Italia, anno 2014. Una lenta ripresa accompagnerà i dieci mesi restanti. Sarà minore, però, del previsto. L’Unione europea ha infatti limitato le stime riguardanti il nostro Paese per l’anno in corso.
La domanda esterna aiuterà la ripresa, ma quest’ultima sarà leggermente più debole di quanto previsto lo scorso novembre (lo 0,7%) attestandosi allo 0,6%. Questa la previsione formulata oggi dalla Commissione europea.
Facendo un passo indietro, il Prodotto interno lordo ha fatto registrare una piccolissima risalita pari a uno striminzito 1 x 1000. Non accadeva da nove trimestri. Ma l’Italia continua a soffrire, in un’Europa che invece sta rialzando la testa in tutto il fronte meridionale, e le ragioni per affermarlo sono molteplici.
In primo luogo durante l’ultimo trimestre dello scorso anno non vi è una progressione verso l’alto. Difficile aspettarsi qualcosa di buono dal primo trimestre del 2014.
Secondariamente il gap tra la performance italiana e la performance degli altri Paesi continua ad allargarsi. In terzo luogo i fattori congiunturali e strutturali che determinano l’andamento dell’economia parlano chiaro: non ci sono segni di miglioramento delle dinamiche e delle strutture dietro l’1 x mille.
Mentre siamo in attesa dell’insediamento del nuovo Governo (guidato da Matteo Renzi), a crescere sono solo le incognite e le possibilità. Il Pil continuerà a viaggiare con il segno ‘+’? Per capirlo occorre pensare a quelle che sono le fatiche della nostra economia.
Da almeno quindici anni l’Italia vive in affanno. Negli ultimi anni il ‘paziente’ è peggiorato. Il crollo dell’economia negli ultimi sei anni è difficile da spiegare. In primo luogo si potrebbe parlare di austerità, ma il rischio è di spostare il problema.
La vera motivazione sembra essere un’altra: quando un’economia crolla, per rimettersi in piedi occorre l’apporto del comparto pubblico. Conta l’efficienza della Pubblica amministrazione, la celerità nel rimettere in gioco progetti e stimoli.
L’Italia invece sembra essere vittima della sua stessa burocrazia, fatta di dinieghi e ritardi. Ecco perché, l’economia del Belpaese è in ginocchio mentre quasi tutte le altre sono prossime a rimettersi in piedi e tornare a correre.