Banche: chiesto il rinvio di Basilea 3

 Chiesto il rinvio delle regole di Basilea 3 da parte delle banche italiane che non vedono nelle nuove norme che dovrebbero entrare in vigore a partire dall’anno prossimo, uno strumento di rilancio dell’economia e di consolidamento del settore creditizio.

La protagonista assoluta di questa vicenda è la federazione bancaria europea che ha inviato una lettera direttamente al Commissario europeo per il Mercato Interno, Michel Barnier, con la richiesta di un rinvio dell’applicazione delle regole previste per il Basilea 3. 

La richiesta parte dalla considerazione che anche le banche americane potrebbero attraversare un momento di crisi a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo, se la nuova normativa diventasse operativa. A diffondere la lettera e gli intenti della Federazione, ci ha poi pensato anche l’Abi.

Qualora la richiesta fosse esaudita e qualora gli analisti della Federazione avessero ragione, la ripresa economica dovrebbe iniziare già a metà dell’anno prossimo. Si dovrebbe infatti chiudere un ciclo economico, le imprese dovrebbero avere maggior credito a disposizione ma ci potrebbe essere un ritorno ai livelli precrisi anche per quanto riguarda i finanziamenti e le richieste di mutuo per le famiglie.

L’analisi della situazione americana è stata abbastanza convincente ma di cosa parla l’accordo Basilea 3 nello specifico? Definisce degli standard validi a livello internazionale, validi per le banche, riguardo il loro patrimonio e la disponibilità di liquidità.

L’approfondimento sul sito della Banca d’Italia.

I nuovi progetti di Volkswagen

 Per la Volkswagen l’obiettivo prioritario è uno solo: diventare il principale produttore mondiale entro il 2018 o anche prima. Per questo negli anni ha accumulato un bel gruzzoletto ed ora, in un momento di crisi che interessa i principali “avversari”, può permettersi anche nuovi investimenti.

L’ultima notizia dal settore automobilistico che si riflette molto bene anche in campo finanziario, è quella dell’esposizione della Volkswagen rispetto alla crisi, in confronto a quanto sta accadendo anche a Peugeot, Citroen, Open e Fiat.

Il gruppo automobilistico tedesco, dalla sua, ha una grande liquidità che ha consentito al Consiglio di Sorveglianza di deliberare un programma di investimenti triennale di circa 50,2 miliardi di euro che saranno impiegati dall’azienda dal 2013 al 2015. 

Con i soldi messi in campo si provvederà allo sviluppo di nuovi modelli al fine di realizzare anche nuove fabbriche più produttive rispetto a quelle attualmente presenti. Chiaramente gli investimenti interesseranno in  modo equo tutti i 12 marchi del gruppo, mentre non saranno coinvolte in questo piano di sviluppo le join venture cinesi.

Il presidente del Gruppo Volkswagen, intervistato sui piani futuri, ha spiegato che l’intenzione è quella di espandersi al di fuori del Vecchio Continente con la costruzione di nuovi stabilimenti in Russia ma anche in Cina e in Messico.

Bilancio UE: un’altra scommessa

 A guardare quel che sta succedendo in Europa, molti investitori si sfregano le mani: tutto fa pensare che siamo in una fase d’attesa e vale la pena provare a trarre giovamento anche dalla stasi. La settimana scorsa, per esempio, si sarebbe dovuto decidere qualcosa sul salvataggio di Cipro.

Le ultime indiscrezioni raccontano che UE, BCE e FMI hanno pronto in tasca un accordo da 16-17 miliardi di euro per il salvataggio del governo dell’Isola e il portavoce cipriota Stefanos Stefanou conferma che presto saranno indicati anche gli strumenti che intende usare per risanare il settore bancario e quello produttivo di Cipro.

Intanto fallisce anche l’accordo sul bilancio, ennesimo terreno d’investimento per chi fa trading con le opzioni binarie. Sarà raggiunta l’intesa o sarà tutto rimandato? Nella conoscenza di questa risposta e di altri interrogativi simili, risiede la possibilità di guadagno.

