Usa meglio dell’Arabia nel mercato del petrolio

 Arrivano grosse novità per quanto riguarda l’universo dell’oro nero. A quanto pare, da qui a breve, gli Usa saranno favoriti rispetto ad altre potenze. Merito dei grandi fiumi di petrolio che stanno scorrendo nei pressi delle rocce di argilla del Midwest degli Stati Uniti.

Il boom cinese che ha arroventato la domanda…

Questo ‘fenomeno’ innescherà a livello mondiale uno scossone di intensità simile all’impatto ottenuto negli ultimi anni dall’avvento Cina. Cina che, in pratica, ha fatto registrare un boom mai visto fino ad ora.

…Il boom statunitense ingigantisce l’offerta

Ma a differenza di quanto accaduto in quel caso, con l’insaziabile sete di energia dell’industria cinese che ha arroventato la domanda, elevando i prezzi del mercato a livelli inauditi, i barili statunitensi irrobustiranno l’offerta.

Calo di prezzi per benzina e petrolio

Grazie agli Usa, il prezzo del petrolio, così come quello della benzina, potrebbe nuovamente scendere ridando fiato alle asfittiche economie d’Occidente e ridisegnando più di uno dei postulati storici della geopolitica.

Questo è lo scenario che sembra profilarsi. Il problema è che non tutti sembrano essere d’accordo. E il paradosso è che i più scettici di tutti sulla svolta storica in incubazione in America sono proprio gli esperti del governo americano.

 

Il piano monetario contro il dollaro

 Il dollaro è considerato un potere assoluto e questo fa sì che molti analisti e commentatori attendano ansiosamente il suo crollo, visto che la politica espansiva della Fed, in qualche modo, sembra fare da traino e mettere in difficoltà gli altri attori del Forex.

Morgan Stanley sul mercato valutario

Ma il predominio del dollaro è davvero a rischio? Sicuramente la politica espansiva del dollaro e il deprezzamento della moneta, danno una mano alle esportazioni ma è facile che l’atteggiamento della Fed sia inteso come viatico per politiche protezionistiche e per una svalutazione di tipo competitivo.

Crescente il cambio euro dollaro

Lo strapotere del dollaro, comunque, non sembra a rischio per almeno due motivi: in primo luogo perché chi decide le politiche delle principali economie, ha come modello economico quello del “libero scambio” e poi perché non ci sono altre economie abbastanza forti da spodestare il dollaro come moneta di riserva.

Questa situazione, comunque, garantisce una posizione privilegiata agli Stati Uniti che hanno tanti vantaggi rispetto agli altri paesi. Per esempio le commodities sono valutate e poi scambiate in dollari e la maggior parte delle merci sono targate USA.

La Fed, da parte sua, oltre a definire la politica monetaria del paese, può anche esportare inflazione verso gli altri paesi.

L’austerity criticata dal basso

 Che l’austerity non sia più un modello da seguire, lo dimostrano i fatti e anche i paesi che ancora sostengono la linea dura sui conti nazionali, dovranno ricredersi osservando che la pressione fiscale non agevola la ripresa economica.

La Germania deve ripensare all’austerità

L’ultima notizia in ordine cronologico legata all’austerity è quella di un ragazzo, uno studente americano di economia, di appena 28 anni che, aiutato dai suoi professori Micheal Ash e Ropert Pollin ha messo in discussione numerosi punti della ricerca “Growth in the time of debt”. Il documento in questione è stato usato da molti politici per giustificare alcune imposizioni fiscali e altre misure economiche finalizzate alla riduzione del debito.

L’austerity ha le ore contate

Il documento citato era stato stampato nel 2010 ed era stato curato da due economisti di Harvard, Carmen Reinhart e Ken Rogoff. La loro teoria partiva dall’assunto che un paese che superi la soglia del debito pubblico del 90 per cento, avrà una flessione del PIL.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

I tre errori individuati dallo studente americano nella ricerca, sembrano quasi ai limiti dell’ironia. In primo luogo sembra che nelle tabelle di elaborazione fatte con Excel siano stati selezionati e quini inclusi nella ricerca meno paesi. Poi nei primi due anni del dopoguerra non sono stati conteggiati i dati di Australia, Canada e Nuova Zelanda.

Un accordo antiriciclaggio tra Vaticano e Stati Uniti

 Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha oggi dato notizia della stipula di un accordo d’ intesa tra l’ Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il Financial CrimesEnforcement Network (FinCen) di Washington, al fine di contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento di operazioni terroristiche.

> Il successo del fisco italiano in Vaticano

Da questo momento in avanti, quindi, tra i due istituti internazionali avverrà, sulla scia di una alta cooperazione, un regolare scambio di informazioni utili per contrastare i fenomeni sopra descritti.

