Indice Pmi dà i primi segnali di ripresa

 Il PMI (Purchasing Managers Index) è un indicatore dell’attività manifatturiera di un Paese che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi da parte di un paese. Questo indice è prodotto da Markit Group che, in queste ultime ora, ha anche reso noto alcune stime di quello che sta succedendo in questo primo periodo del 2013.

FMI rivede le stime di crescita del Pil globale

A dispetto di molte altre stime, quella fatta da Markit Group sembra essere in controtendenza: gli analisti, infatti, evidenziano che, secondo i dati relativi al PMI, già dalla fine del 2012 sono stati avvistati i primi segnali di uscita dalla recessione economica, che porteranno ad una ripresa dell’attività economica a partire dalla seconda metà dell’anno in corso.

A trainare le vendite e gli acquisti è il mercato cinese, paese in cui l’attività manifatturiera ha raggiunto il livello massimo degli ultimi due anni proprio a gennaio. Stesso discorso anche negli Stati Uniti con l’indice PMI manifatturiero che è salito a 56,1 punti dai 54 di dicembre. Le buone performance di questi due paesi stanno positivamente contagiando anche la situazione della zona euro, in cui la Germania fa da protagonista, con un indice PMI globale pari a 47,5 punti ((a dicembre segnava 46,1).

Confindustria contro la crisi

Certo, non si può parlare di fine della crisi, per quello ci vorrà ancora del tempo, ma gli analisti di Markit sono convinti che questo rialzo tendenziale dell’indice PMI sia un chiaro segno di una incipiente, seppur lenta, stabilizzazione economica.

Posticipato il raggiungimento del tetto del debito

 E’ stato raggiunto alla Camera l’accordo sul tetto del debito. Il raggiungimento del limite massimo previsto è stato spostato da marzo a maggio, ma questo non vuol dure che tutti i problemi siano risolti. Sono solo stati rimandati.

Quindi, come anche accaduto nel caso del Fiscal Cliff, le due coalizioni politiche statunitensi sono riuscite a giungere ad un accordo. Questa volta il programma per allontanare, almeno di qualche mese, il rischio del default per gli Stati uniti è stato delineato dal partito repubblicano.

L’accordo sul Fiscal Cliff è solo un rinvio dei tagli alla spesa pubblica

In pratica, il Dipartimento del tesoro potrà continuare a prendere soldi fino al 19 maggio del 2013, poi sarà necessario prendere una decisione definitiva. Per ora il provvedimento è al vaglio del Senato degli Stati Uniti che, anche se in mano al partito democratico (la Camera, invece, è a maggioranza repubblicana) fa sapere che approverà il provvedimento senza apportare nessuna modifica.

Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

Certo, spostare il termine da marzo a maggio è un provvedimento solo temporaneo che non risolve il problema, ma almeno lascia un po’ di tempo in più per poter vagliare tutte le possibili soluzioni.

Dati OCSE su occupazione

 A fianc0 dei dati Ilo sull’occupazione mondiale, sono stati pubblicati anche quelli elaborati dall’OCSE. Secondo l’Organizzazione il tasso di occupazione nel terzo trimestre del 2012 è rimasto stabile al  65% della popolazione attiva, con un lieve miglioramento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A conferma di quanto detto dall’Ilo, anche per l’OCSE i problemi maggiori si riscontrano nella zona del vecchio continente, dove, anche se il tasso di occupazione è rimasto stabile rispetto al periodo precedente, è stato evidenziato un peggioramento pari a 0,4 punti percentuali rispetto al 2011. L’Italia è uno dei paesi in cui la situazione è peggiore: il 2012 ha fatto registrare il 56,8% di occupati, performance peggiore più bassa degli ultimi cinque anni (57% nel 2011, 56,9% nel 2010, 57,5% nel 2009 e 58,8% nel 2008).

