La Commissione europea ha gli occhi puntati sull’Italia. In giornata ha ridimensionato la fiducia sulla crescita economica del nostro Paese nel 2014, facendo anche altre considerazioni riguardanti debito e deficit. Di cosa si tratta? Bruxelles ha osservato che il deficit strutturale successivamente a un atteso miglioramento nel 2014, in confronto al 2013, rischia di risalire nel 2015 allo 0,8% del Pil, in mancanza di efficaci misure correttive.
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Ue poco fiduciosa nella crescita economica dell’Italia
C’è poca fiducia da parte di Bruxelles nell’Italia. La Commissione del ‘Vecchio Continente’ ci ripensa e, proporio quando essa sembrava sul punto di ingranare, ridimensiona la stima sulla crescita economica del nostro Paese nel 2014. Intanto, la ripresa economica coinvolge molti degli stati dell’Ue. Anche quelli meno forti, che hanno una disponibilità ridotta rispetto alle grandi potenze alzano la testa. E l’Italia invece?
Bruxelles concede più tempo all’Italia ma solo con riforme extra
Sono molti i paesi in Europa che stanno lavorando al risanamento dei loro bilanci come richiesto dall’Unione Europea, il problema, che molti di questi hanno riscontrato e che stanno ancora riscontrando, è che i tempi e i requisiti dell’UE sono piuttosto rigidi e non sempre è possibile rispettarli.
Ma oggi è arrivato un primo ammorbidimento dell’Unione Europa che sembra ben disposta a prorogare i termini per il consolidamento dei loro bilanci a quei paesi che metteranno in pratica delle riforme extra in tal senso.
Saccomanni: guai all’Italia se sfora il rapporto debito/Pil
L’Italia non può assolutamente permettersi di sforare il 3% nel rapporto deficit/pil dal momento che si ritroverebbe a pagarne le pesanti conseguenze. Questo è il giudizio formulato successivamente agli incontri con Rehn e con tutta la Commissione Ue dal ministro uscente dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Il ministro intervenendo a Bruxelles ha ribadito che le prime nefaste conseguenze si abbatterebbero sull’Italia in termini di credibilità per gli investitori ma successivamente ci sarebbe anche il rischio di incorrere in pesanti sanzioni.
Patto di stabilità: l’Ue dà più tempo all’Italia
Il commissario dell’Unione europea Rehn e il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem hanno avuto buon gioco nel procrastinare le riserve sull’Italia fino al momento in cui si verrà a conoscenza del programma di governo.
In Europa si attendono responsi da Matteo Renzi, e aspettano il momento in cui arriverà a Bruxelles per incontrarsi con i vertici dei “palazzi” europei. E’ un fatto, però, che non si sono limitati a questo, hanno indicato limiti e percorsi delle attuali norme, che non sono tuttavia solo norme astratte, ma rappresentano il collante tra le politiche concordate con i governi dell’Eurozona.
L’economia europea migliora ma quella italiana resta ferma
Si, è vero. Il Prodotto interno lordo ha fatto registrare una piccolissima risalita pari a uno striminzito 1 x 1000. Non accadeva da nove trimestri. Ma l’Italia continua a soffrire, in un’Europa che invece sta rialzando la testa in tutto il fronte meridionale, e le ragioni per affermarlo sono molteplici. In primo luogo durante l’ultimo trimestre dello scorso anno non vi è una progressione verso l’alto. Difficile aspettarsi qualcosa di buono dal primo trimestre del 2014.
L’economia europea migliora: la crescita di Germania e Francia
Procede l’iter di crescita dell’economia dell’Eurozona. Lo testimoniano i dati degli ultimi mesi del 2013. La crescita è partita dalla scorsa primavera a seguito di un’espansione dello 0,3%. Le previsioni, che si aggiravano intorno allo 0,2%, sono state dunque superate.
Ovviamente ci si aspetta una ripresa più sostanziosa, con la speranza di creare occupazione. Ma per la prima volta i principali Stati dell’Unione sono cresciuti tutti a livello economico. Negli archivi Eurostat, tuttavia, l’anno passa in rassegna con una complessiva flessione dello 0,4%.
Alitalia, Bruxelles conferma ” non sono aiuti di Stato”
La Commissione europea non ha ancora risposto in maniera ufficiale alla polemica alimentata da Lufthansa sul possibile accordo tra Alitalia e Etihad ma lascia trapelare che la richiesta della compagnia tedesca di fermare tali accordi per probabili aiuti di stato illegali non rientra nelle competenze dell’Antitrust Ue.