Grilli rassicura gli Usa sulla crisi

L’Italia uscirà dalla crisi. Vittorio Grilli, Ministro dell’Economia, ne è certo. La strada è lunga e la via è “stretta”, ma il risultato è certo. La Campagna elettorale non sarà l’ennesimo intralcio.

Il Ministro dell’Economia ha rassicurato gli Stati Uniti durante il Council of Foreign Relation. Nel corso della sua relazione, esposta dinanzi a un pubblico composto da economisti e professori universitari, Grilli ha lanciato un messaggio rassicurante.

Ci sarà spazio anche per la riduzione dello Spread, a patto che l’Italia sappia procurarselo.

In occasione del Council, Grilli è tornato a parlare di Riforme. Di quelle approvate e di quelle da approvare. Molte ancora dovranno essere approfondite. Alcune di esse riguardano il settore delle liberalizzazioni, altre i Servizi.

C’è bisogno di efficienza e competitività, secondo Grilli.

Il Ministro è sicuro di una cosa: L’Italia ha fatto registrare un enorme senso di consapevolezza per quanto riguarda l’esigenza di cambiamento.

Un esigenza avvertita dal popolo italiano, giorno dopo giorno. Sempre di più.

Certo è che gli italiani sono ‘shockati’ dall’Imu e da altre imposte, ma sperano nell’allentamento della pressione fiscale. Per farlo, secondo Grilli, è necessario che tutti paghino le tasse.

 

Fiscal cliff, operazione Twist e proiezioni FOMC

 Dall’America arrivano in questi giorni le notizie più interessanti in termini di prospettive del mercato azionario e valutario. Benché ci si aspettasse la mossa della FEDtanto da non impattare in modo importante sulle Borse Europee, le proiezioni economiche del FOMC, i timori del fiscal cliff e l’operazione Twist sono stati oggetto di dibattito e approfondimenti.

Proiezioni economiche FOMC. Il tasso di disoccupazione americano ha raggiunto il 7,7 per cento e quindi la FED manterrà ancora per un po’ i tassi allo stesso livello definito in passato. La Commissione per il Mercato (FOMC) ha riportato un solo voto contrario rispetto alle decisioni poi approfondite da Bernanke. In più si prevede una crescita tra il 2,3 e il 3 per cento per il PIL a stelle e strisce.

Il fiscal cliff. C’è ancora da temere per il mancato accordo in proposito tra repubblicani e democratici. Obama ha proposto di aumentare le tasse dei ricchi e tagliere le spese ma non tutti, come Bernanke sono sicuri che questa soluzione sia la medicina giusta per la riduzione dei costi dell’economia americana e per il rilancio della crescita. Ecco perché il fiscal cliff dall’essere una questione su cui riflettere è diventato un tema di cui preoccuparsi.

Operation Twist. Questo strumento sarà sostituito da un Quantitative Easing rinforzato e servirà all’America per vendere bond quasi a maturazione al fine di comprarne altri con durata più lunga. Tale pratica assicura anche alla Fed le riserve bancarie necessarie a fare nuovi acquisti.

Gbp, Aud e Xau e il loro rapporto con il dollaro

 Se c’è un evento finanziario che ha mandato in visibilio le borse, questo è stato il rapporto della FED con tanto di discorso da parte di Bernanke che ha ribadito il suo scetticismo riguardo la risoluzione semplice e veloce del fiscal cliff.

Il risultato della visione di Bernanke è stato un rafforzamento dell’euro, una sostanziale tranquillità del dollaro che ci si aspettava molto più sensibile alla politica monetaria della Federal Reserve e una debolezza più acuita per lo yen. E il dollaro, rispetto alle altre valute?

GBP/USD. Il rapporto tra la sterlina e il dollaro si è avvicinato più volte al punto di rottura rialzista fissato a 1,6175, poi però si è riportato ai livelli medi attestandosi ad 1,6130. Gli analisti vedono in questi ritorni continui verso la soglia di resistenza, la generalizzazione di un clima di risk on.

AUS/USD. Il dollaro australiano ha iniziato a cedere per via della possibile scelta della banca centrale di riferimento di tagliare i tassi nel 2013 fino al 2 per cento. Anche in questo caso, il fatto che più di una volta sia stato superato il limite definito, i 1,0630, fa pensare ad un futuro trend rialzista.

XAU/USD. Relativamente al rapporto tra il dollaro e l’oro si può parlare di un falso breakout che invece apre la strada ad un trend ribassista che potrebbe riportare le valutazione auree fino a 1685.

Le decisioni della FED sui tassi

 Entro la fine dell’anno si aspettava con molto fervore l’intervento della Fed in materia di tassi. La Federal Reserve americana ha ribadito di voler mantenere inalterati i tassi, ma questa decisione si accompagna con una considerazione del mercato del lavoro, del tasso di disoccupazione e dell’inflazione dilagante.

La Federal Reserve, dunque, ha lasciato i tassi invariati, confermando l’attuale livello compreso tra 0 e 0,25%. Si ritiene infatti che tale livello sia adeguato al momento: in America il tasso di disoccupazione supera il 6,5 per cento e il livello dell’inflazione è sotto il 2,5 per cento.