► Come Berlusconi vuole risolvere il problema disoccupazione

La situazione occupazionale, invece, sembra avere avuto un trend positivo per Stati Uniti e Giappone, con un tasso di occupazione rimasto stabile al 67,1% negli Usa e con un +0,3% di occupati in Giappone.

L’OCSE ha anche evidenziato come in tutto il mondo ci sia una forte disparità nell’occupazione tra uomini e donne: il tasso di occupazione per i primi si attesta, a livello globale, al 73,1%, mentre per le seconde si ferma al 57,1%.

Quattro rischi dell’economia secondo Roubini

 In questo periodo di transizione tra un anno economico e l’altro ci si affida alle capacità interpretative dei grandi economisti del tempo che sanno sicuramente vedere prospettive di lungo periodo, nascoste alla vista dei cittadini “normali”.

Un importante contributo in questo senso, utile soprattutto a chi opera con le opzioni binarie, è sicuramente quello di Roubini che di recente si è scagliato anche contro il ministro dell’economia ungherese. La prima considerazione fatta dall’economista è che il 2013 sarà per molti aspetti simile al 2012 e la crescita globale tanto attesa non andrà oltre il 3 per cento. Ci saranno però da fare delle differenze.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

In più Roubini analizza ben 4 rischi per l’economia mondiale, che possono incidere su un paese e trascinare tutti gli altri, oppure possono avere effetto su più realtà nazionali. Il primo rischio riguarda l’accordo sulle tasse raggiunto in America che non ha messo il paese al riparto dal baratro fiscale. Presto ci sarà un nuovo confronto sul tetto del debito, ma la crescita dell’economia, il vero problema a stelle e strisce, deve essere ancora affrontato.

Il secondo rischio riguarda gli effetti delle azioni della BCE che hanno contribuito all’allentamento monetario nell’UE ma non hanno risolto i problemi strutturali dei vari paesi membri.

► Ripresa e Quantitative Easing

Altri due nodi da sciogliere riguardano la crescita della Cina che fino a questo momento ha avuto un’esplosione disordinata ma si candida alla guida dell’economia mondiale, e poi lo sviluppo dei paesi emergenti, che adesso attraversano una fase di decelerazione ma che potrebbero presto ripartire con il sostegno del settore privato.

Il discorso di insediamento del presidente Obama

 Solo uniti ci si può riuscire. In sostanza è questo il succo del discorso di insediamento del presidente Barack Obama giunto al suo secondo, e ultimo, mandato alla Casa Bianca.

Obama preoccupato per il rischio default

Obama ha giurato la sua fedeltà al paese posando la mano su quella che è stata la Bibbia di Abramo Lincoln, davanti alle più alte cariche dello Stato Federale e a circa 700 mila persone giunte per sostenerlo. Il tema cardine del suo discorso l’economia, in un momento in cui gli Stati Uniti stanno attraversando una delle loro crisi più impegnative, nella quale, oltre ai problemi economici si aggiungono anche quelli politici.

Soluzione al default Usa

Ma Obama non ha fatto riferimento né al Fiscal Cliff né al tetto del debito -le due maggiori criticità del paese- ma ha parlato alla folla del suo programma che si sviluppa intorno al principio dell’unità del paese e della fratellanza, unico modo attraverso il quale l’America

sia una terra di opportunità, finché studenti e ingegneri trovino lavoro anziché essere espulsi dal Paese, finché i nostri figli, dalle strade di Detroit alle tranquille vie di Newton, non saranno curati, coccolati e sempre lontano dal pericolo.

America: scontro sul tetto del debito

E’ solo l’unione degli stati americani che potrà rendere possibile l’uscita dalla crisi economica. Obama ha rilanciato l’importanza del sistema assistenziale da lui messo in piedi (Medicare, Medicaid Social Security) e quella della classe media, sulla quale dovrà basarsi la crescita del paese.

