Warren Buffet accusato di insider trader

 La denuncia è arrivata dalla Sec, Autorità Usa dei mercati finanziari, secondo la quale alcuni trader, poco prima dell’annuncio dell’acquisizione, avrebbero acquistato opzioni sui titoli della Heinz guadagnando circa 1,7 milioni di dollari.

► 28 miliardi di dollari per il ketchup

Il campanello d’allarme per la Sec è scattato quando è stata registrata un’elevata quantità di attività sulle opzioni per i titoli Heinz, dopo sei mesi di volumi di attività piuttosto bassi. Nei giorni prima dell’annuncio c’è stata una vera e propria corsa alle opzioni della Heinz: il 13 febbraio, proprio il giorno prima dell’annuncio di Buffet, sono state scambiate 2500 opzioni, mentre il 12 ne erano state vendute solo 12 e nessuna per il giorno precedente.

Il giorno in cui Buffet ha fatto l’annuncio il prezzo delle azioni della Heinz sono arrivate a 72,5 dollari, mentre le opzioni che il 13 di febbraio valevano 40 centesimi, il 14 erano scambiate a 7,33 dollari.

Questa operazione massiccia nelle opzioni della Heinz avrebbe fatto guadagnare a questi trader, secondo quanto riportato sui documenti presentati alla Corte federale di Manhattan, circa 1,7 milioni di dollari.

► Warren Buffet rilancia il suo appoggio alla politica di Obama

Questa transazione, fin dall’inizio, è stata messa sotto la lente di ingrandimento della Sec, in quanto all’acquisizione della Heinz partecipa anche la 3G Capital, società che è stata già chiamata in causa per insider trader in merito all’acquisizione di Burger King nel 2010, anche se poi all’epoca nessuno degli esponenti della 3G fu condannato.

Il Time è in crisi e vende People

 La crisi tira forte sull’editoria. Dopo il duro colpo subito da uno dei colossi del settore editoriale italiano, annunciato dalla vendita di 10 testate da parte di RCS, a subire un pesante ristrutturazione aziendale è il gruppo Time, il colosso americano.

► A RCS tira aria di crisi

La maggior parte delle testate che fanno capo al gruppo Time Warner – colosso del multimediale dal fatturato di circa 50 miliardi di dollari all’anno– saranno vendute, molto presumibilmente, dato che le trattative sono già in corso, alla Meredith corporation, per un’operazione il cui valore totale si aggira tra i 2,4 e i 3 miliardi di dollari. A salvarsi dalla vendita saranno sicuramente Fortune e Sports illustratedTime.

Stranamente la stessa sorte non è stata riservata a People, da sempre considerato il periodico di punta dell’intera divisione editoriale Time Inc, che però nell’ultimo anno ha subito un forte calo sia di vendite (-12%) sia di entrate pubblicitarie (-6%), mentre hanno resistito bene le entrate provenienti dalle tv via cavo della società, come  Hbo, Tbs, Tnt.

► Imprese italiane travolte dalla crisi

La decisione della vendita delle testate arriva dopo l’annuncio fatto a gennaio del taglio del personale. L’organico aziendale sarà ridotto del 6% (480 dipendenti) attraverso un meccanismo di dimissioni volontarie con buonuscita.

Moody’s conferma l’outlook negativo sugli Stati Uniti

 Moody’s, che proprio ieri ha declassato Telecom, oggi ha diramato un’altra nota in cui ha fatto sapere che l’outlook per gli Stati Uniti d’America rimane negativo.

► Usa fanno causa a Standard & Poor’s

La ripresa è appena iniziata ma la strada è ancora lunga e costellata di difficoltà, soprattutto per i forti dubbi che si profilano per la stabilizzazione del settore pubblico. Il problema, nonostante i provvedimenti anche dolorosi presi negli ultimi mesi, è la discontinuità delle entrate fiscali e sulle spese per il sistema di assistenza sanitario Medicaid.

Lo stesso vale per le manovre di riduzione del deficit federale che, invece di apportare benefici all’economia statunitense, potrebbero rivelarsi una barriera alla crescita del paese.

Secondo Kimberly Lyons, assistant vice president and analyst di Moody’s, però, anche se i rischi sono più che tangibili, l’economia americana può contare sul sostegno di

economie diverse e grandi, da un basso livello del debito rispetto ad altri settori globali e da una forte flessibilità fiscale contro i rischi economici.

