C’è accordo sulla Tobin tax tra gli 11 Paesi della cooperazione rafforzata, con la tassazione che partirà in modo graduale a iniziare dalla fine dell’anno. Ad annunciarlo il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan.
UE
La Francia farà tagli per raggiungere il 3%
Il ministro delle Finanze francese Michel Sapin ha affermato che la Francia ha ottenuto il sostegno dei partner europei per rallentare la riduzione del suo deficit pubblico, ma dovrà comunque rispettare il suo obiettivo del rapporto deficit – Pil nel 2015.
La Francia deve riportare il disavanzo in linea con il limite comunitario del 3 per cento del reddito nazionale il prossimo anno. Un obiettivo che la maggior parte degli economisti considera fuori dalla sua portata dopo che il disavanzo è arrivato al 4,3 per cento nello scorso anno, mancando il suo obiettivo del 4,1 per cento.
► La Francia ha mancato l’obiettivo europeo sul deficit
Il ministro Sapin ha detto che non ha cercato l’appoggio di Bruxelles per avere più tempo per tagliare il deficit, ma piuttosto ha discusso e parzialmente ottenuto il supporto per modificare la velocità della riduzione del disavanzo. Il ritmo è stato quindi modificato ed è stato discusso con i partner europei in modo che sia ben chiaro. La Francia avrà un ritmo di riduzione del disavanzo leggermente più lento del previsto, ma ovviamente dovrà tutti gli impegni.
I commenti del ministro Sapin hanno ricevuto una risposta da parte di Bruxelles. Non si è avuto un commento diretto, ma un portavoce della Commissione europea, dopo l’incontro con il ministro Sapin la scorsa settimana a Washington, ha affermato che la Francia dovrebbe mantenere i suoi impegni per evitare di danneggiare la credibilità della zona euro.
Ci sono persistenti interrogativi sulla capacità della Francia di ridurre il deficit e questi stanno avendo un impatto sui suoi costi di finanziamento. La domanda degli investitori è alta sulle obbligazioni fisse e indicizzate all’inflazione.
I socialisti di Hollande hanno una risicata maggioranza in parlamento. Nel suo partito si dice che è il ritorno della crescita che dovrà stabilire se il deficit scenderà a meno del 3 per cento.
Il piano da 50 miliardi di euro di risparmi in tre anni si basa sul congelare alcune pensioni e altre prestazioni e fermare gli aumenti salariali del settore pubblico. Il programma completo sarà visto nei prossimi giorni prima di un voto parlamentare e poi sarà formalmente presentato a Bruxelles.
La Francia ha già ricevuto due anni in più per raggiungere l’obiettivo del 3 per cento, e la Commissione europea non è nella posizione di volere concedere più tempo.
L’Ue punta ad approvare le norme bancarie prima delle elezioni
L’Unione europea dovrà firmare una serie di importanti riforme questa settimana e prima delle elezioni europee maggio che possono portare a un ritmo più lento della legislazione. Questa settimana c’è la sessione plenaria finale del Parlamento europeo prima della chiusura in vista del voto di maggio.
Le regole tra le più importanti sulle quali si sta decidendo concernono le banche dopo la peggiore crisi finanziaria in una generazione che ha iniziato a dispiegarsi dagli Stati Uniti e dal mercato immobiliare nel 2007 e che ha rimodellando il settore bancario e dei titoli.
► Le principali banche europee hanno tagliato circa 80 mila posti di lavoro
Le regole hanno anche portato a rafforzare il potere dell’Ue sui mercati dei capitali a scapito dei governi nazionali per evitare ulteriori salvataggi delle banche della zona euro.
Da novembre, la Banca centrale europea (Bce) vigilerà direttamente sui migliori istituti di credito europei. Il discorso riguarda quindi l’unione bancaria che dovrebbe essere raggiunta gradualmente in Europa. La marea di regolamentazione e la centralizzazione sono state innescate dalla crisi.
Martedì il Parlamento europeo approverà due importanti riforme per rendere più facile e veloce la gestione delle banche in modo che non collassino o richiedano denaro per essere salvate. Ci sarà anche una riforma radicale dei mercati mobiliari e la repressione del trading ad alta frequenza.
Il nuovo parlamento non sarà pienamente attivo e funzionante fino a settembre e si concentrerà sulla nomina di una nuova Commissione europea, organo esecutivo del blocco che aiuta a impostare e guidare l’agenda europea. La nuova commissione prenderà in mano le redini nel mese di novembre, se tutto andrà secondo i piani visto che l’ultima volta ci sono stati diversi mesi di ritardo e questo significa che si potrebbe arrivare fino all’inizio del 2015.
La Commissione europea non si esprime sul Def in attesa della valutazione
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha difeso i suoi piani di riforma fiscale contro la critica dentro e fuori al suo partito, mentre la Commissione europea ha ricordato all’Italia il suo impegno per equilibrare il bilancio.
