La Cina non poteva continuare a crescere al ritmo cui ci aveva abituato in passato. Anche la più banale delle teorie economiche sarebbe stata in grado di prevedere, ad un certo punto, la flessione dell’economia mandarina.
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Il problema è che quando si dice “ad un certo punto”, si dice “adesso”. La Cina ha smesso di crescere e la prospettiva spaventa soprattutto i suoi partner che attendono fiduciosi le scelte del governo. Una soluzione, un trampolino di lancio per la ripresa, potrebbe essere nell’incremento della spesa pubblica ma adesso la flessione, considerata parallelamente alla crescita più veloce del previsto delle grandi economie come quella americana, appare disastrosa.
►L’economia cinese tira le briglie
Per questo gli analisti che fanno parte delle agenzie di rating hanno iniziato ad essere più pessimiste nei confronti della Cina. Il fatto è che la diffusione dei dati macroeconomici sul PIL del primo trimestre e i dati sulla produzione industriale, non lasciano scampo. Moody’s Investor Services, ha quindi bocciato i risultati della Cina ed ha modificato l’outlook sul rating del paese in questione che è stato portato da “stabile” a “negativo”, quindi al livello Aa3.
Moody’s spiega che a far pensare troppo c’è il debito delle amministrazioni locali. Fitch fa eco a Moody’s, infatti ha abbassato il giudizio di merito di credito fino ad A+ con outlook negativo. Sotto la lente d’ingrandimento il settore immobiliare.