Outlook 2013 secondo i partecipanti al World Economic Forum

La disuguaglianza economica e il lavoro non sono considerate delle priorità al momento. I grandi dell’economia e della finanza che da domani discuteranno al World Economic Forum, tra i quali ci saranno anche Mario Monti, Angela Merkel, Mario Draghi e molti altri, avranno come ordine del giorno la discussione l’instabilità economica mondiale.Molti dei partecipanti sono stati intervistati dal World Economic Forum (Wef) nell’Outlook 2013, dal quale emerge che la situazione dell’Europa, seppur ancora instabile, preoccupa di meno rispetto all’instabilità economica mondiale, che, per il 14% delle personalità di spicco del mondo della finanza e dell’economia che saranno presenti al WEF, è il vero punto critico del futuro del pianeta.

Crisi industria 2012

Secondo i dati dell’Outlook 20123, l’Indice globale di fiducia nell’economia è salito da 0,38 a 0,43 rispetto alla rilevazione dello scorso trimestre. Dal momento che la la scala su cui si indica la fiducia va dallo 0 all’1, si è molto vicini alla soglia che divide il pessimismo dall’ottimismo, anche se ancora è presto per parlare di una vera e proprio inversione di tendenza.

La spending review dei cittadini europei

A dare maggiore fiducia nelle prospettive economiche per l’anno in corso sono gli economisti del Nord America, ma anche dall’Europa arrivano i primi segnali di distensione. Nel complesso l’Outlook è positivo per il 23% degli intervistati (percentuale salita di 6% rispetto all’ultima rilevazione) mentre i pessimisti sono scesi dal 56% al 43%.

Fondo Monetario Internazionale chiede taglio tassi BCE

 In cima alla lista dei paesi guardati a vista da Christine Lagarde e dal Fondo Monetario Internazionale c’è il Giappone. Ciò che desta maggiore preoccupazione è il maxi piano di stimolo all’economia messo in piedi dal primo ministro nipponico Shinzo Abe che prevede un pacchetto espansivo da 117 miliardi di dollari con l’intento di sconfiggere la deflazione.

Fmi su Usa Europa e politiche monetarie

Una manna per il paese, ma un grande pericolo per il resto delle economie, soprattutto perché la strategia di immissione di liquidità sta diventando una pratica comune anche negli Stati Uniti -la Fed continua ad immettere denaro nel mercato-  che, però, rischia di scatenare una guerra delle valute che non fa bene a nessuno, anzi.

Il piano di stimolo dell’economia giapponese

I primi segni di questa guerra si sono già manifestati nei mercati valutari. In questi giorni, infatti, yen e dollaro continuano a scendere nei confronti dell’euro. C’è il sospetto, che arriva da più parti, che alcuni paesi coinvolti in questa guerra tengano i loro tassi di cambio artificiosamente bassi, contravvenendo a quanto deciso al G20 per cui le valute e il loro valore devono riflettere l’andamento reale dell’economia.

Per questo la Lagarde chiede alla Banca Centrale Europea di prendere dei provvedimenti mirati, il primo dei quali deve essere il taglio dei tassi e il costo del denaro.

FMI su Usa, Europa e politiche monetarie

 Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ha rassicurato l’Europa e il mondo intero parlando del superamento del pericolo di un collasso dell’economia, ma avverte anche che è necessario prendere dei provvedimenti mirati al fine di evitare delle ricadute.

In attesa della pubblicazione del prossimo World Economic Outlook, nel quale saranno contenute le stime di crescita per i prossimi periodi, Christine Lagarde, si sofferma sulla necessità di innescare un circolo virtuoso di crescita e occupazione, che deve basarsi sulla sostenibilità dei conti pubblici.

Lagarde: priorità all’unione bancaria

Da qui introduce le sue preoccupazioni per quanto riguarda la questione del tetto del debito americano e sul ritardo nel raggiungimento di un accordo che mette in difficoltà mercati e popolazione. Ma non è solo la questione americana a preoccupare la numero uno del Fondo Monetario Internazionale, ma anche quella europea, in cui i provvedimenti prioritari devono essere quelli per una maggiore unione bancaria.