Renzi, che ha illustrato il Documento di economia e finanza (Def), è stato criticato per non avere fornito dettagli sui tagli alla spesa. Il DEF, che deve essere presentato alla Commissione europea, aggiorna le previsioni economiche del governo e fornisce il quadro per i suoi piani di bilancio nei prossimi anni.
► Nel Def stime di crescita riviste e più soldi per pagare i debiti della Pa
Stefano Fassina, membro del Pd e all’interno del precedente governo e che si è scontrato spesso con Renzi, ha affermato che il Def non ha segnato alcun cambiamento nella politica economica per l’Italia e si tradurrà in meno crescita, meno posti di lavoro e più il debito pubblico.
Si prevede che entro la fine dell’anno il governo sarà costretto a prendere misure correttive per raggiungere l’obiettivo per il deficit di bilancio. Il Presidente del Consiglio Renzi ha affermato che per quest’anno è esclusa la necessità di una correzione fiscale e ha detto che le previsioni del governo di una crescita economica dello 0,8 per cento è stato molto prudente.
La Commissione europea e il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevedono una crescita per l’Italia dello 0,6 per cento, ma non tengono conto di 6,7 miliardi di euro di tagli fiscali per i salari che Renzi ha detto entreranno in vigore a maggio. Questi tagli si tradurranno in un aumento di circa 80 euro al mese in busta paga per circa 10 milioni di italiani e la speranza del governo è che i cittadini potranno spendere i soldi e rinvigorire la domanda interna cronicamente debole.
Il Def prevede che il debito pubblico in Italia, il secondo più alto nella zona euro, salirà a un nuovo record di 134,9 per cento del Pil quest’anno, contro una precedente previsione del 132,8 per cento. Il portavoce Simon O’Connor ha affermato che la Commissione europea non ha potuto valutare se il Def abbia rispettato gli impegni dell’Italia e che lo potrà fare quando avrà ricevuto il documento completo. La Commissione pubblicherà le sue raccomandazioni specifiche gli Stati membri il mese prossimo, quando si aggiorneranno anche le previsioni economiche.
La Francia non avrà più tempo dall’Ue per arrivare al deficit-Pil del 3%
Il commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari Olli Rehn, in una conferenza stampa a Bruxelles sull’assistenza finanziaria all’Ucraina, ha affermato che non vi è alcuna ragione per estendere ulteriormente il termine che l’Unione europea ha dato alla Francia per tagliare il suo deficit di bilancio e rientrare nei parametri. Rehn ha aggiunto che i responsabili politici dovrebbero aver imparato la lezione della crisi del debito e che quindi dovrebbero rispettare le regole che sono state concordate.
La Commissione europea si aspetta che la Francia arrivi quest’anno a un deficit di bilancio al di sotto del massimale dell’Ue del 3 per cento del Prodotto interno lordo (Pil), dal 4 per cento. Dopo il rimpasto di governo di questa settimana, dovuto ai risultati deludenti del partito al governo alle elezioni locali, la Francia ha detto che il deficit sarebbe sceso, ma che vuole discutere nuovamente i termini dei tagli per aiutare l’economia a crescere.
► La Francia ha mancato l’obiettivo europeo sul deficit
In base alle nuove regole di bilancio dell’Ue, rigorose dopo la crisi del debito sovrano, se un Paese ignora le scadenze per la riduzione del disavanzo può essere rapidamente multato. Il commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari Olli Rehn, l’unico che può proporre una revisione della scadenza, ha quindi affermato che non vi sono motivi per concederla. Rehn ha detto che in base alle regole di bilancio dell’Ue, una nuova estensione potrebbe essere giustificata solo se ci fossero eventi economici sfavorevoli e imprevisti con importanti conseguenze negative per le finanze pubbliche. Eventi che non ci sono stati e anzi l’economia della zona euro sta vivendo un rafforzamento.
Per Confindustria l’Italia dovrebbe negoziare una maggiore flessibilità di bilancio
Per Confindustria, l’Italia dovrebbe essere autorizzata a negoziare un budget più flessibile con l’Europa in cambio di riforme strutturali per l’economia. L’Associazione degli industriali in una dichiarazione ha precisato che i negoziati dovrebbero essere aperti in modo che l’Italia, insieme con gli altri Paesi nella stessa situazione che ne fanno richiesta, siano ammessi a margini di flessibilità che sono nel patto di stabilità in cambio di una robusta serie di riforme strutturali.
► Secondo Confindustria si può risparmiare un miliardo tagliando i costi della politica
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha promesso una vasta serie di riforme economiche, tra cui il taglio del cuneo fiscale, che afferma essere necessarie per rilanciare la crescita economica dopo una recessione prolungata.
L’Italia ha però poco spazio di manovra per mantenere il suo disavanzo al di sotto del limite dall’Unione europea. Il nostro Paese è anche impegnato a ridurre il debito pubblico, che è il secondo più alto nella zona euro e che è sotto osservazioe dell’Ue. C’è poi la questione della disoccupazione che è arrivata al 13% e quella della disoccupazione giovanile che è sopra il 40%. E non va dimenticata la scarsa competitività delle aziende italiane, anche questo aspetto messo sotto osservazione dall’Unione europea e che necessita di riforme per l’inversione di tendenza e lo sviluppo.