Il bilancio di previsione 2014-2020, probabilmente, non sarà approvato prima dell’anno prossimo. Sembra che stavolta, a premere in direzione opposta a quella del raggiungimento dell’accordo, ci siano stati il Regno Unito, i paesi del Nord Europa e tutte le nazioni che hanno palesato di aspettarsi un impegno finanziario maggiore da Italia, Francia e dall’UE in generale.

I mille miliardi di bilancio per i prossimi sette anni proposti da Van Rompuy hanno trovato il veto del Regno Unito ma nella prossima riunione questa cifra potrebbe essere ulteriormente tagliata.

Bilancio UE: cosa prevede e quali sono gli schieramenti in campo

 Nessun accodo tra i leader riuniti a Bruxelles per l’approvazione del bilancio UE per i prossimi anni. Le posizioni dei paesi sono ancora troppo distanti e la questione dei veti incrociati, lanciata dal premier Cameron, rischia di creare ancora maggiore contrasto tra i paesi.

La bozza del bilancio del presidente UE Van Rompuy non ha cambiato molto quello che era stato già preventivato e la proposta non ha accontentato nessuno.

Il bilancio UE per il 2014/2020 prevede un tetto di spesa massimo di  973 mld (1,01% del pil Ue), un aumento a 8 mld alla politica agricola e di 10,6 mld alla politica di coesione per le regioni più svantaggiate. 20,3 mld sarebbero stanziati per progetti crescita e grandi infrastrutture e per l’azione esterna.

I tagli, rispetto alla proposta della della Commissione Ue sono molto pesanti, ma non sono stati fatti dove si era chiesto. Infatti, gli stipendi di dei funzionari dell’Ue sono stati lasciati invariati, se non per l’aumento delle ore di lavoro a 40 settimanali a busta paga invariata.

Tra i 27 leader in campo si sono create quattro fazioni contrapposte. C’è la Germania, seguita da Olanda, Danimarca, Finlandia e Austria, che non vuole alcun taglio ai fondi per la ricerca e lo sviluppo e sulle politiche agricole.

Poi ci sono Francia e Italia che, insieme a Spagna, Lussemburgo e Belgio, sono favorevoli ai tagli, ma che devono essere moderati e non toccare i fondi per l politiche agricole.

Euroscettici Gran Bretagna e Svezia che si schierano contro i 15 paesi a cui andrebbero i fondi per la coesione (i cosiddetti recipienti netti: Portogallo e Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Irlanda, Cipro, Malta, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovenia, Slovacchia e Polonia)

Ulteriore rinvio per il bilancio UE

 I 27 capi di stato e primi ministri riuniti a Bruxelles per l’approvazione del bilancio UE per il 2014/2020 non sono ancora arrivati ad un accordo.

La bozza di bilancio presentata dal presidente Ue Herman Van Rompuy è passata solo di sfuggita tra le mani dei diretti interessati, troppo poco tempo perché si possa approvare un documento di una tale importanza. I leader torneranno a discutere oggi a mezzogiorno, ma la possibilità di un accordo in tempi brevi è molto lontana e c’è chi già parla di un possibile slittamento a febbraio o marzo del prossimo anno.

Per il primo ministro italiano questo slittamento non è un dramma, e assicura che farà tutto ciò che è possibile per evitare delle soluzioni non accettabili per il nostro paese. L’Italia ha il diritto di veto, ma Monti non è ancora giunto a questo passo estremo, più per esigenze diplomatiche, fino ad ora, che per reali motivazioni economiche.

Mario Monti, però, apre anche uno spiraglio: nella bozza di bilancio c’è stata una maggiore attenzione alle esigenze del nostro paese, soprattutto per quel che riguarda i fondi di coesione e quelli per l’agricoltura, ma si tratta di un documento troppo lungo e complesso per essere vagliato in tempi ristretti, soprattutto pensando al passato, quando, dopo l’approvazione del bilancio UE precedente, l’Italia non fu certo tra i paesi che ne uscirono meglio.