► Stop al potere del rating

E’ dal 2008 che l’outlook di Moody’s sul settore pubblico americano è negativo e la stessa agenzia sottolinea che, se si vuole che torni positivo, è necessario che la crescita economica sia costante e che i piani fiscali pubblici tornino ad essere bilanciati a livello strutturale. Inoltre, deve essere risolta la questione dei tagli delle spese federali sulle economie degli Stati e sulle finanze rispetto alle attese attuali.

Obama apre a rapporti con Europa

 Il presidente Usa Barack Obama ha annunciato nella giornata di ieri la volontà di avviare negoziati con l’Europa al fine di generare quella che potrebbe essere la più grande zona di libero scambio del pianeta.

L’annuncio è una diretta conseguenza degli appelli, arrivati da più parti d’Europa, a concretizzare un patto commerciale al fine di incoraggiare l’economia su entrambi i lati dell’Atlantico, in una regione dove lo scorso anno il commercio bilaterale è arrivato a toccare quota 646 miliardi di dollari.

Crescita delle economie

Proposto anni fa, il pensiero di siglare di un patto commerciale Usa-Ue è tornato recentemente di moda al fine di rivitalizzare entrambe le economie, le quali non vivono un periodo felice e palesano una debole crescita dell’occupazione.

Qualora l’iniziativa andasse in porto, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ipotizza che il Pil del Vecchio continente aumenti dello 0,5%.

Spread in calo

Intanto è in calo lo spread: la differenza tra il rendimento offerto dai titoli italiani e quelli tedeschi è scesa in area 270 punti con i Btp scambiati al 4,37%.

Il Tesoro ha venduto 3,449 miliardi di euro di Btp a 3 anni, a fronte di un target massimo di 3,5 miliardi, ma ha dovuto offrire un rendimento più alto salito al 2,30% dall’1,85% dell’asta di gennaio. La domanda ha toccato i 4,737 miliardi. Cala, invece, il rendimento di titoli a lunga scadenza. Sempre oggi, infatti, sono stati assegnato Btp a 30 anni per 888 milioni ad un tasso del 5,07%. La domanda è stata 1,9 volte l’offerta. Non si vedeva una situazione simile dal maggio del 2011, mese in cui il Tesoro offriva il titolo a 30 anni: in quel periodo, il rendimento fu del 5,43%. Sono stati attribuiti anche Btp a 15 anni per 863 milioni ad un tasso del 4,55%: all’ultima asta, il rendimento fu del 4,75%. La Germania, intanto, ha venduto titoli di Stato a 2 anni (Schatz) con un tasso in rialzo ai massimi da marzo. Il rendimento medio è salito allo 0,21% dallo 0,01% precedente. Assegnati 4,301 miliardi.

Le bilance commerciali influenzano il ForEX

 La giornata del mercato ForEX, oggi,  sarà influenzata da numerosi appuntamenti, tutti molto legati alla pubblicazione dei dati delle bilance commerciali di vari paesi. E tutto coincide con il secondo giorno del meeting europeo.

 Il calendario ForEX del 7 febbraio

Sarà interessante quindi, capire in primo luogo i dati della bilancia commerciale giapponese che potrebbe subire una variazione: il saldo tra importazione ed esportazione potrebbe passare dal 230 a 240 miliardi di euro e se il dato previsto, se le attese, saranno soddisfatte da un dato che le supera, si potrebbe assistere ad un apprezzamento dello yen.

 Bilancia commerciale in attivo grazie all’export

Il secondo dato in ballo è la bilancia commerciale cinese ma in questo caso, vista la fuga di notizie e vista anche l’abitudine cinese a taroccare i dati, si potrebbe dire che si tratta di un market mover non proprio impattante.

Spostandoci nel territorio europeo scopriamo un altro market mover di scarso impatto, secondo gli analisti, che è la bilancia commerciale tedesca che dovrebbe riportare un valore di 13,7 miliardi di euro.

Più complessa la situazione dall’altra parte dell’Oceano e soprattutto in Canada dove saranno pubblicati tre report di massimo impatto relativi al cambiamento dell’occupazione, al tasso di disoccupazione e alla bilancia commerciale. Si prevede un leggero aumento del tasso di disoccupazione ed un abbassamento del valore della bilancia commerciale.

Secondo le analisi si potrebbe avere la certezza della riduzione del deficit della bilancia commerciale degli Stati Uniti ma se il dato reale fosse superiore alle attese, allora si potrebbe avere un’interpretazione positiva da parte del mercato.

