La Popolare di Sondrio e il tasso fisso a 15 anni

 La Banca Popolare di Sondrio di cui abbiamo presentato già alcuni servizi (ConTO Work, conto WORKinITALY e carta di credito American Express), offre anche dei mutui molto interessanti, come ad esempio il mutuo a tasso fisso da rimborsare in massimo 15 anni, ideale per chi non vuole stare dietro alle oscillazioni del mercato ed ha bisogno di piccoli mutui, oppure ancora ha una buona capacità di rimborso.

Il mutuo a tasso fisso della Popolare di Sondrio può essere usato sia per l’acquisto dell’abitazione, sia per la ristrutturazione della stessa ma anche per la costruzione di un nuovo immobile. La banca ci tiene a sottolineare che in tutti i casi è necessaria l’iscrizione di una garanzia ipotecaria.

Va da sé che il mutuo a tasso fisso in questione può essere anche usato per la creazione di liquidità, in modo che i debiti da rimborsare nel breve termine diventino debiti di medio e lungo termine.

Il mutuo a tasso fisso deve essere rimborsato in un periodo che varia dai 5 ai 15 anni ed occorre che l’aspirante mutuatario sia a conoscenza dei costi da sostenere oltre quelli per il rimborso della rata: le spese d’istruttoria e quelle di perizia, le spese notarili, le spese d’incasso rata, il premio assicurativo e l’imposta sostitutiva che in genere è del 2 per cento sul capitale erogato se si tratta di una prima casa.

 

 

Raggiunto obiettivo spread, cosa cambia?

 Lo spread, il differenziale tra i Bund tedeschi e i titoli di stato italiani si è finalmente abbassato fino a quota 283, dopo che, durante il governo precedente, era arrivato a toccare i 575 punti. Ci sono voluti sacrifici, tre manovre finanziarie, per un totale di 82 miliardi, e una crescita sostanziosa della pressione fiscale (passata dal 42,5 al 44,7% in dodici mesi), ma l’obiettivo è raggiunto.

Almeno così dicono al Ministero del Tesoro, che stima che questo abbassamento dello spread potrebbe portare un risparmio di 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni per le casse dello Stato, ma si tratta, ancora, solo di un risparmio potenziale, che arriverà dal calo degli interessi sul debito (nel 2012 sono stati pari a 86 miliardi, il 5,5% del Pil).

E le famiglie?

Per le famiglie ancora i risultati non sono arrivati. Il tanto sperato calo dei tassi di interesse non è arrivato, anzi, il costo medio di un mutuo per l’acquisto di una casa, dai dati della Banca d’Italia, è salito dal 3,4% del 2010 al 4,2% di oggi, e anche per le imprese la situazione non è migliore.

Il motivo? Le banche, nonostante abbiano ricevuto un bel po’ di liquidità dalla banca centrale, hanno ancora difficoltà a finanziarsi e hanno aumentato al 4,1% lo spread che applicano all’Euribor a tre mesi, con il risultato che i consumatori pagano tassi di 80 centesimi più alti rispetto a quelli del 2010, quando lo spread era sui livelli di quello attuale.

 

Tassi Italia-UE, c’è troppa differenza

 Le associazioni di consumatori iniziano l’anno con una serie di accuse che da un lato evidenziano la penalizzazione a livello europeo dei cittadini italiani, e dall’altro mettono in guardia tutti rispetto al comportamento delle banche.

Sono trascorsi ben 12 mesi, dal novembre del 2011 all’ottobre del 2012, un arco di tempo sufficiente per avere un quadro preciso di quel che è successo ai tassi d’interesse applicati dalle banche su mutui e prestiti. L’aumento degli spread ha consentito agli istituti di credito, specie in Italia, di acquistare liquidità a tassi agevolati dalla BCE, senza un reale “guadagno” per i cittadini che al contrario si sono visti applicare differenziali troppo alti.

