un tasso d’interesse univoco per i prestiti o per i mutui. Di fatto anche gli stimoli monetari, per quanto insistenti, rischiano di essere polverizzati.

Tutte le spese da considerare per i mutui

Oltre alla frammentazione finanziaria, però, è necessario anche tenere conto della riduzione dei consumi degli italiani e capire che se i prezzi non sono univoci, molto dipende anche dalla flessione della richiesta. Il potere d’acquisto dei cittadini lavoratori e pensionati si è ridotto parecchio.

La stabilizzazione finanziaria dovrà tenere conto anche della necessità d’intervenire sul tessuto sociale per alleviare le differenze.

Il FMI invita ad approfittare della politica accomodante delle Banche Centrali

 Sono piuttosto misurate e incoraggianti le parole di Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale – FMI – nei confronti della situazione economica globale. Il numero uno dell’ FMI ha infatti parlato ad un convegno organizzato dalla FED, invitando il mondo politico internazionale ad approfittare delle condizioni monetarie accomodanti messe in atto dalle Banche Centrali

Puntare al ribasso non conviene

 Il mercato ha iniziato a punire in modo esemplare tutti gli investitori che speculano sulle puntate al ribasso. I finanzieri che finora si sono arricchiti sulla crisi degli altri, dovranno pagare per la loro audacia. E a punirli è il mercato stesso.

Il riferimento è ai cento titoli che sono stati colpiti maggiormente dalla pratica di short selling nell’ultimo periodo e che sono inseriti nel listino Russell 2000. Il loro ritorno ha superato quello medio degli altri titoli dell’indice. Adesso i titoli cosiddetti shorted figurano in rialzo e l’incremento, in termini percentuali, è parti al 33,8 per cento. Gli altri titolo crescono molto più lentamente e il loro balzo in avanti si sostanzia in un +18,3 per cento.

Rizzani de Eccher fa affari in Algeria

Insomma, scommettere contro un titolo, scommettere sul fatto che una certa azione sarà presto in caduta libera, dà vantaggi nell’immediato se il trend negativo è confermato ma può lasciare delle belle cicatrici nel portafoglio degli investitori. Questi, in un periodo di forte crisi, hanno dimostrato di prediligere le vendite allo scoperto causando le perdite peggiori mai registrate in dieci anni, per moltissimi titoli.

Adesso conviene puntare su Facebook

L’analisi della situazione è stata fatta dal Wall Street Journal. In particolare si fa notare che sono in crescita nonostante le vendite allo scoperto, titoli importanti come Tesla Motors, Zillow e Green Mountain che in parte è nelle mani del gruppo italiano Lavazza.

In calo i rendimenti dei Titoli di Stato

 Nel mercato dei Titoli di Stato italiani si aprono interessanti possibilità di risparmio per il Paese. A partire dall’ inizio di quest’ anno, infatti, il Tesoro ha abbassato al 2,1% l’ interesse pagato su Bot e Btp, in modo tale, che se la situazione dovesse mantenersi tale, l’ Italia potrebbe arrivare a risparmiare circa 4,5 miliardi di euro di interessi sul debito nazionale.

Perchè gli USA investono nell’UE

 I paesi stabili dal punto di vista economico e politico attraggono numerosi investimenti. Chi compra titoli del debito di un paese, con un certo rendimento, sa che alla scadenza dei titoli avrà un guadagno assicurato, un guadagno che cresce all’aumentare dell’instabilità del paese.

La ripresa è vicina secondo la BCE

Il problema, in questa catena di rischi, c’è quando un paese offre dei titoli di stato ad un rendimento molto alto ma allo stesso tempo rasenta il default. La bancarotta, infatti, presuppone che non siano più pagati i rendimenti davanti ad una situazione di crisi conclamata. Il Vecchio Continente quanto a rendimenti alti e instabilità politico-finanziaria, può certamente dare lezioni. Tutta l’UE è stata pesantemente bersagliata dalla crisi.

L’esigenza di un rating imparziale

C’è da chiedersi allora perché gli investitori statunitensi siano interessati ai titoli spazzatura dell’Europa. Un dilemma che deve essere sciolto per capire meglio i trend del mercato finanziario. Le aziende europee, per esempio, nel 2013, hanno già venduto 106,6 miliardi di dollari di azioni in più rispetto all’anno precedente. Una vendita che è andata di pari passo con l’aumento del 67% delle vendite di titoli del debito spazzatura.

C’è da considerare che questi titoli sono erogati per finanziare l’attività dei privati ma i problemi si avranno soltanto a partire dal 2016 o dal 2018 quando inizieranno ad essere riscossi i rendimenti. In più, per il momento, l’attività delle banche centrali, è da considerarsi rassicurante e quindi è in grado di calmierare la situazione.