Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

 Si tiene oggi a Bruxelles l’ annunciato vertice straordinario UE a cui parteciperà anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha riferito ieri in Senato con un discorso sui temi centrali all’ ordine del giorno.

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Per il momento, tuttavia, non si dovrebbe trattare di un incontro risolutivo, ma di un incontro preparatorio per il Consiglio europeo previsto per fine giugno, in cui verranno effettivamente presentati e discussi i temi che stanno maggiormente a cuore all’ Italia, come il piano per il rilancio dell’ occupazione giovanile,su cui il Governo si è messo già a lavoro e l’ uscita definitiva dell’ Italia dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit.

Energia, domani vertice europeo per trovare una strategia comune

Al di là di questi temi, tuttavia, al summit previsto per oggi saranno materia di discussione soprattutto il mercato unico europeo dell’ energia, il cui completamento è previsto per il 2014, e i temi della trasparenza bancaria e dell’ evasione e della frode fiscale.

Energie rinnovabili, caro bollette, liberalizzazioni, e autosufficienza energetica saranno oggi all’ ordine del giorno per l’ Europa, che parlerà però anche di sovvenzioni, segreto bancario e scambio di informazioni tra le diverse autorità fiscali dei paesi membri.

Energia, domani vertice europeo per trovare una strategia comune

 Trovare un accordo e una strategia per attivare alcune politiche energetiche comuni, cercando di diminuire la pesante e crescente dipendenza dell’Unione europea dall’importazione di energia, sarà uno dei temi fondamentali del vertice europeo di domani. Un’intesa, diciamolo da subito, è difficile da stabilire.

I leader dell’Unione europea sono dinanzi a un triplice obiettivo:

– lottare contro il caro-bollette;

– ridurre il costo dell’import di energia;

– garantire una produzione europea di energia a livelli sufficienti.

Tutti scopi lodevoli, intendiamoci, ma sarà dura raggiungere accordi in quest’ottica, dal momento che quasi ogni paese dell’Ue non vuole rinunciare alle peculiarità della propria politica energetica nazionale: si va dall’addio accelerato al nucleare scelto unilateralmente dalla Germania senza consultare i partner europei sull’onda del trauma collettivo per la catastrofe di Fukushima in Giappone, fino all’esatto opposto, la scommessa senza riserve della Francia sull’atomo civile. Intanto, il presidente dell’esecutivo europeo Herman van Rompuy avverte: “L’Unione europea rischia di divenire il solo continente al mondo essenzialmente dipendente dall’energia importata“. Un dato di fatto dal momento che tra circa ventidue anni la dipendenza dell’Ue dall’import energetico sarà maggiore dell’80 per cento e questo porterà gravi conseguenze sulla competitività delle aziende continentali.

Nel contempo, Connie Hedegaard, commissario europea all’energia ha incalzato: “Ogni giorno la Ue paga un conto di un miliardo di euro per il solo import di petrolio”.

 

Le compagnie petrolifere nel mirino di Bruxelles

Bp e Shell sono finite nel mirino dell’Unione europea. All’orizzonte si profila un’inchiesta sulla truffa del petrolio e, ahinoi, una nuova stangata sul costo della benzina.

A parlare è il ministro dell’Energia inglese Edward Davey, dal momento che la Gran Bretagna è implicata nello scandalo: “Se dovesse risultare che gli automobilisti e i consumatori sono stati toccati nel loro portafoglio a causa di manipolazioni di mercato, i responsabili la pagheranno”.

Queste le parole di Davey al Parlamento britannico. La Commissione europea ha aperto un’indagine su Shell, Bp e sulla compagnia petrolifera norvegese Statoil.

Il sospetto è che qualche compagnia abbia “truccato” la quotazione del Brent, che in altri termini è il greggio del Mare del Nord. Esso funge da punto di riferimento per il prezzo del petrolio internazionale e per il prezzo di prodotti quali la benzina e il gasolio.

Ad essere truffati non sarebbero solo i consumatori del Regno Unito. Lo scandalo, è il caso di dirlo, si allargherebbe a macchia d’olio e coinvolgerebbe anche cittadini di altri Paesi europei, italiani compresi.

Sarebbero in molti i consumatori che avrebbero pagato il prezzo del carburante in maniera maggiore rispetto a quanto indicava il listino.

Un’operazione che agevola le compagnie petrolifere e le agenzie di trading e che ora si trova nel mirino degli inquirenti.

L’UE perquisisce gli uffici londinesi di BP e Shell

 Il sospetto era quello dell’ esistenza di una strategica manipolazione del prezzo del greggio: così gli ispettori della Commissione europea ieri mattina hanno perquisito gli uffici londinesi di due tra le più grandi compagnie petrolifere del mondo. Le multinazionali in questione sono, ovviamente, la BP e la Shell, sospettate di aver creato un cartello al fine di tenere sempre alto il prezzo del petrolio.