La Fed ha chiaramente indicato i livelli di disoccupazione ed inflazione che dovranno essere raggiunti prima che i tassi puntino l’asticella verso l’alto. La situazione si presuppone che rimarrà invariata fino al 2015. Non è una mossa a sorpresa visto che tra gli obiettivi della FED ci sono sempre il contenimento dell’inflazione, la crescita legata al mercato del lavoro.

Un’altra operazione molto importante gestita dalla FED era l’operation twist il cui obiettivo è finanziare gli investimenti, mobilitare il credito alle imprese, facendo leva soltanto sui tassi. Le imprese, tra l’altro, in questo momento secondo la FED vanno aiutate perché stanno subendo gli effetti negativi del fiscal cliff, il quale riduce il volume degli investimenti e deprime le assunzioni

 

Fed aggressiva: lanciato programma acquisto titoli per 45 miliardi al mese

 Il programma di rilancio dell’economia americana si fa sempre più concreto e aggressivo. La FED, la banca centrale americana, e il Federal Open Market Committee, il braccio della FED che si occupa di politica monetaria  dopo diverse ore di consiglio e 11 voti a favore, ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati (tra lo 0 e lo 0,25%)

Come spiegano dalla FED, l’attuale livello dei tassi di interesse è coerente con il tasso di disoccupazione  – superiore al 6,5% –  e con l’attuale inflazione, a patto che si riesca a mantenerla al di sotto del 2,5% nei prossimi 12-24 mesi.

Inoltre, al termine della riunione, il FOMC ha confermato che nel 2013 partirà un nuovo programma di acquisti dei titoli di stato, che andrà a sostituire l’operazione twist iniziata nel 2011 e in procinto di terminare: 45 miliardi di dollari al mese di bond, al fine di mantenere bassi i tassi di interesse a lungo termine. Un ulteriore intervento della Fed che si aggiunge agli acquisti da 40 miliardi al mese di titoli legati al settore immobiliare.

La riunione di ieri sera ha portato anche ad un’altra conclusione: la FED ha abbassato le stime sulla crescita dell’economia americana per l”anno in corso e per i prossimi tre, mentre si stima che il tasso di disoccuopati potrebbe scendere sia quest’anno che il prossimo.

Krugman sul fiscal cliff

 Secondo un autorevole giornalista americano che cura un blog tra le colonne del Washington Post, l’accordo sul fiscal cliff sta prendendo forma, nel senso che le ipotesi per dare vista ad una tregua tra Repubblicani e Democratici passa necessariamente da alcuni punti fermi.

L’accordo sul fiscal cliff secondo Ezra Klein passa dall’aumento della tassazione dei redditi più alti, che dovrebbe incrementare l’aliquota fino al 37 per cento, e dall’aumento dell’età minima per accedere al programma di assicurazione medica degli Stati Uniti. Attualmente al Medicare si accede dopo aver compiuto 65 anni.

Obama sostiene questi temi da diverso tempo, anche durante la campagna elettorale ha affrontato i problemi descritti ma secondo Krugman il fiscal cliff con queste basi determina un costo altissimo per la popolazione americana.

L’economista è scettico sulla strategia politica relativa al settore sanitario perché prevederebbe un costo aggiunti di due dollari al giorno per lo Stato, per ogni cittadino che ha superato i 65 anni. Con i fondi federali, ogni giorno, per queste persone si risparmia un solo dollaro.

Secondo Krugman non è molto sensato nemmeno l’aumento delle aliquote fiscali visto che da gennaio, per effetto della conclusione del programma di agevolazioni firmato da Bush Jr, ci sarà un aumento dei tassi. Krugman si chiede allora se davvero è questo il nocciolo del fiscal cliff.

Come chiuderà il dollaro

 Chi sta cercando qualche indicazione per gli investimenti del 2013 probabilmente si chiede anche che “fine faranno” le valute più interessanti, ovvero come chiuderanno il 2012 monete quali l’euro e il dollaro. Consideriamo esclusivamente la moneta americana.

Un buon analista partirà dalla considerazione che la Federal Reserve ha lanciato a settembre il terzo Quantitative Easing che passerà alla storia come QE-4ever. Con questa operazione la Fed lancia l’acquisto di titoli garantiti da un’ipoteca di 40 miliardi dollari al mese in modo illimitato, nel senso che non è stata definita la data ultima del piano d’acquisti.

Sembra che gli attori del mercato, in questo ultimo tratto del 2012 stiano mettendo nel conto totale anche 45 milioni di dollari in più per gli acquisti da completare entro il 31 dicembre. Questa scelta nasce dalla considerazione che alla scadenza dell’Operation Twist, senza una sostituzione, l’effetto del Quantitative Easing sarà molto ridotto.

Il QE-4 di 45 miliardi di dollari, sommato alla classica tranche da 40 mia porta il totale degli acquisti fino a 85 miliardi. Una cifra ingente ma le prospettive economiche della Fed potrebbero essere molto ottimistiche visto che arrivano dati positivi sia dal mondo del lavoro (riduzione del tasso di disoccupazione), sia dall’indice di fiducia dei consumatori.

