La Francia si mette di traverso al libero scambio tra Usa e UE

 Il governo francese lo ha annunciato: se non si escluderanno dalle trattative tra Unione Europea e Stati Uniti per il libero scambio economico il cinema e i media digitali. La Francia teme che una tale apertura porterebbe ad una invasione del suo mercato di pellicole hollywodiane che metterebbero a repentaglio la sopravvivenza del suo cinema e, quindi, di una parte fondamentale della sua identità nazionale.

Le trattative dovrebbero partire a luglio, anche se l’idea di questa apertura risale a circa 30 anni fa, e si configura come una grandissima opportunità per l’Europa che potrebbe giovare del grande mercato degli Stati Uniti per poter risollevare le sorti della sua economia e delle sue aziende.

Ma la Francia questa opportunità la vede come un rischio e condanna la trattativa al fallimento: in Unione Europea tali decisioni richiedono l’unanimità e il voto contrario della Francia equivale ad un nulla di fatto.

Da parte degli Stati Uniti, anche loro avrebbero di che guadagnare da questo accordo, la speranza sta nel fatto che i Paesi dell’Unione Europea possano esercitare una sorta di pressione sulla Francia portandola a rivedere, o quantomeno ad ammorbidire, la sua chiusura.

La popolazione mondiale salirà a 11 miliardi nel 2100

 La popolazione mondiale potrebbe aumentare e raggiungere gli 11 miliardi di persone, ovvero quasi 800 mila in più in confronto alle previsioni fatte nel 2011, nel 2100.

Stando a una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington per le Nazioni unite, a spingere l’aumento demografico è soprattutto l’Africa.

L’Italia, però, è in controtendenza e continua sulla strada della ‘crescita zero’: entro il 2100 – in base al rapporto Onu – perderà più di 6 milioni di abitanti.

Ed entro il 2050 un cittadino italiano su due sarà ultrasessantenne, con l’aspettativa di vita in costante aumento, in aumento a 82,3 anni nel 2015 e ancora a 93,3 anni a fine secolo.

Ci sono però anche casi in cui l’effettivo livello della fertilità sembra essere aumentato negli ultimi anni, in altri casi, la stima precedente era troppo bassa, come ha detto John Wilmoth, direttore della divisione popolazione del Dipartimento per gli Affari economici e sociali, il quale ha presentato il rapporto al Palazzo di Vetro di New York.

Le piccole distinzioni nella traiettoria della fertilità nei prossimi decenni potrebbero avere importanti conseguenze per quanto riguarda le dimensioni, la struttura e la distribuzione della popolazione a lungo termine.

E’ boom della pet economy

 Crisi e grande recessione non possono nulla davanti all’amor per gli animali. Succede prevalentemente negli Stati Uniti, ma il business della pet economy è in crescita a livello globale. E, nel caso si volesse investire nei prossimi mesi, è proprio sul business degli animali che si dovrebbe puntare per veder lievitare il proprio rendimento.

Come riportato da diversi quotidiani in questi giorni, infatti, solo negli Stati Uniti il business della pet economy ha visto un incremento del 30%, con una spesa che è arrivata a toccare i 53 miliardi di dollari. Tanto per capire la dimensione del valore della pet economy, questa cifra è uguale al Pil della Tunisia.

Le spese sostenute dai proprietari di animali domestici sono le più disparate: si va dal tapis roulant (che arriva a sfiorare un costo di 400 dollari) al traduttore dei miagolii del gatto in inglese (costo di circa 220 dollari). Certo, non tutti sono disposti a spendere tali cifre per questi oggetti, ma ci sono comunque delle spese ‘necessarie’ al benessere di cani e gatti e altre tipologie di animali per i quali i proprietari vogliono il meglio.

E quindi per cibo, vaccinazioni, visite e animal sitting non si bada a spese. Tanto che anche un hedge fund di New York e anche alcuni fondi di San Francisco stanno investendo proprio in questa tipologia di attività.

 

Per S&P il rating Usa è finalmente stabile

 La nota agenzia di rating Standard & Poor’s nella giornata di ieri ha effettuato un aggiornamento per quanto concerne la sua visione di credito in relazione al governo degli Stati Uniti.

La prospettiva passa da “negativa” a “stabile”.

Inoltre, “S&P” ha affermato che le probabilità di un downgrade del rating del paese sono “meno di una su tre”.

Come si è giunti a questo aggiornamento

Cosa ha spinto Standard & Poor’s a cambiare idea sugli Usa e sulla loro economia?

Durante l’agosto 2011, S&P è diventata la agenzia di rating numero uno a declassare il rating sovrano degli Stati Uniti, dall’importante “AAA” a “AA”.

Si è giunti dunque al secondo punteggio più alto, lasciando la prospettiva di credito degli Stati Uniti “negativa” in quel periodo.

Al giorno d’oggi, l’agenzia ha dichiarato in un comunicato che i recenti miglioramenti concernenti il gettito fiscale, nonché le misure adottate per risolvere i problemi di bilancio a lungo termine hanno migliorato le prospettive per gli Stati Uniti. L’agenzia ha sollevato preoccupazioni circa la capacità dei responsabili politici di affrontare problemi di lunga data per via  del peggioramento di una divisione partisan a Washington negli ultimi dieci anni, tuttavia.

 

Pochi risultati dal summit Stati Uniti – Cina

 Si è concluso in questi giorni lo storico summit tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente cinese Xi Jinping, che, per una maggiore informalità di toni, si sono incontrati in una tenuta a Palm Springs, in California, piuttosto che a Washington.