I prezzi del petrolio sono in calo

Ne hanno dato notizia, stamattina, le prime pagine dei più importanti quotidiani anglosassoni. Un eventuale manipolazione del prezzo del greggio, infatti, avrebbe il potere di creare un impatto e delle ricadute enormi sulle spalle dei consumatori europei.

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A seguito delle ispezioni, tuttavia, i rappresentanti delle due multinazionali non hanno rilasciato commenti, anche se ammettono l’ esistenza di indagini in corso anche presso le altre sedi europee dei gruppi e la piena disponibilità aziendale nell’ agevolare la buona riuscita delle ispezioni stesse.

Dalla parte degli ispettori sta tuttavia il fatto che negli ultimi dieci anni il prezzo della benzina è cresciuto veramente a dismisura, tanto da far sospettare che non si basi su parametri reali, frutto delle oscillazioni del mercato. Il legittimo sospetto è dunque quello che siano stati inviati alle autorità europee dei parametri ritoccati a rialzo.

Il Parlamento europeo stabilisce nuove regole per il rating

Trascorsi cinque anni dall’avvento della crisi, l’Unione europea ha deciso di creare nuove regole per quanto riguarda le agenzie di rating. Paletti più rigidi e intercambiabilità tra le differenti agenzie.

In programma c’è la volontà di affidare i propri ‘conti’ a due agenzie in modo da valutare i prodotti strutturati.

Le agenzie faranno rotazione ogni quattro anni. In più, per quanto riguarda il giudizio sul debito pubblico, esso dovrà essere rivisto ogni sei mesi e non più ogni dodici.

A ciò, da Bruxelles aggiungeranno anche delle norme contro eventuali conflitti di interessi. Sono queste le nuove regole dell’Unione contro le agenzie di rating.

Le regole sembrano necessarie, dal momento che la crisi scaturisce proprio dai prodotti derivati.

Le agenzie, secondo il Parlamento, avrebbero dovuto controllare meglio la situazione al fine di avvisare gli investitori del pericolo ai quali andavano incontro. Invece hanno portato costoro ad investire in prodotti che si sono poi rilevati poco liquidi e, di fatto, privi di mercato.

Ora gli obiettivi sono:

– diminuire la dipendenza degli investitori dai rating esterni;

– calmare il conflitto di interessi nelle attività di rating;

– aumento della trasparenza e della concorrenza.

Il Consiglio dell’Unione Europea ha preso in considerazione il provvedimento che analizza, per iniziare, la fattispecie di prodotti di finanza strutturata con asset sottostanti ricartolarizzati.

Europa alla battaglia finale tra austerità e crescita

 L’austerità ha fatto il suo corso? E’ ora di voltare pagina?

Secondo le ultime analisi della Commissione Europea sembrerebbe arrivato il momento che il rigore dei conti lasci spazio a manovre e interventi di più ampio respiro che diano la possibilità all’Europa di ricominciare a crescere.

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Questa battaglia tra rigore e crescita si sta protraendo da troppo tempo e la rigidità sui conti non è certo il miglior modo per far nuovamente girare l’economia. Ma sembra che il momento della svolta sia arrivato e potrebbe concretizzarsi già a giugno, con il prossimo vertice dell’Unione Europea.

I segnali di questa svolta stanno già arrivando: un esempio sono i due anni in più concessi a Francia e Spagna per risanare i conti, un altro potrebbe essere l’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit eccessivo (la decisione definitiva arriverà solo a fine maggio).

La parola più importante, come al solito, spetta alla cancelliera Merkel che ha molta voce in capitolo sulle decisioni dell’Unione, ma, visto che ha dato il suo assenso per la Francia e per la Spagna si spera che sarà altrettanto magnanima nei confronti del suo vicino tricolore.

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Oltre questo, anche Olli Rehn ha parlato oggi della necessità di un allentamento di questo rigore che non permette la crescita, ma sempre e solo se i paesi che hanno manifestato i maggiori problemi saranno capaci di mettere in pratica le riforme strutturali richieste.

 

 

L’UE rivede a ribasso le stime italiane su PIL, debito e occupazione

 Arrivano in questi giorni da Bruxelles le stime della Commissione europea sulle previsioni di crescita dell’ economia italiana. Il dato sicuramente positivo è che il deficit italiano per l’ UE scenderà finalmente al di sotto della soglia del 3%, attestandosi al 2,9%, cosa che consentirà al nostro Paese di uscire entro fine mese dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit.

Per la BCE il PIL europeo diminuirà dello 0,4% nel 2013

Per quanto riguarda poi il 2014, il rapporto italiano deficit Pil subirà un’ ulteriore diminuzione arrivando a toccare il 2,5%, dato, che pur essendo superiore alle previsioni dello stesso Governo italiano, costituisce comunque un miglioramento rispetto alla situazione pregressa.

L’economia italiana sommersa è pari al 21% del PIL

Per quanto riguarda, invece, gli altri dati sensibili dell’ economia italiana, come PIL, debito pubblico e occupazione, le stime della Commissione europea non sono troppo ottimistiche, ma rappresentano una revisione a ribasso dei dati presentati in precedenza.

