L’accordo sull’unione bancaria

 Il piano dell’Unione europea per l’unione bancaria integrata è arrivato a importanti decisioni dopo che gli Stati membri e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sul meccanismo di risoluzione unico. Un organismo centralizzato di risoluzione con 55 miliardi di fondi che sarà responsabile della liquidazione delle banche in difficoltà.

Dopo mesi di trattative, il Parlamento europeo ha finalmente trovato l’accordo e firmato l’accordo dopo 16 ore di colloqui a Bruxelles. I negoziati sono durati una notte con il presidente del gruppo il ministro dell’Economia olandese Jeroen Dijsselbloem.

 

Raggiunto l’accordo sull’unione bancaria, cos’è e come funziona

 

Il Parlamento europeo ha fissato una serie di modifiche rispetto alla posizione originaria concordata dagli Stati membri, che si basava su diverse posizioni tedesche nella prima serie di discussioni riguardanti la mutualizzazione.

Nell’ambito del pacchetto concordato, il periodo durante il quale il fondo di 55 miliardi di euro passerà dall’essere un pool di diversi fondi nazionali a un fondo pienamente condiviso è stato ridotto da dieci anni a otto. La nuova proposta prevede inoltre un ritmo più rapido di mutualizzazione. Nell’ambito del pacchetto rivisto il 40% del fondo sarà mutualizzato nel primo anno, il 20% nel secondo anno e il resto equamente su ulteriori sei anni.

L’accordo prevede inoltre che sarà la Commissione europea ad approvare le decisioni prese dal consiglio di amministrazione sulle banche piuttosto che gli stati membri, anche se i ministri delle finanze avranno comunque il diritto di intervenire in determinati casi. Si è quindi scelto di limitare il potere degli stati membri di interferire nel processo decisionale nel timore di interferenze politiche.

Raggiunto l’accordo sull’unione bancaria, cos’è e come funziona

 Durante la scorsa notte è stato raggiunto l’accordo tra il Consiglio e il Parlamento europeo in materia di unione bancaria. La lunga riunione ha portato i rappresentanti degli Stati membri a trovare la soluzione migliore in termini di tempi e modalità dell’accordo, che hanno subito dei leggeri cambiamenti rispetto a quanto abbozzato nei mesi precedenti.

Nello specifico, è stato raggiunto un accordo sul secondo pilastro dell’unione bancaria, ovvero il meccanismo di risoluzione e il fondo salva-banche.

Verso la ripresa dei legami economici tra Ue e Iran

 Il presidente iraniano Hassan Rohani ha affermato domenica che il suo Paese è pronto a ripristinare i legami economici con l’Unione europea e il dialogo è aperto su tutte le questioni di interesse comune.

Durante il suo incontro con l’Alto Rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton, il presidente Rohani ha detto che il suo governo adotta un approccio costruttivo alle relazioni con tutti i Paesi , in particolare con quelli dell’Unione europea, basati sul rispetto reciproco e gli interessi comuni.

 

Dopo gli accordi sul nuclerae il ministro del petrolio iraniano chiama anche l’Eni

 

Il Presidente dell’Iran ha accolto con favore la visita del capo della politica estera dell’Unione europea a Teheran anche dopo l’indicazione dell’adozione dell’Unione europea di un nuovo approccio alle relazioni con la Repubblica islamica dell’Iran.

Il presidente Rohani ha chiesto l’apertura di nuovi orizzonti di cooperazione con i Paesi dell’Unione europea a fianco del dialogo sul programma nucleare iraniano. Rohani ha detto che mentre si lavora insieme per far progredire i colloqui sul nucleare, le due parti possono lavorare su questioni regionali quali la lotta contro il terrorismo e il traffico di droga così come gli sviluppi in Afghanistan, Siria e Iraq.

Da parte sua, Ashton ha detto che la sua visita è un gesto di buona volontà dell’Ue nei confronti di Teheran e un primo passo verso nuovi colloqui con l’Iran su questioni diverse dal dossier nucleare. L’ Unione europea è decisa a migliorare i legami con l’Iran, ha detto, affermando l’importanza dell’influenza sulla regione del Paese.
Ashton ha aggiunto che ha delineato con i leader iraniani le priorità della cooperazione nei settori economico e commerciale.

L’Ue richiama l’Italia sul debito pubblico

 La Commissione europea ha messo l’Italia sotto i riflettori a causa del debito pubblico molto elevato e alla scarsa competitività. Inoltre, l’Europa ha avvertito la Francia che mancherà gli obiettivi di riduzione del deficit di bilancio concordati a meno che non interviene.

La Commissione, braccio esecutivo dell’Unione europea, ha condotto approfondite recensioni delle economie dei 17 paesi dell’Unione europea che si ritiene abbiano squilibri macroeconomici. Secondo le norme comunitarie, se tali squilibri sono considerati eccessivi, un Paese deve agire sotto la sorveglianza della Commissione europea per affrontarle o rischia una multa.

 

Pil al minimo storico, debito pubblico al massimo

 

La Commissione europea ha affermato che Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Slovenia, Finlandia, Svezia e Regno Unito hanno degli squilibri nelle loro economie. Questi squilibri sono eccessivi in ​​Croazia, Italia e Slovenia. Ciò significa che la Commissione intende ora seguire le loro economie da vicino, facendo attenzione che vengano attuate le riforme raccomandate dai ministri delle finanze dell’Ue.

