Si sceglie il nuovo capo della FED

 Se è vero che con le opzioni binarie si riesce a scommettere su tutto allora si starà sicuramente preparando la strada per le puntate sul nuovo capo della FED. I nomi in ballo sono diversi e nonostante l’incertezza sulle elezioni, si sa già che il nuovo governatore dovrà affrontare una situazione molto delicata.

La FED mantiene invariati i tassi

Gli Stati Uniti sono in una fase di ripresa ma visto che  molto del business americano è legato anche alle esportazioni, non è stato piacevole, nelle scorse settimane, prendere atto del rallentamento cinese. Si è deciso perciò di chiedere nuovamente aiuto alle politiche monetarie definite a livello centrale dalla Federal Reserve.

Bernanke gioca a fare l’alleato di Draghi

Attualmente a capo della FED troviamo Ben Bernanke che è stato nominato da George W. Bush nel 2006. Il suo mandato di quattro anni, scadeva nel 2010 ed è stato riconfermato da Obama per altri 4 anni. L’anno prossimo, però, ci potrebbe essere una modifica e per la prima volta, il presidente Obama, lancia in pasto ad investitori e giornalisti tre nomi di papabili successori di Bernanke: Lawrence H. Summers che è un economista ed è stato nella sua carriera anche preside dei Harvard nonché ministro di Clinton e consigliere sui temi economi dell’attuale presidente; Janet L. Yellen che attualmente è il vicepresidente della FED e poi infine Donald L. Khon che in passato ha ricoperto l’incarico di vice presidente della FED tra il 2006 e il 2010.

Nasce il top dei gruppi pubblicitari

 Senza pubblicità non si va da nessuna parte ma soprattutto bisogna essere parte di un gruppo ampio e consolidato. Lo sanno bene gli amministratori delegati della francese Omnicom e dell’americana Publicis che hanno deciso di fondersi per mettere al tappeto la concorrenza.

Mediaset cresce e pensa alla paytv

E’ forse la notizia più interessante del fine settimana. Omnicom e Publicis sono convolati a nozze al fine di recuperare il terreno perso sui mercati emergenti rispetto a Wpp. Una battaglia che, combattuta sul terreno della pubblicità, ha come obiettivo quello di dare nuova linfa a tutto il settore dell’advertising.

Quanto valgono i dati personali per il marketing?

Omnicom e Publicis, infatti, sono le principali agenzie mondiali di pubblicità che si sono fuse per la modica cifra di 30 miliardi di dollari. Adesso rappresentano il maggior gruppo pubblicitario del mondo. Le trattative per la fusione non sono finite sui giornali di settore, ma sono state condotte con molta riservatezza.

L’obiettivo dell’accordo è quello di sfruttare i lati positivi del business di entrambi per accumulare competitività rispetto al Wpp che opera sui mercati emergenti. E’ proprio qui, infatti che gira la maggior parte del denaro e quindi è necessario consolidare il proprio potere. A trarne vantaggio, da tutta la storia della fusione, potrebbe essere il business asiatico che rappresenta il maggior terreno d’azione dell’azienda americana.

Negli USA vendite al dettaglio sotto tono

 Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono considerate quasi alla stregua del sentiment del consumatori, utili a capire che aria tira tra chi, alla fine, deve mettere in circolo i famosi dollari. Il risultato delle rilevazioni di giugno, però, non è confortante visto che i report sono al di sotto delle attese.

Previsioni e borse legate alla Cina

Gli analisti finanziari avevano effettuato delle stime troppo ottimistiche mentre nella realtà il risultato è stato peggiore del previsto. Su base mensile, infatti, le vendite al dettaglio di giugno sono cresciute soltanto dello 0,4 per cento mentre a maggio la crescita era stata dello 0,5 per cento dopo una revisione a ribasso dallo 0,6 per cento.

PIL cinese in ribasso dopo il secondo trimestre

Per il mese di giugno si prevedeva quindi il passaggio verso il +0,8% delle vendite. Le stime ottimistiche sono legate anche alla pubblicazione dell’indice Empire Manufacturing che per il mese in corso è cresciuto dai 7,84 ai 9,46 punti base del mese di giugno. Il dato, in questo caso specifico, è anche superiore alle attese.

Intanto, però, sul dollaro americano che era stato al centro di numerosi rialzi, si sono scatenate le vendite. Il tasso di cambio tra euro e dollaro è salito fino a quota 1,3054, mentre in ribasso ci sono il cambio tra sterlina e dollaro e quello tra dollaro e yen.