Fusione American Airlines – Us Airways

 Prende corpo l’ipotesi di una fusione tra le compagnie American Airlines e Us Airways, che se andasse in porto rappresenterebbe la nascita della più grande compagnia aerea al mondo. Basti pensare che si raggiungerebbe una capitalizzazione di mercato di oltre 10 miliardi di dollari.

Il matrimonio tra i due colossi, sul tavolo delle trattative da diversi mesi,  sembra ormai prossimo. Manca veramente poco e c’è chi sostiene che l’accordo potrebbe concretizzarsi già la prossima settimana. Il giorno perfetto per questo amore? Beh, il 14 febbraio, naturalmente. Battute a parte, probabilmente tutto si farà proprio venerdì prossimo, in pieno stile San Valentino.

Dettagli

Il Wall Street Journal ha menzionato alcune fonti  illustri che parlano di un accordo interno per scambio titoli. A coloro che aspettano soldi da American Airlines, compagnia aerea attualmente in bancarotta, andrebbe il 72% della società che nascerà dall’unione. Agli azionisti di Us Airways rimarrebbe dunque il restante 28%.

La nuova compagnia avrebbe ancora il nome American e manterrebbe in Texas il suo quartier generale. I consigli di amministrazione delle due compagnie non sono ancora stati chiamati a rapporto per giudicare tutti i dettagli di questo matrimonio, ma in casa American Airlines si starebbe già sondando la disponibilità di tutti per scegliere il giorno del summit.

Trattative

Le trattative sembrano essere agli sgoccioli e sono portate avanti dall’amministratore delegato di American Airlines, Tom Horton, nonché dal numero uno di Us Airways, Doug Parker. Con loro si muove un esiguo numero di analisti che hanno il compito di valutare i dettagli finali prima che l’affare si concretizzi.

Rbs patteggiamento dopo scandalo

 E’ già successo a Barclays e Ubs. Ora toccherà anche a Rbs. Dopo le indiscrezioni che si susseguivano già da giorni tanto negli Stati Uniti quanto in Inghilterra, è ora la banca stessa ad uscire allo scoperto, confermando di dover pagare grosse sanzioni e altri tipi di multe per avere ‘taroccat’ il tasso interbancario Libor.

Malgrado gli accordi presi con autorità inglesi e americane debbano ancora essere approvati, l’istituto si aspettava dunque la mano pesante. E’ quanto si legge nella nota rilasciata poche ore fa.

La condanna

Di recente si parlava di sanzioni che si aggiravano intorno agli 800 milioni di dollari, diminuiti a 621 milioni. Nello specifico, l’istituto commerciale è stato condannato a pagare 87,5 milioni di sterline dalla Fsa britannica, 325 milioni di dollari dalla Us Cftc e 150 milioni di dollari dal dipartimento della giustizia sempre degli Stati Uniti. Rbs, nell’ambito della stessa nota, ha anche diramato le attese dimissioni di John Hourican, il capo della banca d’investimenti che fa capo alla holding finanziaria.

Malgrado il patteggiamento, il dipartimento di giustizia americano ha ripetuto ancora una volta che le indagini sul Libor proseguiranno ininterrottamente. Per fronteggiare multa la Royal Bank of Scotland taglierà i bonus dei manager: una mossa con la quale recupererà 300 milioni di sterline.

Sfida Malone-Murdoch

 I due sfidanti agli angoli del ring sono il magnate della tv americana via cavo, John Malone e  Rupert Murdoch, leader indiscusso dei canali satellitare. Il confronto riguarda il predominio televisivo del mondo.

Nelle ultime ore, Liberty Global ha dichiarato di avere comprato la concorrente britannica Virgin Media per una cifra che si aggira intorno ai 23,3 miliardi di dollari, mediante un’operazione finanziata divisa tra contanti e azioni.

Mai prima d’ora un matrimonio tra due aziende televisive era costato così tanto.

L’obiettivo

Virgin Media e Liberty Global, in una nota congiunga hanno illustrato l’obiettivo: creare la principale azienda globale di comunicazione a banda larga, capace di arrivare in 47 milioni di case e servire 25 milioni di clienti in 14 paesi del mondo.

Per la cronaca, Liberty Global (gestita da Malone con il 40% dei consensi, ma soltanto il 4% del capitale) è già il primo operatore via cavo in Europa. Nel ‘Vecchio Continente’, Liberty Global può contare su 18,4 milioni di abbonati dopo aver dato il via a svariate acquisizioni negli ultimi 10 anni, tali da contribuire alla crescita del gruppo.

