L’Unione Europea approva l’unione bancaria

 Anche il vertice dell’Unione Europea a Bruxelles ha confermato nella giornata di ieri l’accordo raggiunto nel corso del consiglio dell’Ecofin per l’unione bancaria. Questo significa che la settimana decisiva per l’approvazione della più importante misura finanziaria comunitaria dopo l’approvazione dell’euro si è risolta con un successo. 

Le motivazioni dell’abbassamento del rating dell’Unione Europea

 L’agenzia di rating americana Standard & Poor’s ha recentemente abbassato il rating dell’Unione Europea, con una mossa che ha destato molta sorpresa nel Vecchio Continente. Il giudizio sull’affidabilità creditizia dell’Unione è stato infatti portato ad AA+ dal precedente AAA, almeno per quanto riguarda il profilo di lungo termine. 

I prestiti europei per le PMI sono più convenienti di quelli italiani

 In alcuni post pubblicati in precedenza abbiamo visto che il mercato del credito italiano sta da molti mesi, se non anni, attraversando una profonda fase di crisi e di contrazione, sulla base della quale vengono costantemente ridotti sia il numero dei finanziamenti erogati, sia l’ammontare degli importi erogabili. 

L’Unione Europea perde la tripla A secondo Standard & Poor’s

 L’agenzia di rating americana Standard & Poor’s ha recentemente rivisto a ribasso il rating dell’Europa, che, secondo le ultime stime non meriterebbe più la tripla A. Il giudizio di affidabilità di lungo termine sul Vecchio Continente è stato infatti ridotto da AAA ad AA+ e questa decisione ha destato oggi non poca sorpresa nell’Unione.

Standard and Poor’s declassa il rating dell’Unione europea

 L’agenzia di rating Standard and Poor’s boccia l’Europa. Un taglio del rating che di certo non fa bene agli sforzi che l’Europa sta facendo per riprendere a crescere e per convincere gli  investitori internazionali a tornare a scommettere sulla propria economia. L’agenzia di valutazione del debito americana ha abbassato il rating di lungo termine dell’Europa da AAA ad AA+.
Standard and Poor’s parla di prospettive stabili e di giudizio sul debito di breve e medio periodo ad A-1+. In una nota, l’agenzia di rating spiega che il downgrade si basa sulla debolezza del credito nell’Unione europea a 28.
L’Europa perde quindi la tripla A dopo anni in cui la stessa era minacciata dal downgrade. Nel gennaio del 2012 Standard and Poor’s aveva portato l’outlook dell’Europa a negativo e parlato di un possibile declassamento. Ora questo si è realizzato visto anche che la condizione economica dell’Europa resta di un malato caratterizzato da debolezza seppure in ripresa rispetto al periodo di crisi più profonda vissuto in passato.
Standard and Poor’s, nella nota che spiega il downgrade, afferma che a preoccupare è la scarsa coesione dell’Europa. La controversia sempre più persistente nei negoziati sul bilancio in Europa è un elemento negativo. L’agenzia di rating precisa che il downgrade dell’Europa non influenza il rating dei singoli Paesi.
La Commissione europea esprime il suo parere contrario alla scelta di Standard and Poor’s affermando di essere in disaccordo e che il rating dell’Unione europea “dovrebbe essere valutato in base ai meriti, alla luce dello status speciale basato su Trattati del bilancio Ue”.

Raggiunto l’accordo sull’Unione bancaria

 L’accordo sull’Unione bancaria è stato raggiunto dopo una riunione di 12 ore. L’Ecofin ha trovato l’accordo con la Germania che ha dovuto cedere sui “backstop” e con Saccomanni che parla di un risultato storico al livello della scelta dell’unione monetaria. Il meccanismo che permetterà il fallimento controllato delle banche (Srm) è stato quindi stabilito. Il meccanismo permetterà di salvaguardare il sistema finanziario e gli Stati in caso di crisi della banche.
Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, come detto, ha parlato di momento storico. Il negoziato di 12 ore ha seguito l’incontro dell’Eurogruppo che aveva trovato un accordo. L’Unione bancaria si propone quindi di evitare di trovarsi in situazioni di crisi finanziarie come quelle vissute negli ultimi anni nell’eurozona. Gli obiettivi sono quelli di mantenere la crisi finanziaria a distanza dal debito pubblico dei Paesi e favorire la fiducia degli investitori.
Un obiettivo ambizioso e un risultato importante, per raggiungere il quale sono stati necessari dei compromessi. Il più importante riguarda il “backstop”. Questo prevede che gli Stati Uniti interverranno solo in caso di necessità di esborsi che poi sarebbero ripagati dal settore bancario con prelievi presso gli Stati. Sul “backstop” si sono  registrate le difficoltà maggiori a raggiungere l’accordo. La Germania era contraria e l’Italia è riuscita ad arrivare all’accordo. L’accordo prevede uno strumento di garanzia. Nel caso in cui la crisi diventa non più  gestibile o se una banca non ha più fondi per far fronte ai pagamenti, entra in gioco il “backstop”, che si può tradurre come “paracadute finanziario” e significa che verrà fornita liquidità.
Un altra decisione riguarda l’istituzione di una agenzia che si occuperà di risolvere i problemi delle banche prima che la Banca centrale Europea (Bce) cambi la sua politica monetaria.
L’accordo che è stato raggiunto sarà ora all’attenzione del Parlamento europeo per poi tornare all’Ecofin. L’accordo diventerà operativo dal 2016.