In realtà l’ AIF, istituita nel 2010 da Benedetto XVI, rappresenta un organismo indipendente rispetto agli altri enti della Santa Sede, sui quali appunto esercita funzioni di controllo, e la sua competenza si estende anche alla supervisione dello IOR.

> Il nuovo presidente dello IOR

Proprio per questo motivo l’ accordo che l’ istituto della Santa Sede ha siglato con le istituzioni americane è analogo ad altri protocolli di intesa che sono in questo momento oggetto di trattative, ma che potrebbero venire a breve parimenti ratificati, sempre in vista di una più incisiva lotta al riciclaggio di denaro e al terrorismo internazionale, denaro  di cui quest’ ultimo si serve.

Classifica Fortune 500: ecco le aziende Usa col maggior fatturato

 Fortune 500 altro non è una classifica stilata ogni anno dalla rivista Fortune, che mette in fila le prime cinquecento aziende Usa sulla base del loro fatturato. Le società prese in considerazione dagli analisti della rivista sono tutte quelle i cui bilanci sono disponibili pubblicamente.

Tra le tantissime celebrità presenti da anno in classifica, c’è una new entry nella top ten nell’edizione 2013 della classifica Fortune 500. A guidare la lista delle prime 500 aziende statunitensi per fatturato è un’azienda non nuova per chi conosce “Fortune 500“: si tratta di Wal-Mart Stores, ed è una catena commerciale. Il suo fatturato? 469,2 miliardi. L’anno scorso Wal-Mart Stores ha registrato utili per 16,99 miliardi.

La novità di quest’anno in classifica è…Apple. Per la prima volta Appel è tra le prime dieci, dal momento che ha scalato 11 posizioni, passando così dal 17esimo posto al sesto. L’azienda fondata da Steve Jobs ha fatturato nel 2012 156,5 miliardi di dollari. Gli utili si sono fermati appena al di sotto dei 42 miliardi.

Classifica Fortune 500: la top ten

1 Walmart: FATTURATO: 469,2 – UTILI: 16,999 

2 Mobil: FATTURATO: 449,9 – UTILI: 44,880

3 Chevron: FATTURATO: 233,9 – UTILI: 26,179 

4 PhilLips 66: FATTURATO: 169,6 – UTILI: 4,124 

5 Berkshire Hathaway: FATTURATO: 162,5 – UTILI: 14,824

6 Apple:  FATTURATO: 156,5 – UTILI: 41,733

7 General Motors: FATTURATO: 152,3 – UTILI: 6,188- 

8 General Electric: FATTURATO: 146,9 – UTILI: 13,641 

9 Valero: FATTURATO: 138,3 – UTILI: 2,083

10 Ford: FATTURATO: 134,3 – UTILI: 5,665

 

1 italiano su 10 investe all’estero

 La crisi non scoraggia coloro che hanno un gruzzoletto da parte e vogliono investire nel mattone che ancora una volta si conferma tra i desideri maggiori degli italiani. Le statistiche dicono che chi ha da parte dei soldi, o accende un mutuo, o va a comprare una casa all’estero.

Non ci sarà la bolla immobiliare

A dirlo sono i dati dell’Osservatorio WIRE sui mercati immobiliari internazionali, che vengono aggiornati ogni due mesi. Per il primo bimestre del 2013 si racconta che per ogni 10 italiani che acquistano una casa in Italia ce n’è uno che compra una casa all’estero e questa tendenza è cresciuta del 10 per cento nel 2012.

Obama vuole 5 miliardi di dollari

Il bello è che non sembra essere prevista un’inversione di tendenza degna di nota, mentre è da tenere in considerazione che mentre all’estero si compra bene, nel nostro paese è sempre più complicato ottenere un mutuo e i prestiti bancari stessi sono in calo del 30 per cento nell’arco di un anno.

Adesso scatta la domanda di rito: verso quali nazioni si votano gli italiani? Sembra che la città più gettonata sia Londra ma molti sono interessati anche alle case disponibili a New York. Molto interessante anche Parigi ma il fatto che ci siano poche case disponibili, fa sì che i prezzi restino troppo elevati anche per chi è desideroso di avere una “casa fuori porta”.

PIL USA deludente

 Il futuro spread non è un problema e questo vuol dire che nei prossimi anni l’Europa non potrà più fare a meno dell’Italia. La moneta unica, infatti, diventerebbe troppo forte perdendo una pedina fondamentale ed arriverebbe ad essere soltanto un clone del marco tedesco. Insomma, nonostante il mercato valutario odierno sia difficile da interpretare con l’Italia in crisi e i trend molto tranquilli, l’Europa restituisce agli investitori un’immagine di sé rassicurante.