L’incremento dello spread ha praticamente raddoppiato la differenza tra i tassi medi applicati nel nostro paese e quelli medi che sono in vigore nel resto dei paesi dell’area Euro.

Il dato di cui stiamo parlando è stato rendicontato dall’Adusbef e da Federconsumatori che hanno illustrato in termini quantitativi la penalizzazione degli italiani rispetto agli omologhi cittadini dell’Unione Europea, almeno sul versante mutui e prestiti.

In pratica il differenziale, nel novembre del 2011, tra Italia e UE era di 67 punti per i mutui e di 84 punti per i prestiti. Nel giro di un anno si è passati ad uno spread di 139 punti per i mutui e di 188 punti per i prestiti. Cosa vuol dire praticamente?

Che un mutuatario italiano che chieda un prestito di 100.000 euro da rimborsare in 30 anni pagherà rate di 72 euro più pesanti rispetto ad  un altro cittadino europeo e per un prestito di 30.000 euro da rimborsare in 10 anni, invece, pagherà 5 euro di più al mese.

Il mutuo variabile con opzione di Barclays

 La Banca Barclays, per tanti mesi, è stata in cima alle classifiche dei mutui più convienti a tasso fisso e variabile, in effeti propone numerose soluzioni, tutte orientate alla chierezza delle condizioni, che riescono ad ingolosire un buon numero di aspiranti mutuatari.

Il mutuo variabile con opzione è un particolare finanziamento che propone una rata iniziale calcolata con tasso variabile, ma offre la possibilità di passare, quindi di optare per il tasso fisso per 2, 5 o anche 10 anni. La scelta deve essere fatta durante le due finestre annuali previste dall’istituto di credito.

In generale questo prodotto è indicato per chi vuole approfittare dei vantaggi del tasso variabile ma non vuole perdere l’occasione di rifugiarsi nella tranquillità di un tasso fisso quando le condizioni del mercato diventano svantaggiose.

Le finalità consentite per accedere a questo mutuo sono l’acquisto, la surroga, la ristrutturazione, la costruzione, la sostituzione, la sostituzione più liquidità, il consolidamento debiti, l’acquisto più ristrutturazione e la sostituzione più ristrutturazione.

Le durate del piano d’ammortamento oscillano da un minimo di 15 ad un massimo di 30 anni, periodo in cui si può rimborsare un credito che va da un minimo di 80 mila euro fino al 75 per cento del valore dell’immobile. Tra le altre spese da sostenere si devono considerare anche le spese per l’intervento del procuratore (150 euro), le spese di perizia (360 euro) e le spese amministrative (15 euro).

Il tasso è un variabile in cui lo spread si cumula all’Euribor a 3 mesi o all’IRS 2,3 o 10 anni (in caso di passaggio al fisso).

Più tasse su conti deposito e buoni postali

 Il fisco non risparmia le nuove tasse sui risparmi e così dal primo gennaio è in arrivo la famosa “stangata” che colpisce buoni postali cartacei e dematerializzati, così come i conti deposito. Per entrambi il prelievo fiscale passa dallo 0,10 allo 0,15% con un incremento del 50% delle imposte.

I risparmatori erano già stati allertati, visto che questa novità era prevista nel decreto “salva Italia” presentato più di un anno fa. Adesso però possiamo ricordare quanto inciderà questo nuovo provvdimento sui rendimenti dei conti deposito.

Il 2013, tra l’altro, sarà ricco di novità per i risparmiatori visto che sarà abolito il tetto massimo di 1200 euro per i pagamenti e sarà invece fissato una volta per tutte l’importo minimo delle imposte pari a 34,2 euro. Gli unici prodotti esenti dal pagamento sono i buoni postali fruttiferi d’importo inferiore a 5000 euro e i fondi pensione.

