L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

 Chi investe nelle opzioni binarie è sempre alla ricerca di un modo per impiegare i propri soldi in modo fruttuoso. Le economie però cambiano rapidamente e se c’è una cosa che ormai si deve valutare è l’ascesa dei mercati definiti emergenti che finirà per surclassare l’Occidente.

L’oro non è più un bene rifugio?

Le economie emergenti, quelle che fino a qualche anno fa dovevano imporsi per evitare che l’Occidente prendesse il largo incrementando il gap tra ricchi e poveri, non tarderanno a ribaltare la situazione. Secondo una previsione abbastanza strutturata, è facile che nel 2017 siano proprio i paesi emergenti a mettere nell’angolo l’Occidente arrivando a produrre il 74 per cento del PIL mondiale.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

In cinque anni, quindi, ci sarà un ribaltamento di fronte e i paesi emergenti raddoppieranno nel mondo, la loro capacità produttiva, nonché quella di distribuire beni e servizi ai paesi industrializzati. Se pensiamo soltanto ai call center delle grandi multinazionali, relegati nelle zone a basso costo dell’India o del Sud del mondo, oppure se pensiamo alla tendenza alla delocalizzazione delle aziende nostrane, non è difficile immaginare il futuro prospettato nell’analisi in questione.

Tutte le considerazioni acquistano ancora più valore se pensiamo che sono state fatte dal Fondo Monetario Internazionale. Questo organismo, di recente, ha anche ripensato a ciò che è stato fatto in Grecia.

I 5 punti di Van Rompuy per l’occupazione

 In un incontro avuto a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha affrontato il tema della disoccupazione, emergenza che oggi accomuna tutte le nazioni europee, ribadendo che quella della disoccupazione giovanile è oggi una sfida impellente che tutti i governi dell’ Unione Europea sono chiamati ad affrontare, una grande sfida politica, economica e sociale.

Il piano europeo contro la disoccupazione

Il piano europeo contro la disoccupazione

 Non solo Italia. La disoccupazione è un’emergenza che riguarda tutta l’Europa. Così, durante un incontro a Palazzo Chigi con il Premier Letta, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha ribadito che nel ‘Vecchio Continente’ sono più di sette milioni i giovani che non seguono un percorso lavorativo o di istruzione. E’ questa una sfida economica, politica e sociale per le nostre società, una sfida impellente che dobbiamo affrontare.

Piano di lavoro dell’Unione europea

La sfida è dunque quella di combattere la disoccupazione, in nome della crescita e di un futuro che sembra sempre più cupo. In virtù di ciò Herman Van Rompuy ha annunciato un Piano europeo contro la disoccupazione in 5 punti. Quali sono?

1 anticipo del cofinanziamento dei progetti regionali al fine di contrastare la disoccupazione ai primi mesi del 2014;

2 accelerazione dell’introduzione della “Garanzia Giovani” in tutti i Paesi UE;

3 valutazione della possibilità di risorse che arrivano dalla Banca di Investimenti Europea e dal Fondo di Globalizzazione europeo;

4 sensibilizzazione dei partner sociali (datori di lavoro, sindacati) nella messa a punto di “best practice”;

5 aumento della mobilità transfrontaliera. In questo senso Van Rompuy ha rammentato che il portale EURES ha più di 1,3 milioni di posti vacanti e ha incluso nella possibilità di mobilità transfrontaliera anche il programma Erasmus, nonostante il rischio inerente ai finanziamenti, per via di un buco miliardario nella casse UE.

Un parere UE sui tassi negativi sui depositi

 Esistono i conti correnti per la gestione quotidiana del risparmio e poi esistono i conti deposito usati per accantonare qualche gruzzoletto nella speranza di ricavarne un po’ d’interessi. I conti deposito sono stati di recente al centro di una dichiarazione di un esponente della BCE ma se n’era già parlato dopo il bailout di Cipro che proprio sui conti deposito aveva costruito la sua fortuna.

A tornare sull’argomento è stato il vice presidente della Banca Centrale Europea, Victor Constancio che ha spiegato come l’introduzione di tassi d’interesse negativi sui conti deposito potrebbe modificare l’atteggiamento delle banche ed introdurre nuova linfa nel settore creditizio.

Rendimento in calo per i BOT

Un’operazione di questo tipo, secondo Constancio, porterebbe ad un aumento dei profitti del settore bancario perché le banche, dovendo pagare la BCE per tenere il denaro depositato, sarebbero incentivate a fornire più prestiti.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

Nel settore creditizio, però, c’è qualche preoccupazione a riguardo, visto che si teme che i profitti delle banche calino in modo repentino inducendo gli istituti di credito e tutto il sistema che li contiene al collasso.

Eppure, in Europa, esiste il caso di un paese che ha adottato i tassi negativi sui depositi e ne ha ottenuto dei benefici. Si tratta della Danimarca, chiamata in causa proprio dal vice presidente della BCE.

L’Ue vuole creare un unico mercato per l’energia

Il Ministro per gli Affari europei Enzo Moavero ha confermato che L’Unione europea ha ribadito il desiderio di creare un solo mercato dell’energia.