Angela Merkel, dal canto suo, è molto meno ottimista del premier italiano: secondo la cancelliera di ferro non si arriverà ad una accordo, in quanto le posizioni dei diversi paesi sono ancora troppo distanti.

Il divieto dei sacchetti di plastica non rispetta le regole dell’economia libera

 Il divieto di commercializzazione dei sacchetti in plastica non biodegradabile, entrato in vigore in Italia il primo gennaio del 2011 che ha anche causato una lettera di richiamo da parte della Commissione europea al nostro paese, pone dei forti limiti all’economia italiana, sia per le aziende italiane che per quelle straniere.

A dirlo è il Consorzio Carpi, che parla in rappresentanza di società che si occupano della raccolta e del riciclo degli imballaggi in plastica terziari:

Il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica non biodegradabili da parte del Governo italiano è in aperto contrasto con le regole di una qualsiasi economia di mercato che si definisca libera. Imporre la commercializzazione o meno di un prodotto, a favore della salvaguardia e tutela ambientale, deve essere il risultato di una scelta mirata, altamente studiata e non dettata da scelte di convenienza.

In sostanza la legge impone un vincolo di produzione (basti pensare ai diversi spessori che si devono prevedere in base all’utilizzo finale del sacchetto), che è molto difficile da rispettare e che, oltre a mettere in difficoltà le imprese italiane, allontana quelle straniere che vogliono puntare ancora sul nostro paese.

Ma non si tratta di una contrarietà all’oggetto in questione, ma alle modalità con le quali è stato deciso di operare che non hanno preso in considerazione il danno economico a cui si sta andando incontro. la tutela ambientale è un dovere da parte delle istituzioni e delle aziende, ma

è innegabile che la messa al bando dei sacchetti in plastica non biodegradabili ha creato non pochi problemi alle aziende del settore. Tutto questo in un contesto in cui non è ancora stata fatta piena chiarezza sui reali benefici dei sacchetti biodegradabili rispetto a quelli tradizionali.

La Germania non vuole aiutare la Grecia

Fondi Salva – Grecia? “Nein!”. La risposta della Germania alla richiesta del parlamento greco può riassumersi in questa negazione tradotta in tedesco.

La riunione dell’Eurogruppo (assemblea che coordinamento i ministri dell’Economia dell’Eurozona), terminata all’alba dopo 12 ore di trattative non ha sortito alcun effetto positivo. Questo summit aveva lo scopo di sbloccare gli aiuti alla Grecia.

Non è stato possibile, però, arrivare a un accordo definitivo. A dirlo è il presidente dell’Eurogruppo, Juncker, il quale ha annunciato ufficialmente che per lunedì 26 novembre vi sarà una nuova riunione per dare la possibilità di approfondire dettagli tecnici del pacchetto di misure per diminuire il debito greco.

Ma cosa ha fatto saltare per aria gli accordi? Secondo fonti certe sarebbero state le resistenze della Germania, unitamente alle pressioni del Fondo Monetario Internazionale.

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel, però, in occasione di un discorso al Parlamento tedesco, pur evidenziando che i problemi del’Europa non possono essere risolti da un giorno all’altro, ha voluto lasciare una chance al popolo ellenico:

“C’è la possibilità che si trovi una soluzione lunedì, ha detto In caso di emergenza, «se non si trova un accordo fra venerdì e sabato al vertice di Bruxelles è possibile un nuovo summit europeo sul bilancio all’inizio del 2013”.

 

Ancora nessun accordo sulla Grecia

 Quello di lunedì prossimo sarà il terzo vertice in tre settimane e ci si augura che finalmente si giunga ad un accordo sugli aiuti alla Grecia, dopo l’ennesimo fallimento delle trattative registrato ieri sera alla riunione dell’Eurogruppo. Le difficoltà sono sempre le stesse e riguardano, principalmente, gli aspetti tecnici della riduzione del debito pubblico del paese ellenico.

Il direttore generale del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, ha ammesso che ci sono stati dei progressi importanti nelle discussioni e che il vertice di lunedì potrebbe, davvero, essere quello definitivo.

