Il futuro dell’Euro si decide alla fine del semestre Ue

 Il destino dell’euro è legato a quello dell’Unione. La Gran Bretagna si interroga su una sua eventuale entrata nella moneta unica. L’Italia si interroga su una sua eventuale uscita. I fili del nuovo sistema si stringono attorno a questi (e altri) punti interrogativi.

Per il Presidente Gül l’economia turca è più stabile di quella europea

 Parlando alla stampa dopo un incontro con il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, il Presidente della Turcha ha affermato che l’economia del suo Paese è più stabile rispetto a quella dei paesi europei e ha ringraziato l’Italia per il suo sostegno alla Turchia nei colloqui Ue.

 

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Il Presidente turco Gül è in Italia per una visita ufficiale di tre giorni con una folta delegazione. Napolitano alla stampa ha detto che la visita di Gül con una delegazione così ampia è un indicatore che la Turchia dà grande importanza al rapporto con l’Italia. Il presidente ha aggiunto di rilanciare i negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea. Tuttavia, Il Presidente della Repubblica ha evidenziato che la questione di Cipro pone una difficoltà nel processo di adesione.

Il Presidente Gül ha affermato che l’Italia è il quarto partner commerciale della Turchia con il volume degli scambi che è di circa 20 miliardi di dollari. Poi ha parlato del significativo potenziale commerciale e della necessità di aumentare il volume degli scambi e degli investimenti.

Il Presidente della Turchia ha continuato dicendo che l’economia turca è più stabile rispetto a quella dell’Europa e che non soffre delle difficoltà incontrate da questa. L’economia turca è stata descritta come in conntinuo sviluppo mentre il Europa ci sonno molte difficoltà economiche.

Al termine del suo discorso, Gül ha ringraziato l’Italia per il suo sostegno alla Turchia nei negoziati con l’Ue e ha aggiunto che ci sono alcuni ostacoli politici durante nel processo di adesione.

Ue, aggiornati i sistemi di conteggio dei bilanci statali

 Aggiornato il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali, Esa 2010. Dal prossimo autunno il Pil potrebbe aumentare di quasi due punti percentuali liberando risorse per l’Italia di quasi un miliardo di euro. Nei bilanci le spese per ricerca e sviluppo passano tra gli investimenti.

Ue, il debito pubblico cala al 92,7%

 Nel terzo trimestre del 2013, il debito pubblico medio dei Paesi dell’Eurozona è diminuito rispetto ai tre mesi precedenti, e si è attestato  al 92,7% del Pil.

Alla fine di giugno del 2013 infatti, il debito era fissato a quota 93,4%. In termini meramente percentuali si tratta di un calo di 0,7 punti, ma è assai più significativo il fatto che questo è il primo ribasso che si registra a partire dalla fine del 2007.

In valori assoluti, rileva Eurostat, ciò implica una diminuzione del debito da 8.875,107 a 8.841,823 miliardi.

Tuttavia, sempre rispetto al terzo trimestre del 2012, il debito pubblico relativo ai 17 paesi della moneta unica è aumentato, sia in termini di valore assoluto (ammontava a 8.529,324 miliardi) sia in termini di punti percentuali sul Pil (era del 90,0%).

 

Nuovo record del debito pubblico

 

Sulla formazione del debito pubblico incidono i prestiti intergovernativi erogati principalmente a Grecia, Portogallo e Irlanda, che da soli gravano per il 2,4% del Pil, corrispondenti a 224,686 miliardi. Anche questi dati si segnalano in crescita sia rispetto ai dati del trimestre precedente (2,3%, 221,079 miliardi) sia a rispetto quelli del terzo trimestre 2012 (1,7%, 158,483 miliardi).

Per quanto riguarda l’Unione Europea dei 28 , invece, il debito pubblico è salito ancora raggiungendo il valore di 11.310,458 miliardi di euro, pari all’86,8% del Pil. Nel trimestre precedente erano 11.282,059 miliardi (86,7% del Pil) e nello stesso periodo del 2012 erano 10.959,398 miliardi (84,9% del Pil).

Il debito pubblico italiano rimane ancora il più alto, in termini percentuali, fra i Paesi dell’intera Unione , ma è comunque diminuito di 0,4 punti nel terzo trimestre 2013 (132,9%) rispetto al trimestre precedente (133,3%): si tratta della prima flessione a partire dal terzo trimestre del 2011.