All’Italia si chiede di affrontare il livello molto elevato del debito pubblico e di migliorare la competitività esterna che è debole. Enttrambi gli aspetti sono radicati nella crescita stagnante della produttività e richiedono un’attenzione politica urgente ha detto la Commissione. Inoltre, dall’Europa richiamano alla necessità di un’azione decisa per ridurre il rischio di effetti negativi sul funzionamento dell’economia italiana e della zona euro, un aspetto particolarmente importante date le dimensioni dell’economia italiana.

Finora gli sforzi dell’Italia non sono stati sufficienti,  rileva la Commissione europea. La regolazione del saldo strutturale nel 2014, come attualmente previsto, appare insufficiente, vista la necessità di ridurre l’enorme debito pubblico ad un ritmo adeguato.

I vantaggi economici per l’Ucraina nell’Ue

 La lotta per il futuro dell’Ucraina continua con le tensioni in Crimea e il mondo che guarda con preoccupazione. Anche se il deposto presidente Viktor Yanukovych guarda alla Russia per l’assistenza, il presidente ad interim Olexander Turchynov spinge per legami più stretti con l’Unione europea. La battaglia non riguarda solamente le questioni economiche, ovviamente, ma l’evento che ha scatenato le proteste che hanno rovesciato Yanukovich è stato il suo rifiuto di un trattato commerciale dell’Ue e la sua decisione di stringere legami più stretti con la Russia.
Il dubbio ucraino sembra essere se è meglio per la sua economia una maggiore integrazione con l’Occidente o rimanere in orbita della Russia.

 

Le ricadute economiche della crisi in Ucraina

 

Nel 1989, il reddito medio pro capite in Ucraina era di 8.629 dollari. Nel 1998, è crollato a 3.430 dollari. Nel 2012, ha recuperato un po’, ma a 6.394 dollari era ancora il 25% al di sotto del suo livello di quasi un quarto di secolo prima. Il confronto tra l’Ucraina e quattro Paesi vicini ex comunisti come Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania mostra dati interessanti. Il reddito medio per persona in quelle nazioni è di circa 17.000 dollari. Se l’Ucraina costruisce rapporti commerciali e finanziari con la Russia e l’Asia centrale, sarà un Paese inserito in una zona di Paesi a medio reddito. Se costruisce legami con l’Ue sarà un Paese relativamente povero in un contesto di Paesi ricchi.

Essere poveri rispetto a tutti gli altri non è una ricetta ideale per una rapida crescita, nonostante gli evidenti vantaggi relativi a prendere in prestito tecnologie, tecniche, idee e denaro da Paesi più ricchi. Negli ultimi 200 anni i Paesi poveri sono cresciuti più lentamente rispetto ai Paesi ricchi. Nel 1870 il Paese più ricco del mondo era circa nove volte più ricco del Paese più povero del mondo. Nel 1990, questo divario è cresciuto fino a una differenza di 145 volte. Gli ultimi 10 anni hanno visto i Paesi poveri crescere più velocemente di quelli ricchi ma è un’eccezione storica.

C’è ancora un’opportunità per l’Ucraina in Europa. Quando si parla di convergenza all’interno delle comunità economiche, l’evidenza suggerisce che, per are una similitudine, è meglio essere l’ultima casa di una zona buona piuttosto che la prima casa del quartiere di ronte meno prestigioso. Questo significa che per fare apprezzare un investimento è meglio essere la casa più economica in una comunità costosa che un buon condominio in un quartiere degradato.

Forgiare legami più stretti con l’Europa non risolverà i problemi economici dell’Ucraina in poco tempo. Ma nel lungo periodo, è probabile che il popolo ucraino potrà beneficiare di una migliore situazione economica.

Diminuisce la distanza tra Europa e deflazione

 Continua a farsi sentire il pericolo di deflazione. La commissione Europea, ieri, ha pubblicato i risultati sull’inflazione dell’Area dell’Euro. La situazione è in netto peggioramento nonché sempre più lontana dai famosi target BCE che implicano un tasso inflattivo pari al 2%.

Barroso elogia Renzi e incoraggia l’Italia

 Sono positivi i commenti di José Manuel Barroso in merito al discorso di insediamento di Matteo Renzi, nuovo Premier italiano, dopo il voto di fiducia alla Camera. Parole che suonano come una ‘fiducia’ dell’Europa nei confronti dell’Italia in un momento in cui il nostro Paese ne ha bisogno.

Inflazione e ripresa viaggiano di pari passo in Europa

 Occorrerà attendere i dati sull’inflazione prima di parlare di ripresa. Le due nozioni, le due aree, le due dimensioni, viaggiano strettamente di pari passo ed è difficile fare previsioni a lungo termine seppure arrivino da più parti segnali confortanti e assolutamente positivi.

Il 2014 è l’anno dell’uscita dalla Grande Crisi?

 Segnali confortanti arrivano, in questi primi mesi del 2014, da tutti gli Stati dell’Unione europea che continuano a migliorare dal punto di vista delle finanze. Il ‘colpo di reni’ maggiore proviene dai Paesi più piccoli. Alcuni di questi sono riusciti a uscire da situazioni gravose. Altri, quali ad esempio la Grecia, ci stanno provando.

Ue: Italia fuori dalla recessione

 L’Italia sembra essere fuori dal calvario recessione, anche se la ripresa procede ancora a rilento, a ritmo blando in confronto a quanto accade nel resto dell’Eurozona. Continua intanto il percorso di aggiustamento dei conti pubblici che dovrebbe permettere di accumulare la dote preziosa dell’avanzo primario.