Cresce ancora Yahoo ma meno del previsto

 Yahoo! è una delle aziende che, attive nel ramo digitale, va incontro ad una progressione senza fine, rallentata per via della crisi ma sempre importante. Eppure, nonostante gli utili siano in aumento, l’azienda capitanata da una donna ha dovuto tagliare le stime per il 2013. Visto che non si tratta dell’unica azienda che si occupa di tecnologia ad accusare il contraccolpo della crisi, potremmo giudicare il 2013 come l’anno nero per il settore tecnologico.

Di fatto sembra che siano stati registrati un numero maggiore di click ed una contemporanea riduzione della pubblicità. Nel secondo trimestre del 2013, quindi, gli utili di Yahoo! sono stati di 331,2 milioni di dollari, con ricavi in diminuzione di 4,5 miliardi di euro.

L’OCSE contro l’elusione fiscale

Il titolo dell’azienda, alla luce di questi risultati, è stato altalenante in borsa ed ha assistito quasi incredulo alla progressione del suo alter ego asiatico: il portale cinese Alibaba che potrebbe avere ricavi maggiori di Yahoo!. Alter ego si fa per dire visto che la società americana controlla il 24 per cento di quella cinese.

A Yahoo! piacciono le donne

Intanto Yahoo! taglia anche l’outlook dell’azienda per il 2013. A livello azionario, invece, si deve prendere atto di un incremento dell’utile per azione che era prima di 18 centesimi di dollaro ed ora è salito fino a 30 centesimi. I profitti, rispetto all’anno scorso, sono invece saliti da 30 a 35 centesimi per azione.

La Coca Cola non va bene come previsto

 La campagna marketing della Coca-Cola molto spinta nel canale social, non ha convinto moltissimo gli acquirenti, stando ai dati diffusi per il secondo trimestre. Si è notata infatti che Coca-Cola ha venduto meno di quanto ci si aspettasse facendo sopraggiungere tra gli investitori lo spettro della crisi. Entriamo nel dettaglio della questione.

Classifica dei brand che valgono di più al mondo

Le vendite della Coca-Cola hanno deluso. La flessione maggiore degli ordinativi si è registrata inaspettatamente in Nord America e in Europa, territori considerati capisaldi del business di questa azienda. Questa condizione, con riferimento al primo semestre dell’anno, sembra da imputare alla crisi economica globale e alle condizioni meteo che hanno caratterizzato la primavera.

Coca Cola – Stage per neolaureati

Il fatto è che quando la crisi colpisce la prima società produttrice di bevande analcoliche nel mondo, tutti gli investitori e gli azionisti iniziano a preoccuparsi seriamente. Sono pochi quelli che vedono nel meteo la principale causa della riduzione degli ordini.

Ad ogni modo, a livello globale, si registra una crescita nella vendita di Coca-Cola ma questo incremento è lieve, appena l’1 per cento e ci si aspettava molto di più. Le vendite, come abbiamo detto, sono diminuite nelle zone chiave: la flessione in Nord America è stata dell’1 per cento, mentre in Europa si parla addirittura di un -4 per cento.

Google delude ma continua a crescere

 Google, da troppo tempo coinvolto nei processi per elusione fiscale, è comunque un’azienda che continua a crescere. Peccato che la crescita in termini economici e finanziari non sia accompagnata da un incremento della reputazione sul mercato.

In questo particolare terreno d’azione, infatti, il mercato, Google delude ancora. In particolare gli investitori additano quel che è fatto per lo sviluppo della pubblicità sul mobile, oltre che il calo delle vendite. La flessione degli introiti è dovuta soprattutto alla perdita di appeal degli smartphone e dei tablet.

L’OCSE contro l’elusione fiscale

In generale, però, il fatturato continua a crescere e registra un ottimo +19 per cento, giungendo a quota 14,11 miliardi di dollari. Una crescita importante anche se posizionata sotto la soglia attesa dagli analisti che avrebbero voluto gioire al raggiungimento dei 14,46 miliardi di dollari.

In rialzo, intanto, ci sono anche gli utili che registrano un buon +16 per cento raggiungendo quota 3,23 miliardi di dollari. Nel secondo trimestre del 2012, usato per fare le necessarie comparazioni, gli utili si erano cristallizzati intorno ai 2,79 miliardi di dollari.

Google leader dell’adv mobile

Adesso, quindi, a Google non resta che convincere gli inserzionisti pubblicitari che tutto va a gonfie vele. Peccato che ci sia poco studio e poca applicazione riguardo le campagne pensate per i dispositivi mobili. Il fatto è che se la maggior parte delle ricerche è fatta tramite smartphone o tablet, è importante trascurare per un attimo i pc per concentrarsi di più sul mobile.

Record a Wall Street ma crolla l’Asia

 Nell’ultimo giorno di contrattazioni della settimana, l’Asia diventa la zavorra dei listini occidentali, o meglio, europei. Intanto Wall Street recupera terreno e segna un altro record. Tokyo affronta dunque una fase negativa legata probabilmente all’attesa generata dalle elezioni.

