Uno studio Istud mostra la situazione negativa degli studenti universitari italiani

 Uno studio di Istud, la Business school indipendente sostenuta dalle principali aziende italiane, conferma il quadro negativo dell’istruzione universitaria in Italia in termini di prospettive e possibilità lavorative. I dati del rapporto Anvur avevano già mostrato come nel nostro Paese solo uno su due completa il percorso universitario arrivando al conseguimento del titolo accademico. Ora, lo studio Istud evidenzia che in Italia si hanno meno opportunità lavorative quando si finisce il percorso universitario, che gli studenti italiani sono tra quelli che impiegano maggiore tempo ad arrivare alla laurea e che c’è uno dei maggiori tassi di abbandono universitario. I dati mostrano anche il calo del numero delle matricole e l’aumento degli studenti più bravi che vanno all’estero.

La ricerca ha fatto una comparazione tra l’Italia e alcuni Paesi del mondo con l’obiettivo di identificare le propensioni, gli atteggiamenti e gli orientamenti dei giovani verso il mondo del lavoro.

 

Prestiti agevolati per gli studenti

 

Il confronto è stato fatto tra gli studenti italiani e quelli di altri sette Paesi come Brasile, India, Cina, Polonia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti. I Paesi considerati sono sia quelli emergenti a livello economico sia quelli consolidati. I giovani italiani mostrano di essere meno ottimisti, come emerge dal confronto. Il Direttore generale fondazione Istud Marella Caramazza ha affermato: “Se per i giovani dell’area Gwic il motivo che li porta ad espatriare è la ricerca di un futuro migliore, i nostri giovani sono spinti piuttosto dall’idea di fuggire da un presente peggiore. Al contrario, la crescita degli ultimi anni dei Brics incoraggia i giovani di questi Paesi a restare nel proprio Paese di origine al fine di cogliere le opportunità attualmente esistenti”.

Prestiti agevolati per gli studenti

 Ancora poche settimane e ricomincia la scuola, ripartono i test d’ammissione all’università e la corsa all’acquisto dei libri di testo. Un periodo molto proficuo per mercatini e librerie ma molto doloroso per le famiglie che hanno a che fare con il caro scuola e con il caro università. Per queste tipologie di contribuenti sono segnalate le iniziative di prestito agevolato per gli studenti.

I giovani credono nel lavoro in Italia

La promozione che abbiamo preso in esame è quella della Banca Popolare di Vicenza, ma sicuramente ce ne sono altre in circolazione. L’istituto di credito veneto, infatti, ha lanciato di recente l’Operazione Studenti 2013-2014 che sarà valida fino alla fine dell’anno, fino al 31 dicembre 2013.

In cosa consiste l’iniziativa? Si tratta di una promozione riservata ai clienti della banca che hanno già attivato presso la Banca Popolare di Vicenza un conto corrente, oppure una domiciliazione delle utenze, oppure ancora l’accredito dello stipendio.

Cos’è il bonus mobilità per gli studenti

La banca, a tutti questi clienti, ha deciso di accordare un prestito fino a 2000 euro, valido per l’acquisto di materiale didattico. I soldi possono essere inoltre usati per il pagamento delle quote d’iscrizione scolastica, oppure per l’abbonamento ai servizi pubblici. L’Operazione studenti, a partire dall’anno 2013-2014, sarà aperta anche agli studenti universitari e post universitari, grazie ad una serie di accordi presi con gli Atenei italiani. Le spese finanziate, in questo caso, hanno un tetto diverso, fissato a 16 mila euro.

Le lauree migliori per trovare un lavoro

 Tra i tanti giovani disoccupati italiani ce n’è una grande percentuale che in tasca ha anche un titolo di studio universitario. Laureati di ogni disciplina che si trovano senza un’occupazione pur avendo investito anni della loro vita per una formazione di alto livello. Non stupisce, quindi, che siano in molti a chiedersi se valga ancora la pena fare questo investimento per il futuro.

► Dove vanno i giovani che lasciano il proprio paese in cerca di fortuna?

Partendo dal presupposto che lo studio non è mai una perdita di tempo, va detto che le università italiane sono poco concorrenziali nel tipo di formazione che offrono ai loro studenti che si trovano, sempre più spesso, ad essere preferiti a coloro che, pur non avendo un titolo di studio universitario, hanno già fatto esperienze di lavoro o comunque hanno affrontato un percorso di formazione sul campo.