Nelle novità bisogna includere quindi la Tobin Tax che è stata completamente riformulata ed ora entrerà in vigore in due tappe: dal primo marzo sarà in vigore per gli scambi azionari e sarà pari allo 0,12%, dal primo luglio sui derivati, ma sui mercati non regolamentati sarà dello 0,22%.

La versione italiana della Tobin Tax non soddisfa gli opertori finanziari che consederano l’applicazione dell’imposta poco equa rispetto al mercato.

Il mutuo differito per le imprese

 Approfittare dei tassi vantaggiosi del momento senza avere l’ossessione del pagamento. Se nelle esigenze di un’azienda c’è proprio questo, allora la risposta giusta al “problema” la fornisce la Banca delle Marche.

L’istituto di credito in questione offre alle imprese un mutuo a tasso fisso con piano d’ammortamento differito che consente all’azienda che lo sottoscrive d’iniziare a pagare “più in là”. E’ sicuramente questo il vantaggio del prodotto anche se la durata massima del mutuo non deve superare i 10 anni.

Il mutuo a tasso fisso con ammortamento differito, permette all’impresa richiedente di avere un certo prestito, equivalente all’80 per cento del valore degli immobili sui cui la banca iscrive l’ipoteca, anche in più soluzioni, prefigurando un finanziamento di medio o lungo termine.

Il piano di rimborso può essere mensile, trimestrale o semestrale e qualora l’impresa accumuli della liquidità nel corso del mutuo, può usare i soldi per l’estinzione parziale del debito, a patto di pagare la commissione relativa. Il tasso differito si riferisce alla possibilità d’iniziare il rimborso in un secondo tempo con uno slittamento di massimo un anno.

Il che vuol dire che un’azienda che abbia scelto un piano d’ammortamento semestrale e voglia far slittare l’inizio del rimborso subito, può iniziare a pagare anche 18 mesi dopo.

Il conto base per le operazioni “limitate”

 Ogni contribuente,oggi, è tenuto ad avere un conto corrente sul quale accreditare stipendio o pensione. Non un libretto di risparmio, quindi, ma uno strumento per il controllo delle entrate e delle uscite. Il controllo delle entrate è chiaramente anche “fiscale”.

Una disposizione, quella che abbiamo annunciato, che è stata voluta ardentemente dal Governo Monti per dare una sferzata decisiva all’evasione fiscale. I contribuenti, non contenti di dover inserire nel budget personale e famigliare anche le spese di tenuta conto, sono state accontentate dalle Banche, “costrette” ad offrire soluzioni a operatività limitata.

Anche la Banca delle Marche, quindi, tra i suoi prodotti, ha il Conto di base che è riservato a tutti i consumatori che non sono titolari di altri rapporti con la Banca. Le caratteristiche di questo Conto Base, dunque, sono definite da una convenzione che ha riunito attorno allo stesso tavolo il MEF, la Banca d’Italia, l’ABI, le Poste Italiane e l’Associazione Italiana Istituti di pagamento e moneta elettronica.

Le soluzioni di conto base proposte dall’istituto di credito marchigiano sono tre: il conto base Standard, il conto base ISEE inferiore a 7500 euro, il conto di base pensionati. Il canone è previsto soltanto per il primo tipo di conto ed ammonta a 60 euro annuali. Numerose le operazioni incluse nel prezzo, che possono essere controllate sul sito ufficiale della banca.

“Mutua” in stile libero con Banca delle Marche

 La Banca delle Marche offre ai suoi clienti una linea di mutui che prendono il nome degli stili di nuoto. Per esempio ha pensato al mutuo Swimm stile libero che è una soluzione a tasso variabile che adesso presentiamo per sommi capi.

Il mutuo Swimm Stile Libero di Banca delle Marche consente ai mutuatari di avere sempre una rata in linea con le tendenze del mercato, sia che sia indicizzata con l’Euribor, sia che segue le oscillazioni dell’indice BCE.

