UBP: l’oro a 2000 dollari nel 2013

 Se la crisi persiste è facile che siamo molti i paesi costretti ad accumulare riserve d’oro per evitare oscillazioni troppo importanti dell’economia e per allentare la pressione sulla moneta locale. Oggi la corso all’oro continua e molte sono le banche che valutano attentamente il trend in questione.

Il fatto che la corsa all’oro sembri inarrestabile, da un lato indica che la fine della crisi potrebbe non essere dietro l’angolo, dall’altra conferma che l’oro è un bene rifugio se non il bene rifugio per eccellenza, e infine si deve considerare che crescerà ancora il prezzo del metallo giallo.

Molte banche hanno profetizzato il superamento della soglia dei 2000 dollari l’oncia per l’oro, nel 2013. L’ultima previsione, in ordine cronologico e in tal senso, è quella dell’Union Bancaire Privée, la banca svizzera che non solo pensa che entro la fine del 2013 sia raggiunta la soglia dei 2000 dollari l’oncia, ma soprattutto invita gli investitori a comprare oro.

In pratica il metallo in questione comporta un rischio medio per l’investitore e resta il miglior bene rifugio in circolazione. L’oro è un asset fondamentale per chi sta costruendo o ricostruendo il suo portafoglio di investimenti.

Il consiglio di UBP, infatti, è di raggiungere almeno il 20 per cento d’investimenti in oro nel portafoglio generale.

 

Iw Bank: una delle migliori surroghe variabili

 Iw Bank sta pian piano prendendo il posto di WeBank tra gli istituti di credito più convenienti per quasi tutti i tipi di mutuo. Oggi prendiamo in esame l’offerta che questo istituto di credito fa sulle surroghe a tasso variabile.

I vantaggi da considerare in via preliminare sono l’assenza di spese d’istruttoria della pratica e la gratuità delle spese di perizia e assicurazione. Il prodotto è essenzialmente rivolto ai cittadini residenti in Italia da almeno tre anni che alla conclusione del contratto di mutuo non abbiano superato i 75 anni.

Il finanziamento è concesso per l’80 per cento del valore dell’immobile indicato dalla perizia della banca. Si deve effettuare comunque una richiesta di minimo 80 mila euro fino ad un massimo di 500 mila euro. I piani di rimborso sono diversi: 10, 15, 20, 25 e 30 anni.

Iw Bank Mutuo Euribor ha come riferimento per il calcolo del tasso l’Euribor a 3 mesi/365 rilevato il giorno 20 del mese che precede quello della stipula.Va poi aggiunto sempre uno spread del 3 per cento per la banca, valido per tutte le durate del piano d’ammortamento.

Il TAEG non si discosta molto dal tasso perché la banca non chiede il pagamento delle spese d’istruttoria, di perizia, non chiede di sostenere spese periodiche e non chiede nemmeno l’imposta sostitutiva che non è prevista dalla legge nel caso delle surroghe.

Fitch taglia le stime di crescita dell’economia mondiale

 L’economia mondiale cresce poco e a rilento e, secondo le ultime stime dell’agenzia di rating Fitch pubblicate nell’ultimo Global Economic Outlook, la crescita del Pil mondiale sarà più bassa di quanto stimato in precedenza.

Per il 2012 Fitch prospetta una chiusura di anno con un agenzia di rating (le stime precedenti riportavano un 2,1%) e anche gli anni successivi non fanno ben sperare: il Pil mondiale del 2013 è stimato con una crescita del 2,4%, mentre in precedenza era stato stimato un progresso del 2,6%.

Previsioni al ribasso anche per il 2014. Per il periodo si è stimata la crescita mondiale è stata corretta al 2,9%, 0,1% in meno rispetto alle previsioni precedenti.

Le cause di questo abbassamento delle prospettive di crescita sono da imputare, secondo Fitch, alla debolezza della zona euro, alla situazione di incertezza riguardo al Fiscal Cliff americano e al rallentamento delle economie dell’India e del Brasile, paesi sui quali erano riposte delle grandi speranze. Sono soprattutto i ridimensionamenti di queste due economie ad aver indotto Fitch a rivedere al ribasso le stime di crescita, sulle quali pesano anche i tassi di interesse che verranno applicati dalla varie banche centrali.

A pesare anche la questione delle banche europee e della possibile riunione di queste sotto l’egida della banca centrale Europea.

Il recupero dello spread

 Il differenziale tra Btp e Bund era sceso sotto i 300 punti percentuali all’inizio della settimana grazie alle buone notizie che sono arrivate dalla Grecia e dall’America.

Atene, infatti, ha annunciato di voler procedere con un’operazione di buy back per oliare il meccanismo degli aiuti europei. Per quanto riguarda l’America, i timori sul fiscal cliff ci sono sempre, per il fatto che repubblicani e democratici mancano sempre l’accordo definitivo, ma arrivano messaggi incoraggianti dall’economia del Paese.