FMI: Accordo su Fiscal Cliff insufficiente

Ciò che deve essere evitato, inoltre, è uno scontro valutario tra Europa e Stati Uniti, che non porterebbe a nessun risultato ma che, invece, si profila sempre di più all’orizzonte se verranno ancora perseguite le politiche monetarie espansive.

Recessione europea 2013

 Diciamolo senza girarci troppo intorno. Il Vecchio Continente nel 2013 cadrà nel baratro della recessione. Anche l’anno in corso non sarà semplice per l’Eurozona.

Un anno complicato, da trascorrere nel disperato tentativo di rafforzare l’economia, riportandola in salute e fornendo a tutti certezze e prospettive di occupazione.

► 10 cose da sapere sulla riforma del lavoro

Oggi che la crisi del debito sovrano preoccupa di meno, pur non essendo stata del tutto risolta, sono ancora molti i nodi da sciogliere per quanto riguarda l’economia reale La via dell’Austerity e del rigore, forse, è stata di aiuto per diminuire i problemi, anche se Austerity e rigore hanno reso più fragile la zona dell’Euro. Il problema, entrando nel gergo tecnico, è che la Banca Mondiale presenta cifre preoccupanti su tutti i fronti

RECESSIONE

Nell’anno in corso il Prodotto Interno Lordo è destinato a contrarsi dello 0,1%.

La diminuzione è minuscola e la recessione dovrebbe durare non più di 12 mesi. Ma saranno altri 12 mesi con l’acqua alla gola. Intorno alla fine del 2014 dovrebbe verificarsi una crescita del +0,9%.

PARALISI FISCALE

Conta poco fare previsioni per il biennio che verrà, poiché bisogna tenere in considerazione una variabile importante, la quale potrebbe condizionare l’economia globale: ci stiamo riferendo alla paralisi fiscale che coinvolge gli Stati Uniti, provocata dal braccio di ferro tra democratici e repubblicani sul budget.

Scongiurato il pericolo – fiscal cliff, al momento il duello concerne il tetto del debito, ormai a un passo dal limite deciso per legge di 16.394 miliardi. Se questo problema non sarà risolto, anche gli Usa saranno risucchiati dal vortice della recessione, con un -0,4% per quest’anno.

 

Legge Obama su armi favorisce i costruttori

 Dopo la terribile strage di Newton, Barack Obama ha iniziato la sua battaglia contro la vendita delle armi negli Stati Uniti al fine di evitare che possano ripetersi altri episodi del genere che non sono rari nella storia contemporanea del paese.

In un commovente discorso il presidente americano ha chiamato il suo popolo alla riflessione e a non ostacolarlo nella sua battaglia, dato che a farlo ci penserà la ricca e potente lobby dei costruttori di armi, che ha già iniziato a sorridere, almeno per ora, del fatto che le restrizioni proposte dal presidente hanno portato i fedeli del proiettile ad accodarsi davanti ai negozi per poter comprare il più possibile prima che la vendita venga limitata, se non addirittura, vietata.

La paura del debito americano influenza le borse mondiali

Obama ha firmato 23 ordini esecutivi, tra i quali figurano controlli sul passato di chiunque voglia acquistare un’arma, il bando alla vendita pubblica delle armi semiautomatiche d’assalto e il limite al numero di cartucce che possono essere inserite nei caricatori e al tipo di proiettili.

Ma, il risultato che è stato ottenuto ha del paradossale. Come anticipato prima, il popolo americano si è messo in coda davanti alle armerie, causando un’impennata alla vendita di armi e la felicità dei costruttori che hanno le loro aziende quotate in borsa: ieri, alla fine della giornata di contrattazioni, i titoli relativi hanno chiuso tutti in rialzo: Smith & Wesson e Sturm Ruger +3% e Cabela, uno dei principali rivenditori, ha fatto segnare un rialzo di quasi il 6%.