Per il nuovo anno accademico le cose stanno già cambiando e sono molti gli atenei che stanno sperimentando – come prevede la riforma Gelmini 240/2010 – la suddivisione in dipartimenti e non più in facoltà e che si stanno adeguando all’internazionalizzazione così come voluta dall’ex ministro dell’istruzione che prevede la possibilità per gli studenti di conseguire un double degree o un titolo congiunto mediante accordi con più di 52 università straniere.

► La crisi dei finanziamenti universitari italiani

Quello che si può consigliare a chi sta per iniziare l’università è di abbinare agli studi un percorso di formazione e, per avere una maggiore sicurezza di poter trovare un lavoro una volta finiti gli studi, di orientarsi in percorsi di studi attinenti all’area economico-giuridica, magari scegliendo i nuovi corsi più specifici come management e governance, all’area scientifica, cercando però di orientarsi verso corsi dedicati allo sviluppo di settori emergenti come l’ambiente e l’energia.

La crisi dei finanziamenti universitari italiani

 Una recente indagine effettuata dal Public Funding Observatory della European University Association ha diffuso delle interessanti statistiche sugli investimenti pubblici effettuati nel corso degli ultimi anni in Italia e in Europa nel campo dell’ università e della ricerca.

Dai dati pubblicati è quindi risultato chiaro che il mondo universitario italiano ha vissuto negli ultimi tempi una profonda crisi degli investimenti, che non hanno potuto non generare conseguenze negative anche sul mercato del lavoro e sull’ occupazione dei giovani italiani.

La metà degli atenei italiani a rischio default

 E’ ormai la quarta volta consecutiva che i Rettori delle università italiane lanciano l’ allarme al Governo sulle precarie condizioni economiche in cui versa la più alta fra le istituzioni della cultura nel nostro Paese: la metà degli Atenei italiani è oggi a  rischio fallimento.

Calo investimenti pubblici per alloggi a studenti

La denuncia, questa volta, arriva dalla Crui, la Conferenza dei Rettori Italiani: a partire dal 2009, infatti, le risorse erogate dallo Stato alle università italiane sono diminuite dell’ 11%, tanto che oggi il Fondo di finanziamento ordinario è arrivato a disporre di soli 6,690 milioni per tutti gli atenei, cioè già il 4,6% rispetto al 2012.

La classifica delle università

E nell’ anno in corso, sulla base dei limitati finanziamenti a disposizione, la situazione è divenuta pressoché insostenibile. Solo le spese relative al personale interno assorbono il 95% delle risorse erogate dallo Stato, dato che già oltrepassa il limite dell’ 82% imposto per legge e che non consente altri tipi di investimenti.

Nuovi tagli agli atenei significano, infatti, nuovi blocchi nella sostituzione del personale docente, a causa del blocco del turn – over, blocco che, a rigor di cronaca, sussiste già da sei anni.

Niente ricambio generazionale, dunque, niente ricerca e, quel che è peggio, niente diritto allo studio: per il 2014, infatti, non potranno più essere totalmente coperte neanche le borse di studio. I rettori chiedono dunque che il Governo si impegni in un piano di finanziamento e revisione triennale da almeno 150 milioni di euro.

La classifica delle università

 Un paese che non investe nel settore dell’istruzione è certamente un paese che non vuole essere lungimirante a livello economico. Eppure quando si vanno a stilare le classifiche relative ai paesi che offrono le migliori strutture educative e formative, ci sono sempre gli stessi paesi in cima alla lista.

L’Italia non investe nella cultura

Il Qs che nel campo della rilevazione del ranking universitario è una vera autorità, ha diffuso in questi giorni la classifica delle migliori università del mondo. Alla fine, in cima alla lista ci sono sempre gli atenei americani e quelli inglesi, soprattutto per quanto riguarda le materie economiche e finanziarie.

Eppure, nonostante l’Italia non investa molto nella ricerca e nella cultura, anche il nostro paese ha un ateneo tra i migliori del mondo. Si tratta della Bocconi che in classifica occupa il diciassettesimo posto. L’università milanese e quella di Singapore che occupa il 14esimo posto, hanno in qualche modo incrinato il monopolio anglo americano delle università economiche.

A livello planetario, però, la medaglia d’oro spetta ad Harvard, che precede il Mit e la London School of Economis. Se poi restringiamo tutto al continente europeo, allora si scopre che la Bocconi è il quinto ateneo economico dopo Lse, Cambridge, Oxford e Ucl.