Per quanto riguarda il dollaro, la decisione della Fed di aumentare il finanziamento di bilancio potrebbe sostenere il dollaro ma si procederà con “troppi” acquisti, allora potrebbe iniziare il rally della moneta. Un impatto importante lo avranno anche le proiezioni economiche della Fed.

Hsbc: multa da 1,9 miliardi di dollari negli USA

 La più grande banca europea per la capitalizzazione, l’Hsbc, è stata coinvolta in uno scandalo finanziario con l’accusa di riciclaggio e per gli inquirenti non è stato difficile dimostrare la colpevolezza di questa banca. Non era però ancora arrivato il “conto”, nel senso che non erano state definite le sanzioni pecuniarie per il reato commesso.

Adesso dagli Stati Uniti è arrivata la conferma del fatto che si tratta di un bel gruzzoletto: circa 1,9 miliardi di dollari che l’istituto britannico con radici in Cina dovrà corrispondere alle autorità americane.

Il capo d’accusa è molto corposo: la banca si sarebbe posta come strumento per il riciclaggio del denaro sporco dei narcotrafficanti messicani. In più sembra che l’Hsbc abbia agevolato la concessione di finanziamenti all’indirizzo di banche saudite che hanno a loro volta delle connessioni con le organizzazioni terroristiche. Infine all’Hsbc si contesta l’attività di autorizzazione di circa 25 mila operazioni a favore dell’Iran, pratica assolutamente vietata dalle norme americane.

La sanzione pecuniaria definita dopo l’accordo con Standard Chartered è stata accettata di buon grado dal CEO dell’Hsbc che ha spiegato di aver messo da parte già circa 1,5 miliardi di dollari per far fronte alle richieste dei giudici americani. La spesa è più ingente del previsto ma i conti del gruppo non sono ancora a rischio.

Nuovo record negativo di disoccupazione

 Cresce senza sosta il numero dei disoccupati, sia in Europa che in altri paesi del mondo. Un aumento che prosegue senza interruzioni dal giugno 2011.

Il tasso di disoccupazione nei Paesi dell’Ocse si è attestato all’8% nel mese di ottobre, il che vuol dire un aumento dello 0,1% rispetto a settembre. Nel comunicato rilasciato dall’Ocse si legge, inoltre, che il tasso di disoccupazione nell’Eurozona ha raggiunto il livello record di 11,7%, mentre per l’Unione europea il dato si è attestato al 10,7%.

Il paese che ha registrato il tasso più elevato è la Spagna (26,2%), seguita dalla Grecia (25,4%), dal Portogallo (16,3%) e dall’Irlanda (14,7%). Australia, Austria, Germania, Giappone, Lussemburgo e Messico sono riusciti a mantenere il tasso dei disoccupati sotto al 5,5%. Trasformando le percentuali in numeri, ad ottobre nei Paesi industrializzati i disoccupati erano 48,1 milioni, cioè 400.000 in più rispetto al mese precedente e 13,4 milioni in più rispetto al luglio 2008, mese in cui si viene fatta iniziare la crisi che stiamo tuttora affrontando.

Lieve incremento del numero dei disoccupati anche negli Stati Uniti (0,1%),  che però sembra già essersi abbassato secondo le ultime stime di novembre. I dati dell’Ocse mostrano come in questo periodo le diverse economie stanno reagendo in modo diverso: il Giappone ha lo stesso livello pre-crisi di disoccupati  (4,2%), mentre gli Stati Uniti hanno segnato un miglioramento tendenziale di 2,3 punti.

 

Vola McDonald’s all’inizio della settimana

 Il fiscal cliff, ormai da troppo tempo, sta rallentando gli scambi di Wall Street. Questa settimana, però, è iniziata all’insegna dell’ottimismo visto che si spera di mettere un punto al negoziato che oppone le due diverse fazioni del Congresso.

L’entusiasmo di Wall Street nasce anche dalla considerazione della nuova manovra della Federal Reserve che intende sostenere lo sviluppo del mercato proseguendo con le sue azioni di stimolo. In più la borsa americana è riuscita a resistere al trambusto europeo.

Le notizie sulla condizione italiana non sono certo piacevoli per gli indici valutari, ma tengono bene il Dow Jones che guadagna lo 0,11 per cento, lo Standard & Poor’s 500 che guadagna lo 0,03 per cento e anche il Nasdaq che cresce dello 0,3%.

Intanto Obama ci mette del suo spiegando che intende portare in campo qualsiasi iniziativa in grado di evitare l’aumento delle tasse automatico e i tagli alla spesa e chiede che nei prossimi documenti siano invece inserite le imposte sui redditi più elevati.

Sotto il profilo azionario cresce molto il titolo McDonald’s sulla base delle vendite positive registrate a livello globale nel mese di novembre. Le azioni del colosso dei fast food hanno guadagnato l’1 per cento. La ripresa del titolo va di pari passi con le risposte positive del comparto tecnologico che nell’ultimo periodo era stato un po’ stressato.