A trainare verso il basso lo spread incrementando i guadagni di Piazza Affari, ha contribuito in maniera preponderante la situazione greca. Ieri però c’è stata una correzione verso il basso del differenziale e degli indici. E’ finito l’entusiasmo?

In realtà è successo che durante la mattinata i Btp hanno viaggiato attorno ai valori di chiusura di lunedì con lievissimi rialzi, poi, sul finire della giornata di scambi, si è scoperto che il rendimento di questi titoli è rimasto stabile attorno al 4,42%.

A far incrementare il differenziale quindi ci ha pensato il Bund in denaro che ha portato lo spread a 303 punti ed ha influito anche sui bonos spagnoli.

Da considerare anche le  mosse dell’Ecofin che ha trovato una soluzione per gli aiuti alle banche spagnole ma non ha messo un punto alla questione del meccanismo di vigilanza bancaria unica.

Le scelte della BCE e della BoE sui tassi

 Come ogni mese sia la Banca Centrale Europa (BCE), sia la Bank of England (BoE), comunicano le loro decisioni in merito al taglio dei tassi o al sostegno di una certa politica economico-monetaria, piuttosto che un’altra. Ecco cosa ci si aspetta dalla BCE e dalla BoE.

Bank of England. Lo scorso mese questa banca centrale ha deciso di mantenere i tassi allo 0,5% senza alcuna variazione e non ha nemmeno pensato di scalfire il capitale di 375 miliardi di sterline da usare per il programma d’acquisti. Adesso sia il Governatore che il Vice Governatore della BoE si sono dimostrati scettici nei confronti di un ulteriore alleggerimento della politica monetaria. L’effetto di queste “indiscrezioni” è stato immediato: la sterlina è stata conquistata dalla volatilità ed è salito il valore del rapporto tra GPB e dollaro americano.

Banca Centrale Europea. La BCE – un po’ come il suo corrispettivo inglese – non sembra voler modificare troppo le sue direttrici, non prima di vedere qualche segnale di ripresa da parte dell’economia del Vecchio Continente. Quindi, la BCE che lo scorso mese aveva mantenuto di tassi d’interesse allo 0,75%, potrebbe insistere nella stessa direzione.

Questo fa pensare che la Banca Centrale diretta da Mario Draghi prospetti una debolezza economica dell’Eurozona anche per l’avvio del 2013.

 

I migliori mutui di dicembre 2012

 Sbirciando sui siti ufficiali degli istituti di credito si scopre che molte banche, sul finire dell’anno, hanno intenzione di fare qualche “regalo” ai nuovi clienti, soprattutto a quelli che aprono un conto corrente o chiedono di accendere un mutuo.

Ma quali sono i migliori tassi in circolazione? Per scoprirlo ci affidiamo alla panoramica offerta da MutuiOnline che, sulla base delle informazioni recepite dalle banche convenzionate, elabora un rapporto sui tassi medi applicati ai mutui a tasso variabile e fisso.

In primo luogo si possono fare delle considerazioni generali sul mese di dicembre rispetto ai tassi fissi: ci sono stati lievissimi cambiamenti rispetto a novembre, sono infatti aumentati i tassi dei mutui con durata 10, 20 e 30 anni, mentre sono in ribasso i prezzi delle proposte di mutuo con il piano di rimborso a 15 anni.

Mutui a tasso fisso. Considerato il classico mutuo di 100.000 euro chiesto per una casa che ha un valore almeno doppio, quindi 200.000 euro, l’ISC, l’indice sintetico di costo oscilla tra i 4,85 punti percentuali dei mutui a 10 anni, fino ai 5,50 punti percentuali dei mutui a 30 anni.

Mutui a tasso variabile. I tassi variabili sono generalmente in discesa rispetto al mese precedente. L’ISC in questo caso oscilla tra il 3,16% dei mutui quarantennali fino al 3,29 per cento dei mutui variabili rimborsati in 10 anni.

Tutte le tabelle si possono leggere sul sito ufficiale di MutuiOnline.

 

Il taglio dei tassi australiano

 Anche la Reserve Bank of Australia, la Rba, si è decisa per il taglio dei tassi d’interesse. Oggi dovrebbe arrivare la decisione definitiva cui sottosta sicuramente anche una politica monetaria di riferimento per il paese. Come investire su questo evento? Se lo chiedono gli analisti e soprattutto coloro che si occupano di opzioni binarie.

Il comunicato dell’Rba sul taglio dei tassi è stato cruciale perché ha orientato la domanda di valuta australiana. L’effetto sui prezzi è sempre immediato. Non si tratta comunque di un annuncio spiazzante visto che la Reserve Bank of Australia, ogni anno, per 11 volte, annuncia le decisioni sui tassi. L’appuntamento con i media e con gli investitori è il primo martedì del mese.

Dopo l’annuncio, il mercato è in attesa di conoscere il taglio effettivo dei tassi. S’ipotizza un taglio dello 0,25% con il conseguente passaggio del cash care al 3 per cento, un livello che è il più basso dal 2009 ad oggi.