Sale la disoccupazione in America

 In America è cresciuto il tasso di disoccupazione e questo vuol dire che il settore lavorativo ha riscontrato qualche problema, però è anche vero che l’indice NFP che misura il numero dei lavoratori che hanno trovato un impiego nei vari settori produttivi, eccetto quello agricolo, ha avuto una lettura superiore alle attese.

I segni ambigui del mercato del lavoro USA

Dall’America, dunque, arriva un quadro un po’ contraddittorio dell’economia che lascia spazio a numerose interpretazioni. Andiamo con ordine. L’indice Non-Farm Payrolls viene aggiornato mensilmente e indica il numero di posti di lavoro creati negli stati uniti che non riguardano il settore agricolo. Ci si aspettava che l’indice NFP indicasse 167 mila nuovi posti di lavoro ma la lettura è stata superiore alle attese e si attesa sui 175 mila posti di lavoro.

La delusione dell’Abeconomic sui mercati

Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,1 punti percentuali crescendo dal 7,5 al 7,6 per cento in un mese. Gli analisti, in questo senso, si aspettavano almeno una conferma del dato. La prima reazione alla notizia, si è avvertita nel settore Forex dove il cambio tra l’euro e il dollaro è arrivato a quota 1.3231, calando in modo inaspettato per poi riportarsi in crescita fino a quota 1.3275.

Il punto minimo toccato nel forex dal cambio euro/dollaro, è stato di 1.3216 punti.

 

L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

 Chi investe nelle opzioni binarie è sempre alla ricerca di un modo per impiegare i propri soldi in modo fruttuoso. Le economie però cambiano rapidamente e se c’è una cosa che ormai si deve valutare è l’ascesa dei mercati definiti emergenti che finirà per surclassare l’Occidente.

L’oro non è più un bene rifugio?

Le economie emergenti, quelle che fino a qualche anno fa dovevano imporsi per evitare che l’Occidente prendesse il largo incrementando il gap tra ricchi e poveri, non tarderanno a ribaltare la situazione. Secondo una previsione abbastanza strutturata, è facile che nel 2017 siano proprio i paesi emergenti a mettere nell’angolo l’Occidente arrivando a produrre il 74 per cento del PIL mondiale.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

In cinque anni, quindi, ci sarà un ribaltamento di fronte e i paesi emergenti raddoppieranno nel mondo, la loro capacità produttiva, nonché quella di distribuire beni e servizi ai paesi industrializzati. Se pensiamo soltanto ai call center delle grandi multinazionali, relegati nelle zone a basso costo dell’India o del Sud del mondo, oppure se pensiamo alla tendenza alla delocalizzazione delle aziende nostrane, non è difficile immaginare il futuro prospettato nell’analisi in questione.

Tutte le considerazioni acquistano ancora più valore se pensiamo che sono state fatte dal Fondo Monetario Internazionale. Questo organismo, di recente, ha anche ripensato a ciò che è stato fatto in Grecia.

L’austerity blocca il PIL americano

 La situazione americana è senz’altro una delle migliori del momento eppure dopo la pubblicazione dei dati del PIL qualcuno ha iniziato a ricredersi. Tutto sembra legato al calo della spesa del governo americano che sembra aver inciso parecchio sull’economia a stelle e strisce e pochi sono gli analisi che avevano considerato ogni evenienza.

PIL USA influenzerà il mercato Forex

La politica economica di Washington nei primi tre mesi dell’anno è stata caratterizzata dall’austerity che, come sappiamo, adesso è criticata da numerosi fonti economiche. La crescita, poi, c’è stata davvero visto che l’economia americana ha fatto registrare un incremento del 2,4 per cento su base annuale ma rispetto a quello che avevano previsto gli analisti siamo un pelino al di sotto. Rispetto alle aspettative siamo sotto dello 0,1 per cento.

Il PIL USA è davvero sul piano inclinato?

Krugman confronta Lettonia e Stati Uniti

In linea di massima possiamo dire che la crescita del paese è rallentata per via della riduzione della spesa pubblica che ha inciso sull’attività delle imprese benché la scelta, poi, sia stata portata avanti a livello governativo. In generale resta fuori da questo discorso soltanto il comparto agricolo.

Adesso, tutto sembra essere nelle mani di chi sceglie la politica monetaria. La FED è per una visione espansiva.

 

PIL USA influenzerà il mercato Forex

 Gli analisti, per offrire report credibili agli investitori, cercando d’individuare, anche anticipatamente, i documenti che possono influire sul mercato, specie su quello valutario che resta un terreno d’investimento particolarmente gradito anche ai principianti.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Uno dei documenti che potrebbero essere importanti nel futuro prossimo è certamente la relazione preliminare sul Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti che sarà diffusa a breve dallo statunitense Bureau of Economic Analysis.

Il documento che sarà diffuso praticamente venerdì, è una versione aggiornata, una seconda release di un documento già disponibile per investitori e per il mercato. In pratica l’effetto dirompente da documento shock ce lo possiamo scordare, al contrario l’azione sui prezzi potrebbe essere limitata, soprattutto se il documento rispetterà le previsioni.

Da cosa dipendono i record di Wall Street

Un effetto che ci si aspetta è quello di un’iniezione di volatilità nella sessione di scambi a Wall Street. Per il momento, comunque, non si prevedono dei grossi scostamenti dalla versione originale del documento, quella che illustra una crescita del PIL nel primo trimestre dell’anno al di sotto della soglia del 3,1 per cento. Il dato da confermare sembra essere quello del 2,5 per cento.

Tutta questa situazione appena descritta dovrebbe avere un effetto molto positivo sul dollaro che potrebbe essere avvantaggiato dalla situazione rafforzandosi.