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha affermato: “Se il governo continuerà ad andare nella direzione delle riforme strutturali noi continueremo a dare il nostro appoggio. Un’ agenda incisiva e concreta avendo come obiettivo prioritario il rilancio della crescita e della competitività delle imprese e questo anche in una ottica europea. L’Italia deve riconquistare quel posto da protagonista che le spetta nello scacchiere europeo.
La Germania interviene sui rapporti con la Gran Bretagna
La spinta del primo ministro britannico David Cameron a reclamare più poteri all’Unione Europea va troppo lontano per la Germania e non potrà avere il supporto degli altri Paesi dell’Ue. Lo ha affermato Edmund Stoiber, l’ex premier bavarese il cui partito è in coalizione con la cancelliera Angela Merkel.
Germania, Francia e Italia non metteranno in discussione le principali regole sociali e del mercato del lavoro dell’Ue, come auspicato dal Cameron nel suo piano di 7 punti per limitare le interferenze europee. Lo ha detto Stoiber in un’intervista nel suo ufficio a Monaco la scorsa settimana.
► La Germania si aspetta che la Bce alzerà i tassi il prossimo anno
Quello che Stoiber puntualizza è che Cameron sta forzando troppo nel voler girare all’indietro la ruota dei diritti sociali dei lavoratori. Per il politico tedesco questo è un attacco ai valori fondamentali dell’Ue.
Mentre la Merkel dice che il posto del Regno Unito è nell’Unione europea, i commenti di Stoiber evidenziano la riluttanza tedesca a offrire a Cameron concessioni concrete nella rinegoziazione del rapporto della Gran Bretagna con l’Ue.
In un discorso a entrambe le Camere del Parlamento a Londra nel mese di febbraio, la Merkel ha affermato che avrebbe deluso chi si aspettava una strada spianata per una riforma fondamentale dell’Unione europea.
Cameron ha promesso un referendum sull’adesione all’Ue della Gran Bretagna entro il 2017. Ha citato la Merkel come un alleato per la riforma europeae ha illustrato il suo piano per arrestare il flusso costante di potere a Bruxelles.
Stoiber, che ha guidato una task force anti burocrazia dell’Ue dal 2007, ha detto che sostiene alcuni aspetti delle richieste di Cameron sui poteri degli Stati membri dell’Ue. La Germania inoltre cerca più sussidiarietà , e le proposte del leader britannico meritano considerazione in settori quali la tutela dei consumatori e le norme ambientali
La Merkel ha affermato che l’Ue ha bisogno del Regno Unito, con la forza della sua voce all’interno dell’Unione europea.
Il costo del lavoro italiano in media Eurozona
Secondo l’Ufficio Statistico Europeo (EUROSTAT) il costo del lavoro in Italia rientra pienamente nella media europea. L’anno scorso, il costo orario del lavoro, in ambito Eurozona, è stato pari a 28 euro contro i 23,4 euro per l’intera Unione Europea. Il costo orario del lavoro italiano, che lo scorso anno è stato di 28,1 euro (contro i 27,6 del 2012), si allinea perfettamente con quello dell’ ’Eurozona.
In altri Paesi dell’Unione il costo del lavoro risulta molto superiore alla media: la classifica vede al primo posto la Svezia (40,1 euro/ora), seguita da Danimarca (38,4), Belgio (38,0), Lussemburgo (35,7), Francia (34,3), Olanda (33,2),Germania(31,3). Il Paese europeo in cui il costo del lavoro è più elevato è la Norvegia (48,5 euro/ora) che non fa parte dell’Unione Europea.
► Grazie alle semplificazioni, più facile ingresso nel mondo del lavoro
Su queste quotazioni incidono però in maniera variabile gli oneri sociali. In Italia la percentuale è stata del 28,1% nel 2013, superiore di alcuni punti rispetto alla media del 25,9% registrata in Eurozona e a quella del 23,7% dell’Unione Europea. La media italiana di incidenza degli oneri sociali sul salario è tra le più elevate, ma è preceduta dalle percentuali di Svezia (33,3), Francia (32,4) e Lituania (28,5). Seguono il Belgio e la Slovacchia (27,4), la Repubblica Ceca (26,8), l’Estonia e l’Austria (26,7), la Spagna (26,2) e l’Olanda (24,7).
Più in generale,dai dati Eurostat emerge, al di là delle medie, la realtà di grandi differenze di costo orario del lavoro fra le diverse macroaree del continente. Si parte da un costo orario del lavoro di 3,7 euro in Bulgaria fino ai 40,1 della già citata Svezia. Notevoli sopratutto le distanze tra i salari medi dei Paesi “forti” dell’Europa e quelli dell’Est: Estonia (9 euro/ora), Polonia (7,6), Ungheria (7,4), Croazia (8,8), Lettonia e Lituania (6,2), Romania (4,6).