L’Eurogruppo si accorda sull’unione bancaria

 Nel corso della notte appena trascorsa, come annunciato già nei giorni scorsi, a Bruxelles si è tenuta la riunione dell’Eurogruppo, che si è pronunciato su alcuni dettagli dell‘unione bancaria, quel complesso processo di unificazione delle banche e degli istituti di credito che proprio in questi giorni è destinato a trovare la sua forma definitiva prima dell’approvazione che avverrà nel corso del prossimo anno. 

I liberi professionisti italiani i più tassati d’Europa e senza garanzie

 I liberi professionisti italiani hanno visto la restrizione del proprio reddito del 10% negli ultimi tre anni dal 2009 al 2012. Per effetto della crisi economica e per l’eccessiva tassazione a cui sono sottoposti. Inoltre, c’è da considerare che stiamo parlando di una categoria che non può contare su ammortizzatori sociali in caso di perdita di lavoro e che ha la tassazione più alta d’Europa con circa il 15%-17% in più in media rispetto ai colleghi degli altri Paesi europei.

► I conti correnti per liberi professionisti – Servizi aggiuntivi

L’Adepp, l’Associazione degli Enti Previdenziali Privati, ha presentato il suo terzo rapporto dove ha fatto il punto sulla situazione della categoria. I liberi professionisti italiani rappresentano il 13% del Pil. Il presidente dell’Adepp Andrea Camporese ha posto l’attenzione sui giovani liberi professionisti che hanno maggiori difficoltà ad accedere al mercato del lavoro e che hanno redditi bassi e non continui. Camporese parla della necessità di sostenere la categoria con il microcredito, con la formazione e con lo Start Up. Un compito che, per il presidente dell’Adepp, riguarda anche la previdenza.
Gli iscritti agli enti previdenziali privati sono in aumento dell’1,3% rispetto allo scorso anno e dell’8,8% rispetto al 2008 soprattutto grazie alle donne, ma i giovani sono sempre la parte più debole.
Il Vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani ha partecipato all’incontro e ha affermato che si è vicini a una data importante per i liberi professionisti. Tajani ha detto che a Marzo la Commissione che si occupa dei professionisti completerà il suo lavoro e presenterà un piano d’azione per sostenere i liberi professionisti che producono una importante parte del Pil europeo e italiano.

Per Draghi è ingenuo pensare di uscire dall’euro

 Il Presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi è tornato a parlare dell’euro in un’audizione al Parlamento europeo. Ieri, in una intervista a “La Repubblica”, Draghi aveva criticato i populismi, con riferimento alle posizioni euroscettiche, e difeso l’euro come aspetto fondamentale per il futuro. Poi è tornato a ribadire alcuni concetti facendo capire che la posizione della Bce di difesa dell’euro e del progetto europeo è sempre compatta.
Il Presidente della Bce ha affermato al Parlamento europeo che immaginare l’uscita dall’euro è ingenuo. Quei Paesi, o meglio quelle forze politiche di alcuni Paesi, che chiedono l’uscita dalla moneta unica sarebbero quindi ingenui perché l’euro è irreversibile.
Draghi ha spiegato che lasciare l’euro e svalutarlo del 40% porterebbe a una reazione dell’Europa. L’Europa non accetterebbe la svalutazione e quindi la situazione per chi decidesse di uscire dall’euro potrebbe essere anche peggiore.
Il presidente della Bce ha poi detto che uscire dall’euro per evitare di fare le riforme strutturali non è un buon motivo, visto che le stesse sono comunque fondamentali per i Paesi al di là dell’euro. Inoltre, le riforme strutturali fatte al di fuori della moneta unica sarebbero ancora più pesanti.
L’ex governatore della banca d’Italia ha parlato anche della situazione economica dell’Europa affermando che si può avere un cauto ottimismo. Più complessa la situazione del Meccanismo unico di risoluzione delle banche. Alla base c’è l’accordo sul finanziamento e Draghi parla dell’importanza di un Fondo Finanziario reale. La politica monetaria accomodante finché l’economia non si sarà ripresa è  stata ribadita nel discorso.

L’economia dell’Eurozona è al riparo da rischi per la BCE ma la ripresa sarà lenta

 Ancora una volta il Presidente della Banca Centrale Europea – BCE – Mario Draghi torna ad intervenire al cospetto del Parlamento Europeo, confermando la politica che verrà attuata dall’Istituto nel prossimo periodo. Il Presidente dell’Eurotower ha infatti assicurato che la politica monetaria della BCE rimarrà espansiva ed accomodante e che i tassi di interesse rimarranno bassi ancora per lungo tempo.