Saccomanni non teme i nazionalismi alle prossime elezioni europee

 Si avvicinano le elezioni europee in molte parti nei vertici Ue e dei governi sembra esserci il timore per la possibile avanzata dell’euroscetticismo. I movimenti nazionalisti fanno paura di fronte a un progetto, quello dell’Unione Europea, che ha traballato soprattutto per colpa della crisi economica.

I sacrifici che i popoli europei stanno facendo per tenere a galla l’euro, Italia compresa, potrebbero essere arrivati a un punto di stanchezza tale che ciò potrebbe manifestarsi alle prossime elezioni. Dall’altra parte, i governi stanno facendo di tutto per mantenere l’Europa unita e il peggio, in termini di rischio di crollo della moneta unica sembra passato. La ripresa però non si vede o è lenta.

 

Per Draghi lenta ripresa e ancora rischi per l’Europa

 

Se con l’Europa e con l’euro si vive peggio, il rischio che crescano le posizioni nazionaliste è presente e lo sanno i politici europeisti.

Possibile vittoria dei nazionalisti? Ne parla il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che mostra ottimismo guardando agli effetti di sviluppo. Saccomanni è intervenuto a un convegno sull’euro e ha affermato: “L’insidia di una forza contro le istituzioni Ue c’è e non ci sorprende che questo periodo di declino della loro popolarità coincida con una crisi senza precedenti”. Poi aggiunge che sarebbe uno choc che però potrebbe essere salutare. Ciò significa che si farebbero meno politiche economiche basate sull’austerità?
Migliora il clima economico in Europa
Il ministro dell’Economia ha detto: “L’austerità nei Paesi vicini avrà un impatto sul modello economico della Germania, che è basato sulle esportazioni. Alla fine qualche riconsiderazione di quel modello dovrà essere fatta”. L’attenzione sembra essere spostata quindi sull’unità dell’Europa, con qualche critica.

Per Barroso la recessione è superata ma la crisi permane

 Il Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso ha parlato della situazione economica in Europa. Barroso ha parlato della crisi economica, della ripresa e delle condizioni in occasione del suo intervento sul lavoro del semestre di presidenza della Lituania.

 

► L’Ue propone limitazioni al trading speculativo della grandi banche

 

Il Presidente della Commissione Europea ha affermato: “La recessione è alle spalle, ma non c’e’ spazio per il compiacimento. Non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi”.

Le su parole sembrano dire che il peggio è passato, ma parlare di pericolo superato non è ancora il caso. La situazione è ancora di crisi seppure non più di recessione.

Nell’intervento alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, Barroso ha poi detto: “la disoccupazione è ancora troppo alta e le imprese, specialmente le Pmi, mancano di mezzi finanziari per investire”.

Questa situazione è conosciuta molto bene in Italia, con la disoccupazione al 12,5% e quella giovanile al 40,1%. Anche le Pmi in Italia soffrono per situazioni legate alla crisi economica e alla difficoltà di accesso al credito.

Per il futuro Barroso si aspetta la crescita, osservando anche che l’Europa è riuscita a uscire da un periodo molto difficile. Il numero uno dell’Ue ha affermato: “Fino a non molto tempo fa qualcuno prevedeva l’implosione dell’euro e persino la disintegrazione dell’Unione europea. Con il recupero della fiducia dei consumatori e degli investitori, è attesa la crescita”.

La sua chiusura dimostra che la crescita economica in Europa in questo nuovo anno è un po’ un’analisi basata sui dati e un po’ un atto di fiducia, visto che ha detto: “Sono sicuro che il 2014 sarà un anno positivo di cambiamenti per l’economia europea. Lavoriamo insieme perché ciò avvenga il prima possibile”.

L’Ue propone limitazioni al trading speculativo della grandi banche

 Stop al trading speculativo delle banche.
È questo l’impegno della Commissione europea per evitare che le grandi banche europee possano essere travolte dalle proprie attività speculative, come è successo per alcuni gruppi in questi anni di crisi. Dalle fonti Ue arrivano notizie sul fatto che la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta in questo senso tra il 15 e il 22 gennaio.

► Le banche centrali sosterranno la ripresa anche nel 2014

Da quanto si apprende, la proposta dovrebbe prevedere una limitazione per le grandi banche, con proibizioni specifiche per alcuni punti, all’effettuazione di operazioni di trading che non hanno connessione con le attività dei clienti o che risultano non coperte.
Le banche in Europa che potrebbero vedere applicate queste limitazioni sono circa trenta. Queste notizie sono state confermate dalle fonti Ue e sono apparse oggi sul Financial Times.