Per il Pil è, ad esempio, previsto un calo dell’ 1,3%, che sarà il risultato di un decremento dell’ 1% previsto nella stima precedente e dei modesti risultati di quello del 2014.

Sul fronte dell’ immenso debito pubblico italiano si avrà, invece, ancora un pesante rialzo, che lo porterà a raggiungere il 131,4% del PIL, per poi salire ancora nel 2014 (132,2%).

Bilancio UE negativo, infine, anche per la disoccupazione italiana, che continuerà a salire fino al 12,2%.

Dazi UE sui pannelli solari cinesi

 La Commissione europea ha finalmente reso ufficiale l’ introduzione di forti dazi sui pannelli solari di importazione cinese che era stata anticipata durante i mesi scorsi.

Il provvedimento è infatti il risultato di ben 8 mesi di indagini che hanno fatto seguito all’ apertura di uno specifico provvedimento europeo volto a contrastare lo sfrenato dumping esercitato dai produttori orientali.

Le “sirene” cinesi ammaliano Telecom

Il mercato europeo, dunque, d’ ora in avanti sarà riequilibrato, per volontà di Bruxelles, attraverso l’ imposizione di un onere medio aggiuntivo che sarà pari dal 35% al 47%  del prezzo finale dei prodotti, in base al grado di collaborazione che gli stessi produttori cinesi offriranno in sede di controllo.

Il protezionismo sta uccidendo l’export UE

La nuova misura per il momento entrerà in vigore il prossimo 5 giugno in via provvisoria, per poi arrivare ad una risoluzione definitiva nel mese di dicembre 2013, quando anche il  Consiglio europeo sarà chiamato ad esprimersi sulla questione.

Il provvedimento della Commissione europea in realtà viene  incontro ad una specifica richiesta dei produttori dell’ Eurozona, che da tempo accusavano i produttori cinesi di aver imposto un abbassamento dei prezzi tale non riuscire più coprire neanche i costi di produzione.

Sono state comunque immediate anche le reazioni da parte delle lobby che intrattengono interessi nella produzioni dei pannelli.

L’Ue sollecita la discussione sulle priorità del Governo

 L’ Unione Europea sollecita da Bruxelles la discussione, da parte del nuovo Governo italiano, sulle priorità che lo stesso andrà ad affrontare nel breve periodo e pensa di interrogare – forse già lunedì prossimo – sugli scottanti temi del risanamento e della crescita lo stesso neo Ministro dell’  Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni.

Dai dividendi dello spread le risorse per l’IMU e la Cig

Ma il Ministro Saccomanni, a quanto pare, sembra essere già preparato alle richieste, poiché proprio lunedì prossimo presenterà all’ Eurogruppo le priorità economiche del Governo Letta in fatto di rilancio e di ripresa.

Anche la Camera dà il via libera al Def

Il piano che verrà presentato dal Ministro contempla infatti già una serie di interventi sicuri che costituiscono le priorità del nuovo esecutivo. Tra queste vi sono, come annunciato, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, cioè della Cassa Integrazione in deroga (Cig), il congelamento della rata IMU di giugno, il blocco dell’ aumento dell’ aliquota IVA previsto per luglio e il rifinanziamento dei contribuiti per le ristrutturazioni.

A queste priorità, tuttavia, faranno presto seguito, forse in estate, le discussioni sulla eventuale restituzione dell’ IMU 2012 pagata sulla prima casa, in base all’ Odg presentato giorni fa da Calderoli in contemporanea al Def e messo in cantiere per essere valutato al prossimo Cdm utile.

Zanonato punta alla riduzione delle tasse

 Uno dei primi impegni del nuovo Governo, è stato, come abbiamo visto in questi giorni e in queste ultime ore, quello di intervenire sulla questione dei tributi italiani in vista di una loro possibile neutralizzazione.

> Il Governo Letta ridisegna le tasse

Dello stesso parere anche il neo Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, che ha rilasciato delle dichiarazioni in merito. Per il Ministro, infatti, l’obiettivo imminente del Governo Letta è quello di ridurre le tasse senza tagliare i servizi o aumentare il debito.

Secondo Zanonato, infatti, ci sarebbe la possibilità di agire su alcune leve per il reperimento delle risorse necessarie all’attuazione di questo obiettivo. Si potrebbe, ad esempio, migliorare la lotta all’ evasione fiscale, incentivare il rendimento dl patrimonio pubblico, ma anche recuperare nuove risorse riducendo le spese.

Governo Letta, ecco il programma del ministro Saccomanni

L’austerità, infatti, – sostiene il Ministro – non può essere una misura da applicare in modo duraturo e permanente. E’ necessario, invece, trovare modalità per la crescita e lo sviluppo, anche ridiscutendo con l’Unione Europea il patto di stabilità per recuperare la spesa per gli investimenti. Numerosi sono, tra l’altro, i Paesi europei orientati verso questa strada.

E’ necessario, infine, attuare una politica economica credibile per tenere basso lo spread.