La decisione è stata presa durante l’ultimo Consiglio europeo dello scorso 22 maggio.

Si tratta di una scelta molto importante per i 27 Paesi membri dell’Ue. Una scelta che naturalmente riguarda da vicino anche le società italiane del settore elettrico.

Queste ultime si trovano in crisi di risultati per via del calo della domanda di energia.

Il mercato unico, dunque, potrebbe rappresentare un vantaggio per le imprese del nostro Paese? La risposta è si. L’idea, infatti, è quella di integrare mercato elettrico entro il 2020.

Bruxelles desidera generare una rete unica e un mercato unico dell’energia. A ciò si aggiungerebbe una Borsa elettrica in cui è possibile scambiare il “prodotto” da ciascun paese.

In tal modo, l’Europa potrebbe sfruttare l’enorme potenziale delle sue centrali, con un mix tra fonti tradizionali e rinnovabili unico tra le macro-regioni mondiali.

L’obiettivo finale, come ha dichiarato Moavero nel corso di un’audizione davanti alle commissioni riunite Esteri, Bilancio e Politiche Ue sugli esiti del Consiglio europeo è quello di “ridurre la dipendenza crescente da forniture di importazione, lo sviluppo di fonti indigene e di nuove tecnologie”. Nello specifico, con una rete che colleghi effettivamente tutti i paesi sarebbe possibile, per esempio, utilizzare a pieno regime il parco delle centrali a gas italiane quando venisse a mancare l’apporto dei grandi impianti eolici dell’Atlantico e del mare del Nord. Non dimenticando l’apporto delle centrali nucleari francesi e dei paesi dell’est europeo – che consentirebbero di tenere a prezzi convenienti l’energia – e lo sviluppo del fotovoltaico.

Italia fuori dalla procedura Ue per i disavanzi

 Un primo, buon, risultato del lavoro svolto negli ultimi anni. La Commissione dell’Unione europea ha chiesto al Consiglio di depennare la procedura riguardante i disavanzi eccessivi con effetto immediato per cinque Stati membri. Si tratta di Lettonia, Ungheria, Romania, Lituania e Italia. Ci siamo anche noi.

A dare la conferma ufficiale è una nota diffusa in Parlamento europeo che ha preceduto la conferenza stampa del Presidente José Manuel Barroso.

La prassi riguardante i disavanzi eccessivi nei confronti del nostro Paese era iniziata quattro anni fa. ‘Colpa’ di un Prodotto interno lordo al 5,5%. Mai così eccessivo.

Anno dopo anno, giorno dopo giorno, il gap è stato ridotto sempre di più fino ad essere portato al 3,0%. Un risultato, quest’ultimo, raggiunto nel 2012 entro i tempi fissati dal Consiglio.

La nota comunica che “Secondo il programma di stabilità 2013-2017, adottato dal governo italiano il 10 aprile 2013 e approvato dal Parlamento italiano il 7 maggio, nel 2013 il disavanzo registrerà una leggera diminuzione al 2,9% del Pil, per poi scendere all’1,8% del Pil nel 2014”.

Nel caso in cui le politiche rimarranno le stesse, le previsioni di primavera 2013 dei servizi europei segnalano un disavanzo del 2,9% del Pil nel 2013 e del 2,5% del Pil nel 2014.

Si tratta, pertanto, di un valore inferiore al valore di riferimento contemplato nel trattato (che è pari al 3% del Pil).

Da oggi in poi

Naturalmente, per la Penisola la strada da seguire è ancora lunga. I cinque Paesi promossi, a detta di Barroso, devono continuare a consolidare il bilancio dopo l’uscita dalla procedura. Nel contempo, è necessario che intensifichino gli sforzi sulle riforme strutturali per la competitività.

All’Italia, in particolar modo, è richiesto da Bruxelles di ‘aggiustare’ i conti per centrare il pareggio di bilancio strutturale dal 2014.

Italia a rischio multe dall’Unione Europea per le discariche abusive

 Non è ancora ufficiale che l’Europa decida di chiudere la procedura di infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo che arriva la notizia che ci sono, sempre in sede europea, ben altre 98 procedure aperte contro l’Italia che potrebbero costare ai cittadini oltre 100 milioni di euro.

Le procedure in questione, delle quali ha dato notizia ministro per gli Affari europei Moavero, riguardano il mancato rispetto dell’Italia delle direttive europee riguardanti le discariche che si suddividono in ambiente (31), fiscalità (11), lavoro e affari sociali (7), appalti (7) e trasporti (5).

Se l’UE decidesse di provvedere come da legislazione, all’Italia potrebbe arrivare una multa da parte della Corte di Giustizia di 61,5 milioni e una penalità semestrale, in caso di ritardo nell’adempimento della messa in opera dei controlli, di 46 milioni di euro. 100 milioni di euro circa che ricadrebbero sui cittadini.