Sicuramente allungando la durata del piano d’ammortamento fino a 30 anni, ultimo termine previsto per i mutuatari che, tra l’altro, non devono aver superato i 75 anni alla scadenza del finanziamento, si ottengono delle rate molto esigue, minori anche di un normale affitto mensile.

Il mutuo è un tasso variabile, generalmente indicizzato con l’Euribor 6 mesi cui si deve poi aggiungere lo spread della banca. Per i dettagli sul tasso e poi sul TAEG è comunque necessario rivolgersi ad una delle filiali dell’Istituto di credito sparse sul territorio italiano.

Le informazioni possono inoltre essere richieste con la formulazione di domande accurate e puntuali anche tramite email, sfruttando l’indirizzo [email protected].

Per chi vuole approfittare dei vantaggi legati ad un mutuo variabile ma ha paura delle oscillazioni del mercato, c’è sempre a disposizione la cosiddetta opzione CAP che offre una copertura rispetto al rischio di indiscriminati rialzi dei tassi di mercato su cui è parametrato il mutuo.

Swimm: il tasso fisso della Banca delle Marche

 La Banca delle Marche propone ai suoi clienti un mutuo a tasso fisso molto interessante che, secondo i tassi indicati nei fogli informativi rivolti ai consumatori, è superiore al sei per cento. I consumatori, gli aspiranti mutuatari, sanno però che tutto sta nella negoziazione con la Banca la quale, visti i tassi applicati dalla BCE, può ridurre sensibilmente lo spread.

Tra spread ed IRS di periodo, il tasso fisso proposto dalla Banca delle Marche, arriva ad essere del 6,06 per cento. Per capire se si tratta di un finanziamento alla vostra portata, dovete sfruttare la pagina del “calcolo del mutuo” dell’istituto di credito.

Lì, indicando un terzo circa del vostro reddito, come limite massimo dell’importo della rata e scegliendo la durata privilegiata per il rimborso del mutuo, potete scoprire il fondo massimo erogato dalla Banca delle Marche.

Facciamo un esempio. Immaginate di avere un reddito di 3000 euro, il cui 25% è di 750 euro. Se anche il tasso fisso proposto dalla banca fosse del 6,50 per cento, per un rimborso da effettuare in 25 anni, con pagamenti mensili, avreste a disposizione ben 111 mila euro.

Per conoscere le spese aggiuntive, l’istruttoria e le assicurazioni obbligatorie, dovete fissare un appuntamento in filiale, oppure consultare i fogli informativi messi a disposizione sul sito della Banca delle Marche.

Nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi

 In base ai calcoli fatti dall’Agi sui nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi fissati dal Ministero del Lavoro, chi maggiormente risentirà di questa novità saranno coloro che andranno in pensione prima del raggiungimento dei 65 anni di età. Per un montante contributivo complessivo medio di 400 mila euro (lordi), infatti, questa categoria l’assegno pensionistico sarà di 50 euro in meno rispetto a quelli calcolati con i vecchi coefficienti.

Stessa decurtazione anche per i 65 che hanno accumulato 300 mila euro di contributi, per loro l’assegno sarà di 1.254 euro, contro i 1.297 che avrebbe avuto con i vecchi coefficienti.

Questo accade perché i nuovi coefficienti sui quali si calcola l’importo della pensione, oltre a prendere come riferimento l‘età in cui si va in pensione, tengono conto anche i dati anagrafici generali sull’evoluzione della vita media. Per il prossimo triennio (2013/2015) saranno ancora i n vigore i vecchi coefficienti, il calcolo verrà poi effettuato di nuovo per il triennio 2016-2019. Quando l’età pensionabile sarà per tutti di 67 anni, ossia nel 2020, i coefficienti saranno rivisti ogni due anni.

In pratica il totale dei contributi versati dal lavoratore viene rivalutato in base al Pil nominale dell’ultimo quinquennio e la cifra risultante viene trasformata in rendita pensionistica in base ai coefficienti sopra descritti.