I membri dell’Eurogruppo sono stati concordi per concedere alla Grecia due anni di tempo in più per raggiungere gli obiettivi del pareggio di bilancio (dal 2014 al 2016), ma manca, ancora, l’accordo su come aiutare la Grecia, nel frattempo, a ridurre il debito pubblico del paese, che è già molto alto (160% del Pil) e che è destinato a crescere ancor di più proprio a causa delle manovre che si devono effettuare per rientrare in bilancio.

Le opzioni al vaglio dei ministri sono: riduzione dei tassi d’interesse su credito e obbligazioni, buy-back dei titoli greci sul mercato secondario, cancellazione parziale dei prestiti bilaterali e allungamento delle scadenze obbligazionarie, opzioni che dovranno essere vagliate sia sul piano politico che su quello economico.

Si spera che lunedì sia il giorno della decisione: i mercati stanno reagendo male a questa indecisione dell’Europa.

La Francia perde la tripla A

 Chi investe in opzioni binarie, in questi ultimi giorni sta sicuramente tenendo sotto controllo la situazione della Francia, visto che dopo il “crollo” dell’economia tedesca, sembra il paese papabile per il prossimo passo falso nella cornice del Vecchio Continente.

Cosa sta succedendo alla Francia. Fondamentalmente Hollande sta provando a rispettare le promesse fatte all’elettorato nella campagna delle presidenziali e al tempo stesso sta provando ad evitare la recessione. Invece quello che è accaduto è stata un’accelerazione del declino dei conti francesi dopo la presa di coscienza dell’avvio della recessione tedesca. 

Alla fine bisogna arrendersi alla fotografia che del paese fanno l’Economist prima e Moody’s subito dopo. Il quotidiano economico aveva dedicato a Parigi un recente approfondimento definendo la Francia la bomba ad orologeria dell’Europa, con possibili effetti, dell’esplosione, anche sui paesi periferici. 

Moody’s sembra continuare il discorso: la Francia non offre speranza per il futuro finanziario del paese, l’outlook è assolutamente negativo. Il fatto è che ha perso competitività rispetto alla Germania, è troppo esposta sui mercati periferici dell’UE e non dà garanzie riguardo lavoro e servizi. In futuro, cioè la rigidità del mercato del lavoro e dei servizi potrebbe risultare bloccante per l’economia intera.

A questo punto, secondo Moody’s, ci sono tutti gli elementi per togliere la tripla A alla Francia che vede assegnata ai suoi titoli di stato la classe AA1.

Lagarde: trovare un’intesa sulla Grecia

 Queste ultime ore sono diventate cruciali per la Grecia che nonostante gli aiuti ottenuti fino ad oggi, non è riuscita a mettere in sicurezza i conti dello Stato ed oggi chiede un nuovo finanziamento e un tempo maggiore per restituirlo.

Diventa così fondamentale l’intervento delle istituzioni internazionali. La prima a prendere parola sulla Grecia è Christine Lagarde, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale che – in un’intervista rilasciata alla Reuters, spiega l’importanza di raggiungere un accordo tra i creditori della Grecia.

Un accordo reale e non più promesse ed illusioni. Secondo la Lagarde la Grecia e l’Europa hanno bisogno di questo per raggiungere una tranquillità economica duratura evitando periodi lunghi, come quello attuale, pieni d’incertezza e di episodi che possono incrinare ancora l’economia greca.

Le parole del direttore del Fondo Monetario Internazionale arrivano dopo una dichiarazione un po’ pessimistica di Junker che la settimana scorsa ha espresso i suoi dubbi sulla possibilità che la Grecia riesca a portare il debito al 120 per cento entro il 2020. Il presidente dell’Eurogruppo ha previsto un rinvio almeno di due anni di questa scadenza ma è stata la dichiarazione di sfiducia a fare la differenza.

Si rischia così di posticipare ancora la tranche di aiuti richiesti dalla Grecia. Atene è in attesa di 31,5 miliardi di euro per sbloccare la situazione.