► Draghi, pronto a varare nuovi aiuti alle banche

La proposta è ancora in fase di definizione e per il momento si conosce la posizione e l’inidirizzo di massima. Ci potrebbe essere qualche cambiamento, ma dovrebbe essere confermato quanto riportato dalle fonti e dai quotidiani. La proposta è simile alla “Volcker rule” con la Commissione che ha aspettato la sua definizione negli Stati Uniti.
Alla base c’è quindi la decisione sulla pericolosità in termini di rischi sistemici di alcune attività di trading. La scelta dovrebbe competere ai supervisori bancari con l’Autoritaà bancaria europea (Eba) che dovrebbe fornire le indicazioni tecniche per la valutazione. Le attività di trading più rischiose vanno quindi diversificate dalle altre attività bancarie.

Al centro dell’interesse c’è l’attività di “market making” che riguarda l’acquisto e la vendita di derivati. Queste sarebbero da separare dalle altre attività della banca e dovrebbero prevedere un patrimonio a parte. La vendita di derivati potrà quindi continuare, ma l’esposizione sarà limitata da criteri stabiliti dalla Commissione europea.

La Lettonia entra a far parte dell’Eurozona

 A partire dal 1 gennaio 2014 anche la Lettonia, uno degli stati baltici del nord Europa, ha compiuto il suo ingresso ufficiale all’interno dell’Eurozona e ha adottato la moneta unica europea, l’euro. La moneta unica europea ha infatti sostituito da ieri il vecchio lats, valuta introdotta nel 1993 in sostituzione del rublo, dopo il distaccamento dall’Unione Sovietica. 

Le prime mosse della Bce nel 2014 e l’Unione bancaria

 La prima riunione della Banca Centrale Europea (Bce) sarà dopo le feste il 9 gennaio. Ci sarà la conferenza stampa programmatica del Presidente della Bce Mario Draghi e si continuerà verso l’Unione bancaria.
A dicembre, la conferenza stampa di Mario Draghi faceva capire che la Bce non poteva allentare di più il credito, ma il rischio della deflazione potrebbe portare a scelte diverse a gennaio in termini di politica monetaria. Per gli analisti è possibile un ulteriore taglio del tasso refi nel primo trimestre 2014. Questa potrebbe essere la prima scelta della Bce per aiutare l’economia dell’Europa e dovrebbe quindi evitare clamorose posizioni a inizio anno. Il taglio del tasso refi dovrebbe essere di 15 punti base.
Intanto l’Europa è impegnata con la nuova disciplina bancaria e con l’Unione bancaria. L’obiettivo, dopo che è stato trovato l’accordo tra i Paesi, è che inizi il negoziato con il Parlamento europeo. Lo ha detto Mario Draghi commentando l’accord che si è raggiunto qualche giorno fa all’Ecofin e che si basa sul meccanismo unico di risoluzione bancaria raggiunto. Mario Draghi ha affermato: “La Banca centrale europea saluta con grande soddisfazione questo accordo che rappresenta un passo importante per completare l’Unione Bancaria”.
La supervisione della Bce da novembre 2014 rende l’accordo importante per una maggiore solidità dell’unione monetaria a livello europeo. La questione del backstop, cioè del paracadute finanziario che è stata alla base delle difficoltà a trovare l’accordo, è ancora da considerare meglio. In effetti, il paracadute finanziario ancora non c’è. Ci sono anche il lungo tempo di transizione al Fondo unico di risoluzione di dieci anni e la questione del finanziamento sul mercato del nuovo organismo che sono altri due punti che necessitano di essere visti. C’è un meccanismo complesso che garantisce quando gli azionisti, i creditori e i grandi depositanti non sono in grado di risolvere i problemi. Un caso raro si afferma e che si riferisce a prestiti tra fondi nazionali, finanziamenti ponte e coinvolgimento dell’Esm.

Altri possibili abbassamenti di rating in Europa nel 2014

 Dopo aver ridotto il rating dell’Europa, solo alcuni giorni fa, l’agenzia di rating americana Standard & Poor’s annuncia ulteriori modifiche all’affidabilità creditizia degli stati europei nel corso del 2014. Proprio in questa settimana, infatti, il giudizio di affidabilità di lungo termine dell’Europa è stato portato dal valore precedente AAA all’attuale AA+, ma questa stessa modifica potrebbe presto anche toccare ad altri stati europei.