L’obiettivo della politica australiana è quello di salvaguardare la propria economia e dare un nuovo impulso alla crescita visto che al di fuori dell’industria mineraria, gli altri settori produttivi non hanno restituito report entusiasmanti.

L’espansione sembra rallentata e questo particolare scoraggia gli investitori decisi a trovare terreni sicuri d’approdo.

A cosa servono le riserve valutarie

 In queste settimane sono sotto monitoraggio le scelte della Cina in merito all’ampliamento delle riserve valutarie. Questo zoom sulla realtà asiatica è spesso usato dagli analisti per capire quanto siamo prossimi alla recessione o ad una nuova fase espansiva di portata mondiale.

Ma a che serve comprare monete e soprattutto “chi compra cosa”? E’ questo un interrogativo cruciale per la determinazione delle monete più ambite, per la comprensione delle strategie dei paesi riguardo il settore monetario.

Le riserve di valuta straniera, in genere, sono definite dalle banche centrali dei diversi paesi che fanno una scorta di dollari, di euro, di yen (sono esempi), per proteggere con maggiore determinazione la moneta locale. Le oscillazione nel ForEX sono così tamponate e nei momenti di maggiore volatilità si pone un rimedio alla speculazione, stabilizzando il tasso di cambio.

La moneta più desiderata è il dollaro americano che rappresenta oltre il 60 per cento delle riserve valutarie accumulate dalle banche centrali. Al secondo posto si piazza la moneta unica del Vecchio Continente con il 25 per cento circa delle scorte. Il terzo posto è conteso invece dalla sterlina e dallo yen che non vanno il 4 per cento delle richieste.

Per quanto riguarda i compratori, invece, sono per lo più otto paesi capitanati proprio dalla Cina che già l’anno scorso ha dichiarato di aver fatto una scorta di dollari americani.

Cina: dalle riserve alla valutazione del mercato

 L’economia mondiale deve ripartire, ormai ce lo sentiamo ripetere come un imperativo ma il momento in cui sarà effettuato il passaggio da uno scenario di recessione ad una prospettiva di ripresa non è ancora noto. Tutti danno per sicuro il riavvio del sistema finanziario a partire dal 2013.

Ma è proprio così? Non per gli analisti che si affidano all’interpretazione del mercato valutario e stanno monitorando attentamente le scelte della Cina. Perché proprio la Cina e cosa si osserva in particolare?

La Cina, negli anni, ha sempre accumulato riserve valutarie in prossimità di una ripresa o comunque di un’espansione finanziaria. Oggi le riserve valutarie della Cina sono prossime allo zero e quando ciò accade siamo sull’orlo di una nuova recessione.

Questo legame tra le risorse valutarie cinesi e lo sviluppo del mercato mondiale è supportato da una retrospettiva che va dagli anni Novanta ai giorni nostri.

Alla fine degli anni Novanta, per esempio, il mercato aveva assistito ad una crescita rallentata delle riserve valutarie cinesi, preludio alla bolla hi-tech che ha determinato la recessione dei mercati azionari. La ripresa della corsa alla valute, ha invece accompagnato il boom economico degli anni successivi. Adesso, dal 2007 in poi, le riserve sono tornate a decrescere.

Gas e Luce, bollette sempre più care

Il trend negativo italiano in merito al carovita delle bollette di luce è gas prosegue. L’Italia è prima in Europa per quanto concerne il costo pro-capite dell’energia. La tassazione elevata contribuisce a mettere in scacco aziende e famiglie.

Gli imprenditori italiani, infatti, pagano a un prezzo salato l’elettricità: intorno al 36,4% in più rispetto alla media dell’Ue. Sborsano inoltre 5,8% in più rispetto ai colleghi europei. Le famiglie spendono tra carburanti, luce e gas, il 5,6% rispetto alla media del resto dell’Eurozona.

I dati provengono da Confartigianato. Il costo dell’energia elettrica per uso industriale è cresciuto del 12,7% per gli imprenditori tra l’anno scorso e l’anno in corso. Rispetto ai rincari del 5,2% registrati nell’Eurozona, l’intensità è più che doppia.

Le tariffe energetiche a carico delle imprese hanno subito negli ultimi dodici mesi un aumento del 30,4%. Nella zona dell’Ue, invece, l’aumento si è fermato a 12 punti di percentuale. Per quanto concerne le imprese il rincaro complessivo tra l’ottobre dello scorso anno e quello in corso è del 13,6%. Nel resto d’Europa si è fermato all’otto per cento.

Rileva Confartigianato:

“Nell’ultimo anno, la bolletta dell’elettricità per usi domestici è cresciuta del 15,9% (a fronte di un rincaro del 5,9% nell’Eurozona), il gas utilizzato dalle famiglie è rincarato del 9,1% (+6,4% nella Ue) e i prezzi dei carburanti sono aumentati del 16,1% (+8,7% nell’Eurozona)”.