La Bce pensa all’acquisto di titoli di Stato

 Il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi potrebbe mettere in atto una politica diversa da quella della Federal reserve (Fed) per dare sostegno all’economia.

I funzionari della Bce cercano di debellare il rischio di deflazione, e Draghi ieri ha dato un segnale diretto affermando di essere pronto ad abbracciare una politica basata sugli acquisti di titoli di Stato su larga scala.

 

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Draghi sta usando questo strumento per convincere gli investitori che l’Europa è determinata a impedire che si arrivi a una spirale deflazionistica come quella in atto in Giappone. Allo stesso tempo, ci sono ostacoli politici ed economici all’acquisto di bond e un programma volto a stimolare i prestiti bancari potrebbe rivelarsi più efficace. Date le preoccupazioni politiche e giuridiche intorno agli acquisti di titoli di Stato, ci potrebbe essere più consenso relativamente all’acquisto di attività del settore privato.

Mario Draghi ieri ha affermato che il Consiglio direttivo della Bce è stato unanime nel suo impegno ad esplorare nuove strade politiche, compresi gli acquisti di asset. La Bce ha mantenuto il riferimento del tasso di interesse a un record minimo dello 0,25 per cento.

La reazione degli investitori alla proposta di Draghi di comprare titoli di Stato non è stata eccezionale. L’Euro Stox 600 Index è salito solo dello 0,2 per cento e l’euro è sceso dello 0,3 per cento.

Il presidente Draghi sta cercando di guidare un’economia le cui dinamiche sono diverse da quelle degli Stati Uniti, dove è più facile per la Federal reserve per guidare l’economia attraverso gli acquisti di asset.

Titoli di Stato biennali: Italia nuovamente sopra la Spagna

 L’Italia torna a superare la Spagna per quanto concerne rendimenti dei titoli di Stato biennali: i BTp del nostro Paese hanno concluso la giornata odierna con un tasso dello 0,795% a fronte dello 0,813% iberico. Nel frattempo, sui titoli di Stato decennali Madrid supera però Roma ancora per un pelo: il rendimento del BTp oggi ha concluso la sua corsa al 3,58%, mentre quello dei Bonos si è fermato al 3,54%.

In che cosa consiste il deposito titoli

 Quando si decide di aprire un conto corrente è opportuno ragionare sulla tipologia di servizi bancari di cui si ha necessità di disporre attraverso il proprio conto.

Per i conti correnti, infatti, che sono tra i prodotti bancari maggiormente utilizzati dalle persone, è possibile scegliere tra servizi di base, di utilizzo comune e frequente, e servizi aggiuntivi, che sono veramente necessari solo ad alcune tipologie di clienti. La scelta per l’una o l’altra soluzione, come è facile immaginare, ha un effetto sui costi stessi del conto corrente. 

Nuovo record del debito pubblico

 Il debito delle amministrazioni pubbliche in Italia ha raggiunto il record storico: 2104 miliardi di euro, ivi compreso l’aumento di 18,7 miliardi registrato nel mese di novembre del 2013.

Il fabbisogno, secondo una nota emessa da Bankitalia, per una quota di 12,8 miliardi deriva in gran parte dal sostegno finanziario versato ai Paesi dell’area euro.

In particolare, l’aliquota di competenza italiana dei prestiti erogati dall’European Financial Stability Facility (EFSF) è stata pari a 6,7 miliardi, mentre i versamenti del terzo e quarto rateo della sottoscrizione di capitale dell’European Stability Mechanism (ESM), effettuati rispettivamente nei mesi di aprile e ottobre, hanno comportato oneri per complessivi 5,7 miliardi.

 

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Il contributo italiano al sostegno finanziario dei Paesi euro, dal 2010 ad oggi, è stato pari a 55,1 miliardi, così suddivisi: 33,6 miliardi relativi alla quota di partecipazione ai prestiti in ambito EFSF; 11,5 miliardi per la sottoscrizione del capitale dell’ESM; 10 miliardi per la partecipazione ai prestiti bilaterali in favore della Grecia, la cui erogazione si è conclusa nel 2011.

Tra gennaio e novembre del 2013 le entrate tributarie assegnate al bilancio dello Stato hanno prodotto un gettito di 339,1 miliardi (di cui 31,2 nel mese di novembre), registrando una lieve diminuzione rispetto alle entrate dello stesso periodo del 2012, che si era assestato su 340,7 miliardi.

 

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Gli investitori  non residenti detengono in portafoglio titoli di Stato italiani per un ammontare di 693,061 miliardi di euro (ottobre 2013) con un incremento rispetto ai 684,208 miliardi del mese di settembre.

La percentuale dei titoli del debito pubblico italiano in mano a soggetti esteri si è attestata in ottobre al 39,4% del totale (stesso livello del mese precedente) includendo in essa anche i titoli di Stato sottoscritti dalle banche centrali estere e dalla BCE ,nonché dagli da investitori nazionali attraverso soggetti non residenti.

A giugno del 2011 la quota dei titoli pubblici italiani in mano a soggetti esteri superava, sia pur di pochi decimi, il 50%.

Per le banche meno prestiti e più titoli di Stato

 La morsa del credito, in Italia, che prosciuga i rubinetti delle aziende, è ormai una realtà consolidata. Lo afferma, infatti, la Cgia di Mestre, che in una recente ricerca sulle operazioni finanziarie compiute dalla banche del Belpaese negli ultimi tre anni ha rilevato come il numero dei prestiti sia continuato a diminuire negli anni, mentre quello degli acquisti dei titoli di Stato sia in realtà aumentato. 

Le banche puntano sui Titoli di Stato

Gli istituti italiani, al fine di provare a limitare i danni in un momento drammatico per le aziende del nostro Paese, preferiscono sempre di più i Titoli di Stato all’erogazione dei prestiti.

Una scelta dovuta anche al fatto che sono sempre di meno le società stabili alle quali si può affidare il denaro.

Tra marzo 2012 e marzo 2013, le banche di credito hanno dunque puntato tutto (o quasi) su Bot e Btp, acquistandone per quasi settantadue miliardi in più rispetto all’anno precedente. In particolar modo, gli acquisti maggiori sono stati fatti ad inizio anno.

Per quanto concerne invece i prestiti alle aziende non finanziarie, essi sono invece scesi di quasi 29 miliardi e quelli alle famiglie di 9 miliardi a 855 e 606 miliardi (1.461 miliardi, -2,55%).

Nei portafogli delle banche, stando ai dati riportati dalla Banca d’Italia, ci sono così circa 362 miliardi contro i 290 di un anno prima. La scelta delle banche ha supportato le aste del Tesoro e le quotazioni sul secondario dei titoli italiani, in questi mesi sempre difficili per la crisi del debito sovrano. Un impegno che le banche hanno preso di concerto con fondi e assicurazioni nazionali e retail (che stando ad alcune stime a febbraio possiedono rispettivamente altri 347 e 188 miliardi di euro di Bot, Btp e Ctz) mentre gli investitori esteri sono tornati a farsi vivi più di recente.