Il futuro, dunque, si gioca su grandi cifre e sembra essere una sorta di risiko multimediale. Staremo a vedere chi la spunterà tra i due sfidanti.

I quattro rischi per l’economia mondiale

 Nel 2013 la crescita media globale si avvicinerà al 3% ma la ripresa consterà di più velocità.

Occorre fare una differenziazione tra le economie avanzate e i mercati emergenti. Il primo gruppo potrà vantare a fine 2013 un tasso annuale dell’1%, inferiore di qualche punto. Il secondo gruppo presenterà invece un tasso vicino al 5%”.

A frenare la crescita ci si metteranno le problematiche locali, per cui di fatto non si potrà pensare al 2013 come all’anno della rivalsa economica.

Austerity

Le parole chiave sono ancora una volta “austerità fiscale” e “crescita lenta”. Su questi binari passerà il trend annuale, non solo in Europa ma anche negli States.

RISCHI

Vale dunque la pena illustrare quelli che sono i quattro rischi per l’economia mondiale nel 2013. Ne abbiamo contati quattro:

Primo rischio

Spostiamoci negli Stati Uniti, dove il mini-deal sulle tasse e il tetto del debito, il ritardo nelle politiche di aggiustamento automatico della spesa, nonché l’assenza accordo sulla spesa statale impediranno di fatto alle istituzioni di funzionare. Le conseguenze per i mercati statunitensi, di riflesso potrebbero essere molto negative e comportare un aumento della pressione fiscale.

Secondo rischio

Occorre tornare in Europa. Da una parte, le azioni della Bce hanno reso meno forti i rischi per la Zona Euro. D’altro canto, però, l’uscita della Grecia o la perdita dell’accesso al mercato per Italia e Spagna continuano a creare problemi all’unione monetaria.

Terzo rischio

Occorre soffermarsi sul modello di crescita cinese, che manca di un sostanziale equilibrio e che risulta insostenibile. Il modello di crescita della Cina comporta inevitabili eccessi in fase di export e investimenti fissi, nonché alti tassi di risparmio e bassi consumi. Reggerà solo se sarà corroborato da stimoli fiscali e sostegno monetario.

Quarto rischio

Appare opportuno soffermarsi sul Medio Oriente. Tutta la zona contempla instabilità di natura sociale, economica e politica. Non è ancora stato risolto il problema della Primavera Araba, così come non è stato risolto il conflitto tra Israele e Stati Uniti. Tante, dunque, sono le incognite da decifrare.

Usa fanno causa a Standard & Poor’s

 Barack Obama e i suoi faranno guerra a Standard & Poor’s. Le autorità statunitensi, infatti, hanno deciso di intentare una causa nei confronti del colosso del rating, reo secondo la Casa Bianca di aver fornito una valutazione positiva sui mutui ipotecari di alcune banche che hanno provocato la catastrofica crisi finanziaria che ha condotto l’America sull’orlo del baratro 5 anni or sono.

Parliamo, naturalmente, della crisi che è passata alla storia come la crisi dei ‘subprime‘.

Il Wall Street Journal ha reso nota la notizia: in base a quanto riportato sulle colonne del giornale l’azione legale dovrebbe essere avviata entro la fine della prima settimana di febbraio tanto a livello federale quanto a livello statale.

A presentare le carte in tribunale, infatti, sarà il dipartimento alla Giustizia di concerto i procuratrori di molti Stati Usa. Nello specifico l’agenzia americana, per via delle prove, alle testimonianze e alle decine di e-mail inglobate in anni di indagini è accusata di aver erogato giudizi e valutazioni eccessivamente rosee in relazione a migliaia di mutui subprime.

Mutui che successivamente sono stati ceduti da alcune banche di investimento poco prima che accadesse il grande collasso del mercato americano dei titoli immobiliari.

Un collasso che causò una grave instabilità del sistema finanziario americano e mondiale. Instabilità sfociata in una gravissima crisi economica.

Al fine di indagare sui fatti gli Stati Uniti formarono una commissione  che prese il nome di Financial Crisis Inquiry commission, la quale  nel 2011 formalizzò una conclusione molto precisa: le agenzie di rating hanno evidenti responsabilità per quello che è accaduto dal 2008 in poi. Sembrano essere implicate anche Moody’s e Fitch, le quali non sono però per il momento oggetto di azione legali.