La colpa di queste nuove procedure di infrazione è da far ricadere, secondo il Ministro, tra esecutivo e Parlamento:

L’esecutivo spesso ritarda le attuazioni, mentre il Parlamento ritarda il recepimento delle direttive. Le attuali infrazioni riguardano per lo più il settore ambiente: sono 31 delle quali 28 ricadono sotto la competenza specifica del ministro. Le difficoltà di adempimento chiamano in causa anche regioni ed enti locali” visto che una ventina di infrazioni riguardano queste realtà.

I ministeri sui quali ricadrebbero la maggior parte delle responsabilità sono quello dell’Ambiente, dell’Economia, dello Sviluppo, dei Trasporti, del Lavoro e della Salute.

14 Stati Ue contro la Cina per i dazi sui pannelli solari

 A guidare la ‘battaglia’ è la Germania. Ma i Paesi membri dell’Unione europea che si ribellano alla proposta della Commissione di imporre dazi sui pannelli solari importati dalla Cina sono quattordici.

C’è chi sostiene siano addirittura diciassette.

Lo ha riferito il Financial Times, al termine del meeting tenutosi ieri al Parlamento europeo tra Karel de Gucht, Commissario per il Commercio, e Zhong Shan, viceministro per il Commercio cinese.

Il portavoce del Commissario ha riferito che “De Gucht ha comunicato con chiarezza al viceministro di essere consapevole delle pressioni esercitate dalla Cina su diversi Stati membri. Il portavoce ha poi aggiunto che il Commissario prenderà in cosiderazione quelle che sono le posizioni a riguardo di tutti i Paesi membri.

D’altro canto, con ogni probabilità, i dazi potrebbero anche apparire come necessari. A tal proposito, il portavoce ha rammentato che attualmente i posti di lavoro a rischio in questo contesto lungo tutta l’Unione europea sono circa venticinquemila.

Per tale ragione, la Commissione è vincolata alla valutazione dello scenario più ampio al fine di prendere le proprie decisioni soltanto in base ai fatti”.

Tuttavia, il Commissario è anche disponibile a un eventuale accordo con Pechino, come ha riferito il portavoce: “Il Commissario De Gucht ha anche espresso la suia intenzione di valutare la possibilità di un accordo negoziato in partnership con gli Stati Uniti, se questo dovesse essere necessario”.

I Paesi membri dovranno pronunciarsi entro il prossimo 5 giugno in relazione proposta della Commissione di imporre una tassa del 47% sui pannelli solari importati dalla Cina.

Il Ministro Saccomanni non crede possibile il congelamento dell’aumento Iva

 Nonostante sia possibile che l’Unione europea decida di chiudere la procedura di infrazione aperta contro l’Italia per eccesso di deficit – non è ancora ufficiale, la decisione definitiva arriverà domani – e, grazie a questo, sarà possibile scongelare diversi milioni di euro, non si avranno benefici immediati.

► Servono tre miliardi per evitare l’aumento dell’Iva

I primi risultati di questa chiusura si avranno solo a partire dal prossimo anno e, quindi, non sarà possibile, come da molti auspicato, usarne una parte per reperire le risorse necessarie al congelamento dell’aumento delle aliquote Iva previste per luglio 2013.

Lo ha detto il neo ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni durante la presentazione del rapporto della Corte dei Conti di questa mattina. Il tesoretto che si genererà da questa chiusura della procedura dovrà essere utilizzato per gli investimenti e non per la sterilizzazione dell’Iva.

► Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

Si fa sempre più forte, quindi, la possibilità che il balzello Iva scatterà, nonostante i tanti tentativi del governo per evitarlo. Possibile, invece, che il tesoretto possa essere utilizzato per evitare l’aumento dei ticket sanitari.

Le condizioni di Austria e Lussemburgo al vertice UE

 Si è tenuto questo pomeriggio a Bruxelles il vertice straordinario dell’ Unione Europea in cui i rappresentanti dei 27 Paesi hanno discusso fondamentalmente di due temi: le regole di trasparenza bancaria e fiscale e il mercato europeo dell’ energia che si appresta a diventare unico.

Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

L’ intenzione dell’ Unione Europea è quella di puntare sempre verso un maggiore scambio di informazioni di carattere bancario e fiscale nei paesi del G8, del G20 e dell’ Ocse.  I 27 Paesi hanno infatti appoggiato la decisione di dare alla Commissione Europea il mandato di negoziare nuovi accordi con le nazioni europee che ancora osservano il segreto bancario, come Svizzera, Andorra, San Marino, Liechtenstein e Principato di Monaco.

Niente più segreto bancario per i conti svizzeri

A mantenere attivo il segreto bancario, però, vi sono in Europa anche Lussemburgo e Austria, che hanno dichiarato di accettare le proposte UE solo in presenza di un accordo con i cinque paesi a loro limitrofi. I due Paesi, dunque, non hanno condiviso pienamente la direttiva europea, ma hanno posto delle loro condizioni.

Il Consiglio europeo, invece, con il beneplacito dei 27 Paesi, vorrebbe adottare entro fine anno la direttiva che prevede la tassazione del risparmio.