Retrocesso anche il Fondo Salva Stati

Domenica i giapponesi tornano alle urne e ci potrebbe essere una nuova maggioranza a sostegno della politica di Shinzo Abe. Nel frattempo, mentre l’Asia trema nell’attesa del responso delle urne, gli indici americani volano sostenuti dal giudizio delle agenzie di rating.

L’ultima a pronunciarsi è stata Moody’s che sostiene di aver visto migliorare l’outlook degli Stati Uniti dopo due anni performance con segno negativo. Per gli Stati Uniti, così come per la Germania una settimana fa, è stata confermata la tripla A.

Confermata la tripla A per la Germania

I listini europei, invece che seguire l’onda dell’entusiasmo americano, sono costretti a fare retromarcia e legano il loro destino a quello asiatico. Le borse del Vecchio Continente finiscono nel quadrante “rosso” e l’unica piazza che riesce a resistere meglio delle altre è Milano.

Le vendite in Europa, in questo momento, sono tornate ad essere moderate per questo non sorprende che gli investitori abbiamo deciso di trasferire di nuovo i loro soldi in America dove il Nikkei ha superato la soglia dei 15 mila punti.

Detroit dichiara il fallimento

 E’ stata alla fine costretta a dichiarare il fallimento la città americana di Detroit, famosa a livello internazionale per essere la capitale mondiale dell’ auto. Al suo interno, infatti, il punto nevralgico della produzione automobilistica del globo, con GM, Ford, Chrysler e Chrysler – Fiat come rappresentanti. 

Dichiarata la bancarotta di Detroit

 Detroit è la più grande delle metropoli statunitensi a dichiarare la bancarotta, quindi a fallire. Si tratta di una notizia che merita le prime pagine dei giornali di tutto il mondo visto che dà l’idea dell’estensione e della gravità della crisi economica. Adesso, stando a quanto racconta la cronaca finanziaria, è necessario che il governatore avvii tutte le procedure di emergenza.

Chrysler cresce grazie a Fiat

Detroit, considerata per l’appunto una metropoli, non è una città nuova per gli italiani visto che è considerata la capitale dell’auto. Peccato che la crisi del settore delle automotive non si sia arrestata, contribuendo alla definizione del debito della città. Oggi questo debito ammonterebbe a circa 18,5 miliardi di dollari.

Fiat 500 alla conquista degli Usa

Ma come ci si comporta quando a fallire è una città e non una nazione? La capitale dei motori e della musica, come la chiamano molti, dovrà attivare le procedure previste dalla legge per il fallimento della città. Storicamente si tratta della prima metropoli americana che dichiara di non poter pagare i propri debiti che potrebbero presto sfondare la soglia dei 20 miliardi di dollari.

La bancarotta è inevitabile dopo gli sforzi vani compiuti dal commissario straordinario Orr che ha trattato con i creditori per spingerli ad essere meno insistenti, ha trattato con i sindacati per convincerli del fatto che è necessario tagliare il personale e le retribuzioni di alcune aziende per consentire loro di ripartire. Niente, tutto vano, adesso tutti dovranno effettuare degli sforzi. Si può ancora evitare la bancarotta ma sarà molto difficile.

L’accordo commerciale tra USA e UE

 Sono iniziate in questa settimana le trattative per la definizione di un accordo a 360 gradi tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Si definisce questo accordo come il più grande punto d’incontro commerciale che sia stato sistematizzato finora. Il fatto è questa intesa riguarderà sa gli OGM, sia i film francesi, in pratica qualsiasi “materia” di scambio. La trattativa andrà sicuramente per le lunghe.

Il cartello Apple sugli eBook

L’accordo è stato accompagnato da una serie di polemiche dopo che il Der Spiegel e il Guardian hanno pubblicato una serie di documenti, dove si specifica che la NSA ha spiato alcuni enti diplomatici europei. Un motivo per mandare all’aria uno degli accordi commerciali più grandi di sempre.

Olli Rehn tiene duro sulla questione deficit

Eppure gli Stati Uniti e l’Unione Europea non sembrano voler rinunciare all’accordo sul libero scambio commerciale tra America ed Europa. Certo è che con queste premesse si andrà avanti molto a lungo con i negoziati. Il nome dell’accordo, dato quasi per “ufficiale” dovrebbe essere Transatlantic Trade and Investment Partnership. Non ci sono degli accordi commerciali specifici già definiti che interessano l’America e l’Europa e l’obiettivo dell’intesa dovrebbe essere quello di abolire una serie di tariffe che intralciano gli scambi ed hanno un valore di 7 miliardi e mezzo di euro.