Lo stesso non si può dire degli Stati Uniti che fino a qualche tempo fa erano considerati il traino dell’economia globale insieme alla Cina. Sia l’economia americana che quella cinese, infatti, sono da intendere in crescita sebbene il ritmo di questa crescita si sia modificato molto da un mese all’altro.

 In discesa il cambio tra euro e dollaro americano

Gli ultimi dati, infatti, quelli relativi al PIL americano preliminare, sono deludenti o comunque al di sotto della aspettative. Il prodotto interno lordo a stelle e strisce, infatti, nel primo trimestre del 2013, è cresciuto soltanto del 2,5 per cento ed è in aumento dello 0,4 per cento rispetto alla rilevazione precedente.

 Krugman sul fiscal cliff

Gli analisti, però, si aspettavano una crescita pari almeno al +3 per cento. Il dollaro, per reazione degli investitori, è stato oggetto di una vendita sconsiderata. Il tasso di cambio tra l’euro e dollaro è cresciuto da 1,2990 a 1,3035. Scende invece il cambio tra dollaro e yen.

Assicurarsi prima di andare in America

 American dream. Oggi non se ne parla poi così tanto visto che ci sono tante mete anche in Europa, in cui è possibile coronare il sogno di una casa e di una famiglia, oltre che quello di un piccolo gruzzoletto. Eppure l’America resta un sogno, quello della vacanza che tutti vorrebbero avere.

Prima di partire, però, è sempre consigliato oltre che necessario, stipulare un’assicurazion, sia che si vada in America per studio, sia che si approdi negli States per lavoro o per dilletto. Tra l’altro gli ultimi eventi, l’attentato alla maratona di Boston, fanno pensare che non si può mai stare del tutto tranquilli, nemmeno in un viaggio di piacere.

L’euro, a chi piace e a chi non piace affatto

Supermoney ha effettuato una ricognizione delle polizze più adatte all’espatrio, delle soluzioni più economiche e vantaggiose per chi decide di partire per qualsiasi motivo per gli Stati Uniti.

Taglia i costi della polizza auto

La prima tra le assicurazioni proposte è quella LinearLife che prevede un massimale di un milione di euro, è gestita tramite un ottimo call center italiano, disponibile 24 ore su 24. Non sono anticipate le spese ma al ritorno c’è un rimborso per i farmaci e le medicine acquitate, più un premio assicurativo molto sostanzioso.

Il massimale illimitato, invece è quello di Allianz Global Assistance che prevede che La comunicazione alla polizza si faccia anche tramite app.

Per il FMI l’economia mondiale è in ripresa, anche se l’Europa rallenta

 Secondo il Fondo Monetario Internazionale le prospettive economiche globali stanno lentamente migliorando. Persistono ancore dei grandi rischi, che hanno fatto rivedere al ribasso l’output mondiale per l’anno in corso: 3,2% ridimensionato rispetto al 3,5% atteso a gennaio, mentre la previsione rimane invariata al 4% per il 2014.

► Il FMI trova la soluzione nell’unione bancaria

Il 2013 è iniziato al rallentatore ma l’attività economica dovrebbe gradualmente accelerare nelle grandi economie avanzate, con gli Stati Uniti nel ruolo di guida.

Questo perché, secondo gli esperti del FMI e della Banca Mondiale sarebbero stati scongiurati i due rischi più grandi: la spaccatura dell’euro e la contrazione fiscale negli Stati Uniti causata dal fiscal cliff. Diversa, la situazione dei paesi emergenti, dove l’attività economica è iniziata con un ottimo slancio fin dall’inizio dell’anno.

Sono proprio queste due realtà troppo differenziate a mettere in pericolo la ripresa, almeno secondo quanto detto da Olivier Blanchard, capoeconomista del Fondo Monetario Internazionale, a costituire il rischio più grande per un ripresa solida e duratura:

la ripresa globale a due velocità, solida nei mercati emergenti e più debole in quelle avanzate, sta diventando a tre velocità, con i mercati emergenti ancora forti e, tra le economie avanzate, una divaricazione tra Stati Uniti ed Eurozona. E una simile ripresa squilibrata è ancora pericolosa.

► Il traino dei paesi emergenti funziona

Una situazione, questa, che deve essere evitata e lo stesso Blanchard prevede che si potrà evitare il rischio solo con un graduale e sostenuto aggiustamento fiscale per le economie avanzate e politiche monetarie accomodanti, soprattutto nel caso degli Stati Uniti e del Giappone; mentre all’Europa chiede che un rafforzamento dell’Unione monetaria ed economica.